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martedì 30 aprile 2024

Domenicane dello Spirito Santo: e ora, una commissione! Di più, ma non è la fine!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1030 pubblicata da Paix Liturgique il 25 aprile, in cui si ritorna sul caso di madre Marie Ferréol e delle Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUIQUI e QUI su MiL).
A seguito del grave scandalo seguito alla sentenza con cui il Tribunale di Lorient ha condannato – oltre all’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit – il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. ed i visitatori apostolici don Jean-Charles Nault O.S.B. e madre Maylis Desjobert O.Cist., le Domenicane dello Spirito Santo hanno comunicato di aver istituto – su richiesta dello stesso card. Ouellet – una commissione interna per indagare sulla crisi psicologica e spirituale che ha travolto l’Istituto negli anni 2012/2013.
Ma questa commissione – la cui presidenza è affidata ad uno storico la cui imparzialità nel caso è più che discutibile – pare creata più per insabbiare ulteriormente la verità che per accertare i gravissimi fatti emersi nell’inchiesta della giustizia civile.

L.V.


Dopo la Nota Verbale della Segreteria di Stato all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede in cui la Santa sede cercava di intimidire la magistratura per difendere – maldestramente – il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. (vedi la nostra lettre 1027 [QUI su MiL: N.d.T.]), il panico sembra prendere forza. Le Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec hanno annunciato la creazione di una commissione multidisciplinare per indagare sulla crisi psicologica e spirituale che si è verificata «nel 2012/2013» nella loro Congregazione – e soprattutto a Pontcallec – di cui abbiamo descritto parte della psicosi nella nostra lettre 1021 [QUI su MiL: N.d.T.].

Il comunicato stampa delle Domenicane dello Spirito Santo afferma in sostanza che questa commissione, affidata allo storico Paul Airiau, è stata istituita su richiesta del card. Marc Armand Ouellet P.S.S. – né in Canada né a Pontcallec né nel trattamento canonico di madre Marie Ferréol, quest’ultimo ha mostrato alcuna volontà di fare luce.

Il più delle volte, il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. ha abusato delle procedure canoniche e ha affidato le indagini a persone a lui vicine – come nel caso degli abusi sessuali in Canada, in cui è coinvolto (si veda la nostra lettre 953 del 25 agosto 2023 [QUI su MiL: N.d.T.]) per scagionare se stesso e condannare i suoi avversari senza possibilità di appello.

Senza voler citare Georges Eugène Benjamin Clemenceau [Presidente del Consiglio dei ministri, fu tra gli artefici del Trattato di Versailles: N.d.T.] fin dall’inizio, viste le molte cose non dette e i pregiudizi già evidenti sia nell’annuncio della commissione che nella spiegazione del testo da parte dei media vicini all’Episcopato francese, è lecito chiedersi quali siano i veri obiettivi di questa commissione, che servirà, ancora una volta, a coprire il card. Marc Armand Ouellet P.S.S., ad accusare gli innocenti e a nascondere la verità o i fatti inquietanti?

Il card. Marc Armand Ouellet P.S.S., a cui il Santo Padre ha affidato personalmente il compito di accompagnarci, ha chiesto che venga istituita una commissione multidisciplinare indipendente per fare luce sugli abusi commessi nel 2012-2013, «la loro origine, la realtà dei fatti, il trauma che hanno causato» e «il modo in cui sono stati affrontati».
La Commissione sarà presieduta dallo storico Paul Airiau (commission-DSE@pm.me), dottore e professore associato di storia ed ex membro del gruppo di ricerca socio-storica preparatoria della Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Église.
Questa commissione multidisciplinare comprenderà anche uno storico, un ex esorcista diocesano, uno psichiatra, un ex magistrato e un superiore religioso.
L’obiettivo della commissione è quello di:
  • descrivere e comprendere l’esatta natura degli abusi commessi tra il 2012 e il 2013 dal punto di vista delle varie discipline;
  • identificare le cause che hanno reso possibili tali abusi e come si inseriscono nella storia dell'Istituto e della Chiesa contemporanea;
  • identificare le conseguenze degli abusi per le vittime.
Il lavoro di questa commissione, che si concentrerà sull’«ascolto attento delle vittime», permetterà di presentare raccomandazioni e punti di attenzione, sia per un migliore sostegno alle vittime che per la prevenzione degli abusi in futuro.

