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Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di Cristina Cabrejss, pubblicato il 23 dicembre sul sito dell’ Agencia EFE , in cui si rip...

giovedì 22 agosto 2024

Pontcallec: l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit svende la Santa Messa tradizionale… prima di una liquidazione generale?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1086 pubblicata da Paix Liturgique il 19 agosto, in cui si esamina e commenta quello che – molto probabilmente – è l’«ultimo atto» dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit, fondato nel 1943 da padre Victor-Alan Berto come fraternità secolare del Terz’Ordine domenicano, nel 1964 eretta in sodalizio proprio dell’Ordine di San Domenico ed infine, nel 1990, eretto a società di vita apostolica di diritto pontificio e per molti decenni ha visto fiorire le vocazioni.
L’istituto è una comunità domenicana di vergini consacrate, che vivono una vita comunitaria ed il cui apostolato si esprime principalmente nell’istruzione dei fanciulli, che si svolge nelle loro quattro scuole elementari e superiori in Francia (Pontcallec/Berné, Saint-Cloud, Nantes e La Baffe; fino al 2021 anche a Draguignan).
Caratteristica peculiare dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit è sempre stata l’impronta tradizionalista, che si è espressa anche dando grande importanza alla dignità, alla pietà e alla bellezza del servizio liturgico celebrato secondo il rito romano nella forma straordinaria e che ha trovato la condivisione di moltissime famiglie che hanno scelto di fare frequentare ai propri figli le scuole gestite dall’istituto (ne abbiamo già scritto QUI, QUI, QUI, QUI, QUIQUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUIQUI e QUI su MiL).
Ora, però, dopo vari scandali, la situazione è rapidamente mutata e – anche tra la preoccupazione delle famiglie e dei giovani che in questo istituto hanno trovato i valori in cui crescere – pare di essere di fronte al tradimento ed alla liquidazione totale dell’opera del fondatore padre Victor-Alan Berto: ma essa «vive in tutti noi, ovunque la Tradizione resista, creda, evangelizzi e celebri il Signore ogni giorno che Dio fa. Ovunque resiste nonostante le persecuzioni, ovunque costruisce, insegna, restaura, erige Calvari e missioni, cura le ferite del corpo e dell’anima, distribuisce medaglie miracolose, lotta contro il sacrilegio, celebra le virtù cristiane e si oppone ai potenti di questo mondo, che spesso dimenticano di non avere alcuna autorità lassù. Ovunque la verità si rifiuta di cedere il passo all’errore, ai numeri, ai lustrini, al denaro e ai titoli altisonanti».

L.V.


Le preoccupazioni espresse dai fedeli di Pontcallec circa l'adozione del Novus Ordo della Messa da parte dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec durante il loro ritiro annuale dal 27 luglio al 2 agosto non erano infondate. «Su richiesta di Roma», la congregazione, da tempo in fermento, ha annunciato l’abbandono della Santa Messa tradizionale – uno dei capisaldi delle Suore Domenicane dello Spirito Santo fin dall’inizio – a favore di un innominato ritocco liturgico.

È anche l’ennesimo intervento romano in una congregazione in cui il voto di obbedienza – trasformato in un servilismo che non ha più nulla a che fare con la virtù dell’obbedienza – aggiunge continuamente crisi a crisi, allontanando le vocazioni e lasciando un’opera un tempo fiorente come sale sulla landa.

Il 22 luglio scorso, i fedeli hanno scritto nella loro lettera [QUI e QUI; QUI su MiL]:

Infatti, con questo annuncio, e con questa misura presa «su richiesta di Roma» – ci permetta qui di fare una domanda solo apparentemente impertinente, perché molto dipende dalla sua risposta: chi è «Roma»? – state creando un precedente che quasi inevitabilmente si ripeterà. In questo modo lei legittima la nostra preoccupazione che l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit possa un giorno abbandonare del tutto la liturgia tradizionale, e ci offre l’opportunità di esprimere apertamente questa preoccupazione – e la nostra vigile sollecitudine.

Alla fine di luglio, l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit ha ripetuto il precedente, annunciando che il 1º dicembre avrebbe abbandonato la Santa Messa tradizionale a favore di uno strano bricolage liturgico, che il blog Le Salon Beige riassume così [QUIQUI: N.d.T.]:

Dall’inizio del prossimo anno liturgico, il 1º dicembre 2024,
  • la Santa Sede ci chiede di seguire il calendario liturgico attualmente in vigore nella Chiesa universale per il rito romano;
  • chiede inoltre che nelle nostre diverse case la Messa sia celebrata secondo il Novus Ordo una settimana al mese, ad eccezione della domenica, mentre il Vetus Ordo rimanga in uso per le altre tre settimane e tutte le domeniche;
  • si precisa che le letture della Messa saranno, per ogni giorno, quelle del Lezionario Romano vigente e che tutti i prefazi del Messale Romano di San Paolo VI saranno utilizzati durante le Sante Messe secondo il Vetus Ordo.
Queste misure ci impongono di fare un passo importante verso la scoperta della liturgia rinnovata. Esse susciteranno anche dei timori; va da sé che ne assicureremo un’attenta attuazione.

