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La Messa proteiforme: a modest proposal. Risposta e proposta al Prof. Grillo

Il Prof. Grillo ha voluto gentilmente confrontarsi (v. qui ) con il nostro commento critico alla sua intervista (in cui, lo ricordiamo, el...

venerdì 26 luglio 2024

Bergoglio salva la Messa in latino, ma continua la faida tra "falchi" e "colombe" - - #MTL

Pubblichiamo questo bell'articolo di N. Spuntoni 

Bergoglio salva la messa in latino, ma continua la faida tra "falchi" e "colombe", N. Spuntoni, Il Giornale 21/7/2024

La nuova stretta sul rito antico, prevista per il 16 luglio, non è uscita. Ma non finiscono le pressioni di "falchi" e "colombe" sul Papa

I PUNTI CHIAVE

Pericolo scampato, almeno per il momento. I cosiddetti tradizionalisti hanno tirato un sospiro di sollievo alla mezzanotte e un minuto di mercoledì scorso, quando hanno avuto la certezza che la Santa Sede non avrebbe pubblicato il documento con cui vietare drasticamente le celebrazioni in rito antico. Il 16 luglio, infatti, veniva considerato il giorno X per l'uscita delle nuove restrizioni alla cosiddetta messa in latino. Non un giorno a caso: esattamente tre anni prima Francesco aveva firmato Traditionis custodes, il motu proprio che ha abrogato la liberalizzazione concessa nel 2007 da Benedetto XVI con Summorum Pontificum.

I nemici della messa in latino

Dall'uscita di Traditionis custodes si è aperta una stagione di ulteriore divisione nella Chiesa che dovrebbe vedere, secondo molti rumors, un nuovo capitolo con l'entrata in vigore di una stretta ancora più drastica. A guidare l'offensiva è il dicastero per il culto divino e la disciplina

Il “Poussin” dei Napoletani

La grande arte cristiana.
Luigi C.

Schola PalatinaSara Magister,  13 Dicembre 2023

Del pittore Bernardo Cavallino, il “Poussin” dei napoletani, le notizie sono pochissime. Poco altro si sa, oltre alla data di nascita, 1616, ed al fatto che tutta la sua carriera si svolse a Napoli, eseguendo soprattutto pitture da cavalletto per sofisticati committenti e collezionisti. Si presume che la sua morte sia avvenuta nel 1656, durante l’epidemia di peste.

Bernardo Cavallino: realismo e classicismo

Gertrud von Le Fort, "L'ultima al patibolo" racconta il martirio delle Carmelitane di Compiègne ghigliottinate

Il 17 luglio scorso la Chiesa ha commemorato Suor Teresa di S. Agostino e le compagne martiri nell'eco tridentina in cinematografia con il film "I dialoghi delle carmelitane".

Però i registi padre Bruckberger OP & Philippe Agostini nel 1960, per raccontare la storia delle martiri di Compiègne si sono ispirati al libro di una grande scrittrice tedesca del Novecento, Gertrud von Le Fort (1876-1971). Ella nacque protestante, si convertì al cattolicesimo nel 1925, fu autrice di romanzi, poesie, racconti, fiabe, saggi importanti.

Un capolavoro assoluto, apprezzato anche in Italia, è L’ultima al patibolo (1931, per Mondadori 1966), il breve romanzo storico ambientato all’epoca della rivoluzione francese che racconta appunto la storia e il martirio sulla ghigliottina delle monace carmelitane.
Ad esso si ispirò anche Georges Bernanos per la sua opera teatrale Dialoghi delle Carmelitane (1948); con lo stesso titolo abbiamo un altro film del 1983, per la regia di Pierre Cardinal, e un’opera di Francis Poulenc (con libretto proprio, 1957).

