Dagospia ripropone un interessante articolo di Filippo Di Giacomo per “il Venerdì di Repubblica” dal quale risulta in atto un importante processo di liquidazione del patrimonio immobiliare vaticano sul fronte delle nunziature di proprietà della Segreteria di Stato. Da Parigi, a Vienna, a Tokio, risulta che la vendita di immobili proceda a tappe serrate. MiL ha successivamente confermato ed arricchito di elementi la notizia grazie alle proprie fonti.
Dalle parole di Jean-Baptiste de Franssu, meglio sembra essersi invece assestata la gestione dello IOR che risulta aver prodotto, nel 2023, più di 30 milioni di utili. Dal bilancio, il ROE sembra assestarsi ad un 5% annuo, positivo sebbene più basso rispetto al 10% medio che si registra storicamente sul settore bancario. Ma è tutto oro quel che luccica?
Lo scoop sugli immobili della Segreteria di Stato..."La communis opinio doctorum, l'opinione comune tra gli esperti, sostiene che la Praedicate Evangelium che avrebbe dovuto riformare la curia romana, è una schifezza.
Il giudizio è condiviso in tutte le accademie e negli ambienti giuridici cattolici che, una volta tanto, sono dottrinalmente concordi in questo e nei qualificativi attribuiti ai finti giuristi, ma reali arruffoni che l'avrebbero redatta.
Una delle perle incluse, purtroppo con valore di legge, prevede che ogni settore della curia sia in grado di provvedere alle proprie spese di gestione.
Impossibile per la Segreteria di Stato poiché, privata del fondo sovrano che amministrava, si dice perso nei meandri della "trasparente" oscurità realizzata dagli esperti, (tutti provenienti dalla Guardia di finanza italiana), fatica a pagare personale e a mantenere le 187 nunziature.
Così come capita alle famiglie decadute, si inizia a vendere. L'ultima notizia è che la Segreteria di Stato si è rivolta a società specializzate per le sedi delle nunziature di Parigi e di Vienna.
In Francia, la Santa Sede aveva già alienato un immobile di pregio situato presso l'Arco di Trionfo. La vendita, curata dalla Sopridex, era stata annunciata anche con la necessità di destinare parte del ricavato alla costruzione di una chiesa in una banlieue parigina. La proprietà ora in vendita è nel cuore della Ville lumière, al numero 10 dell'Avenue Président Wilson. Anche la bella e pregevole palazzina settecentesca della nunziatura viennese, al numero 31 Theresianumgasse, è nel centro della città imperiale.
Pare che le vendite riguarderanno anche nunziature situate in Paesi asiatici, come già quella di Tokyo ceduta per 200 milioni di dollari. In Italia la Santa Sede nel 2023 possedeva 4.072 unità immobiliari, molte alienate e persino svendute. A vantaggio di chi, per il momento non è dato sapere."
... E il gioco delle tre carte della banca vaticana. Quanto allo stato di salute dello IOR, non si segnalano scoop né tantomeno virtuosismi amministrativi, semmai un semplice effetto vasi comunicanti. Nel nuovo documento emanato a suo tempo dalla Segreteria di Stato al Dicastero dell’Economia, si dispone di fatto la centralizzazione degli asset finanziari della Santa Sede in conti bancari aperti presso l’Istituto delle Opere di Religione. Obbligando di fatto tutte le istituzioni del vaticano a disinvestire dalle altre banche e – direbbe la finanza laica – al rientro coatto dei capitali esteri.
Riportiamo di seguito questo passaggio del documento: “Le istituzioni curiali dovranno affidare i loro investimenti finanziari all’APSA [Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, r.d.r.], trasferendo la propria liquidità da investire - oppure i propri titoli depositati presso banche estere o presso lo stesso IOR - al conto dell’APSA predisposto allo IOR per questa finalità. L’APSA in quanto istituzione che amministra il patrimonio della Santa Sede, istituirà un unico fondo per la Santa Sede in cui confluiranno gli investimenti nei diversi strumenti finanziari e disporrà di un conto per ogni istituzione, elaborando il reporting e pagando i rendimenti”.
Dalle parole di Jean-Baptiste de Franssu, meglio sembra essersi invece assestata la gestione dello IOR che risulta aver prodotto, nel 2023, più di 30 milioni di utili. Dal bilancio, il ROE sembra assestarsi ad un 5% annuo, positivo sebbene più basso rispetto al 10% medio che si registra storicamente sul settore bancario. Ma è tutto oro quel che luccica?
Lo scoop sugli immobili della Segreteria di Stato..."La communis opinio doctorum, l'opinione comune tra gli esperti, sostiene che la Praedicate Evangelium che avrebbe dovuto riformare la curia romana, è una schifezza.