Va sottolineato che questa commissione per la verità avrà un tempo limitato di dodici o quindici mesi al massimo… Un tempo difficilmente sufficiente per comprendere una situazione che in realtà risale a più di mezzo secolo fa…

Il quotidiano La Croix e la rete radiofonica Radio chrétienne francophone si scagliano contro il cappellano dell’epoca… che è già stato giudicato (e scagionato) dalla giustizia canonica

In un lungo articolo che nel frattempo è stato modificato, il quotidiano La Croix e la rete radiofonica Radio chrétienne francophone spiegano l’obiettivo della commissione:

All’epoca, con l’arrivo di molte novizie di un’altra generazione, le suore esprimevano il desiderio di cambiare il funzionamento interno. La comunità era anche scossa dalle rivelazioni sul suo fondatore, padre Victor-Alain Berto, che era stato il teologo privato di mons. Marcel François Lefebvre all’epoca del Concilio Vaticano II: proprio mentre si pensava a una beatificazione, diverse testimonianze, tra cui quella di un’anziana suora, parlavano di gesti

inappropriati – il che portò a bloccare il processo.

È in questo contesto che un nuovo cappellano della Fraternità sacerdotale San Pietro, don François Cadiet FSSP, è stato nominato a Pontcallec nel [marzo] 2011

riporta il quotidiano La Croix, dimenticando di dire che don François Cadiet FSSP ha ricevuto due lettere di incarico da mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes, e dai suoi superiori della Fraternità sacerdotale San Pietro.

Molto rapidamente, la superiora locale dell’epoca, madre Marie de la Trinité, gli affidò tre suore che le sembravano «bloccate o rallentate nel loro progresso spirituale», per farle esorcizzare. Sebbene il governo dell’epoca sia stato rimosso nell’[estate] 2013 e il cappellano licenziato, non è stata presa alcuna sanzione formale, con grande dispiacere delle vittime

continua il quotidiano La Croix, che conclude che la Pontificia Commissione Ecclesia Dei e padre Benoît-Dominique de La Soujeole O.P., nominato nel 2013 dalla Commissione, sono riusciti a riportare la calma, hanno chiuso il caso contro padre Victor-Alain Berto e hanno concluso che non c’erano manifestazioni del demonio.

Nel 2021,

l’ex superiora di Pontcallec è stata allontanata dall’Istituto. La donna che avrebbe invocato una vita di penitenza si trova ora in un’altra comunità religiosa, con l’ex maestra delle novizie e temporaneamente professa, che l’aveva seguita negli esorcismi.

Ma ecco il punto: l’ex cappellano ha beneficiato di una procedura canonica corretta, nel rispetto del contraddittorio, ed è stato giudicato – in via definitiva – nel marzo 2023. Secondo le nostre informazioni, al processo canonico ha dimostrato che mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes – che sosteneva il contrario – gli aveva effettivamente conferito i poteri per gli esorcismi che aveva praticato, e che all’epoca le persone esorcizzate li avevano vissuti bene e gli erano grate. Secondo le nostre informazioni, fu condannato a non praticare esorcismi per due anni.

Inoltre, in questo periodo ci sono stati solo tre esorcismi per i quali sono stati chiesti poteri a mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes, che li ha concessi in ogni occasione. Il primo, alla fine del 2011, è stato eseguito su una suora che è stata poi inviata alla comunità eucaristica del Var, su sua richiesta, seguito da altri due nel 2012/2013. Inoltre, il cappellano non è stato l’unico ad eseguirli: sono stati coinvolti altri due sacerdoti e due Vescovi, tra cui il Vescovo di Vannes.

Nessuna parola dalle Domenicane dello Spirito Santo sulle agapeterapie (e sulla Communauté des Béatitudes)

D’altra parte, nel comunicato stampa che istituisce la commissione, non si dice una parola sulle agapeterapie descritte dettagliatamente da madre Marie Ferréol nella rivista Golias (lettre 1021 [QUI su MiL: N.d.T.]) e che hanno lasciato tracce a lungo termine.

