Post in evidenza

NOSTRE INFORMAZIONI di mons. Eleuterio Favella: sul fallito duplice attentato a papa Francesco in Iraq

Per tramite del suo segretario diacono Ambrogio Fidato, abbiamo ricevuto la seguente informazione ex Aedibus da S.E.R. Mons. Eleuterio Fave...

lunedì 30 giugno 2014

Frati F.I. e il Papa: i chiarimenti di p. Lombardi

 I chiarimenti di padre Lombardi sui Frati Francescani dell'Immacolata
da  News .Va del 26.06.2014


"Un chiarimento sulla situazione di due Istituti, i Francescani dell’Immacolata e i Legionari di Cristo. È quello fornito dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, in seguito ad alcune domande rivoltegli dai giornalisti.
Per quanto riguarda i Francescani dell’Immacolata, padre Lombardi – su informazioni pervenutegli dal segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica – ha riferito che sia “il Commissario, P. Volpi, che tutti i seminaristi dei Francescani dell’Immacolata sono stati ricevuti dal Santo Padre lo scorso 10 giugno, presso la Casa Santa Marta”. [quasi a voler smentire che invece siano stati ricevuti solo alcuni; n.d.r.]
Un gesto, sottolinea padre Lombardi, “che dimostra l’interesse con il quale il Papa Francesco segue la situazione dei Francescani dell’Immacolata e la sua vicinanza al lavoro che il Commissario sta svolgendo a nome della Congregazione per la Vita consacrata e le Società di Vita apostolica”.
Papa Francesco, ha precisato ancora padre Lombardi, “viene informato puntualmente di tutti i passi che si compiono. In questo momento si cerca una casa a Roma, dove possano abitare i frati studenti di detto Istituto che frequenteranno una Università Pontificia di Roma per proseguire i loro studi”.

[prosegue sui Legionari di Cristo]. 

I giovani, “figli” del Summorum Pontificum, nella festa dei Santi Pietro e Paolo : un albero in crescita.







Anche nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo le Comunità dove si celebra la Santa Messa disciplinata dal Motu Proprio “Summorum Pontificum” si sono distinte nell'accompagnare la preghiera con il dovuto decoro liturgico ( servizio all'Altare e Musica Sacra ) .
Le foto postate sono quasi tutte tratte dalla pagina facebook " La Messa di San Pio V :  Altari maestori, Rito sublime, Comunione in ginocchio " e si riferiscono per l'appunto alla festa dei Santi Pietro e Paolo.
Sappiamo che nei giorni scorsi un ministrante della Messa in latino ha discusso la tesina della Maturità Liceale  sul tema della " bellezza nella Liturgia e nella Musica Sacra "; analogo argomento è stato scelto per l’esame di laurea  di uno studente di un altro gruppo liturgico. 
L’albero piantato da Papa Benedetto XVI sta crescendo in silenzio anche nei seminari e nei conventi , le cui vocazioni scendono ogni qual volta si distolgono le attenzioni dei vocati dalle "cose di Dio"  . In alcuni Istituti hanno dovuto togliere  la proibizione, in vigore fino a poco tempo fa, di navigare nei siti internet dedicati alla tradizione liturgica  . 
Dai "social network " tutti :  chierici, religiosi  e laici possono ammirare l'impegno constante  che tanti giovani dimostrano di avere nei confronti della Liturgia antica.
Qualcuno si è domandato : " perchè fanno tutto questo con tanto entusiasmo e con tanti sacrifici " ?
Sarebbe , a tal proposito, assai interessante sottolinare i costi che, in tempo di crisi economica e di disoccupazione giovanile, i fedeli  si debbono accollare  per frequentare la Messa nell’antico rito, dove il Motu Proprio è applicato, sostenendo, in silenzio, anche  le spese della " loro " Messa settimanale.
Per questo, volta tanto. desideriamo dire   un grande : " GRAZIE " ai Giovani, ed ai loro Genitori, che durante la settimana sono soliti risparmiare per essere in grado di pagarsi la benzina e l’autostrada onde raggiungere le località dove la Messa in latino è celebrata    “qui laetificat juventutem meam".

