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mercoledì 8 maggio 2024

Il caso di madre Marie Ferréol: il Tribunale di Lorient non doveva giudicare secondo il diritto canonico

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1033 pubblicata da Paix Liturgique il 6 maggio, in cui si proseguono l’analisi ed il commento della sentenza con cui il Tribunale di Lorient ha pesantemente condannato – oltre all’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit – il card. Marc Armand Ouellet P.S.S. ed i visitatori apostolici don Jean-Charles Nault O.S.B. e madre Maylis Desjobert O.Cist. nella causa per danni azionata da madre Marie Ferréol (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
In particolare, l’articolo replica alla critica secondo la quale il Tribunale di Lorient si sarebbe indebitamente ingerito in una vicenda di carattere meramente canonico; ma basta leggere la sentenza per comprendere che esso «non ha mai preteso di giudicare la controversia canonica, ma piuttosto di difendere i diritti civili di una cittadina francese che aveva subito un torto».

L.V.


Dopo la decisione del Tribunale di Lorient contro i persecutori di madre Marie Ferréol – tra cui il card. Marc Armand Ouellet P.S.S., di cui è stata riconosciuta la «parte preponderante» di responsabilità per i danni subiti dalla religiosa – si sono levate diverse voci – che in genere non hanno letto né compreso la sentenza – per protestare contro l’ingerenza di un Tribunale nel diritto canonico, negli affari interni della Chiesa e così via. Tuttavia, il Tribunale di Lorient non ha mai preteso di giudicare la controversia canonica, ma piuttosto di difendere i diritti civili di una cittadina francese che aveva subito un torto.

Torti civili commessi in Francia

Nel numero 814, la rivista Golias reagisce alla Nota Verbale della Segreteria di Stato all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede [QUI: N.d.T.], che accusa i Tribunali francesi di violare i «diritti fondamentali alla libertà religiosa e alla libertà di associazione dei fedeli cattolici» [QUI: N.d.T.]: in questo caso,

la sentenza non riguarda alcun problema di disciplina, né l’appartenenza a un istituto religioso, ma le regole del diritto e del dovere tra qualsiasi istituzione o persona. Le colpe riscontrate dal giudice Armelle Picard in questo caso riguardano il mancato rispetto della procedura di licenziamento e del dovere di assistenza da parte dell’associazione di diritto del 1901 delle Suore Domenicane del Santo Spirito.

E cita il prof. Cyrille Dounot, canonista e docente di Storia del diritto e delle istituzioni presso lUniversité Toulouse-Capitole che ha difeso madre Marie Ferréol al momento del licenziamento definitivo:

Per il prof. Cyrille Dounot, la questione giuridica è: «Un Cardinale straniero può essere punito per i torti civili commessi in Francia? In prima istanza, il Tribunale di Lorient ha risposto di sì, non riconoscendo che l’immunità di cui godono alcuni Cardinali si applica al card. Marc Armand Ouellet P.S.S.

Come sottolinea anche la rivista Golias,

i membri francesi delle istituzioni cattoliche in Francia sono cittadini francesi e soggetti alla legge francese. «Non possono rientrare in un altro diritto comune, che si applicherebbe specificamente a loro e solo a loro, in materia penale e civile», spiega Jacques Robert, studioso di diritto e specialista di diritto pubblico, in un articolo intitolato Loi vaticane et loi française pubblicato sulla Revue internationale de droit comparé nel 2014 [QUI: N.d.T.].

Violazione del contratto tra madre Marie Ferréol e l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit

Come ricorda il quotidiano La Croix nel 2018 nel riassumere le principali disposizioni dello statuto canonico e civile dei sacerdoti [QUI: N.d.T.], il sacerdote ha firmato un contratto sinallagmatico con il suo Vescovo – che comporta obblighi per ciascuna delle parti.

