Post in evidenza

Card. Arizmendi difende gli “adattamenti liturgici” per i Maya, scagliandosi contro i tradizionalisti: “Né Gesù né gli apostoli hanno celebrato con questo Messale tridentino”.

Ancora sul grottesco rito maya. Questa volta, purtroppo, da parte del card.  Arizmendi. " È qui che coglie l'occasione per attaccar...

lunedì 21 ottobre 2024

Roberto de Mattei. "La santa intransigenza"

Acute riflessioni del prof. Roberto de Mattei.
"Noi seguiamo con fierezza la scuola della “santa intransigenza”" (a maggior ragione oggi, anniversario della battaglia di Lepanto).
Luigi C.

30-9-24

L’intransigenza è la fermezza con cui si difendono le proprie idee. E’ santa quando queste idee sono religiose. Non di una religione qualunque, ma di quella vera, fondata da Gesù Cristo, Uomo-Dio, Redentore del genere umano. La maggiore intransigenza che si possa immaginare è espressa dai dogmi della Chiesa cattolica, che sono talmente veri da essere definiti come infallibili.
Per difendere il nome di Cristo e il Suo insegnamento, innumerevoli cristiani hanno affrontato persecuzioni, sofferenze e morte nel corso della storia. I martiri sono stati testimoni di Cristo, unica Via, Verità e Vita (Gv, 14, 8). All’epoca dell’Impero romano, come in quella odierna del relativismo, si riteneva che tutte le religioni dovessero essere equiparate. Nel Pantheon antico tutte le religioni dovevano subordinarsi al culto della dea Roma; nel Pantheon moderno devono subordinarsi al culto del relativismo che, negando a ogni religione, il diritto di definirsi assolutamente vera, le proclama tutte false. Per questo la società moderna può essere qualificata come intrinsecamente atea, anche se la dittatura del relativismo non arriva ancora alle persecuzioni cruente dei primi secoli della Chiesa.

Coloro che abbracciano in pieno la filosofia del relativismo sono una minoranza, come sono una minoranza coloro che si comportano con santa intransigenza nell’ora attuale. La maggior parte degli uomini, oggi come allora, è fatta di mediocri, che odiano tutto ciò che porta allo scontro delle idee. L’uomo mediocre è colui che odia gli uomini a lui superiori, perché la loro presenza turba la sua tranquillità, che non è la “tranquillitas ordinis” classica, cioè la pace assicurata dall’ordine dei valori assoluti, ma è quella del proprio egoistico interesse. L’uomo superiore è invece colui che segue una regola di vita e di pensiero alta e disinteressata. E’ un uomo di idee ferme e coerenti, di princìpi vissuti.

Lo scrittore francese Ernest Hello ha dedicato pagine memorabili all’”uomo mediocre”. L’uomo mediocre – scrive Hello – è quello che vive nella paura di compromettersi. Ha paura delle polemiche, delle controversie. Detesta il genio e la virtù, ama la moderazione e quello che chiama il “giusto mezzo”. Una sua caratteristica è la deferenza che ha per l’opinione pubblica. Non parla, ripete. Rispetta coloro che hanno successo, ma ha timore di coloro che sono combattuti dal mondo. Arriverebbe a fare la corte al suo peggiore nemico se questi fosse omaggiato dal mondo, ma è pronto a prendere le distanze dal suo migliore amico quando il mondo lo attacca.

L’uomo mediocre ama presentarsi come “moderato”. La moderazione, quando è vera, è una virtù, ma non ha nulla a che fare con il “moderatismo”, che è invece una pratica di vita, che si oppone all’intransigenza di chi combatte per difendere la verità. All’ipermoderato la verità sembra un eccesso, come del resto l’errore.

In un articolo pubblicato sulla rivista “Catolicismo” nel settembre 1954, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, spiegava bene come “la caratteristica propria del moderatismo è quella di condurre in pratica ad una posizione “terzaforzista”, intermedia tra la verità e l’errore, tra il bene e il male. Se ad un estremo sta la Città di Dio, i cui figli cercano di diffondere il bene e la verità in tutte le forme, e se all’altro estremo sta la Città di Satana, i cui seguaci cercano di diffondere l’errore ed il male in tutte le forme, è chiaro che la lotta tra queste due città è inevitabile: due forze, operando sullo stesso campo e in sensi opposti, debbono necessariamente combattersi. Da questo si deduce che non può darsi diffusione della verità e del bene che non implichi la lotta all’errore e al male; inversamente, non può esserci diffusione dell’errore e del male che non comporti la lotta contro la verità e il bene, contro coloro che diffondono la verità e che lavorano per il bene”.

Il moderato, l’uomo mediocre detesta l’uomo coerente con le proprie idee, che definisce intollerante. In realtà l’’intolleranza non è una virtù, così come non lo è la tolleranza, ma, come la tolleranza può essere conseguenza dell’esercizio della virtù. L’intolleranza può essere legata all’amor proprio, all’arroganza, allo zelo amaro, oppure nascere da un amore intransigente della verità, così come la tolleranza può derivare dalla carità e dalla prudenza, ma può anche essere figlia di un colpevole relativismo e spirito di compromesso.

Intolleranza è il termine spregiativo che i filosofi dell’illuminismo, come Voltaire, diedero alla santa intransigenza. Colui che professa la santa intransigenza ha il suo modello nella Beatissima Vergine Maria. In un altro articolo dedicato questa volta, a L’Immacolata e la santa intransigenza, su “Catolicismo” del marzo 1954, il prof. Corrêa de Oliveira, dopo descritto l’epoca di confusione e corruzione morale del tempo che precedette la nascita di Cristo, scrive: “Mentre il mondo antico viveva tutte queste circostanze, chi era la Santissima Vergine, creata da Dio in quell’epoca di completa decadenza? Era la più completa, intransigente, categorica, inequivocabile e radicale antitesi del proprio tempo. (…) Immacolato” è una parola privativa. Essa significa etimologicamente l’assenza di macchie, e quindi di ogni e qualsiasi errore, per minimo che sia, e di ogni e qualsiasi peccato, per lieve e insignificante che sembri. È l’integrità nella fede e nella virtù. È quindi l’intransigenza assoluta, sistematica, irreducibile, è l’avversione completa, profonda e diametrale, ad ogni specie di errore o di male. La santa intransigenza nella verità e nel bene è l’ortodossia e la purezza, in quanto si oppone all’eterodossia e al male. Per amare Dio senza misura, la Madonna corrispondentemente amò di tutto cuore tutto quanto è di Dio. E poiché odiò senza misura il male, odiò senza misura Satana, le sue pompe e le sue opere; odiò il demonio, il mondo e la carne [“perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” – cfr. Gv. 2, 16-17]. La Madonna della Immacolata Concezione è la Madonna della santa intransigenza.”

E per questo noi seguiamo con fierezza la scuola della “santa intransigenza”.