Utili riflessioni sulle idee di Sigmund Freud che si sono, purtroppo, inserite nei gangli della Chiesa.
Luigi C.
Schola Palatina, Corrado Gnerre, 8 Maggio 2024
La teoria di Freud inizia con una convinzione ben precisa: le nevrosi non hanno cause organiche ma funzionali. Queste cause sono nell’inconscio (es), ovvero in quella parte della psiche sottostante alla coscienza (io), parte inconscia occupata da ricordi ed esperienze represse che possono tradursi in pulsioni, complessi, paure, fobie, pensieri irrazionali.
L’inconscio, e non la coscienza, costituirebbe la causa prevalente del funzionamento della psiche; anzi, la coscienza sarebbe solo una punta (una sorta di iceberg) di un grande sommerso, che è appunto l’inconscio. Ecco perché, soprattutto da Freud in poi, si è fatta strada una distinzione nel campo della psicologia. Si è iniziato a parlare di psicologia razionale e di psicologia sperimentale.
La prima s’inserisce nella prospettiva classica e tradizionale: la psiche va studiata nell’ambito della natura della persona.
La seconda, invece, si limita allo studio del funzionamento della psiche evitando d’inquadrarla in una realtà più grande che debba comprenderla, ovvero la natura della persona umana; a conferma della convinzione – tutta freudiana – secondo cui la natura umana non è prevalentemente caratterizzata dalla coscienza consapevole e libera, ma da un insieme indefinibile di pulsioni istintive ed irrazionali.
La cosiddetta “scoperta” dell’inconscio
Ma davvero Freud ha scoperto l’inconscio? Sui libri è scritto così, eppure non è vero. L’inconscio, anche se non veniva chiamato in questo modo, era già abbondantemente presente nel pensiero premoderno. Basterebbe pensare al discernimento degli spiriti della spiritualità cristiana.
Già san Paolo, nella Prima Lettera ai fedeli di Corinto, indicò questo discernimento fra i carismi e i Padri del Deserto ne furono maestri. Secoli dopo, san Bernardo di Chiaravalle parlò di ben sei spiriti da cui potrebbero essere influenzati la mente e l’agire dell’uomo.
San Tommaso d’Aquino, nel XIII secolo, scrisse degli occulta cordis, cioé dei cosiddetti “segreti del cuore”. E il XVI secolo fu il secolo del discernimento degli spiriti della spiritualità ignaziana.
Proprio un famoso gesuita, nonché grande esperto di teologia spirituale, padre Giovanni Battista Scaramelli (1687-1752), scrisse: «lo spirito altro non è, che un impulso, eccitazione, o movimento interiore a credere o discredere, fare o ad omettere alcuna cosa; e che tale è lo spirito, qual è la sua mozione o buona o rea».
D’altronde ogni tentazione che l’uomo subisce, tanto dovuta a debolezze naturali quanto all’azione demoniaca (molte volte le due influenze si uniscono), muovono prevalentemente nel campo della psiche. Proprio per questo la spiritualità cristiana, più di ogni altra, si è concentrata sullo studio delle attività spirituali (psichiche) e ha indicato la soluzione nel rafforzamento della volontà, nel dominio delle passioni e delle pulsioni.
Insomma, la vera novità della psicoanalisi freudiana non è nella scoperta dell’inconscio quanto nel suo primato, nel considerarlo prevalente nell’attività psichica.
Si crede – a torto – che la cultura cattolica sia costretta ad una scelta: completamente ignorare l’attività psichica inconscia oppure accettare la psicanalisi freudiana. Abbiamo gia detto, invece, che la realtà dell’inconscio è stata presente sin da subito nel Cristianesimo e che tenerla in considerazione non vuol dire dover accettare il metodo psicoanalitico di Freud.
Il pansessualismo
Ma Freud non si limita a dare all’inconscio il primato della vita psichica, va oltre. Secondo lui le pulsioni istintive che costituiscono la natura dell’inconscio sarebbero guidate dal “principio del piacere” e si esprimerebbero principalmente come libido, cioé come desiderio sessuale.
Nell’uomo, però, oltre alla libido ci sarebbe anche un istinto di morte che sarebbe alla base dell’aggressività umana. In realtà, Freud affermò questo perché fu (lui!) fortemente ossessionato dalla paura della morte. Ci pensava continuamente, ogni cosa nella sua mente rimandava ad essa.
Addirittura si dice che durante un viaggio in nave, essendogli stata assegnata la cabina n° 62, pensò ossessivamente a questo 62 come il numero degli anni della sua vita; ed era convinto che a quell’età sarebbe morto.
Però, il punto nodale della dottrina freudiana è il fatto che la coscienza (l’io consapevole) verrebbe fuori dalla necessità di adattare alla realtà il continuo fluire degli istinti sessuali, dunque questo io consapevole verrebbe fuori da una sorta di forzatura.
