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venerdì 13 giugno 2025

Il programma di mons. Touvet: che la Diocesi di Fréjus-Tolone diventi come la Diocesi di Châlons, ovvero il nulla

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1221 pubblicata da Paix Liturgique il 12 giugno, in cui si torna ad esaminare la situazione della Diocesi di Fréjus-Tolone (ne abbiamo scritto da ultimo QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
Questa Diocesi, guidata dal 2000 all’inizio 2025 da mons. Rey, si è distinta per la fecondità e ricchezza di vocazioni, ordinazioni e comunità missionarie, fino all’arrivo, nell’autunno del 2023, di mons. Touvet come Vescovo coadiutore, ma di fatto con i poteri del Vescovo ordinario.
L’articolo, in particolare, esamina l’ambiguità nelle parole e nei comportamenti di mons. Touvet, la sua cieca guerra contro la Tradizione e gli abusi di potere, che stanno rapidamente portando allo scontro con i fedeli ed i sacerdoti, allo svuotamento del Seminario ed alla stessa crisi che ha lasciato nella sua precedente Diocesi.

L.V.


Nel novembre 2023, mons. François Touvet lasciava la Diocesi di Châlons, terra arida di vocazioni, ordinazioni e comunità dinamiche, per arrivare come coadiutore nella (troppo) feconda Diocesi di Fréjus-Tolone, (troppo) ricca di vocazioni, ordinazioni e comunità missionarie.

Prometteva di non lasciarsi strumentalizzare contro mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm., allora Vescovo. Un anno e mezzo dopo, mentre il cuculo che aveva spinto il Vescovo fuori dal nido, insieme a vari uccellini, con il pretesto di «normalizzare» la Diocesi, che sarebbe stata presumibilmente «divisa», rinnovò questa promessa durante la Messa di ringraziamento di mons. Rey a La Castille, nel febbraio 2025, la confusione rimane a tutti i livelli, poiché mons. François Touvet fa spesso il contrario di ciò che dice, viene colto in flagrante, smentisce e ricomincia da capo.

Il sito Renaissance Catholique ha raccontato la sessione di auguri dei due Vescovi – mons. Dominique Jean Marie Rey ancora presente e mons. François Touvet, l’8 gennaio 2025, che si potrebbe riassumere con il seguente proverbio slavo: «due pistole stanno strette nella stessa fondina». Tra la folla dei sacerdoti, [QUI: N.d.T.]

Tuttavia, l’intervento più significativo è stato quello di mons. Jean-Yves Molinas, ex Vicario generale ed ex Direttore del Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille. Egli ha affermato che coloro che dicevano che la Diocesi era divisa mentivano e che non bisognava «prenderci per stupidi o per creduloni». «Alcuni hanno della merda sulle scarpe», ha proclamato con forza, lontano dal solito linguaggio di circostanza. È stato applaudito a lungo.

Durante le ordinazioni – le prime dopo molti anni, poiché i seminaristi erano stati tenuti in ostaggio per decisione di Roma – a La Castille, nel giugno 2024, mons. François Touvet aveva tuttavia pronunciato belle parole sulla divisione dei ruoli con mons. Dominique Jean Marie Rey [QUI: N.d.T.]:

Desidero salutare fraternamente il mio fratello Dominique, Vescovo della Diocesi, e ringraziarlo per aver accettato con umiltà di lasciarmi presiedere questa ordinazione. Insieme portiamo il peso pastorale della nostra bella Diocesi. Le figure di Pietro e Paolo sono per noi Vescovi colonne, punti di appoggio e radici per la nostra missione di successori degli Apostoli. Qualcuno potrebbe tentare un’analogia con i due Vescovi di Fréjus-Tolone, uno più simile a Pietro e l’altro più simile a Paolo. Ma sappiate bene che entrambi traggono il loro dinamismo pastorale e missionario da Pietro e Paolo, senza distinzioni e senza opposizioni. Ogni Vescovo si appoggia a Pietro per il suo attaccamento alla Sede Apostolica, la sua fedeltà alla Tradizione della Chiesa, la sua obbedienza al Magistero. E ogni Vescovo si appoggia a Paolo per trovare l’audacia missionaria, la potenza della predicazione, la visita alle comunità.

