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giovedì 12 ottobre 2023

Ferlito: un economista cattolico che l'Italia si è lasciata sfuggire #300denari #economia

Un commento sulla deriva ecologista in Vaticano, la sua opinione sulla pianificazione economica e sul sistema educativo in Europa ed una guida all'introduzione dell'economia: questo è ciò che abbiamo chiesto a Carmelo Ferlito, economista e consulente di politica economica* (vedi CV in calce).

Dal punto di vista di un osservatore cattolico, ad oggi quali ritieni essere i punti più allarmanti della politica economica in atto in Italia (nella misura in cui riesce ancora a deciderne una) ed in Europa?
Credo che ci sia un totale distaccamento tra ciò che la gente percepisce come urgente (la mancanza di mobilità sociale, l’inflazione, l’immigrazione, la delinquenza, etc...) e ciò di cui si occupano le élites (confusione dell’identità sessuale, ambientalismo ideologico, etc...).
Anche a causa della legge elettorale, la classe dirigente vive totalmente aliena dal contesto sociale degli elettori, che a loro volta sono divisi tra elettori delle periferie ed elettori delle ZTL.
Per cui in generale io non vedo più nessuna riflessione di politica economica, né a destra né a sinistra, ma semplicemente il ripetersi di slogan. Durante quello che io ho chiamato il Great Lockdown, tutti i governi mondiali hanno creato inflazione e oggi accusano tutto tranne se stessi riguardo a quel disastro. Nessuno ha sottolineato i danni che l’inflazione avrebbe creato. Noi con il CME lo abbiamo fatto nel 2021 e abbiamo previsto la crisi inflazionistica con due anni di anticipo: poi ci siamo confrontati con altri sull’origine dell’inflazione e abbiamo elaborato proposte di politica economica.
In Italia non c’è politica economica, invece.

Che impressione hai di ciò che emerge in tema economico dalle encicliche o dalle esortazioni come la Laudato Si’ e Querida Amazonia? In che acque sta navigando il magistero in tema sociale e di economia?
Credo che in fondo al mondo cattolico manchino degli economisti veri e propri. E qui non intendo far nessun riferimento alle preferenze di politica economica, pro-mercato o pro-intervento. Molti pensatori economici nel mondo cattolico di fatto si limitano a delle riflessioni di carattere morale, ma non si confrontano con la complessità della teoria. Pensando a Verona, la città in cui sono nato e cresciuto: negli anni Settanta/Ottanta c’era uno come Guido Menegazzi: si può essere d’accordo o meno con il suo pensiero, ma c’era di sicuro un pensiero economico, non solo una predica morale.
Da questo punto di vista mi sento di dire che la Dottrina sociale della chiesa ha sempre avuto un carattere un po’ ambiguo, cercando di creare sensibilità rispetto ad alcuni temi sociali ma non arrivando mai a sviluppare un pensiero economico che fosse allo stesso tempo scientifico e illuminato dall’esperienza della fede.
Forse si è raggiunto un punto di chiarezza più elevato con Giovanni Paolo II, che aveva vissuto i drammi dell’economia pianificata e quindi aveva capito, come Hayek, che la pianificazione economica è inconciliabile con la libertà politica (in senso ampio), il controllo dell’economia porta prima o poi alla tirannide politica. Quindi più di altri San Giovanni Paolo II ha richiamato al primato dell’economia di mercato come condizione necessaria per l’espressione della creatività imprenditoriale degli individui, che è un elemento naturale, ontologico all’io. Di sicuro Benedetto XVI la vedeva allo stesso modo.
Più di recente si sono confuse le idee. Come cattolici noi dobbiamo avere molto chiaro che siamo chiamati al rispetto e alla preservazione del Creato, più che dell’ambiente. Siamo responsabili di qualche cosa che ci è stato affidato con la creazione: però il Creato ci è stato affidato non semplicemente per scopi conservativi ma anche per poter esercitare la nostra creatività imprenditoriale in armonia con la fede, che è prima di tutto un’esperienza di amore e unione col divino.
Vi è però anche l’aspetto tecnico, se si vuole parlare di economia e non semplicemente predicare. E questo dovrebbero farlo gli scienziati. Qual è il modo migliore di preservare il Creato? Io sono convinto che alla base di tutto ci sia l’innovazione; è solo l’innovazione che può portare all’emergere di soluzioni nuove, di risposte nuove. Ma l’innovazione, per emergere, ha bisogno che la creatività imprenditoriale sia libera di esercitarsi, non può emergere come il disegno ideologico di un’autorità governativa. L’approccio attuale all’ambiente è totalmente regressivo, a favore dei ricchi, punisce i poveri. Invece l’innovazione ha avuto sempre come conseguenza quella di rendere le cose più accessibili.
Se veramente vogliamo difendere il creato, dunque, dobbiamo favorire ancora di più il libero mercato perché è all’interno di esso che la creatività imprenditoriale può generare soluzioni che siano davvero sostenibili, non solo dal punto di vista green, ma anche dal punto di vista economico: preservare il Creato senza uccidere l’uomo.

