Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

giovedì 11 aprile 2024

Caso madre Marie Ferréol: per le Suore domenicane di Pontcallec, né perdono né compassione

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1021 pubblicata da Paix Liturgique il 6 aprile, in cui si continua il dettagliato esame della sentenza con cui il Tribunale di Lorient ha condannato il card. Marc Armand Ouellet P.S.S., al tempo dei fatti Prefetto della Congregazione per i Vescovi, don Jean-Charles Nault O.S.B., Abate di Saint-Wandrille, e madre Emmanuelle Desjobert O.Cist., Badessa di Sainte-Marie de Boulaur, e l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit a risarcire madre Marie Ferréol per essere stata ingiustamente e brutalmente cacciata dal Monastero di Pontcallec a seguito di una visita apostolica voluta dal Cardinale in accordo con papa Francesco (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
Questo articolo si sofferma, in particolare, sul comportamento tenuto dall’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit, che ha calpestato le più elementari norme del diritto civile e canonico, e sul diabolico clima spirituale creatosi nel Monastero, al quale madre Marie Ferréol tentò inutilmente di opporsi.

L.V.


Dopo la sentenza del Tribunale di Lorient del 3 aprile, che ha condannato i persecutori di madre Marie Ferréol – compresa la sua Congregazione – e ha stabilito che il card. Marc Armand Ouellet P.S.S., che non era presente né rappresentato, è «prevalentemente responsabile» del 60 per cento dei danni subiti dalla donna, la congregazione delle Suore Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec ha risposto con un comunicato stampa estremamente secco.

Mantenendo la propria posizione – nonostante il Tribunale di Lorient l’abbia ampiamente sconfessata in una lunga, dettagliata e motivata sentenza (17 pagine) – la congregazione ha sottolineato che

questa controversia fa seguito alla dimissione di Sabine Baudin de La Valette dalla vita religiosa da parte di papa Francesco. Questa decisione è stata presa dal Sommo Pontefice a seguito della visita apostolica effettuata da religiosi visitatori esterni al nostro Istituto. La visita apostolica ha rilevato, attraverso numerose testimonianze, che il comportamento di Sabine Baudin de La Valette all’interno del nostro Istituto è stato gravemente inappropriato.

Dopo aver ricordato le somme riconosciute dal Tribunale di Lorient a madre Marie Ferréol – come se la controversia non fosse altro che una questione di soldi – la congregazione afferma:

Questa sentenza, emessa nell’ambito di una procedura di patteggiamento a giudice unico e non in una formazione collegiale, è criticabile sotto diversi punti di vista e abbiamo incaricato i nostri avvocati di presentare immediatamente un ricorso alla Corte d’appello di Rennes. Questa procedura d’appello ci permetterà di far luce sui numerosi errori di fatto e di diritto commessi dal primo giudice in un contesto che ha avuto una grande risonanza mediatica da parte di Sabine Baudin de la Valette.

Evidentemente, per la congregazione, la preoccupazione di non pagare ha sostituito le virtù cardinali e la carità, visto che già all’epoca del processo le suore chiedevano essenzialmente il rigetto totale delle pretese di madre Marie Ferréol, senza un centesimo, e i visitatori canonici chiedevano un euro di danni per procedimento abusivo (!).

Lasciando l’impressione che il ricorso fosse giustificato solo dalla volontà di non pagare (33.000 euro per l’obbligo di assistenza per diciotto mesi, il 20 per cento dei 190.000 euro di danni morali e materiali, il 35 per cento delle spese processuali per 10.000 euro) e senza una parola di scuse, di compassione o di benevolenza, questo comunicato stampa appare come un singolare errore di comunicazione, che ci ricorda la schiacciante responsabilità della Congregazione nel caso di madre Marie Ferréol e della sua persecuzione.

L’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit fornisce attestazioni che screditano l’accusa

Nell’autunno del 2023, durante la prima udienza presso il Tribunale di Lorient, la congregazione ha fornito le attestazioni scritte di una trentina delle novanta suore attualmente rimaste nella congregazione, minata da ripetute crisi, dalla perdita quasi totale delle vocazioni e dall’esclaustrazione o dal ritorno in famiglia di una decina di suore.

Tuttavia, queste attestazioni – quattordici delle quali, su una trentina, sono state scritte da suore che non hanno mai vissuto in comunità con madre Marie Ferréol – mancano di sostanza. All’epoca, una fonte vicina al caso ce le descrisse come un’assurdità, la storia di una sciarpa persa e ritrovata nella sua stanza, di allieve meno sorridenti con altre suore dopo aver lasciato la sua classe, la storia di un peluche, generalità, dicerie, dicerie e meschinità.