A.C.

domenica 29 giugno 2014

In festo Sanctorum Apostolorum Petri et Pauli

" Non amatis Petrum et Paulum? Et po test animus cuiusque Christiani non amare Petrum et Paulum? "
(Sant'Agostino lamentandosi con i  fedeli che non avevano partecipato alla celebrazione della Festa dei Santi Pietro e Paolo , Id., Sermone 298, 2, in PL 38, col. 1366).

«Nella Chiesa non esiste il ‘fai da te’, non esistono ‘battitori liberi’. 
Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un ‘noi’ ecclesiale! 
Talvolta capita di sentire qualcuno dire: ‘Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…’. 
Quante volte abbiamo sentito questo? 
Questo non va! 
C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. 
Sono tentazioni pericolose e dannose. 
Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde». 
Papa Francesco

"Un solo giorno è consacrato alla festa dei due apostoli. Ma anch'essi erano una cosa sola. 
Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. 
Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli apostoli. 
Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione."  

(Sant'Agostino)



Orémus pro Pontífice nostro Francisco

sabato 28 giugno 2014

Le Sentinelle in piedi fanno assembramento non autorizzato. Musulmani in ginocchio a pregare sui marciapiedi, no

 
 Con la tonaca è assembramento, con il caftano non mi lamento
da Qelsi Quotidiano del 26.06.2014

Il doppiopesismo laicista continua a dare fulgide prove del proprio estro ottuso e partigiano, tipico di chi non esprime analisi personali di un fenomeno a ragion veduta e secondo sensibilità umana, ma milita al servizio di un obiettivo che diventa distruttivo, se si tratta di tonache, e permissivo se si tratta di caftani.
Ora, è un po’ deprimente che una questione di natura umana come l’omosessualità, brillantemente gestita dalle grandi civiltà del passato sia sul fronte del diritto che su quello degli usi e dei costumi, oggi proponga degli astrusi quesiti capaci addirittura di polarizzare gli schieramenti politici.
I Romani, alle terme e nelle palestre, non andavano troppo per il sottile quanto a licenziosità d’ogni sorta; e ancor prima, nell’embrionale diritto di famiglia spartano, vi sono addirittura testimonianze della consuetudine per cui, stando molto tempo i maschi lontani da casa a combattere, e trovando talvolta sollievo alla distanza dalle proprie mogli nel cementare amicizie virili fra guerrieri, lasciavano che le donne rimaste in patria potessero godere di una certa qual “libertà”.
Eppure, nessun guerriero romano o spartano si metteva lo smalto ai piedi o pretendeva di restare incinto; quindi, poiché la natura fisica degli esseri umani non è certo cambiata in 3000 anni, molte delle istanze sociali come quelle portate avanti attualmente dalle sinistre hanno più il sapore fanatico del solito egalitarismo giacobino asfaltatore di differenze, che non quello di un’effettiva richiesta di diritti civili divenuti improvvisamente indispensabili al buon vivere di tutti.
Ciò detto, siamo in democrazia e il contenzioso dialettico è pane quotidiano per le persone libere. Tuttavia, se queste persone libere, in poche decine, manifestano recitando pacificamente istanze sfavorevoli alle pretese dei “progressisti”, divengono degli occupanti abusivi di suolo pubblico e dei violenti reazionari pronti a qualche colpo di mano; mentre se a miriadi, con tanto di tappeto e scarpe tolte, in quelle stesse piazze si genuflettono a pregare Allah (e un corpo genuflesso su un tappeto occupa molto più spazio di corpo eretto a leggere un libro), sono dei fedeli che legittimamente pregano un dio.
Chissà perché a sinistra il dio degli altri è come il prato del vicino: piace sempre più di quello proprio.