Carmelo, quali libri consiglieresti a quei lettori di Messa in Latino alle prime armi con l'economia?
La domanda è solo apparentemente facile. In fondo, approcciare una scienza richiede studio, applicazione, tempo, serietà. L’approccio introduttivo, talvolta amatoriale, è utile solo se conduce ad ulteriori sviluppi, altrimenti rischia di trasformarsi in qualche cosa di ideologico. Per partire io dunque consiglierei, ad esempio, il classico Economics in One Lesson: The Shortest and Surest Way to Understand Basic Economics, di Henry Hazlitt, e – tra le cose più recenti – How to Think about the Economy: A Primer, di Per Bylund. Per qualcosa di più completo ma allo stesso tempo approcciabile credo che la cosa migliore sia Basic Economics di Thomas Sowell. È però poi imperativo, per sviluppare un pensiero più organico, confrontarsi con un manuale universitario, anche in modo critico, ma sicuramente porsi in dialogo con ciò che è comune tra gli economisti contemporanei: una critica senza una conoscenza di quello che si critica è pura ideologia.
Questo percorso iniziale può poi portare a muoversi su diversi temi di ricerca e si potrebbero studiare Schumpeter Kirzner sull’imprenditorialità, Hayek in particolare sulla conoscenza e sui cicli economici, etc... Ma, insomma, queste sono cose che vengono dopo, dipende molto da che cosa si vuole fare con la conoscenza di carattere economico che si sta acquisendo, per cui non credo esista un percorso unico e valido per tutti.
Io, ad esempio, sono un seguace, con elementi di distinguo, della scuola austriaca: ma anche studiare la scuola austriaca, senza una conoscenza più vasta della storia del pensiero economico e quindi una collocazione degli sviluppi della scuola stessa, rischia di trasformarsi in un libertarismo ideologico senza una vera conoscenza della teoria. MengerMises e Hayek sono sicuramente da conoscere, ma prima di tutto per quel che riguarda la loro collocazione storica e poi affrontando in modo serio le loro provocazioni teoriche sopraffine: i beni, l’origine del valore, la critica tecnica al socialismo, il problema dei cicli e della conoscenza.
Ecco, un bel manuale di storia del pensiero economico è di sicuro La ricchezza delle idee di Alessandro Roncaglia.
Forse la mia non è proprio una risposta semplice, ma credo che in fondo se si vuole capire una scienza bisogna approcciarsici in modo complesso, senza fermarsi alla superficie.


Hai lavorato per anni in ambito accademico: che opinione hai della situazione delle facoltà di Economia in Italia ed in Europa? Dalla mia esperienza, nel mio Dipartimento di Economia Politica (nella rossa Emilia), serbo il ricordo di un clima molto militante in direzione progressista; ritieni che si possa trattare di una situazione generalizzata?
Non sono più in accademia da qualche anno ormai. Ho capito che una proposta anche di politica economica può svilupparsi solo al di fuori delle mura accademiche, dove la ricerca oggi non è incentivata, ma bandita.
Direi che oggi il problema dell’insegnamento delle discipline economiche non è più l’orientamento ideologico, ma quello metodologico. Vi è una uniformità metodologica che può essere usata sia a favore del mercato che della pianificazione, ma non c’è dibattito teorico. La teoria è stata uccisa, è rimasta solo la raccolta ed interpolazione di dati, non c’è visione. Si tratta di una crisi di visione più che di un problema ideologico. A questo proposito, suggerisco di far riferimento a quanto ho scritto qui.



* Attualmente Carmelo vive in Malesia dove ed è CEO del Center for Market Education, un think-tank di orientamento liberista da lui fondato e con sedi a Kuala Lumpur (Malaysia) e Jakarta (Indonesia). È inoltre Senior Fellow dell’Institute for Democracy and Economic Affairs di Kuala Lumpur. Carmelo collabora anche con Provalindo Nusa Property (Indonesia) come Research Advisor e con la Property Rights Alliance di Washington, DC, come Senior Fellow. È inoltre Visiting Professor presso la Taylor’s University di Subang Jaya, Malaysia.