Inoltre, trentacinque suore che vivevano in comunità con madre Marie Ferréol si rifiutarono, nonostante le numerose pressioni della loro gerarchia – e il completo abuso della nozione di obbedienza sia all’interno della congregazione che da parte del card. Marc Armand Ouellet P.S.S., che in tutta irregolarità si trovò a gestirla – di scrivere attestazioni contro di lei. Altri autori degli attestati sono stati pesantemente coinvolti nella crisi degli esorcismi e dell’agape terapia del 2008-2013… che madre Marie Ferréol ha fermato informando mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes, dopo che gli allora dirigenti di Pontcallec si erano rifiutati di porre fine agli eccessi.

La cattiveria e la vacuità della congregazione durante l’udienza civile d’autunno è stata contagiosa – madre Marie Ferréol ha lasciato l’udienza in lacrime, soprattutto dopo che l’avvocato domenicano, alla fine della sua arringa, in cauda venenum, ha citato il Salmo 54: «Ha un volto sorridente, ma il suo cuore è come lama affilata».

La congregazione «non poteva ignorare né il diritto canonico né i diritti fondamentali»

Noncuranti della mancanza di carità e della vacuità dei documenti a sostegno della posizione della congregazione, i tribunali bretoni hanno mostrato la luce alle Domenicane di Pontcallec, una nave stregata che vaga nelle tenebre, come il Bag an Noz [nella tradizione bretone, la nave che porta i morti nell’altromondo: N.d.T.] che scivola lungo la Chaussée de Sein, con l’Ankou [nella mitologia bretone, la personificazione della morte: N.d.T.] come pilota.

Il Tribunale di Lorient ha applicato l’articolo 1194 del Codice civile alla situazione: «i contratti sono vincolanti non solo per ciò che è espresso, ma anche per le conseguenze che l’equità, gli usi o la legge attribuiscono loro». In questo caso,

la signora Sabine Baudin de la Valette [nome civile della madre Marie Ferréol] e l’associazione […] delle Suore Domenicane dello Spirito Santo […] erano legate da obblighi reciproci. In cambio del suo impegno nella comunità, in particolare come insegnante, l’associazione si trovò investita di un certo numero di obblighi nei suoi confronti.
Non solo l’associazione, in quanto entità giuridica, doveva rispettare i propri statuti, ma anche la comunità, in quanto membro del Sodalité des Vierges Dominicaines du Saint-Esprit, doveva rispettare la propria costituzione.
Inoltre, in quanto comunità religiosa e associazione registrata, non poteva ignorare né il diritto canonico né le regole generali del diritto relative al rispetto dei diritti della difesa, oltre ai diritti fondamentali dell’individuo, di fronte a una decisione grave che riguardava la vita privata di una sorella della comunità.

Tuttavia, come viene ampiamente sviluppato nella sentenza, queste regole di diritto sono state calpestate. Per quanto riguarda le testimonianze, esse screditano l’accusa e dimostrano, al contrario, che il licenziamento di madre Marie Ferréol era ingiustificato, secondo il Tribunale di Lorient:

molte delle testimonianze riguardano fatti accaduti molti anni fa, piccoli dettagli della vita quotidiana di una comunità, meschinità, […] generalità sul carattere, le qualità e i presunti difetti della ricorrente.

Ciò ha portato il Tribunale di Lorient a concludere che

non trova in queste attestazioni la conferma che le motivazioni molto generiche che compaiono nei decreti di esclusione e poi di licenziamento della signora Sabine Baudin de la Valette, redatti dal card. Marc Armand Ouellet, fossero realmente basate su fatti gravi e precisi, non dichiarati, che giustificassero la severità delle sanzioni imposte.

Agapeterapia: quando Pontcallec cade nel delirio collettivo

Quest’estate, la rivista Golias [di tendenza cattolica di sinistra: N.d.T.] ha pubblicato un numero speciale dedicato al caso di madre Marie Ferréol, che ha messo in luce altri aspetti della responsabilità della congregazione che la Corte d’Appello di Rennes – con sede nel Parlamento della Bretagna – potrebbe esaminare.

In particolare, la responsabilità di madre Marie Ferréol nel fermare gli eccessi spirituali della sua congregazione, che alla fine hanno portato al delirio collettivo sotto la guida dell’allora superiora.

La superiora faceva ammalare tutti. Curava coloro che non potevano viaggiare sul posto e praticava queste terapie infernali [agapeterapia] su queste povere sorelline che cercavano il buon Dio. Abbiamo dovuto chiudere la casa. Non c’era più nessuno che si occupasse dei bambini

ricorda a Golias.

Basate su «un’introspezione alla ricerca di ferite infantili che erano diventate ostacoli spirituali», queste terapie portavano alcune suore, «con il pretesto di perdonare i loro genitori, a tornare a casa per insultarli», continua madre Marie Ferréol. «Durante una seduta, una suora mi raccontò di aver modellato un feto con la creta da modellare e di averlo poi cullato per curare le ferite inferte dalla madre».