Oltre all’io e all’inconscio, Freud inserisce un terzo elemento della vita psichica e cioè il Super-Io, la sede della coscienza morale e del senso di colpa. Questo elemento inizierebbe a formarsi verso i cinque anni a causa dell’educazione che si riceve, educazione che ovviamente risentirebbe della cultura dominante. Va da sé che, secondo Freud, debbano essere condannate tutte quelle culture repressive degli istinti sessuali.
Quando le pulsioni e i desideri entrano in contrasto con i valori e le esigenze morali proclamati dall’io cosciente, vengono rimossi dalla coscienza e repressi nell’inconscio. Le malattie psichiche verrebbero fuori da questo conflitto tra le pulsioni dell’inconscio e i valori imposti dalla società.
La critica alla religione
Per Freud la religione nascerebbe dall’incapacità dell’uomo di affrontare razionalmente i problemi della vita e soprattutto il suo rapporto con le forze della natura. Pertanto sarebbe qualcosa di innaturale, come innaturali sarebbero i suoi dettami.
Così Freud scrive ne Il disagio della civiltà a proposito dell’amore del prossimo, parole che molti dovrebbero ricordare quando si parla bene di questo personaggio: «“Amerai il prossimo tuo come te stesso”. È una pretesa nota in tutto il mondo (…) Ma se (l’altro) per me è un estraneo e non può attrarmi per alcun suo merito personale o per alcun significato da lui già acquisito nella mia vita emotiva, amarlo mi sarà difficile. E se ci riuscissi, sarei ingiusto, perché il mio amore è stimato da tutti i miei cari un segno di predilezione; sarebbe un’ingiustizia verso di loro mettere un estraneo sul loro stesso piano. Ma se debbo amarlo di quell’amore universale, semplicemente perché anche lui è un abitante di questa terra, al pari di un insetto, di un verme, di una biscia, allora temo che gli toccherà una porzione d’amore ben piccola e mi sarà impossibile dargli tutto quello che secondo il giudizio della ragione sono autorizzato a serbare per me stesso. A che pro un precetto enunciato tanto solennemente, se il suo adempimento non si raccomanda da sé stesso come razionale? (…) Non solo questo estraneo generalmente non è degno di amore, ma onestamente devo confessare che avrebbe piuttosto diritto alla mia ostilità e persino al mio odio». Per Freud la religione è equiparabile ad una nevrosi da cui guarire e quindi è destinata ad essere superata.
Il fallimento
Anche il pensiero di Freud conferma la costante parabola: al razionalismo consegue sempre l’irrazionalismo. Dall’“uomo cartesiano”, tutto ragione e procedimento more geometrico si è passati all’“uomo freudiano”, dominato dagli impulsi imprevedibili e irrazionali dell’inconscio.
Il fallimento di Freud sta tutto nel ritenere che la repressione degli istinti determinerebbero la nascita delle nevrosi; e invece oggi constatiamo che, malgrado la quasi completa liberazione degli istinti, le nevrosi sono in aumento. Ormai è risaputo che la teoria di Freud, nella pratica, dava scarsissimi risultati, tanto è vero che –come ha testimoniato la sua governante Paula Fichtl – chi entrava nel suo studio spesso ne usciva ancora più depresso.
Alcuni lo hanno anche accusato di essere uno “sfasciafamiglie”. È successo che Freud arrivava a consigliare ad amanti di divorziare dai loro rispettivi coniugi per poter essere felici ed evitare sviluppi nevrotici… per poi farli andare incontro a matrimoni ancora più infelici.
Diciamolo francamente: le difficoltà ci sono sempre state, così come le malinconie, i disagi, le tristezze, le fobie, i dolori di ogni tipo; ciò che però manca all’uomo contemporaneo è la ragione per cui dover sopportare e con cui poter dare senso alla propria sofferenza. Ed ecco perché, oggi, i disagi molto spesso si fanno manifesti… fino alla disperazione.
Parafrasando ciò che disse Freud, possiamo dire che le nevrosi non nascono dalla repressione degli istinti ma della Speranza (quella teologale, che è certezza che questa vita è solo una preparazione per una felicità completa!)… e il mondo di oggi è proprio un mondo in cui manca la Speranza.
Un dato interessante. Ciò che il Cristianesimo ha sempre affermato sulla psiche umana ha trovato conferma nella logoterapia di Viktor Frankl. Per Frankl l’uomo non è soffocato dal determinismo (sia psicologico, biologico o sociologico), bensì rimane fondamentalmente libero e la sua vita si esprime soprattutto nella ricerca del significato dell’esistenza. I disturbi psichici avrebbero origine dalla chiusura di questa ricerca, mentre la guarigione inizierebbe con l’apertura a questa ricerca.
A questo va aggiunto un sano discernimento degli spiriti, perché, quando si tratta di attività psichica, il demonio è sempre in agguato e diventa più incisivo approfittando della diminuzione della vita di Grazia.
Ciò che oggi sta accadendo, attesta che le cose stanno proprio così.
FONTE: Radici Cristiane n. 12