Qui per leggere il nostro post sul libro e alcuni estratti "tridentini". 
Roberto 

USA. L'affluenza alle chiese di Baltimora crolla, e nessuno cerca le cause #baltimora #crisi #parigichartres

I  marci frutti della "Chiesa in uscita e delle periferie".
Mentre i buoni frutti degli indietristi si vedono al Pellegrinaggio di Chartres (QUI MiL).
E a Baltimora l'unica chiesa ben frequentata è quella della Messa Tradizionale e il Vescovo Wiliam Lori perseguita i tradì (ça va sans dire).
Luigi C.

di David Cyr

Quest'anno, il numero di persone che frequentano regolarmente la Messa nel centro di Baltimora ha toccato il punto più basso degli ultimi tempi. Un tempo, negli anni Cinquanta, la città ospitava 250.000 cattolici praticanti. Ora, il numero di persone che vanno regolarmente a Messa è sceso a soli 2.000. Si tratta di un calo di presenze di oltre il 99%.
L'arcivescovo di Baltimora, William Lori, sta affrontando il problema riducendo il numero delle parrocchie da 61 a 21. Solo 26 delle 59 chiese storiche rimarranno aperte.
Queste soluzioni affrontano gli effetti della crisi, ma non le cause. Negli ultimi cinquant'anni è accaduto qualcosa di terribile allo stato della fede a Baltimora.

Se si crede bene, si prega bene e se si prega bene, si crede bene

Parole utili per la nostra vita spirituale.
Luigi C.

Cammino dei Tre Sentieri,  30 MAGGIO 2024

da C’è troppo silenzio. La Messa Tridentina spiegata ai miei studenti, di Corrado Gnerre

C’è un rapporto tra la preghiera e il nostro credere e, viceversa, tra il nostro credere e la preghiera? E inoltre: che rapporto c’è tra la preghiera per eccellenza, la Messa, e il vivere in un determinato modo la propria fede?
Per rispondere a questi interrogativi bisogna dire qualcosa in merito al rapporto tra lex orandi (regola della preghiera) e lex credendi (regola del credere). Diciamo subito che nel Cattolicesimo c’è un rapporto strettissimo tra Credo e Preghiera, ma anche tra Preghiera e Credo.

Insomma, se si prega bene, si crede bene. Se si crede bene, si prega bene.

Tra Credo e Preghiera

La successione tra Credo e Preghiera è una successione logica. Infatti, c’è un legame propedeutico tra conoscenza e amore. Non si può amare ciò che non si conosce. Bisogna prima conoscere e poi si può amare.

C'è ancora qualcosa di Cattolico? Il Cardinal Zuppi cita il vangelo secondo Michela Murgia

 

Quello che ha scritto San Paolo su sodomiti e peccatori lussuriosi è indietrista e superato dalla verità rivelata dal vangelo secondo Michela Murgia.

Murgia 1, San Paolo 0.

Sappiatelo! Parola di Zuppi.

QUI Repubblica.

QUI Il Cammino dei Tre Sentieri

"O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né effeminati , né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio"

"Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti". Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti"

Natalino

giovedì 25 luglio 2024

L'arcivescovo di Liverpool "sfratta" l'Istituto Cristo Re dalla chiesa di Liverpool. - - #liverpool #ICRSS #traditionescustodes

Apprendiamo tramite gli amici di Una Voce Siviglia, una triste notizia per i fedeli tradizionalisti di Liverpool, riportata dal
Wigan Today, il 16/7/2024.
L'arcivescovo a inizio luglio ha cacciato l'ICRSS da una chiesa, in cui li aveva chiamati pochi mesi prima (aprile). Il motivo sarebbe "problemi finanziari" della curia. 
Roberto

Qui una nostra traduzione.

Il futuro della storica chiesa cattolica di Wigan è ancora incerto dopo la scomparsa del suo parroco di lunga data.
Padre John Johnson ha abbandonato il ministero attivo presso la chiesa cattolica romana di St Mary, a Standishgate, alla fine dell'anno scorso a causa di problemi di salute ed è purtroppo morto ad aprile.
La sua partenza ha creato un vuoto nella chiesa, classificata con una stella di Grado II*, mettendone in dubbio il futuro a lungo termine.
Ad aprile, l'arcivescovo di Liverpool Malcolm McMahon avea invitato l'ordine tradizionalista dell'Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote a occuparsi della chiesa a titolo di prova, con l'idea di assumerne il controllo in modo permanente.
Tuttavia, la loro ultima Messa è stata celebrata domenica 7 luglio e non è stata ancora sostituita.
Nel frattempo, i sacerdoti cattolici della vicina chiesa di San Giovanni celebreranno la messa a St Mary ogni sabato alle 17:00.
I parrocchiani hanno espresso il timore che si tratti semplicemente di una "sospensione

Difesa della Messa Tradizionale: 148ª settimana. Nuove manifestazioni di preghiera davanti agli uffici dell'Arcidiocesi di Parigi #traditioniscustodes

148ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA
PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE
DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI


Per i fedeli parigini, niente di nuovo?


