Nel tempo della lode unanime e dell’adulazione diffusa che accompagna la morte di Papa Francesco, pare necessario – senza cedere né alla freddezza, né alla retorica – distinguere con chiarezza il rispetto dovuto alla persona e al ruolo petrino da un’analisi onesta dei limiti e delle conseguenze del suo operato sulla Chiesa e sul popolo dei battezzati.
Da analisti economici e sociali abituati a valutare l’impatto di ogni governance, non possiamo confondere il rispetto per la persona e per l’ufficio che ha incarnato con un giudizio sospeso su ciò che il pontificato di Francesco ha significato per la Chiesa. Ogni stagione – anche la più innovativa – richiede un bilancio: non per condannare né per assolvere, ma per comprendere, apprendere e correggere.
Pertanto, fermo restando lo sconforto e il dolore per la perdita della persona e confermata la volontà di accompagnarlo con la preghiera, proviamo a stilare un elenco degli elementi che riteniamo positivi – in termini di coerenza con le Scritture, la Tradizione, il Magistero e la realtà concreta –, così come degli aspetti della dottrina sociale che auspichiamo – per il bene di tutti – che col tempo si sedimentino nell’oblio.
APPORTI POSITIVI
- Condanna dei conflitti armati scoppiati durante il pontificato, in particolare quelli a Gaza (che gli è valso, significativamente, il mancato cordoglio da parte del governo di Netanyahu) e in Ucraina, per cui ebbe il coraggio di indagare le cause profonde, evocando l’immagine della Nato che avrebbe “abbaiato” ai confini della Russia. Tuttavia, tali condanne erano spesso intrise di una retorica di stampo pseudo-marxista contro gli interessi delle industrie belliche, rischiando di offrire una lettura parziale dei fenomeni.
- Lotta all’aborto (è recente la notizia toccante della sua battaglia per recuperare gli embrioni abbandonati) e alla sostituzione dei figli con gli animali domestici. Apparentemente distante dai temi economici, tale posizione va invece compresa alla luce dell’invecchiamento della popolazione, fattore che incide in maniera determinante sul futuro del sistema economico e sociale del nostro Paese. Per converso, rileviamo però che questo messaggio è stato indebolito con Amoris Letitia (leggi, comunione i divorziati risposati) e con Fiducia Supplicans (leggi, benedizione alle coppie omosessuali).
- Attenzione verso i poveri, sebbene a volte espressa in forma teatrale. In ogni caso, riteniamo doveroso accogliere sinceramente l’invito del defunto pontefice a non dimenticare i più deboli. Un trasporto molto sanguigno di cui fare tesoro sebbene a monte mancasse la consapevolezza che di norma è la libertà economica che li fa uscire dalla povertà e non la sovraregolamentazione da parte delle autorità pubbliche. Qui un bell’articolo a questo proposito del Mises Institute, con qualche statistica di cui riportiamo un grafico molto eloquente da accostare all’apertura cinese al libero mercato.
APPORTI CRITICI, AUSPICABILMENTE DA DIMENTICARE
- Anche in documenti di grande rilevanza, come le encicliche, si è riscontrato un appoggio incondizionato a una forma di capitalismo clientelare, in cui una regolamentazione invasiva da parte degli organi sovranazionali finisce per “socialistizzare” l’economia a danno dei cittadini, favorendo invece le multinazionali in grado di negoziare con i poteri pubblici. Ad esempio con l'esplicito appoggio alle agende delle Conferenze delle Parti (c.d COP) all'interno della Laudato Si'. Emblematica, in tal senso, la frase attribuita da Emma Bonino: “Mi disse: sono vecchio, morirò. Continua tu le nostre battaglie” e la dichiarazione della Gran Loggia d’Italia degli Antichi, Liberi, Accettati Muratori in cui scrivono: “la nostra Comunione intende rendere omaggio alla visione di Papa Francesco, la cui opera è connotata da una profonda risonanza con i principi della Massoneria” (qui il post di MiL). Alcuni precedenti analisi qui, qui, qui, qui, qui, qui e qui.