Secondo la loro presentazione ufficiale citata dalla rivista Golias (n. 149/150 del maggio 2013), le suddette agapeterapie sono arrivate «dal Québec a Cacouna nel 1980, poi in Francia nelle case della Communauté des Béatitudes, della Communauté du Verbe de Vie o dei Foyer de Charité» e sono state istituite da «Bernard Dubois, pediatra e membro della Communauté des Béatitudes, e Daniel Desbois, psicoterapeuta, [che] sono gli iniziatori di Agapê». Dopo un intervento energico della Direction départementale des affaires sanitaires et sociales nel 2003 presso lo Château Saint-Luc, dove all’epoca si praticava la maggior parte delle agapeterapie, il termine è stato abbandonato dall’associazione Anne Peguy Agapê, fondata il 1º ottobre 2003 e trasferita a Le Puy-en-Velay il 24 ottobre 2005 – ma oggi, e almeno fino all’8 dicembre 2013, quando mons. Henri Brincard C.R.S.A., Vescovo di Le Puy-en-Velay, ha riconosciuto la struttura come associazione privata di fedeli, rimane strettamente legata alla Communauté des Béatitudes.

La Communauté des Béatitudes è una comunità nota per numerosi problemi di abusi sessuali e spirituali, esorcismi selvaggi, un noviziato ad Autrey chiuso dopo diversi tentativi di suicidio e numerosi abusi (leggi l’inchiesta su La Croix Hebdo 13 gennaio 2023, Riposte Catholique 16 gennaio 2023); il 21 gennaio 2023 il sito Riposte Catholique ha pubblicato alcuni estratti di un rapporto confidenziale di mons. Michel Léon Émile Santier, Vescovo emerito di Créteil, redatto nel 2011 sui «pericoli della psico-spiritualità» nelle sedute di Agapê – mons. Michel Léon Émile Santier, egli stesso coinvolto negli abusi sessuali e spirituali commessi all’École de la Foi di Coutances, è un esperto del settore.

Per ricordare:

La superiora faceva ammalare tutti. Curava chi non poteva viaggiare sul posto e praticava queste terapie infernali [agapeterapie] su queste povere sorelline che cercavano il buon Dio. Abbiamo dovuto chiudere la casa. Non c’era più nessuno che si occupasse dei bambini

ha ricordato alla rivista Golias. L’ostello fu effettivamente chiuso in quel periodo – la spiegazione fornita all’epoca fu quella di permettere alle novizie di dedicare più tempo alla loro vita religiosa.

Basate su «un’introspezione alla ricerca di ferite infantili che erano diventate ostacoli spirituali», queste terapie portavano alcune suore, «con il pretesto di perdonare i loro genitori, a tornare a casa per insultarli», continua madre Marie Ferréol. «Durante una seduta, una suora mi raccontò di aver modellato un feto con la creta da modellare e di averlo poi cullato per curare le ferite inflitte dalla madre». Queste testimonianze corrispondono bene agli atti dettagliati di un ritiro di Agapê, pubblicati online dalla rivista Golias (149/150) nel maggio 2013.

Un’altra omissione: la crisi di Pontcallec risale a molto più del 2012/2013

C’è un’altra omissione importante nella comunicazione delle Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec – ma sappiamo (vedi la nostra lettre 1025 [QUI su MiL: N.d.T.]) che ci sono molte cose non dette e molti eufemismi usati: la situazione di crisi della congregazione in generale e della casa di Pontcallec non risale al 2012/2013.

Inoltre, il processo avviato da madre Marie-Hyacinthe per la beatificazione di padre Victor-Alain Berto è stato un tentativo di rompere con la crisi – segnata dall’allontanamento di diverse sorelle e da un tentato suicidio – diversi anni prima del periodo 2011/2013. Tuttavia, lungi dal ristabilire l’unità, aveva esacerbato le differenze di opinione e di posizione all’interno della comunità, dove, al momento dell’arrivo di François Cadiet F.S.S.P., più di un terzo delle suore era in cura con antidepressivi.

Soprattutto, gli esorcismi erano già stati effettuati prima del 2011/2013 – un’informazione vitale che, ancora una volta, la comunità non ha menzionato. Il fatto che gli esorcismi vengano richiesti a un cappellano e che il cappellano stesso chieda poteri al Vescovo non è una novità.