Dal punto di vista civile, il contratto stipulato tra un sacerdote e il suo Vescovo al momento dell’ordinazione è un vero e proprio contratto sinallagmatico o bilaterale come definito dall’articolo 1102 del Codice civile: una fonte di obbligazioni reciproche.
Gli obblighi di una delle parti derivano dagli obblighi dell’altra. In un contratto sinallagmatico, ciascuna parte promette (si impegna) e stipula (ottiene un impegno).
Un contratto di questo tipo non può essere equiparato a un contratto di lavoro subordinato o di affitto di servizi, perché sarebbe nullo, in particolare in virtù dell’articolo 1780 del Codice civile e dell’articolo 121-2 del Codice del lavoro, in quanto sancirebbe un impegno a vita, mentre è possibile affittare i propri servizi solo per un periodo di tempo limitato.

Il Tribunale di Lorient ha esteso questa nozione di contratto sinallagmatico all’impegno assunto da madre Marie Ferréol nei confronti dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec. Lo si legge nelle prime pagine della sentenza:

Il Tribunale di Lorient applica l’articolo 1194 del Codice civile alla situazione: «i contratti sono vincolanti non solo per ciò che è espresso, ma anche per le conseguenze che l’equità, gli usi o la legge danno loro». In questo caso, «la signora Sabine Baudin de La Valette [nome civile di madre Marie Ferréol: N.d.R.] e l’associazione […] delle Domenicane dello Santo Spirito […] erano legate da obblighi reciproci. In cambio del suo impegno nella comunità, in particolare come insegnante, l’associazione si trovò investita di un certo numero di obblighi nei suoi confronti.
Non solo l’associazione, in quanto entità giuridica, doveva rispettare i propri statuti, ma anche la comunità, in quanto membro del Sodalité des Vierges Dominicaines du Saint-Esprit, doveva rispettare la propria costituzione. Inoltre, in quanto comunità religiosa e associazione registrata, non poteva ignorare né il diritto canonico né le regole generali del diritto relative al rispetto dei diritti della difesa, oltre ai diritti fondamentali dell’individuo, di fronte a una decisione grave che riguardava la vita privata di una sorella della comunità.

Anche in questo caso, un Tribunale francese sembra perfettamente competente a esaminare il mancato rispetto di un contratto sinallagmatico concluso in Francia tra parti ugualmente francesi. In particolare, il danno causato dal fatto che la pensione di madre Marie Ferréol non sia stata presa in carico dalla sua congregazione, a causa del suo licenziamento definitivo e del fatto che, all’epoca, la congregazione non contribuiva alla Caisse d’assurance vieillesse invalidité et maladie des cultes – il sistema di sicurezza sociale per il clero.

Leader (ir)religiosi che cercano di coprire i peggiori abusi

Alcuni leader clericali, sicuri della loro capacità di manipolare la giustizia canonica – o di deviarla a loro vantaggio – sono molto tentati di credersi, o di dichiararsi, inaccessibili alla giustizia umana – alla giustizia civile, insomma. Oltre a screditare ulteriormente il loro ufficio, aprono un vero e proprio vaso di Pandora.

Ad esempio, in una Diocesi del sud-ovest della Francia che ha chiuso la sua casa di riposo diocesana, il Vicario generale e l’economo si rifiutano di fornire assistenza in una casa di riposo a un sacerdote anziano, disabile e malato, al di là dello stipendio mensile che la sua Diocesi gli dà (circa 500 euro al mese, più circa 600 euro di spese per le messe, pagate dal Vescovado in totale segretezza). Dato che il sacerdote in questione ha una casa di famiglia, stanno cinicamente aspettando che la venda (e paghi la somma al Vescovado) prima di entrare in una casa di riposo?

Come chiarito nel decreto della Conférence des évêques de France concernente il canone 538 c.d.c. pubblicato il 28 gennaio 1986 [QUI: N.d.T.], «ai sacerdoti in pensione verrà offerto un alloggio adeguato e ben curato, sia in case di riposo che in edifici diocesani o parrocchiali». Tutto sommato, si tratta di una contropartita logica per l’impegno di un sacerdote per tutta la vita nel suo ministero. Ma evidentemente alcuni Vescovi sono inaccessibili a qualsiasi logica e carità.

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