Riforma in mezzo all’incoerenza e al disordine

In particolare, l’Union Lex Orandi ha sollevato una serie di domande [QUI: N.d.T.]:

  • perché è necessario mutilare il Lezionario e il calendario liturgico del vecchio ordo per dimostrare che le Madri non escludono il Messale Romano secondo il novus ordo? Come può questa manipolazione liturgica da parte di Roma incoraggiare la «scoperta della liturgia riformata» (secondo le parole del comunicato stampa)?
  • chi è nella Santa Sede l'’utore di queste approssimative decisioni liturgiche? Il Dicastero per gli istituti di vita consacrata e e le società di vita apostolica? Il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti? O, più probabilmente, l’autorità autoproclamata del card. Marc Armand Ouellet P.S.S., Prefetto emerito del Dicastero per i Vescovi, «protettore» senza mandato dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit? […]
Innanzitutto, la riforma liturgica imposta all’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit dimostra, attraverso le mutilazioni che impone al rito antico, che i riformatori non hanno alcuna nozione della coerenza della liturgia come «pedagogia della fede». Come comprendere, ad esempio, le preghiere proprie dell’ultima domenica di ottobre, festa di Cristo Re secondo il vecchio ordo, leggendo le letture della 30ª domenica del Tempo Ordinario dell’anno B (il Vangelo della guarigione del cieco di Gerico)? O come conciliare le letture della 6ª domenica del Tempo Ordinario dell’anno C, che cade il 16 febbraio 2025 (ornamenti verdi), con le preghiere, i salmi e le antifone della domenica di Settuagesima del vecchio calendario per la stessa data (ornamenti viola)? La liturgia è il linguaggio di Dio per i fedeli; se chiediamo a Dio di balbettare, lo rendiamo incomprensibile ai fedeli. È questo che stiamo cercando?

Pontcallec, un’altra tragedia dell’uso improprio della virtù dell’obbedienza

Scrivendo sul tema dell’obbedienza nel bollettino estivo del Priorato di Marsiglia della Fraternità sacerdotale San Pio X, don Xavier Beauvais FSSPX non avrebbe potuto esprimere meglio i mali di Pontcallec [QUI: N.d.T.]:

Nell’obbedienza cieca si chiede alla volontà di fare ciò che spetta all’intelligenza. La volontà viene interpellata non appena l’autorità ordina l’imposizione di un diktat: «Devi obbedire», senza che l’intelligenza abbia potuto esprimere un giudizio sull’onestà, sulla legittimità del comando, sulla sua conformità alla fede di sempre. Non ci si preoccupa di sapere se ciò che viene ordinato è giusto, buono, onesto o cattolico. L’intelligenza deve tacere, ed è la volontà che ha la precedenza e dice: «Visto che l’ordine è stato dato, dovete». E questo è drammatico, perché l’intelligenza nella nostra natura è la cosa più alta. Quando la volontà prende questo posto, provoca una tragedia, e nel campo dell’obbedienza, questa è quella che chiamiamo obbedienza cieca. […] 
Cosa fa oggi la Chiesa conciliare?
Fa dell’obbedienza una virtù teologica, un assoluto, e quindi una degenerazione dello spirito cattolico.

E conclude citando don Philippe Sulmont FSSPX

Don Philippe Sulmont FSSPX scrisse a suo tempo:
«[…] Quando un Cristiano è convinto che un ordine è ingiusto e che quest’ordine avrà come vittime non solo la sua persona, ma una moltitudine di altri Cristiani feriti nella loro fede, nel loro spirito e feriti da una grave mancanza di carità, il dovere di questo Cristiano non è quello di sottomettersi vigliaccamente a quest’ordine, ma di resistere con coraggio. Indipendentemente dal danno che possono subire: gli affronti, le incomprensioni e le calunnie di cui possono essere oggetto».

Madre Marie Ferréol ebbe questo coraggio, fu perseguitata ed espulsa, ma ciò non bastò a salvare la congregazione di Pontcallec.

Santa Messa, voti, verginità consacrata: tutto viene svenduto!

