In quasi 26.000 parole del Documento
Finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, la parola
“universale” appare solo 6 volte e tra queste solo una volta associata alla
parola Chiesa. In sostanza, dal testo è scomparsa una delle espressioni più
care al cattolicesimo: “Chiesa Universale”.
Nel paragrafo 119 del Documento
finale si legge:
"119.
Anche la valorizzazione dei luoghi “intermedi” tra Chiesa locale e Chiesa
universale – come la Provincia ecclesiastica e i raggruppamenti di Chiese a
base nazionale o continentale – può favorire una più significativa presenza
della Chiesa nei luoghi del nostro tempo. L’accresciuta mobilità e le odierne
interconnessioni rendono fluidi i confini tra le Chiese e spesso chiedono di
pensare e agire all’interno di un «vasto territorio socio-culturale», in cui,
esclusa ogni forma di «falso particolarismo», la vita cristiana sia
«commisurata al genio e all’indole di ciascuna cultura» (AG 22 - Concilio Vaticano II, Decr. Ad gentes - 7 dicembre 1965)
Questo paragrafo appare piuttosto confuso e pretestuoso e non indica con trasparenza dove si vuole arrivare. Sembrerebbe voler profilare un concetto di chiesa universale – inesistente - frutto della somma di istanze, dalla provincia ecclesiastica ai raggruppamenti di Chiese a base nazionale o continentale e quindi da smontare perché non adeguato ai tempi. E cioè, si costruisce un pupazzo per poi lanciargli sassi. Questa chiesa universale non esiste semplicemente perché la vera Chiesa Universale è un’altra cosa. Quando nel Documento si mette insieme Province ecclesiastiche e raggruppamenti, si mescolano cose sostanzialmente diverse che nulla hanno a che fare con il concetto di Chiesa Universale. La provincia è una circoscrizione territoriale religioso-amministrativa e i raggruppamenti sono coordinamenti ecclesiali, e ovviamente non sono livelli della Chiesa Universale.
La vicenda della dicitura “Chiesa Universale” è una cosa che non è stata
detta o riconosciuta apertamente e pochi, anzi, quasi nessuno ha voluto
accorgersi del vero evento.
La Santa Sede un Headquarters? Mai più!
Curiosamente,
nella conferenza stampa per la Presentazione del Documento Finale (26 ottobre
2024), sulla materia parlò, in modo generico ma con espressioni di perplessità
nonché visibilmente imbarazzato, P. Giacomo Costa, S.I., Segretario Speciale
del Sinodo, come mons. Riccardo Battocchio.
Dal minuto 56m 56s al minuto 58m 26s del video della Conferenza stampa
della presentazione del Documento finale del Sinodo, padre Costa dice:
"Volevo sottolineare un aspetto di novità di questo documento che poi,
magari, non ricada … può sviluppare che è fondamentale, tranne in un punto in
cui - anche noi dobbiamo… imparare a trovare un linguaggio, e una maniera di
capire adatta … però non si parla più di Chiesa Universale … e non si vede la
Chiesa come livelli, allora tipo una multinazionale che ha le sedi, le filiali
poi le sedi regionali, poi il Vaticano come Headquarters di un centro
commerciale. È una comunione di chiese, vale a dire una chiesa che è una
comunione che insieme camminano e vivono. Quindi, parlare piuttosto di Chiesa
tutta, di Chiesa intera, non Chiesa Universale come se fosse una cosa altra
rispetto alla Chiesa locale. È un insieme di chiese locali che in cui ognuna si
dà ma allo stesso tempo con questo scambio di doni possano veramente crescere
ed essere anche in un mondo di violenze, di contrapposizioni, invece essere una
testimonianza che è possibile nella diversità essere uniti, uniti nella
dottrina, soprattutto nella fede e in questo essere, in Cristo, uno solo
corpo.”
