Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 960 bis pubblicata da Paix Liturgique il 22 settembre, in cui – per gentile concessione di Marc Fromager, ex direttore della fondazione di diritto pontificio Aid to the Church in Need [Aiuto alla Chiesa che Soffre: N.d.T.] – si riproduce l’affascinante intervista realizzata da Antoine Bordier per la rivista Entreprendre in occasione del viaggio apostolico di papa Francesco a Marsiglia per la conclusione dei «Rencontres Méditerranéennes».
Queste voci devono essere viste come un ritorno alla realtà nella Chiesa Cattolica che – come ha detto papa Francesco alla XXXVII Giornata mondiale della gioventù a Lisbona – ha il dovere di accogliere tutti? Ricordate l’ormai famoso «Todos, todos, todos!» (QUI) Ovunque, certo, ma anche a Tolone e a Tyler (Texas)…
L.V.
Un anno fa, con una mossa rara, il Vaticano ha sospeso l’ordinazione di sacerdoti nella Diocesi di Fréjus-Tolone retta da mons. Dominique Marie Jean Rey, uno dei Vescovi più conservatori dell’Episcopato francese. I suoi metodi e la sua politica di accoglienza di nuove comunità – alcune delle quali tradizionaliste – erano nel mirino delle autorità romane, così come la solidità della formazione impartita ai sacerdoti nel Séminaire diocésain La Castille de l’Immaculée Conception.
Il divieto papale ha congelato la vita di una cinquantina di seminaristi, quindici dei quali avrebbero dovuto essere ordinati negli anni 2022 e 2023. Papa Francesco cambierà questa decisione quando visiterà Marsiglia questa settimana? Ne abbiamo parlato con Marc Fromager, ex direttore della fondazione di diritto pontificio Aid to the Church in Need [Aiuto alla Chiesa che Soffre: N.d.T.].
Marc Fromager, può dirci cosa sta succedendo nella Diocesi vicina a Marsiglia, a pochi giorni dalla visita di papa Francesco a Marsiglia, alla quale parteciperà mons. Dominique Marie Jean Rey, il Vescovo della Diocesi interessata.
Marc Fromager: La Diocesi di Fréjus-Tolone è una delle più dinamiche di Francia, soprattutto in termini di iniziative missionarie, visione ecclesiale e vocazioni sacerdotali e religiose. L’anno scorso, per la prima volta, a pochi giorni dalle ordinazioni previste come di consueto in tutta la Chiesa, alla fine di giugno, tutto è stato bloccato dal Vaticano in questa Diocesi della regione del Var. Anche quest’anno non ci sono state ordinazioni, il che significa che i futuri ordinandi aspettano ormai da due anni un’ordinazione che non è ancora arrivata, e per la quale loro, le loro famiglie e l’intera Diocesi sono stati lasciati nello scompiglio più totale.
È uno scandalo?
No, non si può dire così. Ma è una questione importante e urgente. Molto.
Prima di approfondire l’argomento, la prego di presentarsi. Chi è lei e perché ha così a cuore la difesa dei seminaristi e della Chiesa?
Ho sempre lavorato nella e per la Chiesa. Prima di tutto presso la ONG Délégation Catholique pour la Coopération, poi presso la famiglia ecclesiale Communauté des Béatitudes, nella Diocesi di Nîmes, e poi per molto tempo ho diretto la fondazione di diritto pontificio Aid to the Church in Need. Recentemente ho lanciato l’associazione Mission Ismérie. E ora sono con l’associazione SOS Chrétiens d’Orient. Ho avuto il privilegio di servire la Chiesa per trentadue anni.
Quasi una vita, insomma, dedicata alla Chiesa?
