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mercoledì 25 settembre 2024

Ordinazioni sacerdotali: il neocolonialismo delle Diocesi francesi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1106 pubblicata da Paix Liturgique il 24 settembre, in cui si presentano alcuni interessanti dati relativi alle ordinazioni sacerdotali e diaconali in Francia negli ultimi tre anni.

L.V.


In mancanza di un numero sufficiente di vocazioni autoctone – a causa soprattutto del crollo della pratica religiosa, ma anche della trasmissione della Fede negli ambienti tradizionali – famiglia, scuola, società – le Diocesi francesi sono ridotte a immettere sacerdoti in modo massiccio, detto fidei donum – secondo la rivista Golias, dei settemila sacerdoti francesi sotto i settantacinque anni considerati attivi, più di un terzo sono africani. In alcune Diocesi, essi rappresentano più della metà, o addirittura la quasi totalità, dei giovani sacerdoti. D’altra parte, l’ordinazione di un numero crescente di sacerdoti e diaconi stranieri nelle Diocesi francesi passa inosservata.

Secondo il conteggio della Conférence des évêques de France, nel 2024 sono stati ordinati o saranno ordinati 73 sacerdoti nelle Diocesi e 52 nel 2023. Come ogni anno, queste cifre tralasciano alcuni sacerdoti: in realtà ci saranno almeno 75 sacerdoti diocesani nel 2024 e 54 nel 2023. C’è un’altra sfumatura importante: i sette sacerdoti diocesani ordinati a Tolone nel gennaio e nel giugno di quest’anno avrebbero dovuto essere ordinati l’anno scorso – ci sarebbero state 61 ordinazioni l’anno scorso nelle Diocesi e 68 quest’anno, il che tende a smussare un po’ le statistiche e mette in prospettiva sia il punto più basso dell’anno scorso che la ripresa di quest’anno. Altre cinque ordinazioni sono state finora artificialmente bloccate a Tolone da persone vicine a papa Francesco.

La maggior parte delle ordinazioni del 2024 sarà comunque autoctona. Tuttavia, una parte significativa sarà costituita da sacerdoti provenienti da altri luoghi. Non si tratta di dare un giudizio di valore, ma solo di notare che questi sacerdoti di origine straniera hanno ricevuto quello che le Diocesi chiamano il «nucleo della fede» altrove, in società meno scristianizzate che hanno anch’esse bisogno di sacerdoti – ma nello stesso modo in cui le società occidentali saccheggiano i medici e i cervelli del Terzo Mondo, le Diocesi dell’Europa occidentale, per salvare il mobilio e fingere che il crollo dopo il Concilio Vaticano II non sia così grande, stanno saccheggiando seminaristi provenienti da Paesi stranieri, alcuni dei quali all’inizio dei loro studi, o al contrario una volta formati nei loro Paesi d’origine.

Così, nel 2024, sono stati ordinati diversi sacerdoti di origine straniera – tra parentesi, il numero totale di ordinazioni nella Diocesi:
  • Clermont-Ferrand (1): un sacerdote del Burkina Faso;
  • Cambrai (2): un africano e un vietnamita;
  • Aix: (1 sacerdote, 3 diaconi): un sacerdote di origine vietnamita;
  • Tolone (7 sacerdoti diocesani – dei 6 ordinati a giugno, 1 irlandese, 1 paraguaiano, 1 vietnamita, 2 italiani);
  • Nizza (2): un cileno;
  • Digne (2): un sacerdote africano;
  • Ajaccio (2): un camerunense;
  • Montpellier (2): un messicano e un vietnamita;
  • Créteil (2): un nigeriano;
  • La Rochelle (2): un croato;
  • Rennes (1): un ruandese;
  • Montauban (2): un religioso di origine africana;
  • Strasburgo (4): un sacerdote nato in Iraq.

Un totale di almeno diciannove sacerdoti stranieri o di origine straniera su settantacinque, ovvero il 25 per cento. Uno su quattro nel 2024.

Lo stesso conteggio può essere fatto con le ordinazioni del 2023. Diverse Diocesi hanno ordinato sacerdoti stranieri:
  • Bayonne (2): un venezuelano e un egiziano, entrambi provenienti dal Seminario Redemptoris Mater [Cammino neocatecumenale: N.d.T.];
  • Cambrai (1): un sacerdote del Benin;
  • Marsiglia (3): tra cui un sacerdote di origine vietnamita;
  • Amiens (2): tra cui un lazzarista senegalese, che ha conosciuto la comunità in Algeria;
  • Langres (1): un togolese;
  • Nantes (2): tra cui un senegalese;
  • Tarbes (1): un libanese;
  • Metz (1): un vietnamita:
  • Strasburgo (2): un messicano e uno svizzero.

Si tratta di almeno undici sacerdoti di origine straniera su cinquantaquattro ordinati nelle Diocesi, ovvero il 20 per cento. Uno su cinque entro il 2023.

Va notato di passaggio che queste ordinazioni di stranieri o di sacerdoti che hanno beneficiato della trasmissione della fede, o anche di una vocazione all’estero, continuano a rappresentare una percentuale significativa delle ordinazioni diaconali al sacerdozio. Alcuni vengono poi ordinati in Diocesi all’estero, dove sono incardinati, e torneranno (o meno) in Francia nel prossimo futuro.

Ad esempio, tra le ordinazioni diaconali del 2024:
  • un diacono del Medio Oriente sui tre ordinati ad Aix;
  • un diacono del Benin a Bourges;
  • un diacono vietnamita e uno haitiano a Lille;
  • un diacono della Costa d’Avorio per la Communauté Mère du Divin Amour di Avignone.

L’anno scorso, quattro diaconi sono stati ordinati al sacerdozio nella Diocesi di Créteil: un locale di una comunità Ecclesia Dei diocesana, un nigeriano, un camerunense e un malgascio; i primi due saranno ordinati sacerdoti alla fine di giugno. Dei quattro futuri sacerdoti, solo uno (il 25 per cento) proviene dalla diocesi di Créteil. E anche in questo caso, da una Parrocchia tradizionale.

Sempre nel 2023, due diaconi colombiani sono stati ordinati a Troyes; nel frattempo sono tornati in Colombia e sono stati sostituiti da altri due seminaristi colombiani.

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