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giovedì 5 settembre 2024

I laici inviano una nuova lettera aperta alle Suore domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1093 bis di Paix liturgique pubblicata il 3 settembre, in cui si riporta la replica dei fedeli di Pontcallec alla lettera di risposta dell’Institut des Dominicaines du Saint-Espritla comunità domenicana di impronta tradizionalista di vergini consacrate, che vivono una vita comunitaria ed il cui apostolato si esprime principalmente nell’istruzione dei fanciulli, delle cui (complesse) vicende ci siamo molto spesso occupati negli ultimi mesi (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
In particolare la lettera si riferisce al comunicato con il quale l’Istituto ha annunciato – «su richiesta di Roma» – l’abbandono della Santa Messa tradizionale.

L.V.


L’obbedienza deve essere cieca o chiaroveggente?

Arzano, Guern, Kernascléden, Persquen, mercoledì 28 agosto 2024.

Reverendissime Madri,
il vostro comunicato stampa del 25 luglio ha fornito una dolorosa conferma delle preoccupazioni che abbiamo espresso nella nostra lettera della domenica precedente. In un articolo del 27 luglio¹, l’Union Lex Orandi ha fornito un’analisi molto pertinente delle misure e delle disposizioni annunciate, di cui condividiamo le conclusioni. Da allora abbiamo ricevuto la vostra risposta, datata 12 agosto, in cui senza dubbio desiderate porre fine alla controversia e tornare al vostro progetto di innesto del nuovo calendario liturgico sul venerabile rito.

Dopo un’attenta riflessione, però, abbiamo ritenuto necessario riprendere in mano la nostra penna: non tanto per sperare di farvi deviare dal vostro programma, obiettivo umanamente irraggiungibile, quanto per lanciare un appello urgente a tutti i fedeli legittimamente legati alla liturgia tradizionale, affinché non considerino i cambiamenti in atto nella vostra comunità come un epifenomeno aneddotico che non li riguarda. Infine, al di là dei fedeli comuni, è agli istituti e alle congregazioni che ci stanno a cuore – perché costituiscono il substrato indispensabile su cui cresce e si mantiene l’usus antiquior, il Bene Comune della Santa Chiesa – e ai loro superiori, padri abati e priori, che inviamo questo segnale di allarme, affinché vedano, se necessario, quale minaccia rappresentano per loro i vostri progetti. Per questo motivo, questa lettera è aperta e sicuramente la vedrete circolare su internet e sui social network.

Nella nostra lettera del 20 luglio, abbiamo ribadito il nostro impegno incrollabile per la liturgia tradizionale, rifiutandoci di discutere questo punto che davamo per scontato. Nella vostra risposta, avete scritto che «intendete fermamente che a Pontcalec si continui a celebrare una liturgia dignitosa e bella, una liturgia che favorisca l’interiorità e la contemplazione del mistero». Leggendo questa intenzione, riteniamo necessario chiarire ancora due cose, che vi preghiamo di considerare insieme, perché sono inscindibili.

La prima è che consideriamo il Novus Ordo valido ma carente, addirittura equivoco. Poiché le parole hanno un significato, capirete che tutti gli sforzi fatti per renderlo più bello e dignitoso non cambieranno nulla.

La seconda è che, essendo pienamente e umilmente consapevoli della crisi dottrinale e liturgica senza precedenti che la Chiesa sta attraversando, e del pericolo a cui la nostra fede è esposta di conseguenza, vogliamo riferirci al magistero infallibile o costante della Chiesa, e alla liturgia tradizionale, un’eco sicura dell’Apocalisse².

Fatte queste precisazioni, permetteteci innanzitutto di riprendere la domanda molto pertinente posta dall’Union Lex Orandi: come ha fatto un «invito» a diventare una decisione della Sede Apostolica? Nel vostro comunicato stampa del 25 luglio, sottolineate che «la Santa Sede, senza chiedervi di rinunciare al Vetus Ordo, vi ha invitato a riflettere su come dimostrare, anche nella vostra vita conventuale, e non solo in alcune occasioni esterne, che non escludete il messale del Novus Ordo». Padre Henry Donneaud O.P., sul set del canale televisivo KTO³ ha spiegato lui stesso (al minuto 21:35) che il Santo Padre voleva che voi faceste molto bene, e che non si trattava assolutamente di rinunciare al secolare rito tradizionale. Allora, chi ha fatto pressioni nell’ultimo anno?