E questo mentre gran parte dei presenti sapeva che mons. François Touvet aveva semplicemente ereditato la gestione operativa della Diocesi, comprese le cerimonie di ordinazione, mentre a mons. Dominique Jean Marie Rey rimanevano la benedizione dei crisantemi, alcune Messe, funzioni puramente onorifiche e editoriali infuocati. Valeva davvero la pena di fare questa lirica volata che testimoniava soprattutto una volontà deliberata di rimanere nell’ambiguità… e di mantenerci lì i fedeli e soprattutto i sacerdoti.

Ricatto sulle ordinazioni, episodio 1: lasciate parlare i bigliettini

A partire dall’autunno 2024, le assicurazioni e le belle parole di mons. François Touvet sono andate in frantumi con un ricatto poco dignitoso nei confronti dei seminaristi della Diocesi. Come ricordava all’epoca l’Union lex orandi [QUI: N.d.T.]:

Così mons. François Touvet ha fatto firmare a un futuro diacono, cinque giorni prima della sua ordinazione, secondo il nuovo rituale ma in latino e di spalle al popolo, nella Parrocchia di San Pio X a Tolone lo scorso 21 settembre, un documento in cui don Thomas Duchesne si impegnava a celebrare la Messa solo secondo il Messale Romano di San Paolo VI, a impartire i sacramenti solo secondo il rito riformato e a utilizzare solo il Breviario attuale. Era inoltre vietato riprendere nella liturgia conciliare elementi dell’antico rito, ovvero aggiungere segni della croce o genuflessioni, o persino recitare il Canone in silenzio. Si chiedeva anche di non rifiutare di dare la comunione nella mano.

Ha firmato ed è stato ordinato diacono.

Di conseguenza, mons. François Touvet, incoraggiato dal suo abuso di potere, continuò con altri seminaristi, ma questa volta si prese un calcio nel sedere:

Questo testo è stato successivamente proposto da mons. François Touvet anche a nove futuri diaconi della Diocesi. La reazione della maggior parte di loro è stata molto negativa, denunciando un abuso di potere. Mons. Touvet, che era venuto con il testo da distribuire, se n’è andato con le sue copie dicendo che l’argomento doveva essere rielaborato. Si sono visti atti di management più eclatanti e coronati da un successo più evidente! I seminaristi erano giustamente scandalizzati e, come afferma un grande classico dei seminari aziendali sul management: «Il potere si riceve. L’autorità si costruisce. La legittimità si vede nello sguardo degli altri», mons. Touvet deve aver osservato strani e increduli bagliori negli occhi dei suoi giovani leviti. Qualcuno potrebbe spiegare a mons. Touvet che un seminario non è la scuola dei Fucilieri e che un seminarista non è un quartiermastro, anche se è capo?

Infatti, e «allo stesso tempo», mons. François Touvet inviava anche istruzioni ai sacerdoti appena nominati:

Inoltre, diversi nuovi Parroci della Diocesi hanno ricevuto, all’inizio dell’anno scolastico, una lettera di nomina in cui si chiedeva loro di non celebrare la Messa solo dando le spalle al popolo, di non usare l’Offertorio della Messa tridentina, né esclusivamente il Canone n. 1, detto Romano, del Novus Ordo.

Di fronte all’opposizione del consiglio presbiterale e al clamore suscitato dal caso del ricatto alle ordinazioni,

Mons. François Touvet appare quindi molto imbarazzato nellassumersi questa responsabilità e molto in difficoltà nelle sue risposte.

rilevava ancora l’Union Lex Orandi lo scorso autunno. Mons. François Touvet non deve aver sentito parlare della formula est est non non. Di conseguenza, la vicenda è stata più o meno insabbiata e i bigliettini non sono stati presentati ai diaconi.

Ricatto delle ordinazioni, episodio 2: un ordine verbale, nessuna traccia, nessun problema?