- La vicinanza a figure come Casarini e l’insistenza su un’accoglienza indiscriminata, senza la minima attenzione alle difficoltà degli italiani più indigenti che ne hanno subito le conseguenze con pericoli per la loro sicurezza e incolumità. Oltretutto, questa immigrazione (pianificata e curata da una certa parte di ONG) si risolve in una desertificazione sociale (e poi economica) dei territori di provenienza (qui, precedente post). Pertanto, l’Africa che ha rifiutato l’ideologia Woke è costretta a mandare i propri figli in quell’Occidente che si è suicidato esattamente a causa di quell'ideologia.
- Un approccio eccessivamente favorevole alla redistribuzione, che ha sistematicamente ignorato i principi di libertà e sussidiarietà. L’enfasi su dettagli pratici, spesso inopportuni per un pontefice, lo ha trascinato su un terreno di “bassa politica”, poco consono al suo ruolo.
- La dimensione di analisi è stata orizzontale e non si è focalizzata sul rapporto verticale con il sovrannaturale e il trascendente. La stessa idea tipicamente progressista di considerare come meri “ideali” (poco più che auspicabili) i dettami di morale tradizionale (come l’indissolubilità del matrimonio), va a minare le basi stesse della Dottrina Sociale. Infatti, senza trascendenza e senza riferimenti alla legge naturale, le encicliche sociali di Francesco hanno perso quel valore aggiunto che avrebbero dovuto avere, finendo per mischiarsi in maniera indistinguibile rispetto a un qualsiasi discorso di Mattarella.
- Ambiguità comunicativa: anche in campo economico si applica quanto scritto da Aldo Maria Valli commentando il libro di Zanatta: “Nella sua insalata mista, in quel fiume di parole che rischiavano spesso di diventare chiacchiera da bar, c’era una certa dose di narcisismo. Gli piaceva essere così com’era. Non aveva complessi. Il populista si compiace anche della sua superficialità. Il politico non è tenuto a rispettare il principio di non contraddizione”. E ancora: “Più astuto che originale, si fece spazio anche grazie all’ignoranza dilagante. Diceva spesso banalità, ma nel mondo della banalità chi si comporta così riceve applausi”.
Le ingerenze nella politica concreta, l’eccesso di prescrizioni pratiche (qui, ns precedente approfondimento), una certa collusione con i poteri forti e uno stile di governo autoritario – si pensi ai numerosi commissariamenti di ordini e movimenti religiosi – ci inducono ad accostare paradossalmente Papa Francesco ad alcuni dei pontefici dei periodi (politicamente) meno felici della storia della Chiesa, come Giulio II.
Picconate per picconate, paradossalmente siamo quasi sollevati che ad essere massacrata sia stata la dottrina sociale piuttosto che un impianto teologico di ordine superiore che avrebbe creato disastri di ben altro tenore. L’approccio che proponiamo è quello di mantenere e valorizzare nel tempo, gli apporti positivi cercando di far sedimentare, senza farcene troppo scandalo, gli aspetti meno apprezzabili della dottrina di Papa Francesco. Questo, in attesa di leggere le nuove pagine di storia si apriranno nei prossimi giorni e nei prossimi anni.
PUNTO PER PUNTO
Per approfondire, proviamo a fornire di seguito un contributo ulteriore: uno schema ragionato su alcune posizioni chiave tenute da Papa Francesco, l’analisi di 300 Denari e i rimandi più significativi a quanto proposto in due anni di pubblicazioni.
POLITICHE SOCIALI, DEBITO PUBBLICO E CULTURA
Posizione di Papa Francesco. Il Papa ha promosso una Chiesa “in uscita”, attenta ai bisogni dei migranti, dei poveri e degli emarginati. Ha criticato le politiche di chiusura e ha esortato all’accoglienza incondizionata e alla solidarietà.
Analisi di 300 Denari. Queste posizioni rischiamo di essere viste come una forma di “buonismo” che ignora le complesse realtà sociali ed economiche, e che potrebbe minare la sicurezza e l’identità culturale delle nazioni ospitanti.
Conclusioni. Nonostante una crescita delle spese dovute al welfare e al relativo impatto sul debito pubblico, si evidenzia come l'Italia presenti un basso indebitamento privato. Questo grazie alla propensione al risparmio delle famiglie e alla solidità degli imprenditori italiani dovuti principalmente a una cultura economica fondata su valori tradizionali e sulla responsabilità individuale (qui).