Se abbiamo capito bene, ciò che verrà messo in atto dal 1º dicembre è frutto della vostra riflessione e corrisponde alle proposte che avete fatto alla Santa Sede. La seconda domanda che vorremmo porle riguarda la durata di quello che sembra, comunque la si pensi, un «bricolage», per usare il termine usato dall’Union Lex Orandi (vedi link sopra). Avete preso gli impegni che ci si aspettava a Roma, o si tratta di una fase transitoria prima del completo abbandono del Vetus Ordo – al quale lo stesso Sommo Pontefice non vi ha chiesto di rinunciare?

Infine, ancora una volta, ci permetta di insistere su un punto che abbiamo già sollevato nella nostra lettera del 20 luglio. Abbiamo chiesto chi è Roma, e lo chiediamo di nuovo: chi è questa massima autorità della Chiesa che lei cita nella sua lettera? Questo punto è essenziale, perché richiede obbedienza, l’obbedienza che lei invoca insistentemente nelle sue lettere e nei suoi comunicati stampa, un’obbedienza la cui comprensione, buona o cattiva, può determinare l’atteggiamento di molti di fronte all’arbitrio e all’abuso di potere.

Nella sua risposta del 12 agosto, lei ci ha scritto:

Oggi, in questa questione liturgica, dobbiamo vivere molto concretamente l’obbedienza che tutte noi abbiamo promesso il giorno della nostra professione di Suore Domenicane dello Spirito Santo.

Questa questione dell’obbedienza è così centrale, soprattutto in tempi di crisi dell’autorità, e Jean-Pierre Maugendre l’ha trattata in modo molto pertinente⁴ qualche anno fa. Per noi laici è una questione molto importante – ma per voi è molto più spinosa, lo ammettiamo subito. Fin dal titolo della sua rubrica, Maugendre contrappone l’obbedienza cieca all’obbedienza lucida – la vera obbedienza cristiana: non sta a noi insegnarvi che quest’ultima richiede la volontà, non l’intelligenza, per essere conformata, e che non è necessario essere puliti per obbedire. In altre parole, la richiesta cattolica di sottomissione ai legittimi pastori non implica un’adesione incondizionata alle loro opinioni, al loro magistero non infallibile o alle loro innovazioni liturgiche, tanto più quando queste si discostano dal magistero costante o infallibile che le ha precedute o dalla tradizione liturgica secolare.

Inoltre, è necessario ricordare che l’esigenza di un’obbedienza veramente virtuosa implica la resistenza agli abusi di potere, almeno quando questi non sono conformi alla legge divina o alle esigenze del bene comune, in questo caso la Fede e la sua chiara e integrale espressione e trasmissione sia nell’insegnamento che nella liturgia?

È da questa concezione dell’obbedienza virtuosa che sono nati i movimenti tradizionali, la cui breve storia e la loro attuale specificità ne sono i frutti.

Così, la vostra casa è nata sotto il regime della costituzione apostolica Quo primum tempore:

in virtù dell’Autorità Apostolica, Noi concediamo, a tutti i sacerdoti, a tenore della presente, l’Indulto perpetuo di poter seguire, in modo generale, in qualunque Chiesa, senza scrupolo veruno di coscienza o pericolo di incorrere in alcuna pena, giudizio o censura, questo stesso Messale, di cui dunque avranno la piena facoltà di servirsi liberamente e lecitamente.

E i vostri anziani sono rimasti in silenzio quando un altro Papa [San Paolo VI: N.d.T.] ha corso il rischio di contraddire il suo illustre e lontano predecessore – erano forse meno romani e meno obbedienti di voi?:

L’adozione del nuovo Ordo Missae non è certamente lasciato alla libera decisione del sacerdote o dei fedeli. […] Il nuovo Ordo è stato promulgato per prendere il posto dell’antico, dopo matura riflessione, al fine di mettere in pratica le norme previste dal concilio Vaticano II. Non diversamente il nostro santo Predecessore Pio V aveva reso obbligatorio il Messale riformato sotto la sua autorità, in seguito al Concilio Tridentino.

Poi venne un altro Papa [Papa Benedetto XVI: N.d.T.] a consolare e a ripristinare ciò che era stato proibito – ammetteste allora l’ingiustizia del divieto e la giusta prudenza dei vostri anziani?

Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto.