Tuttavia, ciò che è accaduto non è affatto un incidente di percorso. Nel maggio 2025, mentre la Diocesi di Fréjus-Tolone pubblica i nomi dei dieci seminaristi che saranno ordinati nel Novus Ordo nella tenuta di La Castille, il prossimo 29 giugno, ci giunge contemporaneamente un’altra informazione da diverse fonti: a questi seminaristi sarebbe stato intimato di non celebrare mai secondo il rito tridentino, né a Fréjus-Tolone né altrove. L’ordine è stato dato verbalmente, poche settimane prima di decidere chi sarebbe stato ordinato.

Ovviamente, essendo nella posizione di scegliere chi sarà ordinato e chi no, mons. François Touvet non ha lasciato alcuna libertà di scelta ai seminaristi interessati. Da cui esige la parola, esagerando il legame paterno e fraterno tra il Vescovo e i suoi sacerdoti.

Ricatto alle ordinazioni, episodio 3: altre sei ordinazioni sospese

E non è finita qui! Mons. François Touvet ha ancora sei sacerdoti da ordinare, tutti secondo il rito tridentino: si tratta dei sei diaconi della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine, ordinati l’anno scorso dopo interminabili trattative e un compromesso, con la Santa Messa tradizionale e il nuovo rito di ordinazione.

Ma per le ordinazioni presbiterali, le difficoltà riprendono – e mons. François Touvet assicura che farà di tutto affinché vadano a buon fine, mentre è ancora una volta il fedele tramite di coloro che, a Roma e altrove, desiderano la distruzione sistematica dell’opera di mons. Dominique Jean Marie Rey e del suo predecessore mons. Joseph Théophile Louis Marie Madec, ai quali Roma stessa, decenni fa si rallegrava di questa accoglienza ampia e generosa, dai carismatici ai tradizionali, per dare loro un posto nella Chiesa, facendo del Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille una casa dove coabitavano pacificamente giovani leviti in jeans e altri in tonaca.

Così, nessuna ordinazione nel rito tridentino e nessuna autorizzazione a celebrare nel rito tridentino per i nuovi sacerdoti, mentre entrambe figurano nelle costituzioni della Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine… e nei suoi statuti, come riconosce lo stesso mons. François Touvet prima delle ordinazioni diaconali [QUI: N.d.T.]:

Infatti, lo statuto di questa comunità prevede l’uso dei libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II per i sacerdoti e i diaconi.

Ad oggi, la situazione sembra ancora bloccata per questi sei sfortunati futuri sacerdoti.

L’arte di svuotare i seminari

Del resto, mons. François Touvet ama parlare. E ascoltarsi parlare. Il che può essere rivelatore. Così, il 29 maggio 2024, pronuncia un’omelia per i quarant’anni del Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille, alla presenza di mons. Dominique Jean Marie Rey, dove rende omaggio a lui e a mons. Joseph Théophile Louis Marie Madec [QUI: N.d.T.]:

È l’anniversario di un «atto coraggioso, profetico e fecondo», secondo le parole di mons. Rey nell’editoriale della rivista diocesana Église de Fréjus-Toulon n. 179 del novembre 2013: la decisione presa nel 1983 da mons. Madec, nostro predecessore, che aprì il corso propedeutico e poi il seminario, in un periodo ancora molto travagliato per i seminari francesi. Nel 1984, Dominique, tu eri stato ordinato sacerdote a Parigi e io entrai in seminario a Paray-le-Monial al termine del propedeutico integrato – Paray, un’istituzione nata anch’essa da un atto coraggioso, profetico e fecondo negli anni Settanta, ancora più confusi.

E continua, sempre più lirico, dopo una prima ambiguità sui «anni movimentati» che la Diocesi ha appena vissuto:

Nel cuore di questa celebrazione eucaristica, dopo anni recenti anch’essi movimentati, ma in modo diverso, vogliamo rendere grazie per i Vescovi che hanno vegliato con cura su ciò che il Concilio Vaticano II chiama «il cuore della diocesi» (decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius n. 5). Il cuore non ha smesso di battere, ci sono state alcune palpitazioni o aritmie, ma il cuore batte ancora. È un lavoro evangelico ed ecclesiale straordinario che ha permesso la continuità di questa magnifica opera dalla sua fondazione nel 1923 e dalla sua rinascita nel 1984. Non essendo personalmente originario di La Castille, ma essendo stato meravigliosamente accolto dall’attuale équipe e dai seminaristi, sono testimone di tutto il lavoro svolto, nella continuità e nell’adattamento alle circostanze, secondo i quattro assi che mi ha ricordato don Arnaud Adrien quest’inverno: la vita interiore, la fedeltà dottrinale, la dimensione missionaria, la comunione delle diverse sensibilità. Decine di sacerdoti sono stati ordinati negli ultimi quarant’anni. Rendiamo grazie.

