Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo del vaticanista Michael Haynes pubblicato il 21 novembre sul sito Per Marian, in cui si racconta come un confidente papale abbia affermato che, a seguito di una conversazione avuta con il papa sui meriti della Santa Messa tradizionale, papa Francesco abbia deciso di non emettere un presunto documento per limitarla ulteriormente.
Il blog MiL-Messainlatino.it aveva anticipato nei mesi di gennaio e febbraio 2023 (QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) e poi nel mese di giugno 2024 (QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) l’esistenza di questo documento.
L.V.
Un amico di papa Francesco ha affermato che il Pontefice gli ha detto che un documento – di cui si è molto vociferato durante l’estate – per attuare nuove restrizioni sulla Santa Messa tradizionale esiste, e che papa Francesco non lo ha firmato solo a causa di una conversazione avuta tra i due.
La recente rivelazione sembra confermare l’esistenza di un documento che mira a limitare fortemente la Santa Messa tradizionale, nonostante il fatto che le informazioni sulla sua esistenza siano state contrastanti durante l’estate.
Il contesto
Per comprendere l’importanza del commento di papa Francesco è necessario un breve riassunto degli eventi recenti, prima di illustrarne i dettagli.
Durante l’estate di quest’anno sono emerse voci sull’imminente pubblicazione di un nuovo documento volto a limitare fortemente la Santa Messa tradizionale. Si pensava che prendesse di mira in particolare i sacerdoti diocesani, dato che due delle principali comunità sacerdotali che celebrano la Santa Messa tradizionale – la Fraternità sacerdotale di San Pietro e l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote – avevano recentemente fatto approvare le loro costituzioni e i loro carismi da papa Francesco stesso in incontri privati e probabilmente non sarebbero state toccate (QUI e QUI).
Si ritiene che sia stata scritta da mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., Segretario del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, e che abbia ricevuto anche l’appoggio del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, del card. Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, e di mons. Celestino Migliore, Nunzio apostolico in Francia.
Come riportato dal sito Per Mariam, alcune fonti vicine a papa Francesco hanno dichiarato di non essere a conoscenza di tale documento. Nemmeno il sito The Pillar ha potuto confermare l’esistenza del documento vociferato, nonostante il suo record di avere fonti loquaci e apparentemente ben piazzate in tutto il Vaticano e specialmente nella Segreteria di Stato – l’ufficio guidato da card. Pietro Parolin.
Poi, in agosto, anche mons. Celestino Migliore, il card. Claudio Gugerotti e infine il card. Pietro Parolin in settembre hanno negato a questo corrispondente di essere coinvolti nel progetto di cui si parla. Il card. Pietro Parolin ha scritto che «i resoconti dei media su un mio ruolo nella questione della “Santa Messa tradizionale” sono del tutto infondati. Non posso che essere rattristato per la diffusione di notizie false, ma la mia difesa è il Signore (cfr. Sal 7)».
Con l’estate trascorsa senza che il presunto documento emergesse, insieme alle smentite di coinvolgimento da parte di prelati di alto profilo, sembrava che il testo non sarebbe emerso a breve.
Inoltre, dopo che sono emerse le prime voci sul documento, si è assistito a un’immensa ondata di sostegno pubblico per la Santa Messa tradizionale, con figure laiche cattoliche e non cattoliche e rispettabili Cardinali che hanno chiesto a papa Francesco di non intraprendere ulteriori azioni punitive contro la Santa Messa tradizionale.
Il presunto ruolo del confidente papale
Dopo che la questione è passata sotto silenzio, il veterano giornalista vaticanista Robert Moynihan, direttore della rivista Inside the Vatican, ha rivelato durante una recente intervista a Inside the Vatican che un amico da lui presentato a papa Francesco avrebbe giocato un ruolo chiave nell’impedire la pubblicazione del documento.
Parlando in un podcast del 7 novembre, Roberto Moynihan ha dichiarato:
Ho un amico che è russo-ortodosso e l’ho presentato a papa Francesco alcuni anni fa, più di dieci anni fa. Si sono scambiati i numeri.Gli ho sempre detto che siamo molto desiderosi di mantenere uno spazio nella Chiesa… per la vecchia liturgia, che era simile in molti modi alla liturgia bizantina. Lui lo ha apprezzato perché anche lui è ortodosso [russo].Gli ho detto: «Di’ a papa Francesco questo quando comunichi con lui, perché ci sono voci che potrebbero voler abolire la vecchia liturgia, in un modo che Papa Benedetto XVI ha suggerito che non è possibile fare».Ha detto di aver comunicato con papa Francesco la scorsa estate e di avergli detto che c’erano così tante brave persone giovani in America e in altri Paesi che amavano la vecchia liturgia e non la amavano come una sorta di segno di rabbia contro di lui, ma semplicemente perché amavano Gesù. Volevano avvicinarsi a Lui e la liturgia lo faceva. Ed era molto simile al modo in cui la gente semplice in Russia si avvicinava alla liturgia nel 1600, quando i Vecchi Credenti furono condannati perché volevano mantenere la stessa, vecchia liturgia e non la liturgia riformata nel 1660 in Russia.
Così questo russo raccontò a papa Francesco queste cose e il Papa gli disse: «Ho il testo sulla mia scrivania. Mi hanno detto che dovrei firmare, ma visto che mi hai detto tutto questo, non firmerò». [Guarda il video cliccando sull’immagine qui sotto. Si apre in una nuova scheda.]
Dr @RobertMoynihan says that a Russian Orthodox friend he introduced to #PopeFrancis helped convince @Pontifex not to ban the Latin Mass this summer.