Domenica 30 giugno, i fedeli legati alla liturgia tradizionale e che vegliano davanti a Notre-Dame du Travail si sono riuniti per recitare il loro rosario, preceduti di qualche giorno prima dai loro confratelli di St-Georges de la Villette mercoledì alle 17, prima di una legittima vacanza estiva. Al termine della preghiera in piazza, i fedeli del 14a arrondissement hanno fatto il punto relativo a quest'anno di mobilitazione, il terzo dopo i divieti pronunciati da monsignor Aupetit in diocesi.

In primo luogo, hanno potuto contare sull'incoraggiamento e il sostegno dei parroci, la maggior parte dei quali si sono mostrati favorevoli al ripristino della messa tradizionale. Inoltre, dall'inizio dell'anno scolastico nel settembre 2023, si segnala che è stato instaurato un dialogo tra l'Arcivescovo di Parigi e i rappresentanti dei gruppi stabili di fedeli di Notre-Dame du Travail e St-Georges de La Villette . Ma, sia chiaro subito, un vero dialogo tra sordi, e fatto via mail tramite un intermediario. Infatti, mons. Ulrich ha ordinato a mons. Chauvet di rispondere alle lettere in cui si chiedeva la ripresa del culto tradizionale. Mons. Chauvet, in

Svizzera. Arriva il suicidio assistito in “camere a gas”: colpa di una cultura protestante e calvinista? #300denari

È notizia di questi giorni sul via della Svizzera alla sperimentazione della
capsula del suicidio, la camera a gas fai da te che con un pulsante azionato direttamente dal malato sprigiona azoto fino alla morte. Si chiama “Sarco”, è un dispositivo stampato in 3D ed è stato brevettato per rendere più rapido e alla portata di tutti il suicidio assistito. E sarà possibile salire su questa Tesla dell’eutanasia (com’è stato subito ribattezzato dalla stampa) a due passi dal confine italiano, in Svizzera dove l’eutanasia è legale, con tanto di manuale per affrontare – sul piano giuridico e pratico – il viaggio di sola andata. Il titolo? “Going to Switzerland. How to plan your final exit”. Tutto acquistabile on line, con tanto di cime innevate e mucche pezzate.

Progettata sette anni fa da Philip Haig Nitschke – medico australiano fondatore di Exit International, società per azioni senza scopo di lucro che promuove il diritto all’eutanasia nel mondo – Sarco è sintesi del politicamente corretto: stampata in 3D con materiale biodegradabile, design minimalista ed accattivante che lo rende oggetto di desiderio, vetri oscurabili per garantirne comfort e privacy, uso di un gas inerte come l’azoto per evitare panico e senso di soffocamento, un pulsante di stop che può azionare il malato nel caso cambi idea, un sistema di monitoraggio delle sue facoltà cerebrali per assisterlo nel migliore dei modi fino alla fine. E dove – parola di Nitschke – la sensazione provata dall'occupante sarà al massimo quella di una lieve vertigine

Dalla nullità matrimoniale ad una solida famiglia cattolica

Dio scrive dritto su righe storte.
Luigi C.

UNA PICCOLA CASA SULLA ROCCIA

La parabola della casa costruita sulla roccia è una delle Parabole di Gesù contenuta sia nel Vangelo secondo Matteo (Mt 7,24–27) sia nel Vangelo secondo Luca(Lc 6,46-49). La parabola ci insegna l’importanza di costruire una vita in obbedienza agli insegnamenti e sull’esempio di Gesù.

