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martedì 18 giugno 2024

Intervista di MiL al prof. Andrea Grillo sulla liturgia tradizionale: "La Chiesa non è un club di notai o di avvocati"

Durante la Tre Giorni su don Primo Mazzolari (vedere foto sotto) che si tiene ogni anno in Diocesi di Cremona, a Bozzolo, il Vostro ha incontrato il Prof. Andrea Grillo, capofila del progressismo liturgico: professore di Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina; prolifico liturgista, teologo e autore di un frequentato blog "Come se non" (QUI).
Dal prof. Grillo ci separa, dal punto di vista della teologia liturgica, quasi tutto (QUI i molti post di MiL), ma abbiamo sempre apprezzato la sua "brutale" franchezza: almeno parla chiaro.
In Traditionis Custodes, documento che sembra preparato all'interno del Culto Divino, si riconosce però, a nostro parere, l'impostazione del suo pensiero, dei suoi scritti e delle sue proposte operative.
Il professore, che ringraziamo molto e apprezziamo per la sincerità, ci ha gentilmente concesso un'intervista che riportiamo qui sotto, da cui traspare tutta la sua avversione verso i tradizionalisti di cui dice "essere una setta che sperimenta la infedeltà come una salvezza". 

A proposito dei temi trattati in questa intervista girano ancora più insistentemente le voci di divieto totale per la liturgia tradizionale. (Qui MiL in un post di ieri segnalatoci dagli amici di Rorate Caeli). 

 traduzione in inglese di Diane Montagne 
traduzione in tedesco di Giuseppe Nardi
un primo commento del prof. C. Gnerre 
Luigi C. 

 1. Messainlatino: - Perché, come almeno a noi pare, sembra che a tutti i costi non si voglia dare libero spazio nella Chiesa Cattolica ai tradizionalisti fedeli a Roma (al pari di tanti altri movimenti laicali), e che essi siano  solo fedeli da rieducare?

Prof. Grillo - Nella prima domanda sono contenute numerose inesattezze che compromettono il senso stesso della questione. Provo ad illustrarle una per una. Quelli che lei chiama “tradizionalisti fedeli a Roma” sono in realtà persone che, per diversi motivi, si trovano in contrasto con Roma, non in un rapporto di fedeltà. L’elemento di contrasto non riguarda semplicemente una “forma rituale”, ma un modo di intendere i rapporti interni ed esterni alla Chiesa. Tutto comincia dall’equivoco generato (in buona fede, ma con un giudizio

del tutto sbagliato) da parte del MP Summorum Pontificum, che aveva introdotto un “parallelismo rituale” (tra NO e VO) che non ha alcun fondamento né sistematico né pratico: non è fondato teologicamente e genera divisioni maggiori di quelle presenti prima. L’idea di “fedeltà a Roma” deve essere contestata: per essere fedeli a Roma occorre acquisire una “lingua rituale” secondo ciò che Roma ha comunitariamente stabilito. Non si è fedeli se si tiene il piede in due scarpe. Aver mostrato questa contraddizione è il merito di TC, che ristabilisce l’unica “lex orandi” vigente per tutta la Chiesa cattolica. Se uno mi dice che è fedele allo stesso tempo a NO e VO, gli rispondo che non ha capito che cosa significa tradizione, al cui interno sta un legittimo e insuperabile progresso, che è irreversibile.

 

2. Messainlatino: - Dopo il pellegrinaggio Parigi-Chartres 2024 (18.000 persone, età media 25 anni, vescovi diocesani, un cardinale di santa romana Chiesa, ampia copertura mediatica, vedere MiL) ritiene che la Chiesa ormai debba pensare ad una pastorale anche per il carisma "tradizionale" (al pari di altri movimenti sorti dopo il CVII) o possa continuare a negare la massiccia vitalità della liturgia antica?

Prof. Grillo - Che cosa sono 18.000 persone rispetto alla grande moltitudine della Chiesa cattolica? Poco più di una setta che sperimenta la infedeltà come una salvezza, spesso legata a posizioni morali, politiche e di costume del tutto preoccupanti. Non è cambiando le parole che si migliorano le cose. Tradizione e tradizionalismo non possono essere identificati. Il tradizionalismo non è “uno dei tanti movimenti” (anche se può avere caratteristiche in parte simili ad alcuni dei movimenti più fondamentalisti, inopportunamente favoriti negli ultimi 40 anni), ma una forma di “negazione del Concilio Vaticano II” che non può non essere ostacolata in modo netto all’interno della esperienza ecclesiale. La Chiesa non è un “club di notai o di avvocati” che coltivano le loro passioni estetiche o progettano la strumentalizzazione della Chiesa come “il museo più famoso” .