venerdì 27 giugno 2014

"Il Crocefisso non si tocca". A Padova il sindaco fa eseguire l'obbligo (confermato da Cassazione e Corte Europea) di esposizione del Crocefisso negli edifici pubblici

Apprendiamo con piacere la decisione del sindaco di Padova Massimo Bitonci di ricordare (e far eseguire) l'obbligo di esporre il crocefisso, e di regalarli ai dirigenti (scolastici e comunali) che ne fossero sprovvisti.  
Abbiamo sempre seguito le vicende e le decisioni giurisprudenziali che hanno riguardato i crocefissini nelle scuole e negli edifici pubblici d'Italia. 
Tanto per ricordare, e per avallare la decisione di Bitonci, che condividiamo al 100%, riportiamo qui alcuni pro memoria (anche al fine di smorzare sul nascere eventuali polemiche dei soliti lettori politicamente corretti e poco cattolici). 

- Cassazione sez. II civ.,  sentenza n. 5924/2011: l'unico simbolo religioso che si può esporre negli edifici pubblici è il crocefisso (115.03.2011);
- Corte Europea di Strasburgo "assolve" l'Italia e conferma la Cassazione 5924/2011  "il Crocefisso nelle scuole è legittimo, non lede il diritto altrui e non si può chiedere di toglierlo". (18.03.2011).

E non venite a dirci che siamo intolleranti o poco ecumenici. Il crocefisso non si tocca (lo hanno detto i Giudici!).  Serve anche a ricordare il regno sociale di Cristo.
(E comunque sì, siamo poco ecumenici, almeno nel senso comunemente -ed erroneamente- inteso oggi dalla maggioranza dei preti). 

Bravo Bitonci! Rispetto per gli altri ok, ma in primis il rispetto degli altri verso di noi, verso la nostra religione e verso i nostri simboli!
Roberto


PADOVA - Parte la crociata del Comune di Padova a difesa del crocifisso: il neoeletto sindaco Massimo Bitonci ha reso il simbolo religioso obbligatorio in tutti gli uffici pubblici, dopo lo stop al ramadan in palestra.
Il primo cittadino ha dato l'annuncio attraverso i social network.
«Ora in tutti gli edifici e scuole - scrive Bitonci - un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca».
L'annuncio è stato lanciato stamattina da Bitonci attraverso la sua pagina Facebook.
La notizia è corredata anche di una foto che risale a quando nel 2009 Bitonci si era impegnato attivamente con sit-in per distribuire gratuitamente crocefissi ad Abano Terme (Padova), dove una scuola era stata obbligata a togliere il crocefisso dopo la richiesta della famiglia di uno studente.

L' Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo : un conto salato !

Qualche giorno fa mi permettevo di commentare un'intervista con un laconico "siamo alla frutta...". 
Ma non avevo ancora visto l' Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo. 
Letto e riletto, con respirazione lenta, senza pregiudizio. 
E mi pare che il pre-giudizio si trovi, e pure con abbondanza, tra i suoi paragrafi. 
E' indubbio che i problemi pastorali ci siano e che il mutamento culturale richieda una disamina schietta ed evangelica. 
Si direbbe, tuttavia, che il compromesso sia il motivo ispiratore di alcune opzioni pastorali, così' come vengono prospettate. 
Per mesi e mesi ci hanno fatto credere che il problema fosse quello dei divorziati risposati. 
Ma, tra una nota di misericordia ed un richiamo al Magistero, hanno trovato il modo di mettere in bella evidenza le questioni connesse alle unioni omosessuali e alla dottrina dell' Humanae vitae
Con buona pace di quel grande Papa che sarà beatificato proprio in chiusura del Sinodo, e che in Paradiso avrà di che discutere con quel suo successore fissato con i grandi temi della vita. 
Con logica coerenza si riconosce che i bambini delle coppie omosessuali possono avere vita da tecniche di fecondazione. 
Mi chiedo a cosa serva il richiamo alla complementarietà dell'uomo e della donna quando, di fatto, due maschi possono capitarmi davanti con un bambino nato in laboratorio. 
E' chiaro che non posso negargli il battesimo ed un percorso normale di fede. 
Ma come giudico l'egoismo di quelle persone? 
E se accolgo con tenerezza una nuova vita, chi mi toglie dal cuore e dalla mente il dubbio assillante che siano stati sacrificati embrioni o che una poveraccia, da qualche parte, abbia dato in affitto l'utero? 
E che fine fa il diritto del bambino di avere quella mamma naturale? 
Quindi il riconoscimento di una situazione richiede che si accetti di passare dai principi non negoziabili ai principi calpestabili. 
Insomma, il diritto al sacramento, innegabile certamente, non può renderci conniventi con un pensiero radicalmente antiumano e anticristiano. 
E questa sarebbe pastorale? 
Cosa più grave se questa connivenza riflettesse davvero il pensiero del popolo di Dio, tirato in ballo per il principio della rappresentatività. 
Ma di chi? 
Pensavo che fossimo alla frutta. In realtà ci stanno presentando il conto. 
Ed anche se la fede ci garantisce che c'è un'ultima istanza, vigile e granitica, dobbiamo ammettere che si tratta di un conto salato.

