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Sondaggio DOXA 2009

Di seguito trovate i risultati del sondaggio commissionato alla DOXA (cliccateci sopra per ingrandirli). Ecco un primo commento esplicativo.
La prima domanda serviva a discriminare il campione di intervistati, limitando l'interesse soltanto a chi si considera cattolico. E' preoccupante che solo poco più di tre quarti di italiani senta ancora di appartenere alla religione cattolica. Il dato è più basso di altri sondaggi, sia perché è più recente (e la tendenza, si sa, è negativa), sia soprattutto perché gli altri sondaggi formulano così la domanda: "Lei si sente: cattolico-protestante-musulmano-buddista-non appartenente a nessuna religione-altro (quale)"; per cui la risposta "cattolico" è in quel caso quasi indotta da una comparazione negativa con altre religioni da cui ci si sente più distanti. La domanda: "Si considera cattolico? Sì-No" è invece certamente più 'impegnativa' ed equivale ad una sorta di professione di fede. Che molti, purtroppo, non si sentono più di fare.

Le restanti domande erano limitate ai cattolici. La seconda, inerente l'attuale pratica religiosa (novus ordo) è in linea con i più recenti sondaggi. Tra i cattolici, circa il 51% va a messa almeno una volta al mese. Il che significa, considerato l'insieme della popolazione (ossia anche i non cattolici) che circa il 38% degli italiani mette piede in chiesa almeno una volta al mese.

Ma queste prime domande ci interessavano relativamente, e servono a meglio inquadrare le risposte alle seguenti. E qui cominciano incredibili sorprese.

La prima: solo il 58% dei cattolici (e 64% dei praticanti almeno 1 volta al mese) ha sentito parlare del motu proprio e della possibilità di avere il rito antico. In Francia, secondo l'analogo sondaggio commissionato da Paix Liturgique, il risultato per i praticanti si attestava all'82%!

Questo significa due cose evidenti. La prima, che i sacerdoti mediamente svolgono poca o nessuna non diciamo promozione, ma anche solo informazione circa il motu proprio (lo scarto informativo, tra praticanti e non, è solo del 6%). E poi non chiamatela congiura del silenzio... Secondo punto: c'è un'ignoranza estremamente diffusa sul punto, che chiaramente impedisce il liberarsi di forze ed energie in favore di un ritorno della Messa antica e, soprattutto, comporta il permanere di pregiudizi anacronistici circa il fatto che il rito di sempre sia abrogato, vietato, proibito, contro il Papa e la Chiesa, e simili. Il che non fa che aumentare le difficoltà di applicazione del motu proprio, per semplice ignoranza dello stesso (con l'interessata connivenza, lasciatecelo dire, di molti reticenti prelati che, invece, non lo ignorano affatto).

Ma i numeri son galantuomini: e alla quarta domanda, un incredibile 71% di cattolici dice che troverebbe perfettamente normale che nella propria parrocchia convivessero le due forme del rito romano. D'altro canto, i tradizionalisti mica lasciano le panche delle chiese sporche... A fronte di un 6-7% di indecisi, solo il 22-24% troverebbe ciò anormale. E, sorpresa, in questo gruppetto di opposizione sono in maggioranza le donne, della fascia sotto i 55 anni di età. Avete presente il tipo: la catechista, la lettrice, la ministra straordinaria della comunione, la tuttofare, la faccendiera della parrocchia, l'animatrice dei battimani bambocceschi, l'aspirante pretessa. Insomma, quel genere di persone che, in assoluta minoranza, hanno però forza intimidatrice verso il parroco che non volesse piegarsi a quel che voglion loro.

Ma una maggioranza schiacciante come il 70 e più percento, cui la convivenza con la Messa antica pare cosa buona e giusta, è tale da rendere non solo pretestuosa, ma insignificante ogni minaccia della pasionaria di turno.

E veniamo infine all'ultima domanda. Qui, i risultati sono talmente insperati che, se non fosse perché il sondaggio l'ha fatto la DOXA, che vi spende tutta la sua credibilità, essi sembrerebbero artefatti.

Sì: perché il 21% di tutti i cattolici (cifra che sale al 40% tra i cattolici che frequentano tutte le domeniche) hanno detto che, se la trovassero nella loro parrocchia, essi preferirebbero andare, tutte le settimane, alla Messa di S. Pio V.

Sapete di che cifre parliamo, in termini assoluti? Sono 9 milioni di italiani che vorrebbero andare ogni settimana alla Messa di sempre. E' assolutamente ENORME

E non solo: se consideriamo quelli che frequentano almeno una volta al mese, la percentuale sale al 33% di tutti i cattolici (e al 63% di quelli che frequentano almeno una volta al mese).

Forse non avete capito, tanto è incredibile: 2 PRATICANTI SU 3 ANDREBBERO ALLA MESSA TRIDENTINA ALMENO UNA VOLTA AL MESE, se l'avessero in parrocchia. Due su tre, capite? Di tutti quelli che vedete alle messe!

Aggiungendo ai praticanti settimanali della Messa tridentina (se ci fosse) questi frequentanti mensili, e dividendoli per 4 (perché in un mese ci sono 4 settimane), abbiamo che in media, ogni settimana, 12 milioni di cattolici sceglierebbero la Messa di sempre. Un italiano su cinque, atei e musulmani compresi!

E vi anticipiamo un dato ulteriore, che pubblicheremo più avanti: una piccola, ma significativa minoranza di persone che non vanno mai a Messa, ci andrebbe invece frequentemente se trovasse la Messa di sempre. E non parliamo di dieci-venti ultras tridentini, ma di non poche centinaia di migliaia di persone.

In definitiva, lo scopo del sondaggio è stato ampiamente raggiunto e superato: chi potrà mai più dire che in Italia la Messa tradizionale in latino non interessa quasi a nessuno?








DATI TECNICI

Paix Liturgique e Messainlatino.it hanno commissionato a Doxa il sondaggio di opinione relativo all’introduzione della liturgia tradizionale nella celebrazione della Messa. L’approfondimento ha riguardato il livello di conoscenza del messaggio di Papa Benedetto XVI del luglio 2007 e l’ipotesi di adesione alla Messa "straordinaria".

La ricerca è stata svolta attraverso 1.001 interviste telefoniche CATI (Computer Assisted Telephone Interview) a campione rappresentativo della popolazione italiana di 15 anni ed oltre. La rappresentatività del campione è stata definita sulla base delle variabili area geografica, ampiezza centri, sesso, età, istruzione, condizione occupazionale.