3. Messainlatino: - Come mai, secondo lei, soprattutto in area anglofona e francofona, c'è un aumento considerevole di fedeli, seminaristi, conversioni, offerte economiche, famiglie numerose di area tradizionalista (a fronte di un’evidente e grave crisi quali-quantitativa delle parrocchie Novus Ordo, almeno nel mondo occidentale)?

Prof. Grillo - Siamo di fronte ad una distorsione dello sguardo. La fede incontra, soprattutto nel mondo occidentale, una crisi che è iniziata da più di un secolo e che negli ultimi 50 anni ha conosciuto una accelerazione molto forte. Ma alla crisi non si risponde restaurando del forme di vita della “società dell’onore”. Non sono le “cappe magne” o le “lingue morte” a dare forza alla fede. Rafforzano solo legami identitari, forme di fondamentalismo e di intransigentismo, che non sono più quelle di 100 anni fa, ma che assumono figure inedite, in cui al massimo di vita post-moderna si sposa una identità “cattolica” che di cattolico ha soltanto la etichetta idealizzata. Non è un fenomeno ecclesiale o spirituale, è un fenomeno di costume e di forme di vita, che poco ha a che fare con la tradizione autentica della chiesa cattolica. 

 

4. Messainlatino: - Quindi, in questa situazione di carestia di seminaristi e di moria di fedeli giovani, perché, secondo lei, il S. Padre Francesco sembra considerare - almeno apparentemente - come nemici solo i fedeli tradizionalisti (che pregano una cum Papa nostro Francisco  e crescono sempre di più)?

 Prof. Grillo - Anzitutto la “carestia di seminaristi” e “fuga dei giovani” non è solo un dato negativo: è il segno di un travaglio necessario all’intera Chiesa. Le soluzioni “facili” (riempiamo i seminari tradizionalisti di giovani militarizzati sul modello di presbiteri del XVII o XVIII secolo) sono solo abbagli, di cui fanno le spese anzitutto i soggetti coinvolti. Generano non vita di fede, ma spesso grande risentimento e irrigidimento personale. Non mi preoccuperei del fatto che papa Francesco senta questo come un pericolo. Mi ha preoccupato molto di più che i suoi predecessori lo abbiano considerato una risorsa. La nostalgia non è mai una risorsa, anche quando illude sul fatto che la Chiesa non abbia nulla da riformare, ma trovi tutte le risposte solo nel passato. Per pregare “una cum papa” non si può farlo a chiacchiere, ma condividere con la Chiesa e con il papa anzitutto l’unico ordo vigente. Altrimenti si chiacchiera, ma si vive in contrasto con la tradizione.

 

5. Messainlatino: - E' possibile che una forma rituale che è stata per moltissimo tempo quella "normativa" della Chiesa Cattolica, ora non possa più avere spazio, insieme a tanti altri riti della Chiesa Cattolica stessa (inter alia quello mozarabico, ambrosiano, caldeo, di S. Giovanni Crisostomo, armeno, etc.)? Perché non fare coesistere il carisma tradizionale nella grande diversità dei carismi ecclesiali: “Non dobbiamo avere paura della diversità dei carismi nella Chiesa. Al contrario, dobbiamo rallegrarci di vivere questa diversità" (Francesco, 2024)?