( Un Sacerdote -  Teologo )

il capitano della squadra USA ai mondiali del Brasile 2014 "Sono cattolico e non me ne vergogno"

 E fu così anche il Mondiale Brasile 2014 irrompe anche sul blog di Messainlatino.it. 
Da sempre il gioco del calcio è stato ben visto dalla Chiesa, e dai sacerdoti educatori (si pensi a don Bosco e ai suoi "oratori", che ancora oggi sono in molte città, l'unico sano luogo di incontro di bambini e ragazzi -che spesso poi vengono chiamati a servir messa) come veicolo di valori, e occasione di incontro e di educazione anche religiosa.
Questa che stiamo per dare, è una testimonianza bellissima, che viene data grazie al pallone, e che... sta rimbalzando da sito a sito, a livello mondiale. E non potevano esimerci noi da ignorarla. 
Davanti a tanti preti che sembra si vergognino di essere tali, e dell'abito che portano, e che fanno a gara a chi spara la cosa meno cattolica, rimaniamo piacevolmente sorpresi e rassicurati dalle parole di atto di fede di un calciatore della Nazionale di Calcio USA.
Roberto

Dempsey, il capitano della squadra degli USA:
"Sono cattolico e voglio vivere una vita che piaccia a Dio"
  da Il Timone, del 27.06.2014

Il gol segnato nella partita tra Usa e Ghana [2-1; n.d.r.] da Clint Dempsey dopo soli 28 secondi è stato il più rapido di questa edizione dei Mondiali, il quinto di sempre. Con il Portogallo il centravanti e capitano della formazione a stelle e strisce (31 anni) è stato uno dei migliori.
Un leader in campo, Dempsey. Un uomo schietto fuori, che non ha remore nel parlare della propria fede. Così ha detto in un’intervista rilasciata poco prima di partire per il Brasile:
«Sono cresciuto in una famiglia cattolica (a Nacogdoches,in Texas ndr) e andavo a Messa con mia nonna ogni domenica. Grazie a lei ho imparato che la fede era importante...
A 12 anni la mia vita ha preso una svolta che mi ha segnato per sempre. Mia sorella Jennifer è morta di un aneurisma cerebrale e mi sono trovato a chiedermi il perché di tante cose e il ruolo di Dio. Per un po’  di anni ho fatto fatica e ho preso le distanze da Dio. Ma Lui è stato paziente e lentamente mi ha guarito e mi ha dato forza…
Al college mi sono unito a un gruppo di studio e lettura della Bibbia. La Parola di Dio mi ha dato pace e mi ha trasmesso il desiderio di entrare in relazione con Lui… Interrogarlo e cercare le risposte attraverso la Scrittura mi ha aiutato a crescere a trovare la giusta direzione. Ora è la fede in Cristo ciò che mi dà fiducia per il futuro. So che sia nei tempi buoni o cattivi Lui è fedele e veglia su di me…»
In quegli anni un altro episodio ha toccato Dempsey nel profondo. Una sera non si unì per puro caso a due amici e compagni di squadra diretti a un concerto e che rimasero coinvolti in un incidente stradale. Uno di loro morì, l’altro non potè più riprendere a giocare.
«Oggi prego per avere la forza di percorrere la strada che mi sta di fronte… cerco di dare il meglio in campo e sono grato a Dio per le opportunità e il successo che mi ha regalato. Voglio fare bene, non commettere errori, vivere una vita che piaccia a Dio».  

