Il Sostituto
Peña Parra e le sue interferenze in un processo per abusi su minori. Vicenda inquietante.
Ipotesi devastante: un altro caso Rupnik?
Lo scontro tra il Sostituto della Segreteria di Stato, mons. Edgar Peña Parra, discusso prelato venezuelano, e mons. John Joseph Kennedy, a capo della Sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) per l'espulsione dallo stato clericale di Ariel Alberto Pràncipi, ex presbitero argentino
accusato di pedofilia, è finito male per l’arcivescovo venezuelano. Peña Parra, con metodi e procedimenti discutibili, fece fare un “nuovo” processo presso la Segreteria di Stato per annullare le sentenze contro Ariel Alberto Pràncipi e reintegrarlo allo stato clericale. Di fatto, poi, arrivò la sentenza a favore del prete spretato.Insomma, si voleva chiudere tutto come se niente
fosse, eppure si trattava di spazzare via di colpo due sentenze di due processi
regolari, legali e legittimi. Intanto, dove era il cardinale Segretario di Stato
Pietro Parolin? Cosa si è tentato di sancire? Come mai si è pensato che alla
fine decideva la Segreteria di Stato?
Eppure è noto a tutti, anche a mons. Peña Parra,
che le questioni di pedofilia sono competenza del Dicastero per la Dottrina
della Fede.
Vicenda
grave e inquietante
La vicenda, piuttosto grave e inquietante, è
raccontata in un ampio articolo di The Pillar, che tra l'altro precisa passaggi che pongono,
indirettamente e anche direttamente, diverse domande insidiose:
- Ma qual è il ruolo del Papa in questi processi? Quelli
del DDF e quello della Segretaria di Stato?
- Da che parte arrivano al DDF gli input del Papa?
- E' pensabile che Peña Parra, mentre il card.
Parolin non si sa dove fosse, possa aver ordinato un processo extra DDF senza
la firma del Pontefice?
- Chi ha dato a Peña Parra l'autorità per fare un
processo al di sopra di quelli sanciti dal DDF nel caso specifico di questo ex
prete argentino?
- Come mai, e a quale titolo, la Segreteria di Stato
tramite il suo Sostituto pratica questo tipo di ingerenze se non ha nessun
ruolo nelle questioni sulla lotta alla pedofilia tra membri del clero?
- Corrisponde al vero che l'annullamento del processo illegittimo della Segreteria di Stato si è fatto con la firma del Papa il 7 ottobre scorso?
Infine, The Pillar osserva che in questi anni le
ingerenze della Segreteria di Stato nei processi della DDF per vicende di
pedofilia non sono cosa rara. Anzi, non pochi funzionari del DDF si sono
lamentati spesso su queste interferenze illegali e illegittime.
Dubbio
devastante: un altro caso come quello della scomunica a Rupnik?
Secondo un nuovo articolo di The Pillar, la vicenda dell'ex prete Ariel Alberto Pràncipi
è talmente grave che pone domande severe sull'integrità del diritto in
Vaticano. E' cambiato qualcosa in Vaticano? si domanda il sito che allarga i
dubbi anche al ruolo di Papa Francesco e al suo modo di esercitare il potere.
Si tenga conto che in Vaticano nessuno può
annullare un processo canonico senza la firma del Papa.
The Pillar intanto indica tre ipotesi.
Il ragionamento molto interessante del sito
statunitense è, in sintesi, questo:
Se il Papa dovesse aggirare l'intero processo
canonico per la gestione delle accuse di abusi sessuali su minori (un processo
sul cui rafforzamento, almeno sulla carta, ha puntato gran parte del suo
pontificato) per reintegrare un prete colpevole per fare un favore agli amici,
si tratterebbe di uno scandalo di proporzioni catastrofiche per Francesco. Ma
nessuna delle informazioni disponibili al pubblico finora indica che Peña Parra
stesse agendo su istruzioni papali, o attribuisce un peso pontificio diretto alle
sue azioni. Quindi, soppesando il potenziale coinvolgimento di Francesco nel
caso, si suggeriscono, tutto sommato, tre possibilità:
(1) Uno, Peña Parra stava
agendo su istruzioni esplicite del Papa, ma con istruzioni altrettanto
esplicite di tenere il suo nome fuori dalla vicenda. Questa è, per usare un
eufemismo, la possibilità più incendiaria, poiché suggerirebbe che Francesco
non solo voleva reintegrare un chierico colpevole, ma che ha agito per farlo in
un modo che riconosceva il potenziale scandalo e cercava di isolarsi da esso.
(2) Papa Francesco ha
consegnato tutti gli appelli a favore di Pràncipi al suo capo di gabinetto con
l'istruzione di "fare qualcosa" con questo materiale e in questo
meccanismo Peña Parra si è assunto l'onere di agire come una sorta di prima e
ultima corte di appello canonico, al di sopra del DDF.
(3) Il Papa non è stato
effettivamente coinvolto direttamente, invece Peña Parra è stato lui stesso
interpellato dagli amici di Pràncipi e si è assunto la responsabilità di agire
per suo conto, informando e coinvolgendo Francesco solo vagamente per
assicurarsi la sua tacita approvazione.
La dimensione devastante di questa vicenda, almeno allo stato attuale e con le poche informazioni disponibili, fa venire in mente subito una altro caso simile: quella della scomunica comminata all'ex gesuita Marko Rupnik e poi cancellata in pochi giorni.
Nessun commento:
Posta un commento