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lunedì 3 marzo 2025

Conclave, Papa Francesco: giù il quorum, la battaglia per la successione. La tentazione del Papa

Mala tempora currunt.
Grazie a Franca Giansoldati per questa notizia che gira da tempo negli atrii vaticani.
Neppure il dittatore della Nord Corea cambierebbe le regole dell'elezione a questo punto. Per una Chiesa a immagine e somiglianza del Dittatore (in questo caso vestito di bianco): «È possibile che Francesco in questa fase voglia pensare a chi potrà continuare a portare avanti la sua eredità».
QUI X.
Luigi C.

Franca Giansoldati, Il Messaggero, 3-3-25

Sussurri e grida. Un po’ come nel celebre film di Bergman. In attesa che Papa Francesco possa fare ritorno a Santa Marta per la convalescenza, in Vaticano prendono corpo vecchie paure. Una in particolare: che il pontefice nell'immediato futuro voglia modificare la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, per abbassare il quorum necessario all’elezione del futuro pontefice e portarla dagli attuali due terzi dei voti alla sola maggioranza dei suffragi. Al momento all’orizzonte non c'è nulla, solo speculazioni e calcoli. Eppure già l’idea mette in agitazione i settori più conservatori. Già un paio d'anni fa il progetto aveva sollevato un gran dibattito interno. Allora si parlava della possibilità di aprire le congregazioni generali (generalmente riservate a tutti i cardinali, sia elettori che non elettori) anche altre figure rappresentative della Chiesa. L'ipotesi fu sepolta.

Era dovuto intervenire anche il peso massimo dei giuristi, il cardinale Gianfranco Ghirlanda per respingere le notizie pubblicate da autorevoli siti ultra conservatori (The Remnant e The Pillar). «Falsità». La cosa dunque morì lì e non se ne parlò più fino a questi giorni che la voce ha ripreso quota. Gli ambienti più conservatori tremano e danno per scontato una imminente accelerata di riforme varie in arrivo. Tutta colpa del (brutto) clima conclavizio. Così – fatti i dovuti scongiuri - in questo riaffiorare continuo di ipotesi, il fantasma della modifica ha finito per prendere corpo. Per i conservatori sarebbe una mossa da non escludere. Il pensiero del deep state d’Oltretevere di matrice anti-bergogliana è riassumibile in una frase ascoltata da un cardinale di lungo corso: «È possibile che Francesco in questa fase voglia pensare a chi potrà continuare a portare avanti la sua eredità».

LA SUCCESSIONE

Insomma: spianare la strada ad un successore in grado di prendere in mano la sua eredità per terminare il progetto iniziato della Chiesa «ospedale da campo». Luis Badilla, ex direttore del sito para-vaticano Sismografo, nella sua newsletter settimanale, ha annotato che l'aria della successione papale è già diventata irrespirabile. Sul resto: corvi, complotti, manovre, indiscrezioni, a suo dire, sono elementi che servono solo a «sdrammatizzare le circostanze attuali che, volente o nolente, proiettano le prime dinamiche conclavarie». Ma perché fa tanta paura ai conservatori l’immaginato progetto dell'abbassamento del quorum? Il Collegio cardinalizio allo stato attuale è composto da 137 elettori, di conseguenza occorre raggiungere il quorum dei 91 voti, un numero altissimo rispetto i conclavi precedenti caratterizzati da meno cardinali di quanti non siano gli attuali.

A rendere faticosa da raggiungere la soglia dei 91 è la scarsa omogeneità del corpo elettorale e la modesta conoscenza interpersonale dei cardinali. Insomma, troppe le incognite aperte e il forte rischio di avere un conclave prolungato dal rischio incerto. Una eventuale modifica per abbassare il quorum per portarlo alla maggioranza assoluta, alzerebbe le possibilità per arrivare più velocemente ad un eletto di fede bergogliana.

Ovviamente queste sono speculazioni che però tengono impegnati i cardinali mentre all'esterno già si formano già le tifoserie. In questi giorni, per esempio, su X circola la foto del cardinale Parolin, con la spiegazione «il più papabile», mentre in parallelo è nato un profilo chiamato Papability Index per fornire ogni giorno l'elenco delle previsioni (anche se non si conoscono bene i criteri adottati). In testa c'è lo statunitense Prevost, poi il canadese Lacroix e terzo il filippino Tagle, tutti ultra bergogliani. Di italiani, in questo indice, figura solo Parolin, dato al quattordicesimo posto.