il Card. Ouellet celebra in Rito Antico a Le Barroux per il XXV anniversario di riconoscimento canonico

Oggi Venerdì 27 giugno 2014, dalle ore 10, nella solennità del Sacro Cuore, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, sta celebrando presso la chiesa abbaziale dell’Abbazia Sainte-Madeleine di Le Barroux una Messsa pontificale in rito antico in azione di grazie per il 25° anniversario del riconoscimento canonico della comunità, l’erezione del monastero in abbazia, la benedizione abbaziale di Dom Gérard Calvet e la dedicazione della chiesa. 

Ad Multos Annos! 

I giovani e la tradizione. (E. Fagiolo)

Di recente abbiamo ricordato le parole di mons. Graubner, sui giovani e la tradizione, ricolti a Papa Francesco (il 14 febbraio 2014, durante la visita ad limina, dei Vescovi Cechi) che suscitarono la risposta del Papa riguardo alla "moda" di seguire la liturgia antica.
Proponiamo una riflessione del Prof. Enzo Fagiolo, scritta per MiL,  proprio sul tema:



I giovani e la tradizione cattolica



  Il papa, dichiarò mons. Graubner alla Radio Vaticana, come un recente articolo su ‘La Stampa’ ha ricordato, informato dai vescovi della repubblica ceska della crescente attenzione dei giovani per la liturgia tradizionale, ritiene sia comprensibile solo se prestata da parte delle vecchie generazioni per natura passatiste, altrimenti, una ‘moda’ transeunte. Giudizio identico a quello di tanta  gerarchia che vuole ignorare quella riflessione critica, che le nuove generazioni, in tutti i campi, come sa chi è con loro tanti anni, hanno avviato sul fenomeno ‘sessantotto’ che ha strumentalizzato le giuste aspirazioni dei giovani tentando di annullare quel patrimonio di valori, anche religiosi, su cui si fondava la loro vera libertà.   

  La pedagogia di molti sacerdoti, catechisti e ‘movimenti’, dal Concilio in poi, è stata  fondata sulla critica astiosa alla tradizione della Chiesa che ha fatto propria, anticipandone l’applicazione, l’ideologia della ‘rivoluzione culturale’ marcusiana e maoista, sfociata nel ‘regime assembleare’, applicato anche alla riforma liturgica, i cui inventori hanno imposto anche le ‘mode’, a cominciare da Bugnini che organizzava nelle chiese di Roma le Messe rock, a manomettere presbiteri, a sostituire il  vero canto che proclama il testo sacro con il ‘chitarrista liturgico’ e a volere i luoghi di culto come autorimesse e supermercati, definiti dal card. Ravasi “capolavori di orrore”, i quali danno ai quartieri delle periferie un angosciante aspetto di scristianizzazione. I  giovani  sono stati formati per essere strumenti di quella ideologia, la quale incentiva i loro comportamenti ludici imposti dal consumismo, rinunciando ad una educazione religiosa fondata sul vero e sul buono. Ricordo un parroco marista (?!) romano, il quale alla domanda di alcuni ragazzi della prima comunione  su come utilizzare un rosario che era stato loro regalato per l’occasione, rispose: “ datelo alla vostra nonna, quando non ha niente da fare se vuole lo userà “.