Sì, è vero. Non è molto comune al giorno d’oggi. Ecco perché amo così tanto la Chiesa e la conosco così bene. Aggiungerei che, per parlare dell’argomento in modo più ampio e senza diventare clericali, tutti possono facilmente capire che la qualità delle comunità parrocchiali dipende in larga misura dalla qualità del servizio (santità) dei sacerdoti. Questo non può essere insegnato, ma può essere facilitato e sostenuto da un alto livello di formazione. Senza seminaristi, il futuro della Chiesa è inesistente o in dubbio. I seminaristi rappresentano quindi una parte quasi visibile del futuro della Chiesa. Questi giovani sono il tesoro più prezioso della Chiesa. Lo abbiamo visto alla XXXVII Giornata mondiale della gioventù di Lisbona quest’estate. Questi giovani che si donano a Dio e all’umanità sono bellissimi! Sono eroici, ed è per questo che dobbiamo avere la massima cura di loro, soprattutto in luoghi come il nostro dove le vocazioni sono sempre più rare.
La Chiesa francese è stata colpita duramente dalla crisi delle vocazioni. Le cifre sono sconcertanti: tra il 1945 e il 2020, il numero dei sacerdoti è stato diviso per dieci. Oggi ci sono circa 5.000 sacerdoti sotto i sessant’anni. Anche i frequentatori abituali della chiesa sono in declino. Oggi rappresentano solo il 2-3 per cento della popolazione francese. È un motivo di preoccupazione?
Sì, è molto preoccupante per la nostra società, che è stata costruita su basi cristiane. Lo vediamo ogni giorno. La nostra società sta perdendo i suoi valori. Sta perdendo le sue basi. A cominciare dai valori della famiglia. La Chiesa ha un ruolo importante da svolgere in questo senso. Le vocazioni nascono nelle famiglie.
Qual è il suo rapporto con mons. Dominique Marie Jean Rey, Vescovo di Fréjus-Tolone, la Diocesi che per la prima volta nella storia della Chiesa è stata sottoposta a tale divieto?
Conosco mons. Dominique Marie Jean Rey da diversi anni. Ho già partecipato con lui ad alcuni viaggi in Brasile, dove abbiamo incontrato le cosiddette comunità carismatiche. In Colombia, abbiamo incontrato comunità più tradizionali. E in Medio Oriente, per dimostrare la nostra vicinanza ai nostri fratelli e sorelle che in Oriente soffrono perché perseguitati. Abbiamo lavorato molto al loro fianco. E continuiamo a farlo. Ho avuto anche l’opportunità di incontrarlo in occasione di vari eventi ecclesiali, come la Nuit des Témoins, un evento annuale a sostegno dei Cristiani perseguitati, il Riviera French Institute ecc.
L’anno scorso, nella nostra inchiesta pubblicata il 29 giugno, abbiamo fatto riferimento al comunicato stampa di mons. Dominique Marie Jean Rey: «In attesa dell’esito delle discussioni in corso con i Dicasteri romani, è stato chiesto di rinviare le ordinazioni diaconali e sacerdotali previste per la fine di giugno». Quanto potrebbe durare ancora questa situazione?
Mi piacerebbe davvero saperlo! E non sono l’unico. Tutti vorremmo saperlo. Il prolungamento senza precedenti di questa apparente sanzione e l’opacità in cui siamo tenuti, per quanto riguarda l’esito di questa sorprendente incriminazione, stanno diventando pesanti. Non siamo degli sprovveduti. La maggior parte dei laici è coinvolta nella Chiesa, noi finanziamo la Chiesa. Abbiamo diritto a delle spiegazioni.
Certo, dobbiamo credere che il Vaticano abbia le sue ragioni, che non necessariamente devono essere tutte comunicate, ma in un momento di inclusione, tolleranza e carità fraterna promossa universalmente dalla Chiesa stessa, un minimo di considerazione sarebbe gradita per i fedeli, i seminaristi, gli ordinandi e le loro famiglie. Non dimentichiamo il Vescovo che soffre di questa situazione, come un padre che non può più offrire un futuro ai suoi figli. Dopotutto, è il successore degli Apostoli, come gli altri Vescovi e Cardinali. Non è un alto funzionario dell’istituzione che non ha più alcuna visione o responsabilità ecclesiale.
Secondo lei, di cosa è accusato mons. Dominique Marie Jean Rey?