Narrazione

Nel Vangelo secondo Matteo, la parabola viene presentata dopo il discorso della montagna con queste parole: «Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande» (Mt 7,24–27).
Questa parabola enfatizza il bisogno di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù, e parla di “delle persone che rivelano il loro cuore nelle loro azioni”. L’interpretazione più diffusa di questa parabola risale a san Giovanni Crisostomo, secondo il quale il Salvatore, con la pioggia, le alluvioni e i venti, esprime metaforicamente le calamità e le afflizioni di ogni uomo, come le false accuse, i complotti, le morti, la perdita degli amici, le vessazioni, tutte le malattie della nostra vita che ciascuno di noi può menzionare. “Ma nessuna di queste cose”, dice Lui, “riuscì a far cadere la casa, perché essa era fondata sopra la roccia”. Egli fonda la propria dottrina sulla roccia, perché i Suoi comandamenti sono più solidi di qualsiasi roccia, infrangendo tutte le onde delle questioni umane.
Per chi tiene con sé strettamente queste cose, non solo ne trarrà vantaggio quando altri lo vesseranno, ma anche quando diabolicamente complotteranno contro di lui. E non è vano parlare, perché ogni giorno riceviamo assalti del demonio, ma rimaniamo inamovibili; e gli apostoli pure erano come noi, quando tutte le onde del mondo si abbattevano contro di loro, quando nazioni e principi, persino il loro popolo oltre agli stranieri, sia gli spiriti maligni che il demonio in persona, quando ogni forza si muoveva contro di loro, rimasero fermi come la roccia, e riuscirono a disperderli.
Case sulla roccia devono essere costruite anche oggi, e nonostante le difficoltà sono possibili. E’ quanto testimoniato nel toccante volume “Una piccola casa sulla roccia. Storia della nostra conversione” di Marina e Giuseppe Formica, editrice Ares.

Dante Alighieri, nostro padre – Intervista a Marcello Veneziani

Il grande nostro Maestro Dante Alighieri.
Luigi C.

Mauro Faverzani , Schola Palatina, 6 Dicembre 2023

Ha cercato e ritrovato la personalità di Dante Alighieri e la sua concezione del mondo, evidenziandone i temi a lui cari quali l’amore, la Patria, la sapienza, la lingua e la politica: Marcello Veneziani, 66 anni, noto giornalista e scrittore, propone nel suo libro Dante, nostro padre, uscito l’anno scorso, un’antologia critica delle migliori pagine in prosa scritte dal grande autore fiorentino. Che, a settecento anni dalla sua morte, ha ancora molto da dire al mondo politico, anche contemporaneo, a quello culturale ed alla Chiesa.

Per capire cosa, esattamente, abbiamo intervistato Marcello Veneziani.

Dante è universale, si rivolge all’uomo in rapporto col divino e non a singoli mondi, ambiti o categorie. Ai politici contemporanei insegna l’onore, la fierezza, la coerenza, categorie del tutto obsolete nel nostro tempo e forse in ogni tempo. Insegna che non esiste potere senza carisma, non esiste dominio benefico che non abbia una legittimazione sacra e, per amore delle proprie convinzioni, idee e scelte, si è disposti anche a percorrere la via dell’esilio. Alla cultura insegna che il coraggio delle proprie idee vale almeno quanto le idee stesse, anzi quel che si è disposti a rischiare mostra la grandezza e lo spessore non solo di chi le professa ma a volte di quel che si professa. E insegna che “l’impegno civile” ha senso se è posto a guardia di una visione del mondo, di un orizzonte trascendente, di qualcosa che vada ben oltre l’umano, lo storico e il sociale. Alla Chiesa, infine, Dante ricorda che religioso non coincide con clericale, la fede non è pura sottomissione ad un potere e che la legittimazione spirituale della potestas politica, nella forma più alta dell’Impero non deriva dalla Chiesa, ma direttamente da Dio.

E cos’ha da dire, in generale, Dante all’uomo contemporaneo?

Né messa “proteiforme”, né forme parallele, né “messa matrioska”, ma tavolo comune.

Prof. A. Grillo
Abbiamo ricevuto e ben volentieri pubblichiamo di seguito la risposta del Prof. Grillo alla nostra ‘modesta proposta’ con cui lo invitavamo ad essere conseguente con i suoi due assiomi (il rito conciliare è l’unico rito ammissibile e sarà opportuno espandere ulteriormente le libertà che esso già concede di opzioni rituali concrete) e quindi propugnare l’inserimento, sotto il cappello del messale postconciliare, anche di opzioni pienamente compatibili col rito antico.