Prof. Grillo - Anche in questo caso nella domanda, che viene formulata, si manifesta un equivoco piuttosto pesante. D’altra parte riconosco che nella sua domanda risuona una delle motivazioni più forti (e meno giustificabili) che ha segnato la stagione (di Summorum Pontificum) alla quale vi siete talmente legati da farne quasi il vostro vessillo. Al centro di quel documento, infatti, stava una argomentazione che suonava: “ciò che è stato sacro per le generazioni passate, non può non essere sacro anche per quelle attuali”. Da dove viene questo principio? Non dalla teologia, ma dalla emozione nostalgica verso il passato. Un tale principio tende a “fissare la Chiesa” sul suo passato. Non sul “depositum fidei”, ma sul rivestimento che esso ha assunto in una stagione, come se fosse definitivo. Che vi siano state, lungo la storia, forme rituali che vengono riconosciute nella loro “alterità” dipende dalla tradizione “specifica” di luoghi, o di ordini religiosi. Nessuno mai ha potuto pensare che, a livello universale, fosse lasciata a qualcuno la libertà di stare in una versione del rito romano o nella versione superata da una riforma generale. E non si possono usare “da destra” le grandi idee paoline in modo così spudorato: la libertà dei carismi non si può pensare per alimentare una “anarchia dall’alto”, come ha fatto irresponsabilmente la attuazione del MP Summorum Pontificum. Molto meglio sarebbe stato lavorare “su un unico tavolo”, perché tutti potessero contribuire ad arricchire “l’unica forma rituale vigente”. La scommessa di un miglioramento reciproco tra NO e VO è stata una strategia e una teologia del tutto inadeguata, alimentata da una astrattezza ideologica.

 

6. Messainlatino: - Lei ha rivolto pesanti critiche alla liturgia tradizionale. Pensa che i fedeli che la preferiscono abbiamo anch’essi il diritto di rivolgere analoghe critiche  alla riforma liturgica, o ritiene che l’analisi critica della liturgia possa andare solo nel senso della corrente teologica della quale Lei è un autorevolissimo esponente?

 Prof. Grillo: Io non ragiono per “fazioni” o per “partiti”. Io cerco soltanto di leggere la tradizione e di scoprire che cosa possiamo fare e che cosa non ci è permesso. Tutti possono fare oggetto di elaborazione critica ogni passaggio della tradizione. A me interessa che i passaggi siano argomentati. Le argomentazioni dei tradizionalisti sono deboli, perché negano della tradizione la cosa che meglio la qualifica: ossia il suo servizio al cambiamento. Chi contesta la riforma liturgica ha tutto il diritto di parlare, ma non può pretendere che i propri argomenti siano “autodimostrativi”. Ad es. non si può desumere dalla propria critica alla “riforma della Settimana Santa” il diritto di ricorrere ai riti precedenti “ogni riforma” del Triduo, ossia ai riti precedenti gli anni 50 del 900. Chi si muove in questo modo non solo non contribuisce al dibattito ecclesiale, ma si colloca oggettivamente al di fuori dela tradizione cattolica e, per quanto riaffermi la propria “fedeltà al papa”, di fatto la sta negando. Non è così semplice evitare di diventare “sedevacantisti”, nei fatti prima che nelle affermazioni.

 

7. Messainlatino: - Un ultima domanda. Noi riteniamo che la riforma liturgica abbia complessivamente fallito (come si evince dai seminari e dalle chiese vuote, dalle parrocchie e diocesi accorpate, etc.), e che abbia contribuito alla crisi della Chiesa. Pensiamo anche che per difenderla si cerchi di dipingere come risultati attesi quelli che a noi sembrano conseguenze negative. Come proverebbe a farci cambiare idea?

 Prof. Grillo: - Ci sono casi, nel confronto teologico e liturgico, nei quali l’utilizzo degli argomenti può essere votato al fallimento. Io non vi rinuncio mai (non sarei teologo, se non confidassi nella argomentazione) ma capisco la difficoltà. Uso in questi casi un ragionamento che spesso si fatica a comprendere. Anche il noto giornalista Messori è spesso caduto in questo errore uguale al vostro. Voi dite “la riforma liturgica è fallita” e ragionate sul piano dei numeri. Voi pensate così: se nella storia qualcosa è prima di qualcos’altro, allora ciò che sta prima è causa di ciò che viene dopo. Non è difficile, così, ritenere che dei mali degli anni 70-80-90, fino al 2024, la responsabilità sia il Concilio Vaticano II e in particolare la riforma liturgica. Questo modo  di ragionare, però, non è fondato storicamente. La crisi della Chiesa è largamente in anticipo rispetto al sorgere del pensiero liturgico: Guéranger e Rosmini parlano di “crisi liturgica” già per il 1830-40. Festugière agli inizi del XX secolo dice “nessuno sa più che cosa è celebrare”...ma voi non solo ignorate tutto questo, ma tendete a semplificare le cose e a pensare che “se non si fosse fatta la riforma” noi saremmo ancora alla Chiesa degli anni 50. Qui c’è un difetto di sguardo, che deriva da una analisi troppo superficiale della relazione tra forma ecclesiale e forma rituale. Per farvi cambiare idea io penso che si dovrebbe anzitutto riflettere sulla relazione tra liturgia ed esperienza ecclesiale. Il discepolato di Cristo non è la adesione ad un club della alta società né una associazione per parlare una lingua strana o per identificarsi nel passato, coltivando ideali reazionari. La tradizione non è passato, ma futuro. Siccome la Chiesa e la fede sono una cosa seria, non possono essere ridotte alla associazione di chi coltiva la nostalgia del passato.

