Cari amici del blog 300, dalla lettura delle recenti notizie di stampa è impressionante (ri-)constare la stretta correlazione tra “buona battaglia” in ambito economico e quella culturale-antropologica.
La nota vicenda Stellantis, passata ai recenti (dis-)onori della cronaca a seguito delle dimissioni dell’AD Tavares, come osservato dal prof. Marco Ferraresi (su La Nuova Bussola Quotidiana), «potrebbe apparire come la trama di un romanzo distopico: purtroppo, è semplicemente cronaca».
Come ci ricorda l’Autore, «Tavares [ha] abbraccia[to] la causa green, in sintonia con le pervasive politiche di cosiddetta transizione ecologica elaborate e promosse dalla Commissione europea [n.d.r. sotto lo guida della von der Leyen e l’approvazione del parlamento UE], estese alla produzione di automobili» le quali impongono l’immatricolazione dal 2035 solo di auto elettriche.
E quali sono i risultati intermedi di tale “rivoluzione” green normativamente imposta? Ebbene, in un contesto macroeconomico assai debole (anche per le decisioni assunte dalla stessa UE) con PIL che ristagna e alta inflazione, Stellantis «registra un calo verticale della capitalizzazione, del fatturato, degli utili e, come detto, delle vendite. Tutto ciò, va ricordato, travolge anche l’indotto, ossia l’insieme degli appaltatori, dei subappaltatori, dei fornitori e, ovviamente, dei loro dipendenti» (ridottosi di circa 47.000 unità in meno di 4 anni). Stellantis (e soprattutto i suoi dipendenti) sta pagando il fio della cieca adesione alle fanta-promesse delle ideologie green e del “socialismo liberale”.
Quale concezione “antropologica” si cela dietro a tali decadenti ideologie socio-economiche? La visione dell’uomo che le anima è esemplarmente compendiata nella risoluzione adottata dal Parlamento UE in data 10 aprile 2024 con cui ha chiesto di rendere l'aborto un diritto fondamentale dell'UE e nelle “politiche attive” di indottrinamento LGBT (con tanto di portale dedicato). Abyssus abyssum invocat.
La moderna morale agnostica e decostruzionista dell’uomo, si sposa perfettamente con una prospettiva socio-economica marcatamente statalista, improntata alla pianificazione e ad un connubio tra potere economico-finanziario e il sistema politico che si risolve nel c.d. “capitalismo clientelare”.
Voltiamo pagina e scopriamo che c’è del buono in questo mondo.
Stefano Magni in un recente scritto su la Bussola Quotidiana ci racconta che le riforme contro l’inflazione promosse dal Presidente dell’Argentina Javier Milei stanno iniziando a portare i primi frutti (l’inflazione si attesta al 2,7% in ottobre rispetto al 25% del dicembre 2023) e dà doveroso risalto alla prospettiva culturale-antropologica che anima l’azione di governo del Presidente argentino.
Invero, «quel che Milei offre, comunque, non è solo una ricetta economica per cercare di estrarre l’Argentina dal tunnel delle sue crisi ricorrenti. Gli interessa maggiormente promuovere una rivoluzione culturale: passare dal collettivo all’individuo, dal pubblico all’iniziativa privata, dalla “casta” alla responsabilità personale. Ed è questo principio che viene declinato in tutte le sue politiche. Contrariamente a molti altri libertari, è coerentemente contrario all’aborto, proprio perché difende i diritti naturali individuali di vita, libertà e proprietà, per tutti, anche per il nascituro. È un fiero nemico dell’ideologia gender e delle assunzioni per quota di donne, minoranze, gay e trans: vale solo il merito. Ha abolito tutti i programmi gender nelle scuole, abolito il Ministero della Donna del Gender e della Diversità (ne ha aboliti altri otto, di ministeri, con la sua “motosega”), vietato il linguaggio “gender neutral” nelle scuole e negli uffici pubblici».
La chiarezza di pensiero di Milei è confermata dalle inequivoche dichiarazioni dal medesimo rese a Nicola Porro nel corso di un’intervista in occasione della sua presenza in Italia per la partecipazione alla convention di Atreju, in cui ha inequivocabilmente confermato la sua contrarietà all’aborto: «Io sono contro ogni tipo di aborto. Mi pare che l’aborto sia un assassinio aggravato dal rapporto (fra la madre e il figlio che sceglie di non partorire, ndr). Gliela dico in questi termini. Le piacerebbe conoscere Buenos Aires? Quando torno, la invito sul mio aereo. Che cosa succede mentre noi parliamo sul mio aereo? Io cambio idea e non voglio più lei venga sul mio aereo. L’aereo è mio e di conseguenza io apro il portellone e le dico: “Si butti di sotto”. Come lo chiama tutto ciò? È un assassinio».
È evidente che se “socialismo liberale” fa rima con “morte”, il “libertarismo” fa rima con (tutela della) “vita”.
Filippo
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