Finito il suo intervento, p. Costa, nella conferenza stampa del 26 ottobre,
passò la parola a mons. Battocchio il cui intervento abbiamo trascritto per
quanto riguarda ciò che disse sul carattere normativo delle conclusioni
sinodali. Però, mons. Battocchio questa volta volle dare anche una breve
opinione sulla Chiesa Universale di cui padre Costa aveva poco anzi decretato
la scomparsa. Ecco quanto disse mons. Battocchio:
"Non mi impegno in questa riflessione che è importante perché
corrisponde al percorso che si è fatto dalle chiese, dalle chiese locali,
attraverso i vari passaggi che non sono appunto livelli. Sono modalità di
vivere le relazioni. Il passaggio al locale, al nazionale, il passaggio
continentale. Qui si prospettano anche forme di rapporti tra le chiese che non
sono legate semplicemente al continente. Pensate per esempio all'esperienza
dell'Amazzonia. Qui si prospetta qualcosa di analogo per il mare Mediterraneo.
Quindi relazioni tra chiese in cui c'è uno scambio di esperienze, di doni,
anche di sperimentazione".
Dopo il pensiero confuso di Costa, il pensiero confuso di Battocchio.
Ci dispiace ma non possiamo
nascondere che anche quanto detto da mons. Battocchio sulla Chiesa Universale è
confuso e incomprensibile. Padre Costa è stato più chiaro ma, purtroppo, non ha
chiarito in modo solido e documentato cosa i cattolici devono intendere quando
loro annunciano, nel contesto di un Sinodo di Vescovi, che la Chiesa Universale
è scomparsa, senza nemmeno ricordare e acclarare che la parola
“cattolica/cattolico” significa, appunto, universale.
Mons. Battocchio, inoltre, anticipò che le chiese dell’area mediterranea
potrebbero riunirsi in una Conferenza ecclesiale del Mediterraneo sul modello
della Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia. Questo è il tipico esempio del
vescovo che purtroppo dice un brutto strafalcione. Parlando di coordinamenti
ecclesiali - che non si capisce perché suppongono la fine della Chiesa
Universale a beneficio delle aree minori o periferiche - spiega che la
Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (CEAMA – 2017) offre apporti di chiese
diverse perché semplicemente non sono legate al continente. Ma è proprio il
contrario. Le 9 chiese membri del CEAMA lo sono perché l’Amazzonia si trova in
Sudamerica e questi Paesi sono tutti sudamericani (Brasile, Bolivia, Colombia,
Ecuador, Guyana, Perú, Suriname, Venezuela e Amazzonia francese).
E cosa se ne fa del Papa?
E poi un ultimo appunto sulla questione, anzi una domanda scontata dopo
quanto abbiamo letto: ora che nel Sinodo recente si è deciso di cancellare la
"Chiesa Universale", come hanno spiegato in conferenza stampa i due
Segretaria speciali del XVI Assemblea del Sinodo dei Vescovi, p. G. Costa e
mons. R. Battocchio (26 ottobre 2024), cosa ne facciamo del Pastore universale,
e cioè di Papa Francesco?
Promemoria. Chiesa Vaticano-centrica
La Chiesa Universale che p. Costa e mons. Battocchio associano ad altri
concetti e realtà storiche con una certa imprecisione e superficialità, fanno
venire in mente le famose dichiarazioni che La Repubblica (Eugenio Scalfari)
attribuì a Papa Francesco il 1° novembre 2013 quando parlò di comportamento
"Vaticano centrico". Ecco il testo di Scalfari:
«"La corte è la lebbra del papato", afferma il Papa. Ma qual è la
corte? Allude forse alla Curia? Chiede Scalfari. "No, in Curia ci sono
talvolta dei cortigiani, ma la Curia nel suo complesso è un'altra cosa. È
quella che negli eserciti si chiama l'intendenza, gestisce i servizi che
servono alla Santa Sede. Però ha un difetto: è Vaticano-centrica. Vede e cura
gli interessi del Vaticano, che sono ancora, in gran parte, interessi
temporali. Questa visione Vaticano-centrica trascura il mondo che ci circonda.
Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla. La Chiesa è o deve
tornare ad essere una comunità del popolo di Dio e i presbiteri, i parroci, i
vescovi con cura d'anime, sono al servizio del popolo di Dio. La Chiesa è
questo, una parola non a caso diversa dalla Santa Sede che ha una sua funzione
importante ma è al servizio della Chiesa. Io non avrei potuto avere la piena
fede in Dio e nel suo Figlio se non mi fossi formato nella Chiesa e ho avuto la
fortuna di trovarmi, in Argentina, in una comunità senza la quale non avrei
preso coscienza di me e della mia fede".» (Fonte. La Repubblica, 1° ottobre 2013)