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) November 8, 2024
Francis said: “I've got the text on my desk. They told me I should sign but since you told me this, I won't sign.” https://t.co/hCsfkHMFj3 pic.twitter.com/Pj1gtJ2K7X
L’identità dell’amico di Robert Moynihan è stata mantenuta riservata in pubblico, anche se il sito Per Mariam è consapevole che si tratta di una fonte affidabile e di rango.
Le comunità tradizionali sono un segno di vita
Se le osservazioni della fonte russa dovessero essere vere, e anche quelle di papa Francesco, si evidenzia che il documento di cui si vociferava esisteva davvero e che la Chiesa è stata molto vicina a promulgarlo. Papa Francesco è già stato accusato di aver causato immense divisioni e sofferenze nella Chiesa emanando nel 2021 la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore al 1970. Quando questo corrispondente gli ha chiesto spiegazioni in merito, ha messo da parte le preoccupazioni e ha risposto: «Leggete il motu proprio; c’è tutto per voi» (QUI).
Anche il vetriolo contro la Santa Messa tradizionale da parte di alti funzionari del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti è già documentato in modo attendibile. In effetti, il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede, ha rivelato quest’anno che «un alto rappresentante del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti» era rimasto sconcertato quando aveva saputo dell’enorme numero di giovani pellegrini che si recavano a Chartres per la Santa Messa tradizionale.
Il card. Gerhard Ludwig Müller ha detto che il funzionario «obiettò che questo non era affatto un motivo di gioia, perché la Santa Messa era celebrata secondo il vecchio rito latino straordinario». Leggi i dettagli sul sito Per Mariam QUI.
I dettagli precisi del documento di cui si parla non sono mai stati confermati ufficialmente. Tuttavia, diversi ecclesiastici e teologi di alto profilo – come mons. Athanasius Schneider O.R.C., Vescovo ausiliare di Maria Santissima in Astana, e padre Chad Alec Ripperger – hanno avvertito che un Papa non ha l’autorità di bandire completamente un rito della Messa, specialmente uno così antico.
Approfondendo queste questioni nel suo nuovo lavoro The Limits of Papal Authority over the Liturgy [I limiti dell’autorità papale sulla liturgia: N.d.T.], padre Chad Alec Ripperger ha citato il card. Joseph Aloisius Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, per notare che:
Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: è il custode dell’autentica Tradizione e, quindi, il principale garante dell’obbedienza. Non può fare quello che vuole… La sua regola non è quella del potere arbitrario, ma quella dell’obbedienza nella fede. Ecco perché, per quanto riguarda la Liturgia, ha il compito di un giardiniere, non di un tecnico che costruisce nuove macchine e getta le vecchie nel mucchio della spazzatura.
Nonostante il dibattito sul potere tecnico di un Papa sulla liturgia, rimane la devastazione su larga scala delle comunità tradizionali sulla scia della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes.
Rispondendo alla recente notizia che il Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti ha vietato quasi tutte le Sante Messe tradizionali nella Diocesi di Tyler, della quale mons. Joseph Edward Strickland è Vescovo emerito, mons. Athanasius Schneider O.R.C. l’ha definita una «persecuzione».
Dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes la Santa Sede sta davvero perseguitando la Santa Messa tradizionale, e con questa persecuzione – i buoni Cattolici, che non sono sedevacantisti, non sono scismatici, che amano davvero il Papa, che amano il Vescovo, che vogliono semplicemente pregare come facevano i loro nonni, come facevano i santi.Questo è l’unico motivo per cui sono emarginati, sono discriminati pubblicamente con tali azioni da parte della Santa Sede. Passerà alla storia, di sicuro, come una grande ingiustizia da parte di chi detiene il potere nella Santa Sede.
Nel bel mezzo della devastazione operata su queste comunità di fedeli in tutto il mondo, sono in aumento le richieste di introdurre diaconi donne – in contrasto con l’insegnamento infallibile della Chiesa – insieme al clero sposato e alla guida laica delle liturgie. Molti citano come motivo la mancanza di vocazioni sacerdotali. Il card. Leonardo Ulrich Steiner O.F.M., Arcivescovo metropolita di Manaus, ha dichiarato alla stampa vaticana, in ottobre, che esegue un rito di quasi-ordinazione per le donne che invia a svolgere il ministero – la ragione del loro ruolo è dovuta alla mancanza di clero nella regione.
Mentre si cerca di infrangere l’insegnamento della Chiesa nel vano tentativo di risolvere il problema delle vocazioni, le comunità tradizionali prosperano. Probabilmente sostenuti anche dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, i gruppi della Santa Messa tradizionale hanno registrato ogni anno un record di nuove ammissioni ai loro seminari.
I quattro più noti contano circa seicento seminaristi insieme.
La Fraternità sacerdotale di San Pietro ha ora 197 seminaristi nei suoi due seminari in Europa e negli Stati Uniti. L’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote ha accettato quest’anno venti candidati, portando il totale a 108 seminaristi nel suo unico seminario in Italia. L’Istituto del Buon Pastore, molto più piccolo e recente in confronto, conta ora 44 seminaristi nella sua casa francese.
La Fraternità sacerdotale di San Pio X ha accolto un totale di 64 nuovi candidati nei suoi quattro seminari, arrivando così a oltre 250 seminaristi.
Mentre dalle più alte cariche si tenta di sopprimere la Santa Messa tradizionale, laddove essa esiste continua a prosperare. Se i funzionari della Curia romana volessero davvero trovare un modo per invertire il declino della pratica della fede e del numero del clero, avrebbero davanti a loro un’opzione praticabile, che però sembrano determinati a sradicare.
Nessun commento:
Posta un commento