Come prevedibile, la risposta è negativa ed il Prof. Grillo rigetta l’idea di un messale ‘matrioska’: definizione invero azzeccata. Meno azzeccati sono invece gli argomenti a sostegno del diniego. I punti di maggior rilievo svolti da Grillo sono due:

- il primo concerne la possibilità di ordinazione sacerdotale femminile. Esula dalla questione strettamente liturgica del nostro dibattito il problema delle pretesse (e delle camioniste, evocate da Grillo): lasciamo quindi al lettore di giudicare quanto la tesi favorevole del Prof. Grillo sia compatibile con queste due proposizioni magisteriali (e quanto peso debba avere, dopo il Vaticano Primo, l'argumentum ex auctoritate ricavabile da asserzioni che arrivano – ed è ben raro – ad autoproclamarsi infallibili): “dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa” - “A questa infallibilità si è riferito Giovanni Paolo II in Ordinatio sacerdotalis



- il secondo assunto è invece che il ‘recupero’ degli elementi del vecchio rito all’interno della libertà celebrativa di quello nuovo è reso impossibile dall' incompatibilità assoluta tra vecchio e nuovo rito. Grillo arriva a definirli "forme di identità radicalmente conflittuali", aggiungendo che solo con la riforma conciliare la liturgia sarebbe stata "restituita a Cristo e alla Chiesa"; le due forme esprimono a suo dire due leges credendi incompatibili, cioè due fedi diverse, due religioni contrapposte: questo implica infatti la sua espressione "una riforma dei riti che diventa dogmaticamente decisiva" e ancor peggio il porre in dubbio - in critica al card. Mueller - la validità sacramentale del rito esecrato. Il Prof. Grillo ha la virtù della sincerità: per lui la 'Chiesa conciliare' è una nuova religione e non teme di dirlo.


Sono argomenti profondamente acattolici, direi perfino protestanti, laddove considerano quanto si è fatto fino al 1962 come espressione di una teologia/liturgia/religione affatto diversa, che per giunta aveva scippato la Messa ‘a Cristo e alla Chiesa’ (e allora che cos’erano le Messe dei nostri nonni, e di innumerevoli Santi? Messe nere? Simulazioni senza efficacia sacramentale e senza Cristo? Riti di una confessione diversa?). Ravvisare una cesura tra il prima e il dopo in questi termini assoluti (ermeneutica della rottura veramente on steroids) nega l’essenza stessa del Cattolicesimo che è, non dimentichiamolo, Scrittura, Magistero e insieme Tradizione. Lasciamo volentieri ai protestanti, e ai grillini, il sola scriptura. Dire che fino al 1962 la Messa non era ‘di Cristo e della Chiesa’ e che la nuova Messa esprime una teologia e fede diverse rende risibile - e, ci perdoni, vagamente ipocrita - ogni riferimento del Prof. Grillo ai concetti di tradizione e di trasmissione (in latino traditio, appunto) apostolica della Fede.

Ma soprattutto: ci spiegate in soldoni perché il rito tradizionale fa così paura? 

(Qui gli altri post sull’intervista di MiL al prof. Grillo e i commenti che ne sono seguiti)

Enrico


Né messa “proteiforme”, né forme parallele, né “messa matrioska”, ma tavolo comune.

Ho letto soltanto ieri lo scritto a firma Enrico su Messainlatino.it e rispondo volentieri alla sua proposta. Preciso, però, che le mie obiezioni alla teoria delle “forme parallele” parte da una evidenza dogmatica e sistematica, esattamente come le mie osservazioni sul valore non infallibile delle affermazioni sull’accesso della donna al ministero ordinato. In entrambi i casi mi muovo perfettamente all’interno del dibattito legittimo intorno a posizioni magisteriali che mancano di sufficiente argomentazione. Quello che valeva per la “forma straordinaria” vale per la “negazione di autorità” riguardo alle donne. La negazione tradizionalista della possibilità di ordinazione non è “maggiore comunione” con il magistero romano, ma sudditanza al pregiudizio

C'è ancora qualcosa di Cattolico? Figli e figliastri

Riprendiamo questa immagine dalla rete e ci chiediamo se agli occhi del buon Dio, o del suo Vicario, siamo tutti uguali.

Natalino

mercoledì 24 luglio 2024

Lo sfacelo della famiglia italiana: il divorzio

L'inizio di tutti i mali, il divorzio.
Luigi C.