 *




43 commenti:

  1. La cosa che meglio qualifica la tradizione sarebbe il suo servizio al cambiamento.....Una delle tante frasi campate per aria .

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  2. Ho letto le vostre domande a costui, ma non le sue risposte, perché costui non si ascolta a prescindere. Costui ha già i suoi pulpiti, perché offrirgliene un altro in casa propria ?

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    1. Allora lei non leggerebbe Rahner perchè è cattivo teologo?

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    2. ci sono tanti libri buoni da leggere, perché sprecare tempo e fosforo su quelli cattivi ?

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    3. Dissento. Questa intervista, per le risposte becere di Grillo, dove non argomenta alcunché se non accusare i tradizionalisti di non sapere argomentare, è decisamente utile perché mostra la violenza del boss supremo e dei suoi accoliti, dietro la apparente facciata del sinodalismo. Violenza che si scatena contro tutti e tutto, ma in particolare contro la liturgia tradizionale, perché percepisce che è "fonte e culmine" della resistenza all'eresia che ultimamente vorrebbe imporre alla Cattolica, trasformando la Chiesa di Gesù Cristo in una religione mondialista di asservimento dell'uomo, oppio dei popoli.

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    4. Esattamente. Se si "dialoga" coi lupi, ha già illustrato Fedro come va a finire.

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  3. Trovo sintomatica la frase “Anzitutto la ‘carestia di seminaristi’ e ‘fuga dei giovani’ non è solo un dato negativo: è il segno di un travaglio necessario all’intera Chiesa”. L’abilità più radicata nei progressisti è la reinterpretazione della realtà nella migliore pratica orwelliana: quello che è un male diventa un bene; chi ha passione e fede diventa un peso e un limite alla Chiesa; 18.000 persone non sono l’esempio (oltretutto parziale!) di vitalità e fiducia ma al massimo una piccola setta. Vero, la Chiesa non sarà composta di notai ma certamente è animata da prestigiatori e azzeccagarbugli

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    1. Beh, era un mantra nell'immediato postconcilio parlare di crisi di crescita, quando tutto.andava a rotoli

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  4. "Che cosa sono 18.000 persone rispetto alla grande moltitudine della Chiesa cattolica?", la carità ideologica di chi ritiene sacrificabili al proprio punto di vista i dissenzienti dà i brividi: sono parole che suonano di persecuzione e ricordano l' "expedit unum hominem mori pro populo" di chi sapendo tutto non aveva capito niente ma era forte della sua ben pagata posizione di potere. Qui perseveraverit usque in finem salvus erit.

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  5. Il Prof. Grillo parlerà pure chiaro ... ma l'essere dotto ed erudito ( sarà se capisce espressioni di lingua morta) non cambierà secoli e secoli di bellezza, perfezione e verità con la bruttezza, imperfezione e bugia delle sempre più storture nella Santa Messa.
    Nelle sue risposte il Prof.evidenzia
    sempre in modo dispregiativo (pur cambiando aggetivi espressioni )l'aspetto tradizionale, non si tratta solo di antiche o antiquate pratiche ma della vera essenza tramandata per secoli ( se pur azzopada negli anni) della messa di "Sempre".
    Sarà che cosa avrebbe risposto un Padre Pio al caro Prof.Grillo.
    Non per niente Dio ha sempre preferito l'ignoranti e gli umili per i Sui progetti.

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  6. Caro Professore La ringraziamo per la sincerità. Naturalmente siamo d'accordo con Lei su niente. Dio La benedica!

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    1. Che bel commento! Questo dovrebbe essere sempre lo spirito e lo stile. Discutere, parlare anche chiaro e persino ‘ruvido’ ma volersi bene e rispettarsi.

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  7. E dopo questa lettura resto ancora di più con la Tradizione. Mi spiace solo per i tanti seminaristi rovinati nelle facoltà teologiche dai sui insegnamenti.

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  8. La tautologia è divenuta dottrina.