NATALITÀ E CRISI CULTURALE
Posizione di Papa Francesco. Ha più volte denunciato la “cultura della denatalità” e criticato la tendenza a sostituire i figli con animali domestici, sottolineando l’importanza della famiglia come nucleo fondamentale della società.
Analisi di 300 Denari. E' giusto ricollegare la denatalità a una crisi culturale e spirituale, auspicando un ritorno ai valori tradizionali che valorizzino la famiglia e la procreazione. Un raro punto d’incontro tra Francesco e l’ambiente conservatore, anche se il Papa non è riuscito a tradurre questi principi in una visione economica strutturata.
Confronto e conclusioni. La denatalità deve essere affrontata non solo come un problema economico (visione marxista della storia), ma come una crisi culturale profonda. Gli incentivi economici non sono sufficienti a invertire la tendenza, se non accompagnati da un recupero dei valori tradizionali, dell’educazione classica e di una visione antropologica cristiana che valorizzi la famiglia e la procreazione (qui).
ETICA E FINANZA
Posizione di Papa Francesco. In più occasioni il Papa ha denunciato la finanza speculativa e promosso una regolamentazione globale, con maggiore intervento degli Stati e delle organizzazioni internazionali. Nel documento Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, ha criticato duramente la speculazione finanziaria, affermando che “la recente crisi finanziaria poteva essere l'occasione per sviluppare una nuova economia più attenta ai principi etici” (qui e qui).
Analisi di 300 Denari. Pur criticando con Francesco la finanziarizzazione dell’economia, la nostra analisi prende le distanze dalla centralizzazione e alla regolamentazione sovranazionale, promuovendo la stabilità monetaria e il risparmio come virtù economiche. Francesco propone soluzioni che sacrificano la libertà economica, rafforzando organismi non eletti come FMI, BCE e ONU, allontanandosi dalla visione sussidiaria della dottrina sociale classica.
Confronto e conclusioni. È evidente che l’approccio moderno alla finanza vada cambiato, evidenziando come l’eccessiva fiducia nella creazione di moneta e nel debito pubblico sia sintomo di una perdita del legame tra lavoro, produzione e ricchezza reale. Di qui il richiamo alla necessità di un’etica finanziaria fondata sulla realtà economica e sulla responsabilità morale (qui).
AMBIENTE E IDEOLOGIA GREEN
Posizione di Papa Francesco. L’enciclica Laudato si' promuove un’ecologia integrale che unisce la cura del creato alla giustizia sociale; che denuncia l'inquinamento e il cambiamento climatico come minacce per i poveri e le future generazioni (qui, qui, qui, qui, qui).
Analisi di 300 Denari. L’ecologismo ideologico e le politiche ambientali sono minacce altrettanto gravi, in quanto penalizzano l’economia e la sovranità nazionale. Una “religione ecologista” imposta dalla UE va sostituendosi alla Dottrina Sociale della Chiesa, è vista come ideologica e nemica della produttività e della sovranità economica. Pertanto la diffidenza verso una transizione ecologica forzata è più che giustificata.
Confronto e conclusioni. La visione di Francesco, pur partendo da buone intenzioni, ha abbracciato narrazioni green globaliste, lontane dall’equilibrio tra uomo, lavoro e natura proprio della dottrina tomista. Si tratta di visioni in netto contrasto: quella di Francesco è una visione ideologica ed orizzontale, vede nella crisi ecologica una questione morale e sociale urgente. Con l’enciclica Laudato si', si è posto l’accento sulla necessità di prendersi cura del pianeta, denunciando l’inquinamento e il cambiamento climatico come conseguenze di un modello economico insostenibile. Il nostro punto di vista invece è che non si possono invitare i fedeli a una “conversione ecologica”, in quanto la missione della Chiesa è più Alta. Oltretutto, alcuni osservatori ritengono che questa visione possa portare a politiche economiche restrittive e dannose per lo sviluppo, soprattutto nei paesi più poveri. Di qui il nostro scetticismo verso le politiche ambientali promosse dall'Unione Europea, ritenute ideologiche e dannose per l’economia. Tocchiamo con mano proprio in questi mesi come la transizione ecologica imposta abbia portato a una deindustrializzazione e a una perdita di competitività, senza reali benefici ambientali (qui).