Poiché la stessa superiora praticava queste agapie, le aberrazioni spirituali finirono per essere rivolte contro il fondatore, che fu accusato delle peggiori nefandezze… e più la storia era grande, più si diffondeva: in particolare, fu accusato di essere stato un «sacerdote al soldo di Osiride», secondo la rivista Golias. Madre Marie Ferréol ricorda:

Il diavolo aveva parlato, e poiché parlava in latino, non c’erano dubbi. La cappella, che era diventata un tempio massonico per il culto di Osiride, doveva essere distrutta. Tutti stavano impazzendo! Ma le suore erano fermamente convinte. Ho visto di persona alcune suore misurare la distanza tra l’altare della chiesa e un altare esterno, il podio, dove venivano celebrate alcune messe. Giunsero alla conclusione che era di 666 metri e che questo era il numero della Bestia. Eravamo caduti in piedi!

Infine, madre Marie Ferréol avvertì mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes, e altre suore – direttamente Roma. Tre visitatori nominati dalla Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» arrivarono nel luglio 2013, spostarono il noviziato a Draguignan, impedirono l’elezione del Capitolo generale, nominarono padre Benoît-Dominique de la Soujeole O.P. a capo della congregazione fino al 2016, e il delirio di diabolicità si dissipò. La cappella fu salvata dalla demolizione e padre Berto dallo smantellamento, ma una quindicina di suore, soprattutto novizie, lasciarono la comunità. Soprattutto, nel 2016, accusato di accentuare la linea riformista, padre Benoît-Dominique de la Soujeole O.P. è stato allontanato e la nuova priora ha riportato il noviziato a Pontcallec, poi governato da solo per tre anni, senza un consiglio. Oggi, le suore che gestiscono la congregazione di Pontcallec sono vicine a quelle che erano fortemente coinvolte nelle agapeterapie… e alle quali madre Marie Ferréol si opponeva.

Brutalmente esclusa e reclusa a Solesmes

Soprattutto, la Corte d’Appello di Rennes potrà esaminare le condizioni dell’esclaustrazione di madre Marie Ferréol – il suo allontanamento dalla comunità – che sono descritte a lungo nella rivista Golias e che difficilmente sembrano rispettare il diritto canonico o i diritti fondamentali. Potremmo essere più vicini alla Masque du fer, o a un embastillement – a Solesmes – sotto l’Ancien Régime, sulla base di una lettre de cachet [ordine firmato dal Re che contenevano una condanna senza processo: N.d.T.].

Il [27] ottobre 2020 […] suor Marie Ferréol era attesa dai due visitatori. Don Jean-Charles Nault O.S.B., Abate di Saint-Wandrille, e madre Emmanuelle Desjobert O.Cist., Badessa di Sainte-Marie de Boulaur, la invitano a pregare lo Spirito Santo e poi a sedersi. «Quello che stiamo per dirle è violento». Statuaria sulla sedia, non ricordava più la preghiera che aveva recitato. Papa Francesco aveva appena emesso una sanzione di esclaustrazione nei suoi confronti, definita medicinale […] la visita apostolica avrebbe rivelato difficoltà dovute al mantenimento e alla diffusione da parte sua di uno spirito maligno.
[…] Suor Marie Ferréol fatica a comprendere ciò che le è stato appena detto. L’accusa di spirito maligno era unanime, eppure ventitré sorelle l’avevano delegata al Capitolo generale appena celebrato. Ma la sua difesa si ritorce contro: «Non è il momento di discutere, ma di obbedire!» Don Jean-Charles Nault O.S.B. era furioso.
Scioccata […] viene esiliata dalla sua congregazione come una criminale, con solo il suo zainetto contenente le ultime copie della sua quarta classe, le opere complete di San Giovanni della Croce, il suo pigiama, il suo spazzolino da denti, trenta euro che corrispondono a tre mesi di indennità pagata dalla sua comunità (!) e un pacchetto di pastiglie di Vichy. Non le è permesso di salutare le suore, di parlare con il cappellano, di pregare sulla tomba di sua sorella, di prendere il suo computer o il suo Breviario. […] Non le è permesso di continuare il baccalaureato canonico che stava preparando online. Suor Marie de Saint Charles, Priora generale, l’ha accompagnata sul retro del castello. Un’auto era parcheggiata dietro la cappella esterna di Sainte Anne des Bois. Una coppia che non conosceva la stava aspettando da diverse ore per portarla in un luogo a lei sconosciuto.
Trascorse giorni di penitenza nell’Abbazia di Sainte Cécile de Solesmes. Rinchiusa senza capire di cosa fosse accusata, trascorse i primi giorni in uno stato di collasso, piangendo nella sua cella. Le suore erano state avvertite di essere discrete e non le parlarono quasi mai […] Non avendo notizie di lei e nel silenzio della sua congregazione, la sua famiglia presentò una denuncia. Nessuno sa, vuole o può dire loro dove si trova.