“La Repubblica” del 10 luglio pubblica ampio articolo di Linda Laura Sabbadini, dedicato a L’Italia delle famiglie in miniatura. Solo una su tre ha più di due membri. Questo è il titolo.
“E’ ormai un lontano ricordo, un Amarcord – si legge – quello di un paese in cui le famiglie avevano un gran numero di componenti, o perché avevano molti figli, come a Sud, o perché più nuclei familiari vivevano insieme nelle zona della Terza Italia, Nordest e Centro, senza il Lazio”. Non è più così. Il 63% delle famiglie italiane ha al massimo due componenti. Quelle di sei componenti o più (due genitori e quattro o più figli) sono l’1% del totale. E al primo posto come tipologia familiare si collocano le persone sole, diventate quasi nove milioni, il 36.9% ancora più diffuse delle coppie con figli, senza altre persone, che non arrivano al 30%, ma che all’inizio degli anni ’80 erano la maggioranza. “Ma non basta. – continua l’articolo – Sono cresciute di molto le famiglie non

Acquapendente: un gioiello medioevale

La grande architettura cristiana.
Luigi C.


Incastonato tra colli e valli dell’alta Tuscia laziale, sorge un piccolo gioiello medievale: Acquapendente. Le prime tracce di un centro abitato sembrano risalire ad epoca etrusca, ma i più antichi documenti scritti sono del IX secolo: Arisa, il nome del piccolo borgo a quei tempi, era situato sulla via Francigena, percorsa continuamente da pellegrini e commercianti in viaggio verso Roma. Nel X secolo, l’imperatore Ottone I, in alcuni documenti, cita Acquapendente come un piccolo borgo che ritroviamo, un secolo dopo, tra il 1077 e il 1080, donato a papa Gregorio VII dalla contessa Matilde di Canossa, il cui vasto feudo dall’Emilia, passando per la Toscana, comprendeva tutti i territori dell’alto Lazio fino al lago di Bolsena compreso.

La festa dei “Pugnaloni”

Non appena eletto imperatore nel 1155, Federico Barbarossa si impossessò della cittadina di Acquapendente, punto strategico per la sua posizione, e fece costruire una fortezza che dominava la città. Poco durò l’occupazione della cittadina da parte del Barbarossa, perché gli abitanti, restii ad una dominazione che, in quanto sudditi del Papa, non riconoscevano, si ribellarono nel 1166 e rasero al suolo il castello, di cui oggi rimane solo una torre.

Secondo la tradizione, l’avallo all’insurrezione venne dato dalla Madonna stessa che il 15 maggio di quell’anno, vista l’incertezza degli abitanti sul da farsi, li confermò nel loro intento, facendo fiorire davanti a due contadini un ciliegio completamente secco. Raggiunto dalla notizia del miracolo, papa Alessandro III incoraggiò i cittadini di Acquapendente e inviò truppe pontificie per sostenerli.

Ancora oggi, il 15 di maggio, si festeggia ogni anno l’anniversario del miracolo

La Messa tradizionale nell'arte #156 - La Messa di S. Giacomo maggiore - Mendoza (XVII sec.) Granada. - #mtlnellarte #sangiacomo #santiago #ammazzamori

Domani, 25 luglio la Chiesa commemora l'Apostolo S. Giacomo Maggiore, noto in Spagna anche come el Matamoros ("l'Ammazzamori") a seguito del suo patrocinio (e secondo la tradizione, del suo miracoloso intervento a cavallo) per la vittoria dell'esercito cristiano a Clavijo  contro l'emirato musulmano di Cordova (23/5/844).  Mito o realtà? Non possiamo dirlo. Di fatto il racconto dell'evento fu determinante per l'inizio della connotazione della Storia cristiana e nazionale spagnola e ispirò la meritoria Reconquista della Spagna, iniziata con la battaghlia a Covadonga nel 718  e terminata il 2 gennaio 1492 grazie all'intervento decisiso dei Re Cattolicissimi Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia.
Durante tutti questi secoli, oltre alla croce, fu assunta anche l'immagine di San Giacomo a cavallo che sconfigge i mori come fondamentali elementi iconografici.  
Con l'occasione, arricchiamo la nostra rubrica "MTL nell'arte" del mercoledì con questo dipinto del XVII secolo, opera di Mendoza, che è stato realizzato sulla parete della Cappella

Gli Ebrei sono tenuti a convertirsi?

