Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1256 pubblicata da Paix Liturgique il 27 agosto, in cui si riprende ad esaminare la disastrosa situazione della Diocesi di Fréjus-Tolone, dopo che mons. François Touvet, già Vescovo coadiutore, è succeduto a mons. Dominique Rey (ne abbiamo scritto da ultimo QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
L.V.
Nei suoi sermoni, mons. François Touvet, Vescovo di di Fréjus-Tolone, ama talvolta citare la costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium. Evidentemente, trarrebbe beneficio anche dalla lettura di un altro testo del Concilio Vaticano II, il decreto sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, dove si legge tra l’altro:
Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come coloro che servono come buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra un’adesione unanime e riconoscente.
A meno di due anni dall’arrivo di mons. François Touvet nella Diocesi di Fréjus-Tolone, ufficialmente come Vescovo coadiutore – nel ruolo ambiguo di Vescovo bis officiosamente – poi come titolare nel gennaio 2025, i conti non tornano. Come se avesse interrotto la lettura poco prima, all’«ufficio di insegnare, di santificare e di reggere» affidato ai Vescovi.
Soprannominato da alcuni «Monsignor Becchino», da altri «Monsignor Perfetto», colui che ha un’altissima opinione di se stesso ama infatti governare, ma da una torre d’avorio, circondato da sacerdoti e laici ex militari o figli di militari che non gli si oppongono mai, licenziando senza tanti complimenti le persone competenti vicine al Vescovo precedente quando tentano di porre dei limiti al suo potere.
Il risultato, come in una caserma di reclutamento guidata da un ufficiale con i paraocchi di un cavallo della Grande Guerra, «più mons. François Touvet si infuria, più i suoi ordini vengono ignorati o interpretati se c’è qualcosa di realizzabile», osserva un sacerdote della Diocesi, per il quale «mons. Touvet, più batte il pugno sul tavolo, più liscia il pastorale in mancanza di spalline, meno viene ascoltato e rispettato. Governare forse, ma santificare e insegnare non se ne parla più».
«Ho fornito elementi contro mons. Dominique Jean Marie Rey e me ne pento amaramente»
A meno di cento chilometri più a ovest, la Bonne Mère [statua della Vergine con il Bambino posta sul campanile della Basilique Notre-Dame-de-la-Garde: N.d.T.] veglia su Marsiglia, addolcita dalla notte provenzale. La leggera brezza marina è propizia alle confessioni. Un sacerdote della Diocesi di Fréjus-Tolone, venuto a trovare un confratello della città focese, non nasconde di essere «devastato» dall’evoluzione della sua Diocesi, che egli stesso ha tuttavia favorito.
«Ho fornito elementi contro mons. Dominique Jean Marie Rey e me ne pento amaramente. Non perché fossero falsi, ma perché l’arrivo di mons. François Touvet è stata la peggiore risposta possibile da parte dell’istituzione. Non è aperto, è autoritario al massimo e, invece di chiudere le ferite degli ultimi anni, rafforza nella loro resistenza tutti coloro che ritengono che mons. Rey sia stato destituito senza motivo».
Chiaramente, a Tolone, anche i fedeli piuttosto leali a mons. François Touvet, per rispetto dell’istituzione, si sono allontanati da lui. Mentre altri, molti altri, non lo hanno mai accettato e lo considerano come uno di quegli «intrusi» della Rivoluzione, i preti giurati nelle Parrocchie chouannes [termine storicamente riferito si contadini realisti del Maine, della Bretagna e della Normandia che presero le armi contro la Repubblica: N.d.T.]. «Il nostro Vescovo è e rimarrà mons. Dominique Jean Marie Rey, e mons. Joseph Théophile Louis Marie Madec prima di lui. Mons. Rey non avrebbe mai dovuto andarsene, perché ciò che gli viene rimproverato è una sciocchezza rispetto a ciò che accade nella maggior parte delle Diocesi francesi. Da allora tutto è andato alla deriva, e l’attuale Vescovo, pur avendo detto all’inizio e quando è diventato titolare che sarebbe stato in continuità, non smette di lamentarsi di mons. Rey e di dare l’impressione di voler smantellare tutto», afferma una fedele devota della Cathédrale Notre-Dame-de-la-Seds di Tolone.