Una ricerca sui sacerdoti alla base dell’opposizione al Concilio Vaticano II e della virilità dei preti

Sul suo profilo sulla piattaforma Viadeo, Paul Airiau elenca le sue funzioni e le sue pubblicazioni, che vale la pena di ripetere qui:
  • 1994 - oggi: dopo aver ricoperto diversi incarichi annuali all’Académie de Versailles e poi all’Académie de Paris, in licei e college, in particolare nelle zone d’éducation prioritaire, nel 2009 sono stato nominato in pianta stabile al Collège de la Grange aux Belles (75010), una zone d’éducation prioritaire del gruppo 5 (bassi indicatori socio-educativi).
  • 2004 - 2006: docente al secondo anno del metodo universitario, secondo semestre, L’Europe en questions au XXe siècle: politique, cultures et identités;
  • 2004 - 2009, Université Paris-Est-Créteil-Val-de-Marne: docente al primo anno del diplôme d’études universitaires générales di Storia, poi al primo anno della Licenza di Storia, primo semestre, Histoire de la France, 1789-1871;
  • 2006 - ora, Institut d’études politiques de Paris: docente di metodi per il secondo anno del primo ciclo, secondo semestre, Histoire et droit des Etat.

Vi elenca anche alcuni suoi articoli:
  • Disputatio Dei. Les catholiques français partisans de l’héritage chrétien, pp. 197-208 in La Constitution européenne. Élites, mobilisations, votes, Antonin Cohen, Antoine Vauchez (eds). Bruxelles: Éditions de l’Université de Bruxelles, coll. Etudes européennes, 2007;
  • Le prêtre catholique : masculin, neutre, autre ? Des débuts du XIXe siècle au milieu du XXe siècle, pp. 192-207 in Hommes et masculinités de 1789 à nos jours. Contributions à l’histoire du genre et des sexualités en France. Coordinato da Régis Révenin, prefazione di Alain Corbin. Parigi, Éditions Autrement, collezione Mémoires/Histoire, 2007;
  • Le prêtre catholique: une virilité problématique et incertaine (1775-1914), in Histoire de la virilité, ed. Alain Corbin e Georges Vigarello. Paris: Éditions du Seuil, coll. L’Univers historique, 2011;
  • Essai d’histoire profane d’Humanæ Vitæ, pp. 9-46 in Corps, raison et foi: l’actualité d’Humanæ vitæ. Colloque du Collège des Bernardins, 18 ottobre 2008. Parigi: Collège des Bernardins, Éditions Parole et Silence, 2009 (versione audio);
  • Les séminaire diocésains français, 1880-1914, pp. 71-89 in Revue de l’histoire de l’Église de France, n. 226, gennaio-giugno 2005;
  • La formation sacerdotale en France, du XIXe au XXe siècle, pp. 23-44 in Archives de sciences sociales des religions, n. 133, 2006 (leggi);
  • Pio XII, le révélateur, sito web di Religioscope, online dal 22 aprile 2002 (leggi);
  • La légitimité incertaine (1814-1853): retour sur les faux Louis XVII, pp. 115-127 in Revue d’histoire du XIXe siècle, n. 39, 2009/2.

Uno sguardo critico su padre Victor-Alain Berto

Nell’ambito della sua tesi di laurea, Paul Airiau ha già svolto un lavoro su padre Victor-Alain Berto e sulla sua teologia, basandosi sul suo diario degli anni Venti e su alcune lettere che scrisse alle Domenicane dello Spirito Santo di Pontcallec negli anni Sessanta.

L’interessato ha spiegato al quotidiano La Croix che la commissione condurrà

un’indagine storica basata sulle fonti e su tutti i documenti prodotti in questa occasione, nonché interviste – condotte secondo gli standard di un’indagine socio-storica – con le vittime e con tutte le persone coinvolte all’epoca che sono disposte a parlare.

In questo caso, che ammette essere «complesso, con molteplici cassetti», Paul Airiau sottolinea l’indipendenza della sua commissione.