Il giudizio è condiviso in tutte le accademie e negli ambienti giuridici cattolici che, una volta tanto, sono dottrinalmente concordi in questo e nei qualificativi attribuiti ai finti giuristi, ma reali arruffoni che l'avrebbero redatta.
Una delle perle incluse, purtroppo con valore di legge, prevede che ogni settore della curia sia in grado di provvedere alle proprie spese di gestione.
Impossibile per la Segreteria di Stato poiché, privata del fondo sovrano che amministrava, si dice perso nei meandri della "trasparente" oscurità realizzata dagli esperti, (tutti provenienti dalla Guardia di finanza italiana), fatica a pagare personale e a mantenere le 187 nunziature.
Così come capita alle famiglie decadute, si inizia a vendere. L'ultima notizia è che la Segreteria di Stato si è rivolta a società specializzate per le sedi delle nunziature di Parigi e di Vienna.
In Francia, la Santa Sede aveva già alienato un immobile di pregio situato presso l'Arco di Trionfo. La vendita, curata dalla Sopridex, era stata annunciata anche con la necessità di destinare parte del ricavato alla costruzione di una chiesa in una banlieue parigina. La proprietà ora in vendita è nel cuore della Ville lumière, al numero 10 dell'Avenue Président Wilson. Anche la bella e pregevole palazzina settecentesca della nunziatura viennese, al numero 31 Theresianumgasse, è nel centro della città imperiale.
Pare che le vendite riguarderanno anche nunziature situate in Paesi asiatici, come già quella di Tokyo ceduta per 200 milioni di dollari. In Italia la Santa Sede nel 2023 possedeva 4.072 unità immobiliari, molte alienate e persino svendute. A vantaggio di chi, per il momento non è dato sapere."
... E il gioco delle tre carte della banca vaticana. Quanto allo stato di salute dello IOR, non si segnalano scoop né tantomeno virtuosismi amministrativi, semmai un semplice effetto vasi comunicanti. Nel nuovo documento emanato a suo tempo dalla Segreteria di Stato al Dicastero dell’Economia, si dispone di fatto la centralizzazione degli asset finanziari della Santa Sede in conti bancari aperti presso l’Istituto delle Opere di Religione. Obbligando di fatto tutte le istituzioni del vaticano a disinvestire dalle altre banche e – direbbe la finanza laica – al rientro coatto dei capitali esteri.
Riportiamo di seguito questo passaggio del documento: “Le istituzioni curiali dovranno affidare i loro investimenti finanziari all’APSA [Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, r.d.r.], trasferendo la propria liquidità da investire - oppure i propri titoli depositati presso banche estere o presso lo stesso IOR - al conto dell’APSA predisposto allo IOR per questa finalità. L’APSA in quanto istituzione che amministra il patrimonio della Santa Sede, istituirà un unico fondo per la Santa Sede in cui confluiranno gli investimenti nei diversi strumenti finanziari e disporrà di un conto per ogni istituzione, elaborando il reporting e pagando i rendimenti”.
Ora è evidente che avendo nazionalizzato il mercato finanziario creando un’unica struttura atta a gestire patrimoni un tempo affidati a banche concorrenti, la massa critica aumenti e quindi in proporzione anche gli utili. Sarebbe interessante a tal proposito avere un benchmark – fare un confronto – delle cifre vantate ad oggi dallo IOR con gli utili generati in passato nella diversificazione degli investimenti in banche estere. Chissà, fosse scopriremmo che la Santa Sede avrebbe potuto portare in casa più utili da redistribuire nelle opere di carità.
Gabriele e Roberto
Casalini, nei commenti sotto il post dedicato alla lettera dei vip inglesi sulla messa tridentina, avete dimostrato di non sapere che Michael è un nome maschile, credevate che in Inghilterra ci fosse una principessa Michael del Kent; sul latino stendiamo un velo pietoso; e vorreste mettervi a questionare sulle traduzioni dal greco dei vangeli ad opera di traduttori professionisti? Proprio voi? Ma per favore...🙄
RispondiEliminaCaro Anonimo, forse si è perso le nostre risposte sul precedente post (oppure li ha visti e continua a far finta di niente, e a perseverare nell'errore, con una arroganza macroscopica).
EliminaLegga qui, che è meglio e se ne faccia una ragione: la Principessa che ha firmato la lettera del Times è una donna e si chiama (o e meglio nota come) Michael del Kent che le piaccia o no.
https://en.wikipedia.org/wiki/Princess_Michael_of_Kent e se non bastasse: https://princessmichael.org.uk/