Gli ebrei dovranno convertirsi!
Luigi C.

Il Cammino dei Tre Sentieri,  19 LUGLIO 2024


Nelle Memorie dell’Oratorio, scritte da san Giovanni Bosco, c’è un fatto interessante che serve a smentire la convinzione -ahinoi!- oggi molto diffusa tra i cattolici secondo cui gli Ebrei non avrebbero bisogno di convertirsi.
Ecco ciò che racconta don Bosco:

Feci amicizia con un giovane ebreo di nome Giona. Aveva circa diciotto anni e cantava magnificamente. Giocava molto bene al biliardo. Egli mi si affezionò e ricercava la mia amicizia. C’intrattenevamo insieme cantando, giocando e raccontandoci storielle. Un giorno gli accadde di essersi azzuffato in una rissa e venne da per per chiedere consiglio sul da fare. “Se tu, caro Giona -gli dissi- fossi cristiano, ti direi di andarti a confessare subito, ma ciò non ti è possibile.”
Egli però replicò: “Ma anche noi abbiamo una specie di confessione…”
“No, non è una confessione, perché solo il prete cattolico può rimettere i peccati.”
Nacque in lui la voglia di confessarsi. Al che gli dissi: “Vedi, caro Giona, la confessione toglie i peccati commessi dopo il battesimo. Il problema è che tu non sei nemmeno battezzato, perché ebreo.”

Perché il modernismo “cattolico” non sopporta il Diritto Naturale?

Combattiamo il modernismo imperante oggi nella Chiesa.
Luigi C.



Perché il modernismo e il neomodernismo non sopportano il Diritto Naturale?
La spiegazione e’ molto semplice. Perché riconoscere tale Diritto significa riconoscere Dio come Logos, ovvero come Colui che nella sua natura è primariamente Verità e poi Amore. Primariamente, non nel senso ontologico né cronologico, ma logico.

L’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec ha optato per il Novus Ordo nel suo prossimo Capitolo. Cosa faranno le famiglie?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1069 pubblicata da Paix Liturgique il 22 luglio, in cui si ritorna sul caso dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec, una florida società di vita apostolica femminile, dedita all’educazione dell’infanzia e legata alla liturgia tradizionale (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUIQUI, QUI su MiL).

L.V.


Per quanto riguarda le scuole, d’ora in poi saranno frequentate soprattutto dalla borghesia progressista detta «bobo», che rifiuta di accettare la mescolanza sociale

Con le battute d’arresto di madre Marie Ferréol e la sentenza del Tribunale civile di Lorient che

martedì 23 luglio 2024

Bibbia CEI 2008: “La dittatura del politicamente corretto censura il testo biblico sulla sodomia, nel rito Ambrosiano”

Il peccato di sodomia che...sparisce: "Siamo arrivati al punto di censurare il testo biblico, solamente perché non va a nozze con la mentalità del mondo? Concludo, quindi, affermando che non ci troviamo davanti a un ‘errore’, come tanti pubblicati in questo spazio web, ma a vera e propria censura. E dove c’è censura, c’è dittatura, non libertà".
Siamo arrivati al punto di censurare il testo biblico, solamente perché non va a nozze con la mentalità del mondo?
Luigi C.


Ringrazio un nostro lettore lombardo, che ci ha inviato la segnalazione.
Per chi non fosse al corrente, il rito Ambrosiano è valido solo nella diocesi di Milano e alcuni comuni fuori Milano, pertanto differisce in alcuni aspetti dal rito romano.
Mi piacerebbe conoscere i liturgisti ambrosiani che hanno ideato la Prima Lettura della IV Domenica dopo Pentecoste (16 Giugno 2024). Vorrei consegnare loro personalmente una medaglia, e, magari, dare un pizzicotto sulla guancia.
Una lettura meravigliosa divenuta scempio, attraverso lo spezzettare, tagliare, cucire, al fine di evitare parti considerate, evidentemente, politicamente non corrette. Quindi, da censurare.
Il passo in esame è la Prima Lettura della IV Domenica dopo Pentecoste, Genesi 19 (La distruzione di Sodoma).
Vediamo il testo (NB: Liturgia Ambrosiana).