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lunedì 27 novembre 2023

Esiste ancora un diritto all’interno della Chiesa cattolica?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 979 pubblicata da Paix Liturgique il 23 novembre 2023, in cui si commentano i casi delle epurazioni episcopali di mons. Luc Ravel C.R.S.V. (Strasburgo), di mons. Michel Christian Alain Aupetit (Parigi,), di mons. Dominique Marie Jean Rey Comm. l’Emm. (Fréjus-Tolone) e di Joseph Edward Strickland (Tyler).
E «alla fine le maschere vengono tolte. Mentre il Vescovo fedele spodestato conserva l’aura del martirio, il Pontefice libero da catene mostra le sue pretese mefitiche».

L.V.


Si dice che il generale Charles André Joseph Marie de Gaulle non abbia mai nominato un Ministro nella nascente Quinta Repubblica senza esigere una lettera di dimissioni senza data. Questo gioco di camicie di forza virtuali rispondeva a una necessità, quella di poter rimuovere dal Governo in carica un piantagrane, un ribelle, un incompetente. E così sia.

In pratica, chi rompeva l’unisono aveva l’eleganza di escludersi senza essere costretto a farlo. Questo gesto di autocritica evitava un licenziamento mortificante e risparmiava al Capo dello Stato l’oppressione di una scelta iniziale infelice.

La precauzione presa dall’uomo del 18 giugno 1940 [data dell’appello con cui il Generale de Gaulle incitò i Francesi a non smettere di combattere contro il Terzo Reich: N.d.T] non era priva di prudenza, date le alleanze create da oscuri e mutevoli equilibri di potere. Si fa quello che si può per tenersi strette le proprie truppe.

Ma nella Chiesa cattolica, le dimissioni di un Vescovo presuppongono una colpa grave, da accertare, o l’età di 75 anni, concepita come l’affossamento delle capacità pastorali. Oppure una grave incapacità fisica o mentale. Insomma, si esamina caso per caso…

Il 27 maggio 2023, le dimissioni di mons. Luc Ravel C.R.S.V, Arcivescovo di Strasburgo, sono state accettate dalla Santa Sede. Tuttavia, nessuno dei motivi sopra citati era applicabile a lui. Nominato Arcivescovo di Strasburgo il 18 febbraio 2017 da papa Francesco, l’ex Ordinario militare in Francia si è lasciato licenziare senza combattere, in seguito alla disillusione dell’uomo che lo aveva promosso. Le fait du Prince; basso profilo. La pace a tutti i costi. Ma l’Arcidiocesi di Strasburgo non ha più un Arcivescovo titolare.

Il 2 dicembre 2021, mons. Michel Christian Alain Aupetit scoprì che le sue dimissioni dalla sede episcopale di Parigi non erano state rifiutate, contrariamente alle assicurazioni ricevute da bene informati, ma al contrario erano state registrate, e aggravate dal sarcasmo bergogliano durante un viaggio in aereo. Sarebbe un eufemismo dire che l’archiviazione del caso dopo le indagini, avvenuta il 14 settembre 2023, non ha avuto la stessa copertura mediatica dei sospetti sollevati contro di lui. A proposito, quale Pontefice lo ha nominato all’Arcidiocesi di Parigi nel 2017? Se non quello che lo aveva intrappolato quattro anni dopo… Dopo l’affare Aupetit, e la sua vacuità, dimettersi significa esporsi allo scandalo.

Mons. Dominique Marie Jean Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone dal 16 maggio 2000, ha visto bloccate le ordinazioni sacerdotali e diaconali di coloro che aveva giustamente chiamato alla missione della sua Diocesi a partire dalla classe del 2022. In barba ai termini della costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium del Concilio Vaticano II. Il Vescovo posto sotto tutela sta giustamente contestando il maltrattamento di se stesso e di coloro che sono sotto la sua giurisdizione. Non si dimetterà. Non terrà in mano l’arma del crimine gratuito. Che il suo principale detrattore assuma di essere il soggetto grammaticalmente efficiente dell’azione degradante.

Mons. Joseph Edward Strickland, nominato Vescovo di Tyler il 29 settembre 2012 da Papà Benedetto XVI, ha rifiutato le dimissioni richieste da Roma il 9 novembre 2023. Due giorni dopo, il coraggioso Ordinario, a soli 65 anni, non è più Vescovo di Tyler. Ha comunque mantenuto la pienezza del sacerdozio, ma non ha più un gregge (Lumen gentium n. 27) da sfamare. Il papa regnante non ha gradito il fatto che la sua stessa opera di indebolimento della Chiesa, e quella di un’Assemble del Sinodo ai suoi ordini, sia stata denunciata da un successore e delegato di Cristo (Lumen gentium n. 27). Quando il quotidiano La Croix [di ispirazione cattolica progressista: N.d.T.], lo scorso fine settimana, ha parlato di una «caduta inevitabile» in relazione a questo confronto, è stato rivelatore del fatto che un mezzo di comunicazione che lavora per la stessa insidia di papa Francesco scagionava il carnefice e danneggiava la vittima. Dichiarata inevitabile, la caduta fa a meno di scoprire chi ha spinto l’altro?

Ogni istituzione – e l’antropologo René Girard non avrebbe detto il contrario – cerca di mascherare la propria violenza, perché ogni dimostrazione di forza illegittima ha l’effetto di rendere insicuro il funzionamento dell’istituzione stessa. La riluttanza a scioperare arbitrariamente non ha altra origine. A maggior ragione quando il mantra del negozio è «ad extra», l’amore incondizionato di «todos, todos, todos». Solo il leader che non teme più niente e nessuno può rischiare tutto.

Alla fine le maschere vengono tolte. Mentre il Vescovo fedele spodestato conserva l’aura del martirio, il Pontefice libero da catene mostra le sue pretese mefitiche. L’uomo che, dal 2020, ha smesso di considerarsi il Vicario di Cristo sta uscendo allo scoperto. Mons. Franz-Josef Overbeck, Vescovo di Essen, lo sognava, papa Francesco lo fa. I sostenitori della Tradizione apostolica possono fare le valigie. Il massacro cambia scala. Chi tratterrà il braccio del massacratore?

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