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  9. Grillo: "Le argomentazioni dei tradizionalisti sono deboli, perché negano della tradizione la cosa che meglio la qualifica: ossia il suo servizio al cambiamento".

    Scroscio di risate. Il prof. Grillo forse commenta così questo passaggio ai suoi studenti: "O Timoteo, custodisci il buon deposito (1Tm 6, 20)... un giorno servirà al cambiamento!".

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  10. Al prof. Grillo sfugge che anche i demoni di Gerasa erano tanti e Gesù era solo, ma come andò a finire? I cattolici della tradizione non sono aprioristicamente contrari al Vaticano II, ma alla alla Messa n.o. che si è discostata dai dettami della costituzione conciliare sulla liturgia ( art. 36 L'uso della lingua latina ...sia conservato nei riti latini....si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia specialmente _ genus per speciem derogatur- nelle letture e nelle ammonizioni. ( art.54 ...si abbia cura che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme anche in lingua latina le parti dell'ordinario della messa che spettano ad essi...)
    Il prof. Grillo confonde la Chiesa come istituzione che semper renovanda est con la preghiera liturgica per eccellenza che è la Santa Messa che il Concilio Vaticano II non ha cambiato ma lo ha fatto l'improvvida commissione Bugnini il cui lavoro fu forse troppo frettolosamente approvato da Paolo VI cui rimprovero di non essere corso ai ripari neppure dopo essersi accorto che attraverso la nuova liturgia ( definita fessura del tempio) era entrato il fumo di satana.

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    1. Non si meravigli. È un Custode della Rivoluzione. Non è cattolico, ma gnostico.

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  11. Grillo dimostra di essere anche lui un notaio e avvocato. A me non piacciono i tradizionalisti fondamentalisti e in questo Grillo ha delle ragioni. Ma non sopporto neanche i progressisti fondamentalisti come lui. La Tradizione non è solo futuro, è anche passato. Ossia è continuità di crescita. Ciò conporta certo cambiamento ma non può comportare rottura. Altrimenti è lo sradicamento dell'albero. È vero che fino al Tridentino c'era pluralismo liturgico (non sempre di certa legittimità e per questo Pio V salvò solo i riti, come l'ambrosiano, che avevano più di due secoli) ma proprio per questo il MP Summorum Pontificum ristabiliva quella libertà e pluralità liturgica tradizionale e medievale. Ma Grillo preferisce l'omologazione moderna, introdotta per ragioni storiche dal Tridentino, e semplicemente sostituisce come omologante il rito postconciliare a quello antico. Poi esaltare il deserto della scristianizzazione e chiamarlo un fatto positivo è atteggiamento analogo a quello dei nomadi beduini che appunto vivono a loro agio nel deserto.

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  12. Il prof. Grillo è l’ispiratore del gruppo di parroci della diocesi di Modena che vivono in comunità, il gruppo trainante e’ composto da don Cavani, don Colombini, don Seghedoni sono circa una decina, hanno modificato il Credo, il Padre nostro , il Rosario e non fanno più le benedizioni pasquali.Quella si che è una setta eretica a tutti gli effetti.

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  13. A lui non importa delle contraddizioni palesi della Tradizione che ci sono state negli ultimi anni. Dato che per lui il cattolicesimo sta morendo sei cattolico solo se sei in crisi, se sei spaesato, se non sai più a quello in cui credi. Sennò non sei cattolico. E lo fanno pure insegnare questo.

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  14. Più grave ancora la posizione di chi lo ha messo nei posti dove si trova e chi lo foraggia!

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  15. L'esimio prof.Grilo dimentica due piccoli particolari: 1.nella Chiesa non è mai stato in vigore il positivismo giuridico e/o liturgico che dir si voglia. Dunque una cosa non è vera solo perché il papa o il Vaticano hanno deciso così, ma una cosa è vera se è "aderente alla realtà". Dunque a quello che la Chiesa ha sempre insegnato, perché Dio non può contraddirsi. Ormai nessuno studioso serio può chiamare "riforma" quella che fu una "difforma" previa distruzione di quello che c'era prima. 2.anche solo quei 18.000 non si possono paragonare alla sola chiesa militante (ammesso e non concesso che nella Chiesa militante tutti gli altri siano d'accordo con il professore). Perché a quei 18.000 vanno sommati i miliardi vissuti dalla Pentecoste alla mitica riforma post-conciliare e che ora "sussistono" nella Chiesa purgante ed in quella trionfante.