IMPRESA E LIBERTÀ ECONOMICA
Posizione di Papa Francesco. Spesso presenta l’impresa con sospetto, come luogo di sfruttamento e disuguaglianza. Tenta di promuovere modelli economici alternativi che mettano al centro la persona, come l’economia di comunione, tuttavia raramente valorizzando la sua funzione positiva nel creare lavoro e benessere, essendo il suo intento più volto a distribuire ricchezza che a creare valore (qui).
Analisi di 300 Denari. L’impresa va valorizzata in quanto espressione della creatività e responsabilità individuale, fondamentale per il bene comune. Oltre ad essere corpo intermedio tra Stato e persona. Far entrare qui lo Stato significa ostacolare l’iniziativa privata. Consideriamo per questo l’impresa come espressione della responsabilità personale e della carità sociale, fondamentale per il bene comune.
Confronto e conclusioni: Questo pontificato ha avuto il grande limite di aver trascurato la visione dell’imprenditore cristiano, alimentando sfiducia nel settore produttivo e delle relazioni. Va inoltre sottolineata l’importanza della libertà economica e dell'iniziativa privata come strumenti per il bene comune. Tenuto a bada l’interventismo statale e promossa invece una visione dell’impresa come luogo di realizzazione personale e di servizio alla comunità, in linea con la dottrina sociale della Chiesa. (qui, qui)
LIBERO MERCATO ED ECONOMIA
Papa Francesco ha criticato il “dogma del neoliberismo”, definendo il capitalismo come un sistema che “uccide” e denunciando la “tirannia del mercato”. Nell'enciclica Fratelli tutti, ha affermato che “la fragilità dei sistemi mondiali di fronte alla pandemia ha evidenziato che non tutto si risolve con la libertà di mercato”. Ha sottolineato l’importanza di un’economia che metta al centro la dignità umana e il bene comune, esortando a una maggiore attenzione verso i poveri e gli emarginati (qui).
La nostra analisi (che si fonda su quanto il Magistero Sociale della Chiesa ha detto nei confronti delle ideologie moderne) fa notare che l’economia di mercato – pur con tutti i limiti – resta ancora il miglior strumento per generare e distribuire valore. Infatti, se le economie pianificate (alias, comunismo, socialismo o capitalismo clientelare come proposta Davos) restano intrinsecamente nell’errore, il libero mercato non è di per sé un sistema corrotto anche se migliorabile. In questo senso, in più riprese si è fatto riferimento una visione economica ispirata alle scuole di Salamanca, Austriaca e di Chicago che hanno dato il giusto peso alla libertà di mercato, la proprietà privata e la sussidiarietà. Criticando, invece, fortemente l’interventismo statale e le politiche redistributive in quanto dannose per l’efficienza economica e la libertà individuale.
Confronto e conclusioni. Due visioni – quella di Francesco e quella da noi riportata in sintonia con la Tradizione – che divergono significativamente. Il Papa, legato alla Teologia della Liberazione, è impregnato di una retorica anti-mercato atta a favorire un’economia centralizzata; critica un sistema economico che, a suo avviso, esclude i più deboli. La visione di Francesco, influenzata da una matrice latino-americana, appare incompatibile con il realismo economico cattolico classico partito dalla Scuola di Salamanca (qui) e sviluppato nella Scuola Austriaca e da autori come Wilhelm Röpke, Michael Novak e Van den Bossche.
IOR e TRASPARENZA MONETARIA
Il pontificato di Francesco ha visto un impegno per la riforma dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR), con l'obiettivo di aumentare la trasparenza e combattere la corruzione. Sono state introdotte nuove normative e controlli più rigorosi.
Tuttavia, dalla nostra analisi emerge che sebbene le riforme abbiano segnato un passo verso la trasparenza, queste hanno avuto un impatto piuttosto limitato e non hanno affrontato le radici profonde dei problemi finanziari vaticani (qui e qui).