L’Union Lex Orandi ha reagito [QUI: N.d.T.]:

L’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec ha appena annunciato la riforma liturgica che sarà applicata nelle sue varie case a partire dal 1º dicembre: 
  • adozione del calendario liturgico del Messale Romano di San Paolo VI;
  • celebrazione della Messa secondo il novus ordo una settimana al mese, ad eccezione della domenica; il vetus ordo continuerà ad essere utilizzato per le altre tre settimane e tutte le domeniche;
  • letture della Messa, per ogni giorno, secondo l’attuale Lezionario Romano e uso di tutti i prefazi del Messale Romano di San Paolo VI nelle adante Messe secondo il vetus ordo.
Questa riforma viene presentata dalle Madri come il frutto di un «invito» della Santa Sede dal 2023 a «riflettere su come mostrare, anche nella nostra vita conventuale, e non solo in alcune occasioni esterne, che non escludiamo il Messale Romano secondo il novus ordo». Poche righe più avanti, però, si precisa: «Altre decisioni della Sede Apostolica in materia liturgica ci erano state annunciate e sono state comunicate oggi all’Istituto. Esse modificano in modo significativo la nostra prassi attuale».

E precisa che questo è forse solo l’inizio di una lunga serie di rinunce [QUI: N.d.T.]:

Le costituzioni dell’Istituto sono in fase di elaborazione, in particolare per quanto riguarda il voto principale fatto dalle suore al momento della professione. Infatti, il loro impegno non era quello dei voti solenni di povertà, castità e obbedienza, ma un voto unico di verginità consacrata, vissuto però all’interno di una vita comunitaria secondo i consigli evangelici. Questo voto di verginità potrebbe essere messo in discussione? L’ipotesi nasce dalle critiche mosse all’insegnamento di padre Victor-Alain Berto, il fondatore dell’Istituto, quando una decina di anni fa circolarono le voci più assurde su presunti casi di possessione all’interno della comunità. Chi ha familiarità con la questione ritiene che il passo successivo sia una revisione dei voti.

Il caso di madre Marie Ferréol: la comunità aveva già violato le sue regole, e la più elementare moralità

Inoltre, la sentenza del Tribunale civile di Lorient che ha reso giustizia a madre Marie Ferréol, perseguita e poi cacciata dall’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec e dal card. Marc Armand Ouellet P.S.S., Prefetto emerito del Dicastero per i Vescovi, ha sottolineato fino a che punto la comunità delle Suore domenicane di Pontcallec avesse abbandonato non solo le sue regole, ma anche le più elementari considerazioni morali – in queste condizioni, non c’era da stupirsi che un giorno anche la Santa Messa sarebbe stata buttata a mare.

[QUI: N.d.T.]

Non sorprende che l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit di Pontcallec sia stato ritenuto colpevole di non aver rispettato le proprie regole durante il licenziamento di madre Marie Ferréol. L’avv. Adeline le Gouvello de la Porte, avvocato della suora, ha elencato i seguenti punti: «(nessun preavviso, nessuna possibilità di conoscere la decisione proposta, nessuna informazione sui fatti precisi e sulle date delle accuse contro di lei, nessuna possibilità di difendersi…); nessun motivo per il licenziamento (nessuna comunicazione sulle sue colpe, nessun fatto preciso delle accuse, nessun preavviso, nessun avvocato al suo fianco». La sentenza afferma che «si deve constatare che l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit non si è preoccupato del corretto rispetto della procedura e dei diritti di difesa nei suoi confronti. […]
Non solo l’associazione, in quanto persona giuridica, dovrebbe rispettare i propri statuti, ma anche la comunità, in quanto membro del Sodalité des Vierges Dominicaines du Saint-Esprit, dovrebbe rispettare la propria costituzione. Inoltre, in quanto comunità religiosa e associazione dichiarata, non poteva ignorare né il diritto canonico né le regole generali del diritto relative al rispetto dei diritti della difesa, oltre ai diritti fondamentali della persona, di fronte a una decisione grave che riguarda la vita privata di una sorella della comunità».

Alla luce delle nuove rinunce delle Suore domenicane di Pontcallec [QUI: N.d.T.],

le attestazioni prodotte dall’accusa nei confronti di madre Marie Ferréol sembrano aver reso loro un grande danno. Infatti, leggendole, il Tribunale di Lorient ha notato che «c’è ovviamente una responsabilità relazionale molto pesante in questa comunità» e che «molte delle testimonianze riguardano elementi accaduti molti anni fa, piccoli dettagli della vita quotidiana di una comunità, meschinità, […] generalità sul carattere, le qualità e le presunte colpe della querelante».
Ciò ha portato il Tribunale di Lorient a concludere che «non trova in queste attestazioni la conferma che le motivazioni molto generiche che compaiono nei decreti di esclusione e poi di licenziamento della signora Sabine Baudin de La Valette [nome civile di madre Marie Ferréol: N.d.T.], redatti dal card. Marc Armand Ouellet P.S.S., fossero realmente basate su fatti gravi e precisi, non dichiarati, che giustificassero la severità delle sanzioni pronunciate».