«Per molti mons. François Touvet non è davvero un Vescovo»
La frattura tra mons. François Touvet e la sua Diocesi è profonda. Sul sito Le Forum Catholique, un lettore del Dipartimento del Var mette nero su bianco i mali [QUI: N.d.T.]:
Con il suo stile brusco e autoritario, mons. François Touvet è riuscito nell’impresa di farsi rifiutare da buona parte del suo gregge in tempo record.
E se molti preferiscono rimanere cauti e tenersi alla larga dalla resa dei conti tra prelati, alcuni ritengono che mons. François Touvet «per molti, mons. Touvet non è un vero Vescovo e in ogni caso non è all’altezza della situazione. Non ha ancora capito come funzionano le cose qui, e dato che si è circondato di persone che gli obbediscono senza osare rimetterlo al suo posto quando oltrepassa il limite, non è pronto a capire», osserva un laico impegnato.
Un altro riteneva «all’inizio che mons. Dominique Rey avesse fatto il suo tempo. Ma mons. Rey era aperto ed evangelico, si poteva parlare con lui. Il nuovo arrivato, mons. François Touvet, non ne vale nemmeno la pena! In un sermone ha detto che sarebbe rimasto lì per quindici anni – evidentemente sa dove andrà il futuro Nunzio apostolico, ma se vuole rimanere ancora per un po’, qualcuno dovrà pur amarlo! Così, si sta mettendo contro anche quelli che erano contrari a mons. Rey».
L’ambiguità e le lamentele di mons. François Touvet contrastano con la benevolenza di mons. Dominique Rey
Nei confini montuosi della Diocesi vicino alle Alpi dell’Alta Provenza, un altro fedele constata che il passaggio tra i due Vescovi è tutt’altro che evidente. «Abbiamo avuto mons. Dominique Rey, che ha creato tante fondazioni, comunità, che era benevolo, che accoglieva tutto ciò che attirava i fedeli e le persone alla fede, indipendentemente dal loro orientamento, che si è preso cura delle nostre montagne, ed è stato sostituito da qualcuno che è arrivato senza un ruolo realmente comprensibile, che non smette di lamentarsi del suo predecessore che ha costruito così tanto e che cerca di smantellare tutto, non c’è da stupirsi che sia malvisto!».
Nella Diocesi, le ripetute lamentele di mons. François Touvet contro coloro che non concelebrano, la sua continua ricerca di una quinta colonna che dividerebbe i fedeli e le sue recriminazioni contro mons. Dominique Rey – alle ordinazioni a La Castille [Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille: N.d.T.], o più recentemente quando è andato a lamentarsi con il nuovo Papa, mentre è Vescovo a pieno titolo da sette mesi, con il suo predecessore a Parigi, a più di 800 chilometri di distanza, non passano.
«A cattivo operaio, cattivo strumento», constata un sacerdote di Tolone. «Francamente, mons. François Touvet non è da compatire. Sì, la Diocesi ha problemi finanziari, ma è l’unica Diocesi in Francia ad averli per buoni motivi: troppi sacerdoti e religiosi. Le altre hanno trenta sacerdoti dove mezzo secolo fa ne avevano cinquecento, queste Diocesi sono comunque mal gestite e devono vendere il patrimonio, il che salva i loro conti ma le avvicina alla scomparsa totale.
Noi non possiamo vendere il patrimonio, ma abbiamo assicurato il nostro futuro – e ancora una volta siamo l’unica Diocesi in Francia in questa situazione. Di fronte al declino delle vocazioni, della pratica ecc., non ci sono buoni muri, ma solo buoni uomini: non ha imparato questo adagio nell’esercito, o anche lui crede che un capo possa vincere la guerra da solo, soprattutto se fa piovere tonnellate di ordini su tutti? Ha una ricchezza folle, che nessuna Diocesi in Francia possiede, e sembra trascinarla come un fardello perché non è responsabile di nulla, al contrario. Non c’è da stupirsi che i fedeli siano turbati».
«Il carisma di mons. François Touvet è quello di applicare le decisioni, è convinto di incarnare l’unica linea valida»
Un’altra fedele, sulla costa vicino a Bandol, osserva che «il problema di mons. François Touvet è che il suo carisma è quello di applicare le decisioni. Lo aveva detto al suo arrivo, a proposito della sua gestione della Communauté du Verbe de Vie [comunità religiosa aderente al Rinnovamento carismatico cattolico, sciolta nel 2023 a seguito della visita canonica guidata da mons. Touvet: N.d.T.] a Châlons, che non era lì per sciogliere, ma per applicare le decisioni prese da altri. Qui è lo stesso, non è lì per demolire tutto con la ruspa, ma poiché altri hanno preso queste decisioni, lui le trasmette senza scrupoli. Il problema è che ovviamente questo non funziona, e inoltre non può invocare la sincerità, dopo i bigliettini che ha cercato di far firmare ai seminaristi in cambio della loro ordinazione».