Non ne ho idea! Dovrebbe chiederlo al Santo Padre. Qualcuno ha parlato dell’eccessivo numero di ordinazioni, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma vorremmo sapere come questo è diventato un reato? Altri dicono che ci sono troppe vocazioni straniere e che manca il discernimento. Ma non c’è quasi Parrocchia in Francia che non accolga uno o più sacerdoti stranieri, la maggior parte dei quali provenienti dall’Africa. Infine, alcuni lamentano un’eccessiva benevolenza nei confronti degli ambienti tradizionali, ma anche in questo caso, è contraria al diritto canonico? O è diventato inopportuno, persino sgradevole nelle alte sfere? Mons. Dominique Marie Jean Rey ama la Chiesa e ha dedicato la sua vita a servirla. I suoi metodi sono diretti? Si muove molto – troppo – velocemente? Solo chi non fa nulla sbaglia, e anche in questo caso! In definitiva, cosa gli stiamo criticando? Che la sua energia smisurata evidenzia l’immobilismo di molti suoi colleghi? Questo è molto in linea con la nostra epoca, che è tutta incentrata sull’elogio della mediocrità: soprattutto, non fare mai rumore!
Sempre durante la nostra inchiesta, abbiamo intervistato il famoso Odon Vallet, esperto storico delle religioni. Ci ha detto: «Quando la Chiesa parla di “visita fraterna”, ciò che significa in realtà è un vero e proprio disaccordo tra Roma e Tolone. Un’incomprensione che può sembrare contraddittoria in un momento in cui papa Francesco chiede apertura e visita alle periferie. Questo sembra essere ciò che mons. Rey sta facendo. Papa Francesco ha fretta di prendere questo tipo di decisioni negli ultimi mesi del suo pontificato». Cosa ne pensa?
Non ho altre informazioni. Detto questo, se una visita descritta come «fraterna» crea una tale confusione, non sono sicuro di aver capito tutto della lettera enciclica Fratelli tutti sulla fraternità e l’amicizia sociale. Una volta si diceva che «la carità comincia in casa». Oggi, a volte, abbiamo l’impressione di essere chiamati a mostrare fraternità agli altri, ma non ai nostri vicini, sia a livello religioso che politico.
A pochi giorni dall’arrivo di papa Francesco, quali sono i motivi per cui spera che la storia abbia un lieto fine? Papa Francesco, il cardinale Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo metropolita di Marsiglia, e la Conférence des Evêques de France correranno il rischio di chiudere il Séminaire diocésain La Castille de l’Immaculée Conception e di costringere mons. Dominique Marie Jean Rey a dimettersi? Qualche settimana fa, durante la XXXVII Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, davanti a un milione e mezzo di giovani, papa Francesco ha aperto le braccia a tutti i giovani, dicendo: «Nella Chiesa c’è posto per tutti». Aprirà di nuovo le braccia ai giovani seminaristi?
Possiamo solo sperare! Comunque sia, una decisione deve essere presa. Non possiamo rimanere indefinitamente in questo stato di vaghezza, che non sembra molto evangelico. «Il vostro “sì” sia sì, e il vostro “no” no» (Giac 5, 12), si potrebbe dire.
Detto questo, è improbabile che l’argomento sia all’ordine del giorno durante il viaggio apostolico di papa Francesco. Il Santo Padre ha insistito sul fatto che verrà a Marsiglia e non in Francia, il che sembra escludere anche i suoi vicini più prossimi.
[Nota del redattore] Ultime notizie: secondo Odon Vallet, «è stata finalmente trovata una soluzione intermedia. Mons. Dominique Marie Jean Rey non sarà più costretto a dimettersi. Al suo fianco verrà nominato un Vescovo coadiutore» [un vice-successore: N.d.R.]. Dato che mons. Rey compirà 71 anni il 21 settembre e che andrà in pensione tra meno di quattro anni (il giorno del suo 75º compleanno), costringerlo a dimettersi sarebbe la soluzione più inopportuna. Infine, ammettiamo che i pensieri di Dio sono «imperscrutabili». E anche quelli di papa Francesco!
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