Non siamo al servizio della giustificazione dell’istituto, e nemmeno al servizio del Papa, ma indaghiamo per dare un parere storico, canonico, teologico e anche spirituale affinché l’istituto possa recepirlo, fornire il miglior sostegno possibile alle vittime e riflettere sulla sua identità e sul suo futuro.

Come riportava Forum Catholique nel 2007,

attualmente insegnante di storia e geografia nelle scuole secondarie pubbliche dell’Académie de Paris, nonché docente all’Institut d’études politiques de Paris e all’Université Paris-Est-Créteil-Val-de-Marne, concentra le sue ricerche sulla storia religiosa contemporanea. Si occupa in particolare di Cattolicesimo intransigente e di sacerdoti (La formation sacerdotale en France, du XIXe au XXe siècle, Archives de sciences sociales des religions, n. 133, 2006, pp. 23-44; Le prêtre catholique: masculin, féminin, neutre, autre?, di prossima pubblicazione in Histoire des masculinités en France, 1789-1945, Paris, Editions Autrement, coll. Mémoires, 2007).
Ha pubblicato L’Eglise et l’Apocalypse du XIXe siècle à nos jours (Paris, Berg International, 2002), L’antisémitisme catholique aux XIXe et XXe siècles (Paris, Berg International, 2002), Cent ans de laïcité française, 1905-2005 (Paris, Presses de la Renaissance, 2005) e, in collaborazione con Régis Burnet, Da Vinci Code: les coulisses d’une fiction (Tours, CLD, 2006).
Si è inoltre occupato di padre Victor-Alain Berto nell’ambito della sua tesi di laurea, Le Séminaire français de Rome du Père Le Floch (1904-1927) (3 voll.). Tesi di dottorato: Institut d’études politiques - Parigi (Histoire), 2003.

Nel 2009 ha pubblicato una versione abbreviata della sua tesi sulla rivista Catolica, con il seguente riassunto:

Paul Airiau, agrégé d’histoire, responsabile della redazione della rivista Résurrection, parla qui dei protagonisti del «Cattolicesimo integrale» francese degli anni Cinquanta, con le loro capacità e debolezze. Quando il potere della Curia del venerabile Papa Pio XII fu spazzato via dagli eventi della prima sessione del Concilio Vaticano II, furono questi uomini, o altri del loro entourage – un ambiente attivamente e passivamente emarginato, con tutta la svalutazione che ne derivò – a farsi carico dell’opposizione al movimento conciliare.

In questo caso, egli rivolge uno sguardo critico e politico ai fondatori del pensiero cattolico:

i quattro fondatori del pensiero cattolico hanno presto cinquant’anni. Nati all’inizio del secolo, Lucien Lefèvre (1895-1987), Henri Lusseau (1896-1973), Victor Berto (1900-1968) e Alphonse Roul (1901-1969) provenivano dalla Francia occidentale (Loira-Atlantica, Vandea, Morbihan e Senna-Inférieure). Provenivano da ambienti sociali diversi (il padre dell’abbé Lefèvre era un insegnante di scuola secondaria, mentre il padre dell’abbé Berto era un ufficiale coloniale) e avevano percorsi formativi diversi (solo l’abbé Berto era laureato).
I quattro si sono incontrati lì e hanno conseguito le loro lauree: l’abbé Lefèvre, dottore in teologia e baccelliere in diritto canonico, vi fu allievo dal 1919 al 1925; l’abbé Roul, dottore in filosofia e teologia, dal 1919 al 1926; l’abbé Berto, dottore in teologia e dell’Académie Saint-Thomas, dal 1921 al 1926; il can. Henri Lusseau, dottore in teologia, Sacra Scrittura e dell’Académie Saint-Thomas, dal 1918 al 1924. Questa formazione comune ha lasciato in loro un’impronta duratura.
Si sono formati sotto l’egida di padre Henri Le Floch C.S.Sp. (1862-1950), che nel 1904 fu nominato rettore di questa istituzione pontificia fondata nel 1853.
[...] L’insegnamento era intransigente e onnicomprensivo, definito in termini negativi: antiliberale, antisecolare, antimoderno, antifranchista. Tuttavia, non tutti gli alunni rientravano in questo schema. Sebbene prima del 1914 fossero sorti pochi problemi, il periodo successivo alla Prima Guerra mondiale fu più turbolento e si formarono clan teologici e politici. I fondatori del pensiero cattolico scelsero il campo intransigente e integrale. Essi chiedevano soprattutto la piena applicazione della verità cattolica, in particolare per quanto riguardava il rapporto tra Chiesa e Stato e il posto sociale da dare alla Chiesa. Erano quindi favorevoli all’azione di tutti i Cattolici per ottenere il peso politico necessario a contestare le leggi laiche che erano state il risultato della secolarizzazione della Repubblica negli anni 1878-1914.
L’Action Française era quindi un alleato privilegiato: «la politica prima di tutto», pur non essendo vera in linea di principio, lo era in pratica. I loro scritti teologici di questo periodo testimoniano queste scelte, tutt’altro che unanimi nel cattolicesimo francese, ma che a Roma godevano della simpatia di molti compagni di seminario e del card. Louis Billot S.I., molto vicino al rettore.

