Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1108 bis pubblicata da Paix Liturgique il 27 settembre, in cui si riproduce l’articolo di Jean-Pierre Maugendre, pubblicato da Renaissance Catholique il 20 settembre.
L’articolo analizza e commenta la situazione nella Diocesi di Fréjus-Tolone della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, società di vita apostolica di diritto diocesano fondata nel 2005 e legata sia al rito tradizionale sia all’unità diocesana, con uno zelo missionario per la nuova evangelizzazione, in particolare verso i musulmani.
Si tratta di una comunità molto attiva e fiorente che però, con l’arrivo del nuovo Vescovo coadiutore, ha le ordinazioni bloccate con argomenti pretestuosi.
Tutto ciò mentre in Francia sta scomparendo il sacerdozio cattolico.
L.V.
Ci sono troppi sacerdoti in Francia?
Fondata nel 2005 da don Fabrice Loiseau, la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine è una società di vita apostolica della Diocesi di Fréjus-Tolone. I suoi trenta membri vivono e testimoniano la Divina Misericordia nella scuola di Santa Maria Faustyna Kowalska, celebrano abitualmente la Santa Messa tradizionale e hanno la vocazione speciale di predicare il Vangelo ai musulmani. Tuttavia, mentre le ordinazioni sono riprese nella Diocesi di Fréjus-Tolone, dopo la nomina di mons. François Touvet, Vescovo coadiutore con poteri più ampi, sei seminaristi della comunità sono ancora bloccati nel prendere gli ordini. La controversia riguarda il rito stesso dell’ordinazione (vetus o novus ordo) e la possibilità per i futuri sacerdoti di celebrare la Santa Messa tradizionale, secondo le loro costituzioni. Il competente Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti è irremovibile e la situazione è bloccata, senza alcun riguardo per lo scandalo e la sofferenza assoluta che questo divieto rappresenta per i futuri ordinandi, le loro famiglie e i loro amici. Vi immaginate delle coppie di fidanzati che aspettano due anni la benevolenza di qualche autorità prima di sposarsi?
Una situazione strana
Dobbiamo ammettere che stiamo vivendo una situazione molto strana e misteriosa.
La Fraternità sacerdotale San Pio X, che ha un complesso rapporto storico con la Santa Sede ed è un indiscutibile peso della Tradizione, continua a svilupparsi e a stabilirsi dove vuole, purché ci sia un’effettiva richiesta da parte dei fedeli. Secondo la lettera della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» circa la licenza per la celebrazione dei matrimoni dei fedeli della Fraternità San Pio X del 27 marzo 2017, i suoi sacerdoti hanno la facoltà di celebrare matrimoni nelle chiese di loro scelta, che devono essere loro concesse dagli Ordinari [QUI: N.d.T.].
Le comunità ex Ecclesia Dei, di diritto pontificio, sembrano dipendere dai Vescovi diocesani che possono revocare, quando lo desiderano, gli accordi che legano le Diocesi alle suddette comunità. È in questo contesto che la Fraternità sacerdotale di San Pietro è stata appena espulsa dalla Diocesi di Quimper-Léon. Tuttavia, sta emergendo un’altra giurisprudenza: i sacerdoti delle comunità ex Ecclesia Dei possono celebrare la Santa Messa tradizionale e impartire i sacramenti (matrimoni e battesimi), ma solo nei luoghi in cui si celebra abitualmente la Messa e solo per il loro gregge. Ciò significa che i matrimoni e i battesimi nella forma tradizionale non sono più possibili nelle chiese parrocchiali. In alcune Diocesi, il sacramento della cresima può essere conferito solo secondo il rito riformato. Tuttavia, queste comunità possono continuare ad avere i loro sacerdoti ordinati secondo il rito tradizionale.
La Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, secondo la legge diocesana, è una categoria a sé stante. Il fondatore della comunità, don Fabrice Loiseau, concelebra regolarmente con il Vescovo, i suoi fedeli partecipano ai principali eventi diocesani, i matrimoni sono celebrati secondo il nuovo rito, l’ermeneutica della continuità è al centro della predicazione e i seminaristi sono integrati nel Séminaire de l’Immaculée Conception di La Castille e vi partecipano alla Messa. Di conseguenza, sei seminaristi hanno subito un ritardo indefinito nel ricevere il diaconato o l’ordinazione. Uno di loro è in attesa da quasi due anni. Il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti chiede ora ai seminaristi di firmare una lettera in cui affermano di rimettersi alla decisione della Chiesa se permettere loro di celebrare la Santa Messa tradizionale. I Missionari hanno rifiutato. I recenti provvedimenti presi nei confronti dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit (vedi QUI [QUI su MiL: N.d.T.]), alle quali è stato chiesto di adottare il rito riformato una settimana su quattro, non le hanno incoraggiate ad accettare di firmare questo assegno in bianco. Va inoltre notato che le costituzioni della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, approvate definitivamente dalla Chiesa nel luglio 2021, pochi giorni prima della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, specificano che le ordinazioni saranno effettuate con il rito tradizionale.