Gabriele
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11 commenti:

  1. Ah, fa piacere sentire che il ragazzo o la ragazza omosessuale bullizzato o bullizzata a scuola per il suo orientamento sessuale o la persona trans che viene trattata come se la sua vita non esistesse sono argomenti da “elites”.
    Rincuora che un pensatore cattolico liquidi come quisquilie inutili le tematiche ambientali quando stiamo assistendo giorno dopo giorno a fenomeni climatici sempre più estremi anche in Italia, con mesi di siccità seguiti da alluvioni devastanti, temperature ai massimi storici e ghiacciai che si avviano a sparire. Lo vada a dire agli agricoltori che hanno perso tutto con le inondazioni che la questione climatica non è urgente!
    Basta con questa ideologia! Anche qui, si creano muro contro muro tra “noi” e “voi”, si creano ad arte delle graduatorie di emergenze assolutamente arbitrarie, come se i prezzi che aumentano siano più importanti della vita, per esempio, di persone gay ancora oggi vittime spesso e volentieri di violenze ed aggressioni.

    Non ci siamo. Non ci siamo proprio. E, guarda caso, queste teorie circolano sempre e solo negli ambienti più conservatori, in Italia come all’estero.

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    1. il signor Ferlito aderisce a una teoria, molto in voga negli USA, che sostiene che il libero mercato, dadogli totale libertà di agire, tramite l'innovazione e la ricerca, è in grado di risolvere da solo i problemi ambientali, realizzando il disaccoppiamento tra crescita/sviluppo economico e consumo delle risorse naturali
      questa teoria sicuramente ha molti punti buoni, il primis il fatto che le soluzioni a molti problemi vengono appunto da ricerche di soggetti privati, interessati e realizzare innovazioni che aumentino l'efficienza al fine di aumentare i profitti
      però ha due grossi limiti:
      - il disaccoppiamento va realizzato prima che le risorse naturali si depauperino in modo irreversibile, sennò l'innovazione non serve a molto e al massimo tampona i danni;
      - suppone che i soggetti presenti nel mercato siano totalmente razionali e capaci di fare valutazioni a lungo termine; cosa assolutamente non vera, vista il verificarsi di fenomeni noti quali la 'tragedia dei beni comuni', la 'tirannia dello sconto' etc

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    2. Ma mi faccia il piacere!
      Smettiamola di credere che il mondo giri intorno ai gay e ai trans. Che schifo!

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  2. Gentilissimo lettore/gentilissima lettrice,
    mi permetto di rispondere pur non essendo l'intervistato.
    Il 10% di italiani in povertà assoluta non lo sono per lo scioglimento dei ghiacciai e quella non è la prima cosa a cui pensano quando si svegliano (mi auguro).

    Gabriele

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  3. In quanto a violenze ed aggressioni neanche gli eterosessuali hanno di che lamentarsi.Provi ad abitare nei pressi della stazione di Milano Centrale o di Rogoredo e poi mi saprà dire.

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    1. Abito alla periferia di Milano da quaranta e passa anni.
      Mai subito aggressioni.

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  4. Per essere chiari, il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo dice: "né effeminati, né sodomiti, ecc.ecc. erediteranno il Regno di Dio".
    Si mettano il cuore in pace chierici e laici con tendenze perverse e trovino il modo di cambiare il proprio "orientamento sessuale", che peraltro per un sacerdote non dovrebbe semplicemente esserci, in quanto egli si dona a Gesù Cristo e deve vivere in castità.
    Nessuno gli ha imposto di fare il sacerdote.
    Quindi, quando sento di preti omosessuali, devo dire francamente che si tratta di una contraddizione in termini.

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    1. L'orientamento sessuale è probabilmente una caratteristica intrinseca della persona e quindi, salvo rari casi, non cambia: la persona priva un'attrazione verso un determinato sesso.
      Questo non vuol dire che automaticamente una persona con tendenze omosessuali è votata a commettere peccati contro il sesto, anzi, non dobbiamo neanche pensarlo, ma bisogna aiutarli a offrire la propria vita nella sequela di Cristo.

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    2. L'orientamento omosessuale NON e' una caratteristica intrinseca della persona, ma una deviazione acquisita, e, come tale, può essere abbandonata (cristianamente si deve aiutare il prossimo ad abbandonarla).

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    3. Anonimo delle 18.12 del 18 ottobre 2023. Non sembra lei conosca la questione. Non è una deviazione (?) e non è acquisita.

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    4. Per Gsimy: concordo! Dire che una persona omosessuale automaticamente compie peccati gravi di lussuria equivale a dire che una persona obesa automaticamente compie peccati gravi di gola.

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