Rileggiamo Jean-Pierre Maugendre, citando un domenicano non tradizionalista la cui romanità non è sospetta:

San Tommaso considera l’obbedienza come una virtù del bene comune, che trova il suo fondamento nell’autorità. Padre Marie-Michel Labourdette O.P. – 1935-1990 –, nel suo commento all’obbedienza, mostra chiaramente che il bene comune è decisivo nella percezione di ciò che è realmente l’obbedienza, a rischio di cadere altrimenti in una concezione volontaristica di questa virtù. […] Per San Tommaso, se l’obbedienza ha il suo fondamento nell’autorità (legittima), è chiaro che il rifiuto dell’obbedienza è dovuto all’abuso di potere da parte dell’autorità. Padre Labourdette commenta: «Di fronte a un abuso di potere, non può esserci ovviamente alcun dovere di obbedienza. L’ordine ricevuto ha solo l’apparenza di un precetto. Se consideriamo le cose in sé, esse non richiedono sottomissione, ma resistenza».

Questa obbedienza che lei ha promesso è fine a se stessa, come la pratica delle virtù teologali, o è una virtù morale? In questo caso, avete analizzato tutte le conseguenze, buone o cattive, che l’esecuzione degli ordini ricevuti potrebbe produrre? Siete riusciti a escludere ogni possibile contraddizione con principi che potrebbero essere superiori ad essi?

Questo ci riporta all’elenco di lamentele che abbiamo esposto nella nostra lettera del 20 luglio, con la sfortunata aggiunta di alcuni motivi particolarmente gravi. Abbandonare il Vetus Ordo e passare al Novus Ordo per le Suore Domenicane dello Spirito Santo significherà:
  • rifiutare dalla comunione ecclesiale i coraggiosi combattenti per la Tradizione che si sono distinti negli anni post-conciliari e fino ad oggi, proprio coloro che, in stretta obbedienza, hanno applicato la loro intelligenza per vagliare attraverso il magistero infallibile o costante della Chiesa i testi conciliari e i loro derivati;
  • gettare l’obbrobrio – perdonate la durezza dell’espressione, che riflette solo la violenza del trattamento loro inflitto – con un compiacimento molto clericale e poco caritatevole sui fedeli (stiamo parlando di tutti i fedeli che rimangono attaccati all’usus antiquior, e non solo il piccolo numero di coloro che frequentano le vostre cappelle) che, in questi anni dolorosi, si sono sforzati di tenere il crinale, senza arrendersi o cadere nel sedevacantismo – un atteggiamento coraggioso se mai ce n’è stato uno, se si vuole capire cosa accomuna la loro situazione a quella dei bambini picchiati dalle madri…

Infine, con l’aggiornamento che metterete in atto dal 1º dicembre prossimo, offrirete a tutti coloro che, in nome dell’unità, vogliono rispedire la liturgia tradizionale nelle soffitte e nei magazzini dei musei per l’eternità, un potente dissolutore.

Questo modus operandi potrebbe essere applicato, con qualche adattamento, ad altre case, istituti, abbazie, priorati e congregazioni. Saranno ancora più vulnerabili perché, come ben sapete, viviamo in un regime di grazia, cioè di benevolenza e arbitrio, e non di giustizia. È quindi con serietà e preoccupazione – non parlate di sgomento, le fondamenta su cui poggiamo sono solide, hanno superato la prova del tempo – che noi fedeli ci rivolgiamo ancora una volta a voi.

Le assicuriamo le nostre preghiere per lei e per tutta la comunità.


² Le traditionalisme: une réaction catholique à l’Église en crise?, Collectif, ISBN 9798871552704.


3 commenti:

  1. "San" Paolo VI, ndr. Sempre esilarante leggere nei vostri articoli quelle tre lettere davanti a Papa Montini.

    Ma in fondo... è per "obbedienza" che bisogna metterle.

    Tra poco come gesto "di buona volontà e di comunione" chiederanno ai preti degli Istituti ralliés di celebrare la Messa antica in onore di "San" Paolo VI, che ha vietato e perseguitato quella Messa molto più di Francesco.

    Chissà cosa faranno.

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    1. Aspetta quando uscirà il rito amazzonico! Allora si che vedremo gli acrobati in talare filettata!

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    2. Vedo che ne sai già tante…vedi anche il futuro?
      Ma ormai tradizionalista equivale ad antipatico?

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