Argomenti pretestuosi
Le autorità romane e mons. François Touvet sostengono che la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, essendo di diritto diocesano, non può beneficiare delle disposizioni prese per la Fraternità sacerdotale di San Pietro, di diritto pontificio, da papa Francesco in una lettera dell’11 febbraio 2022. Il fatto è che questa speciosa distinzione non è menzionata in nessun testo che tratti la questione. Ad esempio, i Benedettini dell’Immacolata in Italia e l’Institut religieux Sainte Croix de Riaumont in Francia, entrambi di diritto diocesano, sono appena stati ordinati sacerdoti o diaconi. Dov’è la legge? Siamo nel regno dell’assurdo e dell’arbitrio? Dove sono le promesse della Chiesa e il rispetto delle costituzioni di una comunità approvata dalla Chiesa?
Paradossalmente, la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine è la comunità legata alla Santa Messa tradizionale che più si è integrata nella vita della Chiesa diocesana. Sono anche i più puniti. Questo, mentre la lenta morte della Chiesa in Francia continua con la graduale scomparsa del sacerdozio cattolico. Nel 2024 ci saranno ancora 7.000 sacerdoti diocesani attivi (sotto i settantacinque anni) in Francia, di cui un terzo – tra i 2 e i 3.000 – saranno sacerdoti fidei donum, cioè sacerdoti africani. Negli anni Sessanta questi sacerdoti diocesani erano 40.000.
Un Vescovo obbediente
Mons. François Touvet non è l’erede spirituale di mons. Jacques Gaillot, già Vescovo di Évreux. Nato in una famiglia di ufficiali di marina, egli stesso ha prestato servizio militare alla École des fusiliers marins di Lorient, dopo essere stato scout d’Europa. Sembra che mons. Celestino Migliore, Nunzio apostolico in Francia, gli abbia affidato il compito di normalizzare la situazione nella Diocesi di Fréjus-Tolone, cioè di ridurre o addirittura eliminare il ruolo delle comunità tradizionali. Mons. François Touvet sta svolgendo la missione affidatagli, a priori senza remore e da buon soldato. La legalità e l’obbedienza sono nel suo sangue, il che ci riporta alla truculenta filippica dell’attore Maurice Biraud nel film Un taxi pour Tobrouk: «mon cher père. Ah! C’est un homme qui a la légalité dans le sang. Si les chinois débarquaient, il se ferait mandarin. Si les nègres prenaient le pouvoir, il se mettrait un os dans le nez. Si les Grecs… oui enfin, passons!» [mio caro padre. È un uomo con la legalità nel sangue. Se arrivassero i cinesi, diventerebbe un mandarino. Se i negri prendessero il potere, si metterebbe un osso nel naso. Se i greci… beh, non importa!: N.d.T.]. Se questo atteggiamento è quello di uno zelante funzionario, laico o ecclesiastico, sembra ben lontano dalla responsabilità primaria del Vescovo, che è quella di essere il padre della sua Diocesi. Poiché mons. François Touvet è un fuciliere della marina e un appassionato di obbedienza, vorremmo ricordargli che fu a rischio della loro carriera e contro gli ordini ufficiali che gli ufficiali della demi-brigade de fusiliers marins rimpatriarono un migliaio di Harki [lealisti algerini: N.d.T.] e le loro famiglie nella Francia continentale nel giugno 1962. Quelli rimasti furono massacrati. Cosa avrebbe fatto mons. François Touvet in tali circostanze? Avrebbe obbedito o resistito a ordini palesemente ingiusti e criminali? La salvezza delle anime non vale forse quanto, se non di più, della salvezza dei corpi? La cosa più curiosa è che mons. François Touvet ha dimostrato la sua indipendenza quando ha preso le distanze dalla dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni rifiutandosi di benedire le coppie omosessuali.
La preoccupazione non è solo per la Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, ma anche per altri luoghi di culto tradizionali che sembrano essere minacciati da una rigida applicazione della lettera apostolica Traditionis custodes. La Communauté Saint Tarcisius di padre Jean-Paul Trézière è già stata sciolta e don Alexis Campo, Cancelliere diocesano, è stato licenziato. Sono in pericolo don Henri Forestier a Carnoules, don José Gabriel Ansaldi a Ollioules e don Pascal Lambilliotte a Fréjus. Il futuro del Séminaire de l’Immaculée Conception di La Castille appare ancora più fosco. Non vi si celebra più la Santa Messa tradizionale e don Jean-Raphaël Dubrule, superiore della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, ha dovuto lasciare il suo posto di prefetto degli studi. Il numero dei seminaristi si è ridotto a una trentina e, per la prima volta dopo quarant’anni, nel settembre 2024 non ci saranno iscritti al programma propedeutico, mentre i Missionari ne avevano quattro. Preghiamo che mons. François Touvet, in uno slancio di coraggio e di vera paternità, non si meriti mai, in vista dei disastri che ci attendono, la triste constatazione che potrebbe essere formulata come segue: tutto ciò che mons. François Touvet ha fatto, non l’ha fatto per cattiveria, ma in nome dell’imperativo categorico, per fedeltà al Papa, per sottomissione all’ordine, per rispetto della Chiesa. Insomma, come uomo di dovere, ma in definitiva come semplice esecutore. Ed è proprio questo che ci fa rabbrividire.
Quanta confusione. Mi chiedo, alla luce dei sessant'anni già trascorsi, quali i frutti della Riforma Liturgica seguita al CVII? Ovunque si guardi è uno sfacelo. Nessuno fa autocritica e anzi si persiste con le solite ricette.
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