Si potrebbe pensare che abbia capito e che si inserisca nella storia della Diocesi di Fréjus-Tolone degli ultimi decenni, di cui sarebbe il continuatore. E invece no! Poche righe più avanti, la banderuola gira di 180 gradi e canta sulla melodia «del passato, facciamo tabula rasa», il programma per gli anni a venire del Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille. O delle sue rovine:

La generosità non basta per diventare sacerdote, né tantomeno la santità, ma le attitudini al ministero devono essere verificate con amore e verità. Il Vescovo ne è responsabile, ma non lo fa da solo, d’impulso o per capriccio. Si basa sul parere dei formatori, sia in seminario che in parrocchia. E sappiamo che l’ordinazione non è un diritto né la concessione di uno status. Si tratta di verificare nel miglior modo possibile se il desiderio del seminarista è una chiamata del Signore o meno. Il nostro obiettivo non è il numero, che rischierebbe di essere illusorio […].

In parole povere, tradotto dal Touvet in francese, le decine di ordinazioni sono finite.

E continua:

Il seminario non ha lo scopo di formare pastori come nei tempi fiorenti in cui tutto il villaggio veniva a Messa la domenica e celebrava la Pasqua né di formare monaci o sacrestani né tantomeno campioni francesi di calcio dei seminari – sabato hanno vinto la coppa a Evron! Ma sacerdoti missionari, apostoli inviati come agnelli in mezzo ai lupi in un mondo pagano. Non siamo più nella cristianità.

Un discorso sentito mille volte dal Concilio Vaticano II…

E poi cita papa Francesco – il cui pontificato si è tradotto, in tutto il mondo, in un disamore dei sacerdoti per le istituzioni ecclesiastiche, ma anche in un’accelerazione della scristianizzazione e in un prosciugamento delle vocazioni –

mettendo in guardia contro […] «la Chiesa come ufficio doganale».

E ancora una volta, mons. François Touvetè colto in flagrante di doppio linguaggio, dopo aver respinto coloro che l’anno scorso hanno bussato alla porta del Séminaire diocésain de l’Immaculée Conception di La Castille… con il pretesto che non venivano dal Var!

I Vescovi non sono forse «buoni pastori che conoscono le loro pecore e le pecore conoscono loro»?

Il ruolo dei vescovi è precisato dal Concilio Vaticano II [QUI: N.d.T.]:

Anche i vescovi, posti dallo Spirito Santo, succedono agli apostoli come pastori delle anime e, insieme col sommo Pontefice e sotto la sua autorità hanno la missione di perpetuare l’opera di Cristo, pastore eterno. Infatti Cristo diede agli apostoli ed ai loro successori il mandato e la potestà di ammaestrare tutte le genti, di santificare gli uomini nella verità e di guidarli. […]
I singoli vescovi, ai quali è affidata la cura di una Chiesa particolare, sotto l’autorità del sommo Pontefice, pascono nel nome del Signore come pastori propri, ordinari ed immediati le loro pecorelle ed esercitano a loro vantaggio l’ufficio di insegnare, di santificare e di reggere. […]
Nell’esercizio del loro ufficio di padri e di pastori, i vescovi si comportino in mezzo ai loro fedeli come coloro che servono come buoni pastori che conoscono le loro pecorelle e sono da esse conosciuti, come veri padri che eccellono per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e la cui autorità ricevuta da Dio incontra un’adesione unanime e riconoscente. Raccolgano intorno a sé l’intera famiglia del loro gregge e diano ad essa una tale formazione che tutti, consapevoli dei loro doveri, vivano ed operino in comunione di carità.

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