La sua tesi si basa principalmente sulle seguenti fonti:
  • Journal de l’abbé Victor-Alain Berto, 19/12/1922-25/02/1926, manoscritto, con aggiunte successive ss d. L’originale (archivio dei Dominicaines du Saint-Esprit, Notre-Dame de Joie, Pontcalec) è stato dattiloscritto (54 p.) in data sconosciuta. Una copia è in possesso del seminario della Fraternità sacerdotale San Pio X di Écône (Svizzera). È questa la versione utilizzata, la cui fotocopia è stata fornita dall’abbé Grégoire Célier F.S.S.P.X;
  • Notre Dame de Joie. Correspondance de l’abbé V.–A. Berto, prêtre, 1900-1968. Parigi: Nouvelles Editions Latines, 1974. 333 p. note, indice;
  • Le Cénacle et le Jardin. Intelligence et spiritualité du sacerdoce à travers les écrits de V.-A. Berto prêtre. Raccolti e presentati da Bruno Le Pivain. Prefazione di Dom Robert Le Gall. Bouère: Dominique Martin Morin, 2000. 414 p. Facsimile [contiene estratti dal Journal de l’abbé Berto, appunti di ritiri, frammenti di lettere a ex studenti del Seminario francese];
  • vari scritti dello stesso padre Victor-Alain Berto in Pensée Catholique;
  • un articolo in Itinéraires, Une opinion sur l’Action Française, pp. 77-92 in Itinéraires, n. 122, 04/1968.

Una tesi eminentemente politica per incendiare i pilastri dell’opposizione al Concilio Vaticano II in Francia?

Nella sua tesi, accusa apertamente padre Victor-Alain Berto di essere stato il propagatore dell’Action Française all’interno del seminario francese (cfr. pagine 679/80, 683, 687, 688). E la sua tesi di laurea all’Institut d’Etudes Politiques nel 1994 per un diplôme d’études approfondies in Storia ha un titolo molto più diretto: Mémoire: La Pensée catholique, 1946-1956: romanité à la française ou «intégrisme»?.

Nella sua tesi, l’obiettivo politico della sua critica al Seminario francese di Roma e alla formazione di padre Victor-Alain Berto è chiaramente evidente a pagina 727:

Così, l’apocalittica è la linea ufficiale di padre Henri Le Floch C.S.Sp., e le lezioni di San Tommaso sono il criterio per l’appartenenza al Seminario. Esse esprimono l’anima e lo spirito del Seminario, della lotta contro le potenze delle tenebre, dei Cattolici non trasgressivi e di altri. È stata una chiara affermazione della sua intransigenza quella che il superiore ha fatto, sostenendo così i docenti nella loro propaganda maurrassiana (tre di loro hanno partecipato: padre Victor-Alain Berto, can. Alphonse Roul, don Raymond Dulac).

A pagina 822, continua:

Alcuni di questi sacerdoti meritano di essere ricordati perché furono tra i pilastri di quello che fu chiamato, dopo il 1945, e nel senso che la parola e la nozione assunsero all’epoca, fondamentalismo o, spesso oggi, tradizionalismo. Ricordiamo alcune pietre miliari. Il pensiero cattolico, che è stata definita fondamentalista, o quasi, fin dalla sua nascita nel 1946, è stata fondata dal can. Alphonse Roul, da padre Victor-Alain Berto, don Lucien Lefèvre e dal can. Henri Lusseau.