In un comunicato stampa di madre Marie de Saint-Charles, Priora generale, del 30 novembre 2020, si afferma che

non si tratta di confinamento. La presenza di suor Marie Ferréol in questa abbazia è avvenuta naturalmente con il suo accordo e consenso. Le ragioni che hanno portato a questa separazione le sono ben note e ora accetta di confrontarsi con se stessa e con Dio per approfondire ciò che le è stato chiesto.

Tanta malafede e aridità fanno sobbalzare madre Marie Ferréol: «Sbagliato! Sono molto schietta, non sono mai riuscita a cogliere lo spirito della suora e forse per questo sono stata arrestata!» La Corte d’Appello di Rennes potrà quindi chiedersi che tipo di congregazione sia quella che tratta persone innocenti come i peggiori criminali, le imprigiona e le mette a tacere, ispirandosi ai dittatori e non alla legge – e tanto meno alle virtù cardinali – e quale credito possa dare alle sue argomentazioni e alla sua difesa.

Madre Marie Ferréol è stata trattata come il peggiore dei criminali

A proposito del suo arresto e dell’esfiltrazione a Solesmes, madre Marie Ferréol si confida con la rivista Golias: «Sono stata in isolamento per tre anni rinnovabili, senza telefono, posta o internet», ricorda. Una pena di «detenzione senza diritto di corrispondenza» che alcuni Paesi riservano ai peggiori criminali, assassini di massa, pedofili ecc.

«Mi viene preclusa la possibilità di fare penitenza in un luogo che dovrà essere tenuto segreto per poter percorrere il cammino della vita», dice alla rivista Golias, pena l’espulsione definitiva. «Tenevo più alla mia vocazione che alla mia vita».

Come dice oggi, «il mio errore è stato quello di credere che il diritto canonico fosse stato rispettato e che l’ordine fosse giusto. Ma non c’è ragione di obbedire o disobbedire quando il precetto è ingiusto. Ho persino il dovere di dirlo».

E, come ha ricordato il tribunale bretone, senza alcun motivo – e senza sapere ancora oggi – almeno ufficialmente – se il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. avesse davvero un mandato di papa Francesco, e se il Pontefice avesse convalidato l’esclaustrazione per iscritto.

Per quanto riguarda i motivi dell’esclaustrazione, in mancanza di una dichiarazione e di una prova dei fatti precisi e datati addebitati a [madre Marie Ferréol], il Tribunale di Lorient deve concludere che la decisione non è stata sufficientemente motivata.

E per il suo rinvio,

sia nella forma che nella sostanza, la procedura «disciplinare» utilizzata contro [madre Marie Ferréol] non ha rispettato il diritto canonico e i principi generali del diritto, portando il card. Marc Armand Ouellet a qualificare le decisioni prese contro di lei come abusive.

Al momento della prima udienza al Tribunale di Lorient, lo scorso autunno, uno dei suoi parenti ha dichiarato che nessuno dovrebbe essere trattato come madre Marie Ferréol. I persecutori di madre Marie Ferréol hanno perso il contatto con la realtà, hanno interpretato male il diritto canonico, hanno ignorato il diritto civile… e hanno applicato la legge del più forte, ha continuato questa persona, concludendo che la legge del più forte e l’ignoranza dei diritti fondamentali hanno portato al caos.

Come lamenta l’avvocato ecclesiastico Cyrille Dounot, che l’ha accompagnata nell’aprile del 2021 quando le è stato finalmente concesso un colloquio – poi annullato dopo che lei aveva richiesto il suo dossier ecclesiastico – e poi quando è stata definitivamente licenziata nello stesso anno, «come storico del diritto, trovo ancora più angosciante constatare fino a che punto la Chiesa, che ha reinventato il diritto nel Medioevo», proprio di fronte al regno della legge del più forte, «non sia più in grado di rispettare i principi essenziali che essa stessa aveva stabilito: presunzione di innocenza, rispetto dei diritti della difesa, rispetto delle procedure, ricorsi gerarchici. La madre si trova di fronte a una negazione assoluta della giustizia».

1 commento:

  1. Premesso che "Saint Jean de la Croix" sarebbe san Giovanni della Croce, mi sfugge che interesse possa rivestire la vicenda di banalità e rivalità interne a una comunità religiosa femminile che evidentemente cercava di essere originale senza riuscirvi. Tra l'altro, la faccenda del tempio di Osiride farebbe pensare che quelle suore se la prendessero con i massoni, quindi come la mettiamo? Erano tradizionaliste?

    RispondiElimina