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  16. Lasciate che i morti seppeliscano i loro morti

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  17. Il modernismo é ateismo.

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  18. A me sembra che le argomentazioni ideologiche, ascientifiche e soggettive siano proprio del prof. Non poggiano su nessuna teologia cattolica, solo pensiero modernista e progressista. E professori del genere sono la maggioranza a tutti i livelli di istruzione e materie. Spingete allora i giovani cattolici integrali a studiare per diventare docenti o giornalisti: solo intervenendo sull'istruzione di massa potremo difenderci. Come dimostrano gli esempi dei professori Mora e Viglione

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  19. Sarà tra gli sconfitti della Storia (quella con la S maiuscola) ma con i tempi della Chiesa. Sta disperatamente portando avanti ciò che una stagione di rivoluzionari criptoprotestanti e massoni in talare, ormai scomparsi dalla circolazione, si era illusa di aver prodotto come la più grande vittoria di sempre sull'Istituzione di cui facevano parte e che vedevano come il più grande baluardo della reazione. La sua rabbia traspare dalle sue parole. Non sei arrabbiato quando hai vinto e sai di continuare a vincere. Non è stupido. Ma ci vorranno i tempi di Dio, che non sono i nostri.

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    1. Concordo in pieno, commento molto sottile che mi fa cogliere meglio l'intervista, grazie.

      Ma non concordo sul fatto che criptoprotestanti e massoni siano scomparsi dalla circolazione. È evidente che le generazioni siano cambiate perché parliamo di decenni e più, ma temo si possa sospettare un ricambio generazionale e non è difficile trovare notizia di molti "cripto" (filoprotestanti, gnostici, ignoranti o semplicemente confusi) divenuti "rivelati". Temo che l'andamento sia negativo: i chierici sono sempre meno e in sempre maggiore numero vanno per corrispondenze e connivenze con... i chierici mondani, i forti del mondo, il mistero d'iniquità, l'Anti-cristo.

      "14 E se qualcuno non dà retta alla nostra parola per mezzo di questa lettera, costui segnatelo (CEI 74: "prendete nota di lui"), rammentando di non aver commercio con lui affinchè si vergogni; 15 non dico di trattarlo come nemico, ma ammonitelo come fratello." (San Paolo 2 tessalonicesi 3, Ricciotti)

      Non io, non "noi", è Cristo che vince.

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  20. Perché non è stato chiesto al prof. Grillo che cos'è la Chiesa cattolica, secondo lui? Forse avrebbe potuto illuminarci in proposito, perché ci ha detto di sfuggita ciò che non è, vale a dire "un club di notai o avvocati". Ma non dovrebbe essere neppure un club di intellettuali radical folgorati sulla via di Lutero, che storicizzano i dogmi e dogmatizzano i segni dei tempi.

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  21. E' molto meglio la franchezza del prof. Grillo che le circonlocuzioni ipocrite di altri. Almeno non gli manca l'onestà intellettuale. Pur dissentendo dalla sostanziale condanna senza appella del movimento tradizionale, alcune sue osservazioni possono valere come un non inutile esame di coscienza.

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  22. Risposte "acide", forse per la consapevolezza che il ritorno al Buono, al Bello e al Vero (alias Tradizione) di tante persone è in continua crescita, se dobbiamo parlare di numeri. E poi non si vuole riconoscere l'influenza nella neo-chiesa della massoneria, che la neo-chiesa ha sposato il progetto (diabolico) del Nuovo Ordine Mondiale... Comunque, all'erudizione del prof. Grillo preferisco la Saggezza del prof. Geremia: "... Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre..." (Ger 6, 16)

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  23. Tutti i soggetti di questo tipo finiscono male. Se preti lasciano il sacerdozio prima o poi. E così sarà del gruppo di Modena. Se laici finiscono nell'immoralità o nella disperazione con le sue conseguenze. La cosa grave è: per tutto il tempo che sono nella chiesa, trasformandola nel proprio porcile, fanno dei danni inenarrabili. Questo interessa al diavolo, perdere le anime. Come ci riesce sono dettagli.

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  24. Aumentiamo la nostra fede in Gesù Cristo. L’eresia modernista presto sarà sconfitta.