Paul Airiau ha effettivamente lavorato sul padre Victor-Alain Berto – i cui scritti sono attualmente riletti da due teologi. Ma ha accettato la presidenza di questa commissione senza pregiudizi o altri secondi fini? È legittimo dubitarne.

Un presidente di commissione con pregiudizi contro la Tradizione?

Un parrocchiano piuttosto classico di Saint-Germain l’Auxerrois, che ha vissuto con difficoltà il tentativo di conquistare la sua Chiesa da parte dei fedeli della Santa Messa tradizionale, padre di nove figli, ricercatore sull’educazione religiosa nel XIX e XX secolo e sul secolarismo, è anche insegnante di storia e geografia presso il Collège de la Grange aux Belles, nel 10e arrondissement de Paris. È entrato a far parte del Groupe de réflexion entre catholiques nel 2007 ed è tuttora membro della comunità Aïn Karem, molto discreta, che fa evangelizzazione di strada ed è presente soprattutto a Parigi e provincia.

Nell’ottobre 2020, ha spiegato come insegna la laicità ai suoi alunni:

Paul Airiau deve stare attento a non «insegnare la laicità come religione civile o ideologia di Stato» ai suoi alunni. Allo stesso tempo, deve «far capire loro che devono accettare le regole della vita collettiva in vigore in Francia, anche se possono criticarle». Tutto questo evitando di mettere in discussione l’insegnamento. Per evitare le trappole, questo insegnante dà «un’interpretazione giuridica della laicità, spiegando le scelte che hanno portato all’adozione di questo sistema». E piuttosto che affermare che in Francia «si può prendere in giro tutto», preferisce elencare «ciò che si può e non si può prendere in giro», mostrando come questo sia cambiato nel tempo.

Ma le sue risposte al Forum Catholique del 2007 sono molto più interessanti. In particolare, fa il punto sul Groupe de réflexion entre catholiques, di cui è membro:

Checché se ne pensi a Roma, a Econe e altrove, i «teologi con i paramenti» sono una categoria identificata dagli storici fin dagli anni Venti… I laici devono avere il loro giusto posto e noi dobbiamo assolutamente difendere l’idea che gli affari diocesani non sono solo affare dei parroci.

La rivista Golias prende di sfuggita uno SCUD:

abbiamo poca affinità con il mondo psico-intellettuale di quella tenera e grassa rivista che si fa chiamare GOlias, le cui inchieste giornalistiche mancano del più elementare rigore che ci si aspetterebbe da uno studente del primo anno di laurea in storia o semplicemente da un alunno di scuola media.

Anche il Breve esame critico del Novus Ordo Missae:

il Breve esame critico del Novus Ordo Missae è in parte di padre Michel-Louis Guérard des Lauriers O.P. (Guériers des Laurards, come dicevano i suoi giovani frati domenicani, che erano sottoposti, nel senso stretto del termine, alle sue riflessioni metafisiche sotto forma di lezioni ineliminabili). Egli si concentra su una lettura antiprotestante della Messa e ritiene implicitamente che il testo sia sufficiente a garantire la validità di un sacramento. Ho dei dubbi su quest’ultimo punto, così come sulla lettura del Concilio di Trento che sottende il testo. Il card. Alfredo Ottaviani ed il card. Antonio Bacci l’hanno assunta, OK. Sono cardinali, OK. A parte questo, le loro argomentazioni non mi convincono, ma ciò non significa che non ci sia nulla da riprendere dalla Messa architettata dal card. Annibale Bunigni e altri (i riformatori liturgici).