Infatti, «un Vescovo che ricorre al ricatto, anche se apparentemente su ordine superiore, o che dà ordini verbali perché non assume le sue responsabilità scritte, è come un prelato che vive con la sua segretaria o frequenta un club per nudisti: crea disordine. Ma la cosa peggiore è che nella sua ostinazione è perfettamente sincero, è convinto di incarnare l’unica linea valida, e non appena qualcuno non è esattamente d’accordo con lui, lo umilia davanti a tutti e se ne fa un nemico».
A forza di farsi nemici a una velocità record – quasi un’applicazione della Legge di Murphy [«Se qualcosa può andare storto, lo farà»: N.d.T.] alla Chiesa – chi sosterrà ancora mons. François Touvet nella sua opera di demolizione, i cui principali promotori, raggiunta l’età limite, tra pochi mesi non si preoccuperanno più di Tolone?
Né dell’eterno Vicario alla sua testa, che per il momento è un esempio così perfetto del Principio di Peter [«In un’organizzazione gerarchica, ogni lavoratore tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza»: N.d.T.] applicato alle nomine episcopali che, per i posteri, bisognerà metterlo in abito da cerimonia numero 4 [abito da cerimonia della Marina militare francese: N.d.T.] sotto campana al Pavillon de Breteuil di Sèvres [sede dell’Ufficio internazionale dei pesi e delle misure: N.d.T.].
Colui che i suoi dipendenti soprannominano Monsignor Perfetto leggendo le sue pubblicazioni sui social network dove, come un Sindaco in campagna elettorale, si attribuisce tutti i successi – compresa la vendemmia a La Castille – e attribuisce tutti i problemi al suo predecessore, il tutto in terza persona singolare mentre predica l’umiltà in ogni discorso, avrà finalmente trovato il suo posto. Al museo.
Di chi è la colpa?
«Questo saccheggio è stato voluto dal Nunzio apostolico, per non dire dalla Conférence des évêques de France… capite bene che per giustificare la loro strategia di una Chiesa del futuro senza sacerdoti, perché oggi non ci sarebbero più vocazioni, bisognava eliminare chi ci riusciva con intelligenza… Certo, mons. François Touvet non è responsabile di tutto, ma è almeno colpevole di aver accettato di fare il lavoro sporco e, nel frattempo, noi siamo come orfani», conclude questo sacerdote di Tolone.

C'era una volta un Re cattivissimo che quando voleva licenziare un suo ministro capace ma (a lui) antipatico gli appioppava un vice, dicendo che quello un giorno sarebbe diventato il prossimo ministro.Otteneva così un duplice risultato :depotenziava il ministro in carica e creava attriti fra lo stesso ministro ed il suo successore.Sorge spontanea la domanda:ma del bene del Regno a quel Re non importava nulla?
RispondiEliminaStessa situazione in Italia, anche se in modo meno smaccato. I vescovi nominati da Francesco sono peggio del peggio, cagnolini che obbediscono all'ordine del padrone di demolire la Chiesa, prima di tutto tagliando Messe e facendo concelebrare i preti, poi unendo parrocchie (con il risultato pratico che i fedeli scappano e non ritornano da nessuna parte), poi distruggendo il lavoro dei loro predecessori laddove abbiamo operato bene (vedi per esempio Ferrara, dove il nuovo vescovo dichiaro' pubblicamente di essere stato mandato per "denegrizzare" la diocesi e uno dei suoi primi atti fu quello di rimandare a casa una ventina di seminaristi entrati con Mons. Negri, anche all'ultimo anno, fino alla cancellazione di Familia Christi).
RispondiEliminaAnche nella mia diocesi il vescovo bergogliano è sicuramente molto peggio del predecessore, con un sorriso finto buono e finto umile, ma inflessibile nel perseguire la demolizione della Chiesa.
Non fa meraviglia che sia odiato dalla quasi totalità del clero, anche dai progressisti. Ma è quello che si merita.