CONCLUSIONI
Alla domanda “Che cosa resta della Dottrina Sociale di Papa Francesco?” (e più in generale delle sue agognate riforme) risponde lo sesso Francesco con il Testamento e la Sepoltura a Santa Maria Maggiore.
Il 29 giugno 2022, Papa Francesco ha redatto il suo testamento, esprimendo il desiderio di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore, anziché nelle tradizionali grotte vaticane. Ha richiesto una tomba semplice, senza decorazioni, con la sola iscrizione “Franciscus”, e ha indicato che le spese sarebbero state coperte da un benefattore anonimo.
Questa scelta – interpretata dalle masse come un gesto di umiltà e devozione mariana – è stata invece vista da fini osservatori come un simbolo di rottura con la Curia romana e un segno del fallimento delle sue riforme. Rifiutare di essere sepolto in Vaticano, rifiutare che fosse lo stesso Vaticano a coprire i costi delle sue esequie e in coerenza ad aver scelto di non vivere nei Sacri Palazzi ma nell’albergo di Santa Marta, significa di fatto aver ammesso la propria ostilità e il proprio fallimento nei confronti di quella Chiesa a cui come successore di Pietro era chiamata a guidare e riformare.
Gabriele e Roberto
Ti piace 300 Denari? Seguici su Telegram, Instagram, Facebook o X!
Contatto e-mail e presentazione della rubrica
Ti piace 300 Denari? Seguici su Telegram, Instagram, Facebook o X!
Contatto e-mail e presentazione della rubrica
A mio parere, Francesco non si è mai sentito essere sucessore di Pietro, ma tutto a modo proprio 'governare', 'gestire' una 'cosa pubblica'.
RispondiEliminaA mio parere sei in pieno errore.
Elimina"La nostra analisi (che si fonda su quanto il Magistero Sociale della Chiesa ha detto nei confronti delle ideologie moderne) fa notare che l’economia di mercato – pur con tutti i limiti – resta ancora il miglior strumento per generare e distribuire valore".
RispondiEliminaE' incredibile, ma nessuno sa che avremmo a portata di mano la vera soluzione al problema, alternativa all’economia di mercato, e che può essere solo "La Società partecipativa" secondo Dottrina sociale cattolica.
La questione è spiegata qui: https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2023/05/05/pier-luigi-zampetti-il-manifesto-della-partecipazione/
Peccato che non interessi a nessuno...
EliminaAlla dottrina sociale spetta il compito di fornire orientamenti e principi alla luce del vangelo e del magistero. E non quello di dare ricette o soluzioni tecniche. Ruolo che invece spetta a laici che si impegnano nel costruire la giustizia terrena nelle forme e nei ruoli che ritengono più opportune.
Ed è in questa ottica che abbiamo riportato - e di seguito citiamo con più puntualità - le posizioni del Magistero che chiaramente condanna il socialismo ed ogni tentativo di pianificare le libertà e al tempo stesso non ha mai operato una condanna globale del capitalismo o dell'economia di mercato in sé. Al contrario, riconosce la loro capacità di generare ricchezza e opportunità.
Giovanni Paolo II, Centesimus annus (1991): Dopo il crollo dei regimi comunisti, l'enciclica riconosce che "l'economia di mercato appare come il sistema più efficiente per l'allocazione delle risorse e per rispondere efficacemente ai bisogni".
Benedetto XVI, Caritas in veritate (2009): L'enciclica riprende e sviluppa le riflessioni di Centesimus annus. Riconosce il ruolo positivo del mercato, ma insiste sulla sua intrinseca limitatezza e sulla necessità di integrarlo con i principi della giustizia e della carità.
Viene quindi promossa un'"economia di mercato libera", seppur inserita in un contesto di "un solido quadro giuridico, etico e umano". Quindi, perfettibile.
Abbiamo bisogno di dottrina, non solo belle parole. Abbiamo bisogno che il Vicario di Cristo ci conduca nella fede e quindi abbiamo bisogno di un nuovo condottiero,di un nuovo San Giovanni Paolo II
RispondiElimina«Queste crisi mondiali sono crisi di Santi» [cit.]
Elimina