Prosegue dando la sua visione del mondo tradizionale, come «osservatore per quindici anni»:

la sensazione di entrare in un universo diverso, dove si è sicuri di essere nel giusto contro ogni probabilità, e dove si è in costante conflitto con il mondo perverso (per farla breve). Insomma, la certezza della verità, delle parole che salvano, e così via. A mio avviso, questo ci porta a perdere un punto fondamentale: i tradizionalisti sono colpiti dalla modernità e dall’individualismo tanto quanto gli altri cattolici e gli altri francesi.
[…] Anche il tradizionalismo innova, pur non volendo mai fare di più che aggiornare l’intransigenza. Le Éditions Clovis della Fraternità sacerdotale San Pio X non si limitano a ristampare opere del XIX secolo, ma pubblicano anche romanzi contemporanei per adolescenti: l’obiettivo è conquistare i giovani, che stanno emergendo gradualmente, rispondendo alle loro aspettative […] Simbolicamente, l’esercito è un mito. Il valore guerriero dei gesti rivoluzionari e napoleonici converge con la mitologia della cavalleria e della nobiltà, reinterpretata nella mistica dell’ufficiale-capo-manager. […] L’apposizione apocalittico-profetica di un Sacro Cuore sulla bandiera tricolore esprime questa intransigenza conservata, che deve tuttavia reinterpretare i tre colori a suo favore. Questa riappropriazione sovversiva si ritrova anche nella musica bretone (alcune canzoni del gruppo Tri Yann, composto da ex insegnanti di scuola pubblica che si dichiarano di sinistra, sono un vero successo), o nella musica celtica.
La logica del corpo e dei gesti ha portato a un vero e proprio compromesso, dove il piacere individuale ha prevalso nonostante l’intransigenza intellettuale. Anche l’abbigliamento femminile è un segno: le gonne sopra il ginocchio si scontrano con quelle sotto il ginocchio e le reazioni possono essere virulente. […] Tuttavia, la coppia non era ancora moderna. I balli, compresi quelli rock e rap, si fanno in coppia, perché la mitologia romantica ha preso piede anche nei circoli apocalittici. La coppia è un assoluto, un luogo e un mezzo di realizzazione della felicità individuale, di santificazione in termini cattolici. […] Infine, dobbiamo parlare di una certa tecnofilia? Ricordo qui in particolare un confronto che due sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X fecero davanti a me, naturalmente, tra i loro due cellulari (1998): dimensioni, autonomia, peso, aspetto.

Segue un lungo sviluppo, che si conclude con la sua posizione:

La posizione che mantengo è che anche questo obiettivo, come il mio obiettivo di evangelizzare tutto il mondo in fine prima della mia morte e anche domani, è insufficiente rispetto a ciò che ci deve essere dato liberamente un giorno: nuovi cieli e una nuova terra perché il Figlio avrà sottomesso tutti i suoi nemici e dato il potere a suo Padre, e allora Dio sarà tutto in tutti. Insomma, qui sulla terra non abbiamo niente di meglio da aspettarci – ma poi non sarà più qui sulla terra come siamo abituati.
Come potete vedere, oscillo tra spiritualità, teologia, storia e sociologia. Il mio obiettivo è quello di riunirli per poter pensare e vivere questa speranza in un mondo che si è strutturato rifiutandola. Perché la modernità è qualcosa di diverso dal paganesimo, e qualcosa di diverso dal peccato originale, o dalla reiterazione dell’orgoglio satanico. Il naturalismo denunciato dai Papi è uscito dal Cristianesimo, e questo cambia radicalmente le cose. Non possiamo fingere che questa realtà ci sia estranea. È ciò che potremmo essere senza ciò che abbiamo ricevuto, ed è anche ciò che siamo, cioè il nostro peccato.

Fuori Parigi, non c’è salvezza:

Per molto tempo ho scelto la Basilique du Sacré-Cœur a Montmartre, poi il quartiere Saint-Germain-l’Auxerrois (compreso un certo 7 marzo 1993, quando ho visto un gruppo di turisti di San Nic entrare in chiesa mentre stavamo finendo di cantare Attende Domine), dove la liturgia era più in vista, e ora un’altra parrocchia parigina. Insomma, fuori da Parigi, noto quanto sia vuota la liturgia, soprattutto quando le Messe sono celebrate da sacerdoti anziani.

1 commento:

  1. Mi capita spesso leggendo gli articoli di paix liturgique disperdere il filo del discorso di confondere chi segue una linea con un altro che la commenta e la contraddice.i somma e un po' o meglio tanto faticoso leggere questi articoli e commenti disarticolato .qualcuno mi può dare conferma e se è così si può fare qualcosa per renderli più fluidi e capibili.
    Grazie

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La Redazione