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  25. «Non si è fedeli se si tiene il piede in due scarpe». Ma l’esimio Grillo sa benissimo che, al contrario, la Chiesa Cattolica tiene il piede liturgico in una pluralità di scarpe: a cominciare dal rito ambrosiano, dalla liturgia mozarabica, coltivata a Toledo, e dal rito di Braga in Portogallo. L’ esimio non s’è certamente scordato che dal suo detestato Benedetto XVI in avanti, i cristiani provenienti dall'anglicanesimo possono conservare le loro tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali purché conformi alla fede cattolica. Per non dire delle chiese cattoliche orientali che seguono le tradizioni alessandrina, antiochena, armena, caldea e bizantina. Per di più Bergoglio, parlando con i gesuiti del Congo e del Sud Sudan, ha elogiato la liturgia chiamata zairese o congolese e ha vagheggiato l'eventuale elaborazione di un rito amazzonico. Dunque, come la mettiamo? Nel cattolicesimo c’è spazio per tutti i riti tranne che per uno?

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  26. "Se uno mi dice che è fedele allo stesso tempo a NO e VO, gli rispondo che non ha capito che cosa significa tradizione, al cui interno sta un legittimo e insuperabile progresso, che è irreversibile." L' intervistato da voi mi sembra un po' fuori binario. Certo a lui fanno comodo i fedeli al VO che fanno muro contro muro. Io sono nato con il VO e l' ho visduto per 25 anni. La prima volta che entrai in Chiesa e vidi l' Altare rivolto ai fedeli, pensai di essere entrato in una chiesa protestante. Non era la mia parrocchi e chiesi al mi parroco come mai accadesse ciò. Mi spiegò la situazione . Cosa avrei dovuto fare: apostatare? Ho accettato obtorto collo il cambiamento ed ho pregato Dio anche con la nuova formula ma mai rifiutando la vecchia. Sarebbe lungo continuare. La mia unica presa di posizione, se così vogliamo chiamarla, è il rifiuto categorico della Santa Comunione in mano. Lì non transigo, cascasse il mondo ma forse questo il vostro intervistato non lo capirà mai.

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  27. Complimenti all'avvocato Casalini che riesce sempre a rimanere equilibrato e rispettoso, anche nei casi in cui si potrebbe legittimamente "incavolare" contro quelli che accusano i cultori della tradizione di voler trasformare la Chiesa in un "club di avvocati"...! Grazie, Davide

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  28. Ho avuto Grillo come prof. e non l’ho mai digerito. Un prete mancato, per fortuna! Tuttavia devo concordare con il fatto che queste fazioni sono logoranti. Tradizionalisti, modernisti e post modernisti e ancora contemporanei, non se ne può più! Farsi guerra sulla cosa più bella al mondo: l’Eucaristia!!! In un rito o in un altro basta celebrarlo bene, con amore e devozione unendosi a ciò che la Chiesa di sempre ha voluto. Mi dispiace come ha parlato di BXVI. Certo però che si è un po’ esagerati, un tantino di vero c’è, in alcuni, che il ritualismo ha preso il sopravvento sul ritualità. L’essenza, l’essenza…buon combattimento! Vi benedico

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  29. Interessante l'accenno velenoso ai "movimenti fondamentalisti". Ce l'ha con ciellini, neocatecumenali, carismatici...? Il bello è che, con tutti i loro difetti, costoro sono molto meglio dei vari pseudocattolici modernisti alla Grillo.

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    1. A mio parere, potrebbero nascere delle interessanti novità dall'incontro del mondo "tradizionale" e del mondo dei movimenti. Ferme restando le enormi differenze fra questi ambienti, credo ci possa essere molto in comune...innanzitutto Cristo

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  30. Avete del tempo da perdere appresso ad un personaggio del genere e purtroppo l'avete fatto perdere anche a me...

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  31. È pacifico e al di là di ogni ragionevole dubbio che, disponendo il soggetto della laurea in legge (almeno per quanto ritraibile dal curriculum), abbia tentato di fare l'avvocato o il notaio e non vi sia riuscito.

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  32. Non sono un esperto del tema e non ho mai visto una messa in latino. Magari ha ragione il professore.

    Da fratelli nella fede, però, la prima cosa che mi è venuta in mente dopo aver letto queste risposte è stata: "ma lo sa che un giorno dovremo rendere conto a Dio di quanto fatto e delle tesi sostenute in vita?"
    Ripeto, magari ha ragione lui. Io però ho la sensazione sia caduto in grave e pericoloso errore.

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