La scelta dell’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit: contro il muro ad alta velocità e suonando il clacson

Come promemoria, nel loro discorso del 22 luglio, i fedeli di Pontcallec hanno illustrato le conseguenze dell’abbandono della Santa Messa tradizionale da parte della congregazione. Questo è tutto ciò che l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit ha scelto: la strada della liquidazione totale [QUI e QUIQUI su MiL]:

  • tradire la volontà del padre fondatore e delle sue prime suore, che affermarono di voler coniugare la fedeltà a Roma con l’incrollabile attaccamento alla liturgia tradizionale; un impegno coronato da successo, come sottolineato dal decreto di erezione di cui sopra; in questo è una colpa oggettiva contro il Quarto Comandamento;
  • abusare di un potere che non appartiene agli eredi e agli amministratori che siete, se non distogliendo l’opera dal suo scopo, almeno smantellando la sua roccaforte più potente; sarebbe molto più onesto lasciare l’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit e fondare una nuova casa;
  • ridurre la fedeltà alla liturgia cattolica romana a una questione di gestione del proprio patrimonio, dimenticando che essa contribuisce al bene comune di tutta la Chiesa, come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto» [QUI: N.d.T.];
  • dare ai più giovani tra noi, cresciuti con l’idea che la lealtà e la fedeltà sono tra i valori più alti, uno spiacevole esempio di tradimento, o quanto meno di resa senza combattere o resistere, tradimento di persone consacrate, quindi a priori degne del loro rispetto; misuriamo abbastanza l’impatto sulle loro anime?;
  • far sprofondare le madri anziane nell’angoscia al pensiero di dover scegliere tra il loro attaccamento a questa liturgia, che hanno scelto insieme a quella dell’Istituto, e la minaccia di perdere l’ambiente in cui immaginavano di poter concludere serenamente i loro giorni, in un’età in cui è difficile ricominciare;
  • privare i fedeli, le famiglie che hanno scelto di stabilirsi nella zona di Pontcallec, in modo permanente o per le vacanze, della possibilità di godere della liturgia tradizionale ogni giorno della settimana, proprio perché l’hanno trovata lì;
  • aggiungere crisi a crisi, con il rischio di inaridire le vocazioni, di vedere le famiglie allontanarsi dalle vostre scuole e, infine, di indebolire ulteriormente la vostra comunità.

Comunque vada, le nuove Suore Domenicane dello Spirito Santo – che forse non meritano di coinvolgere lo Spirito Santo nelle loro peregrinazioni spirituali, teologiche, cardinalizie, metapolitiche e quant’altro – non saranno più opera di padre Victor-Alain Berto. Più probabilmente, abbracceranno finalmente la modernità, in un momento in cui la stragrande maggioranza dei Cristiani francesi ed europei è uscita dalla Chiesa in punta di piedi, a sessant’anni dal Concilio Vaticano II. L’Institut des Dominicaines du Saint-Esprit ha scelto – o pensa di aver scelto: invece di essere tradizionale, vivace e resistente, sarà moderno, ma arido.

Tuttavia, la fiaccola di padre Victor-Alain Berto è stata portata a lungo da altre opere, didattiche o meno, religiose o laiche, ma in ogni caso tradizionali – Pontcallec nel suo periodo di massimo splendore è stata la sorgente di molti fiumi. Oggi il flusso ha cambiato letto, ma si è diffuso in tutto il mondo. Non può più essere placato, quali che siano le vane speranze di coloro che sperano, con un piede nella fossa o per vane glorie, di risolvere le controversie religiose della loro prima giovinezza o conti più politici che religiosi. Quelli che sperano, distruggendo l’opera e le scuole di padre Victor-Alain Berto, di mordere le caviglie, post mortem, di mons. Marcel François Lefebvre C.S.Sp. che ha accompagnato al Concilio Vaticano II.

Anche se tradita dai suoi diretti successori, l’opera di padre Victor-Alain Berto vive in tutti noi, ovunque la Tradizione resista, creda, evangelizzi e celebri il Signore ogni giorno che Dio fa. Ovunque resiste nonostante le persecuzioni, ovunque costruisce, insegna, restaura, erige Calvari e missioni, cura le ferite del corpo e dell’anima, distribuisce medaglie miracolose, lotta contro il sacrilegio, celebra le virtù cristiane e si oppone ai potenti di questo mondo, che spesso dimenticano di non avere alcuna autorità lassù. Ovunque la verità si rifiuta di cedere il passo all’errore, ai numeri, ai lustrini, al denaro e ai titoli altisonanti. Siamo tutti padre Victor-Alain Berto.

1 commento:

  1. L’odio che hanno questi contro la S. Messa è davvero luciferino!
    Insomma, per questi soloni, i miliardi di cattolici che assistono alla messa che loro tanto odiano sono un gradino sotto a loro?
    Che schfio! Solo zizzania, odio e divisione escono dalle adunate tridentine.

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