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lunedì 14 ottobre 2024

Luis Badilla. Il Sostituto Peña Parra e le sue interferenze in un processo per abusi su minori. Ipotesi devastante: un altro caso Rupnik? #rupnik

Grazie a Luis Badilla per la notizia di questo ennesimo scandalo, in tema di abusi, che sta coinvolgendo il Vaticano e il S. Padre Francesco.
QUI le notizie di Mil sul chiacchierato S. Ecc. mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato .
"La dimensione devastante di questa vicenda, almeno allo stato attuale e con le poche informazioni disponibili, fa venire in mente subito una altro caso simile: quella della scomunica comminata all'ex gesuita Marko Rupnik e poi cancellata in pochi giorni".
QUI e QUI The Pillar.
Luigi C.

Il Sostituto Peña Parra e le sue interferenze in un processo per abusi su minori. Vicenda inquietante. Ipotesi devastante: un altro caso Rupnik?

Lo scontro tra il Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Edgar Peña Parra, discusso prelato venezuelano, e mons. John Joseph Kennedy, a capo della Sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) per l'espulsione dallo stato clericale di Ariel Alberto Pràncipi, ex presbitero argentino accusato di pedofilia, è finito male per l’arcivescovo venezuelano. Peña Parra, con metodi e procedimenti discutibili, fece fare un “nuovo” processo presso la Segreteria di Stato per annullare le sentenze contro Ariel Alberto Pràncipi e reintegrarlo allo stato clericale. Di fatto, poi, arrivò la sentenza a favore del prete spretato.

Insomma, si voleva chiudere tutto come se niente fosse, eppure si trattava di spazzare via di colpo due sentenze di due processi regolari, legali e legittimi. Intanto, dove era il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin? Cosa si è tentato di sancire? Come mai si è pensato che alla fine decideva la Segreteria di Stato?

Eppure è noto a tutti, anche a mons. Peña Parra, che le questioni di pedofilia sono competenza del Dicastero per la Dottrina della Fede.

Vicenda grave e inquietante

La vicenda, piuttosto grave e inquietante, è raccontata in un ampio articolo di The Pillar, che tra l'altro precisa passaggi che pongono, indirettamente e anche direttamente, diverse domande insidiose:

- Ma qual è il ruolo del Papa in questi processi? Quelli del DDF e quello della Segretaria di Stato?

- Da che parte arrivano al DDF gli input del Papa?

- E' pensabile che Peña Parra, mentre il card. Parolin non si sa dove fosse, possa aver ordinato un processo extra DDF senza la firma del Pontefice? 

- Chi ha dato a Peña Parra l'autorità per fare un processo al di sopra di quelli sanciti dal DDF nel caso specifico di questo ex prete argentino?

- Come mai, e a quale titolo, la Segreteria di Stato tramite il suo Sostituto pratica questo tipo di ingerenze se non ha nessun ruolo nelle questioni sulla lotta alla pedofilia tra membri del clero?

- Corrisponde al vero che l'annullamento del processo illegittimo della Segreteria di Stato si è fatto con la firma del Papa il 7 ottobre scorso?

Infine, The Pillar osserva che in questi anni le ingerenze della Segreteria di Stato nei processi della DDF per vicende di pedofilia non sono cosa rara. Anzi, non pochi funzionari del DDF si sono lamentati spesso su queste interferenze illegali e illegittime.

Dubbio devastante: un altro caso come quello della scomunica a Rupnik?

Secondo un nuovo articolo di The Pillar, la vicenda dell'ex prete Ariel Alberto Pràncipi è talmente grave che pone domande severe sull'integrità del diritto in Vaticano. E' cambiato qualcosa in Vaticano? si domanda il sito che allarga i dubbi anche al ruolo di Papa Francesco e al suo modo di esercitare il potere.

Si tenga conto che in Vaticano nessuno può annullare un processo canonico senza la firma del Papa.

The Pillar intanto indica tre ipotesi.

Il ragionamento molto interessante del sito statunitense è, in sintesi, questo:

Se il Papa dovesse aggirare l'intero processo canonico per la gestione delle accuse di abusi sessuali su minori (un processo sul cui rafforzamento, almeno sulla carta, ha puntato gran parte del suo pontificato) per reintegrare un prete colpevole per fare un favore agli amici, si tratterebbe di uno scandalo di proporzioni catastrofiche per Francesco. Ma nessuna delle informazioni disponibili al pubblico finora indica che Peña Parra stesse agendo su istruzioni papali, o attribuisce un peso pontificio diretto alle sue azioni. Quindi, soppesando il potenziale coinvolgimento di Francesco nel caso, si suggeriscono, tutto sommato, tre possibilità:

(1) Uno, Peña Parra stava agendo su istruzioni esplicite del Papa, ma con istruzioni altrettanto esplicite di tenere il suo nome fuori dalla vicenda. Questa è, per usare un eufemismo, la possibilità più incendiaria, poiché suggerirebbe che Francesco non solo voleva reintegrare un chierico colpevole, ma che ha agito per farlo in un modo che riconosceva il potenziale scandalo e cercava di isolarsi da esso.

(2) Papa Francesco ha consegnato tutti gli appelli a favore di Pràncipi al suo capo di gabinetto con l'istruzione di "fare qualcosa" con questo materiale e in questo meccanismo Peña Parra si è assunto l'onere di agire come una sorta di prima e ultima corte di appello canonico, al di sopra del DDF.

(3) Il Papa non è stato effettivamente coinvolto direttamente, invece Peña Parra è stato lui stesso interpellato dagli amici di Pràncipi e si è assunto la responsabilità di agire per suo conto, informando e coinvolgendo Francesco solo vagamente per assicurarsi la sua tacita approvazione.

La dimensione devastante di questa vicenda, almeno allo stato attuale e con le poche informazioni disponibili, fa venire in mente subito una altro caso simile: quella della scomunica comminata all'ex gesuita Marko Rupnik e poi cancellata in pochi giorni.