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giovedì 28 marzo 2024

De-banking: la nuova arma per punire il dissenso #300denari

Il de-banking, pratica sempre più diffusa in tutto il mondo, si sta rivelando una minaccia per la libertà di espressione e di pensiero. La chiusura improvvisa e senza spiegazioni dei conti correnti da parte delle banche, colpendo attivisti, politici e cittadini che esprimono opinioni divergenti sta facendo notizia in più parti del mondo.
  • Nel Regno Unito, il de-banking è stato portato alla ribalta dal caso di Nigel Farage, ex presentatore televisivo e presidente del partito Brexit Reform UK. Farage ha denunciato la chiusura del suo conto bancario da parte di un istituto controllato dalla Royal Bank of Scotland, un gesto motivato dalle sue posizioni politiche, come riportato da una schedatura nei suoi confronti.
  • In Canada, durante lo stato d’emergenza dichiarato nel febbraio 2022 per fronteggiare le proteste dei camionisti contro le misure anti-Covid, il primo ministro Justin Trudeau ha autorizzato il blocco dei conti correnti di coloro che partecipavano alle proteste.
  • Mentre negli Stati Uniti, la questione dei conti correnti sequestrati dalle banche è diventata centrale nella campagna per le presidenziali, con esempi come la chiusura del conto del dottor Joseph Mercola, accusato di diffondere disinformazione sul coronavirus.
  • La Francia di Emmanuel Macron ha colpito recentemente l’Academia Christiana, i cui membri si sono visti bloccare i conti bancari. L'associazione potrebbe venire sciolta dal governo perché colpevole di promuovere valori legati alla Chiesa e alle sue tradizioni. François Bousquet, caporedattore di Éléments – testata tutt’altro che cattolica – ha parlato di una repressione senza precedenti contro i movimenti.
Ma le banche possono chiudere i conti correnti di individui o associazioni solo perché considerati "sospetti" per ragioni politiche? Senza alcun processo o condanna, ma solo per il fatto che si tratta di attivisti patriottici e nazionalisti? Inoltre, cosa giustifica il fatto che spesso il de-banking sia accompagnata da una campagna mediatica diffamatoria, soprattutto nei confronti di chi critica il governo?
  • Sul piano dei diritti universali dell’uomo, il de-banking e i governi che lo appoggiano violano chiaramente la dignità della persona e la sua libertà di espressione. Le loro decisioni dovrebbero essere guidate dal rispetto dei diritti umani fondamentali, inclusi il diritto alla libertà di espressione e di associazione. Il de-banking, con la sua pratica di chiudere i conti senza preavviso o spiegazioni, viola questi principi, in quanto priva le persone del loro accesso ai servizi finanziari (sempre più essenziale in un contesto di digitalizzazione guidata dallo stato: vedi precedente post su John Law) senza alcuna giustificazione legittima.
  • Sul piano del Magistero, la dottrina sociale della Chiesa sottolinea l'importanza della proprietà privata, del principio di libertà nell'uso dei soldi e di giustizia dell’esercizio del potere. Nel contesto del de-banking, le banche e i governi che lo permettono dovrebbero considerare attentamente le implicazioni etiche delle loro decisioni, vere e proprie gogne inflitte a persone per il semplice fatto di esercitare il proprio dissenso e diritto di libertà. Inoltre, la dottrina sociale della Chiesa incoraggia la promozione della dignità umana e della partecipazione attiva nella società. Ciò implica il riconoscimento e il rispetto della diversità di opinioni e punti di vista, senza discriminazioni o punizioni ingiustificate. E non un’arma per punire il dissenso.

Roberto
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2 commenti:

  1. Manca il caso più importante di tutti, per lo meno da un punto di vista cattolico: il blocco dei bancomat vaticani scattato alla fine di gennaio 2013 e prontamente rimosso subito dopo l'annuncio della propria abdicazione da parte di Benedetto XVI (che quindi è da considerare forzata e perciò invalida?).

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  2. Il tipo di blocchi portati in esempio sono difficili da attuare, perchè l'istituto presso cui il dissidente ha un conto potrebbe non prendere facilmente ordini dal governo o altri enti interessati a punire e sorvegliare. Inoltre qualsiasi personaggio adulto che ha a che fare con il denaro solitamente ha piu di un conto presso diverse banche e, soprattutto se sono piccoli istituti di credito con sede estera, sarebbe difficile ostacolare il suo operato su tutti i circuiti. Esiste ancora il contante, che si può usare 'liberamente' in molti contesti. Il problema in questione nell'articolo sarà più attuale tra 10 anni, quando di contante non ce ne sarà forse più e grazie alla tecnologia blockchain (Permissioned Blockchains, ovvero centralizzate) il consorzio di banche centrali (BIS) avrà attuato su larga scala il progetto https://www.bis.org/about/bisih/topics/cbdc.htm , attualmente in sviluppo e sperimentazione, delle Central Bank Digital Currencies (CBDC). Si fa tanta pubblicità oggi delle opportunità di decentralizzazione (DeFi) che porta il digitale, e si dimentica che la digitalizzazione è strettamente connessa alla globalizzazione e al controllo IT centralizzato di territori e popolazione su larga scala (Big Data ecc.). Quando ogni singolo cittadino avrà un conto (NECESSARIO-OBBLIGATORIO) presso la banca centrale, e al posto di DENARO ELETTRONICO si tratterà di DENARO DIGITALE programmabile, allora il de-banking (inteso in senso anrco-previdenziale di chi s'appassiona di off-grid) sarà l'unica via di fuga... Per chi volesse mettere in dubbio i meccanismi del sistema sperimentando soluzioni alternative sulla propria pelle. Ci sono due tipi di personaggi che possono aiutare a capire e fare le scelte convenienti quando arriva il momento, quelli "inside", tipo Richard Werner (inventore del QE) e quelli "radicali" tipo Dmitry Orlov (autore di Shrinking the technosphere)... A voi la ricerca. https://www.youtube.com/watch?v=TOVDqU7l2RE&ab_channel=FintechSurge

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