  Papa Benedetto XVI, vero maestro di giovani perché con essi ha vissuto in comunione spirituale nello studio, ha notato il loro interesse per la liturgia tradizionale facendone un motivo importante del suo Motu proprio. P. Nuara ha intitolato il suo movimento ‘Giovani e tradizione’. E sono soprattutto i giovani che contestano  una riforma  liturgica, fonte di deviazioni dottrinali, di cosiddetti abusi etc, la quale doveva essere“ rapida e radicale” (chiaro?), come un certo p. Falsini, della commissione postconciliare, affermò in un’intervista, pubblicata su ‘ Toscana oggi’ del 2007,  condita di insulti a papa Benedetto per un Motu proprio “incomprensibile”. Le critiche dei cardinali Ratzinger, Biffi, Arinze,  Antonelli e Stickller e tanti altri esimi studiosi laici, paradossalmente anche  indifferenti alla fede, verso una liturgia  creativa e arbitraria, furono e sono ignorate dalla maggior parte della gerarchia faziosa e/o adeguata. Il card. Burke ha scritto: “Il senso euforico postconciliare di costruire una Chiesa nuova …favoriva un atteggiamento perfino di ostilità verso la disciplina perenne della  Chiesa…negligenze ed abusi nella celebrazione della divina liturgia, nella formazione dei sacerdoti e consacrati, nell’organizzazione della catechesi e scuole cattoliche”, e l’insigne gregorianista benedettino p. Baroffio: “E’ stato un vero colpo di mano di chi ha finito per essere il più forte, abbagliato dal populismo e da uno scarso senso pastorale”.

  I novatori, ‘ ispirati’: “ come se il divino Paraclito fosse a loro disposizione”,  come lamentò perfino Paolo VI, riconoscibili dai loro frutti, si sottraggono ad una valutazione critica di quanto è avvenuto nella Chiesa nell’ ultimo mezzo secolo e tentano di giustificare il proprio operato, anche con rozze punizioni a seminaristi e giovani sacerdoti (vedi la triste vicenda dei Francescani dell’Immacolata), che si avvicinano alla liturgia tradizionale per apprenderla almeno in proprio. Una minoranza di preti fanatici allevati nel post-Concilio, divenuti ‘qualcuno’, prima ha insultato i confratelli più anziani perché legati alla tradizione, obbligandoli alle novità e, poi, iniziato a perseguitare quelli più giovani che la vogliono conoscerla. Vi sono dei sacerdoti restii alle richieste di seminaristi e neo sacerdoti  di servire la Messa tradizionale, per non creare loro dei problemi con i superiori.    

  Molti giovani,  aspiranti o meno al sacerdozio,  provengono da studi universitari e avendo maturato un’autonomia di giudizio, non possono non criticare l’impoverimento e la  dottrina superficiale ed equivoca che si propina loro e il disprezzo di quei mezzi di evangelizzazione che la Chiesa, con successo, ha utilizzato per millenni e che esaltano, secondo una  antropologia fondata sulla fede, i doni che il Creatore ha dato all’uomo e che solo a Sua gloria devono tornare. Essi, non accettano più, anche sulla guida di testimonianze e di studi seri e documentati, il pretesto che il novus ordo missae sia stato  previsto dalla costituzione Sacrosantum concilium. La gerarchia, sempre più in difficoltà, cerchi di imparare da questi giovani che sono tra i migliori, come Tommaso, il quale, nel suo sermone  Puer Jesus, ha scritto: “nessuno può crescere così bene in sapienza come quando partecipa agli altri ciò che sa  ed, inoltre, da ragione su ciò che sa”.  

giovedì 26 giugno 2014

Festa del Sacro Cuore di Gesù a Stiatico

Cor Jesu Sacratissimum
miserere nobis



Venerdì 27 giugno 2014, ore 21.00
nella chiesa parrocchiale di S. Venanzio Martire
via Stiatico, 7, 40016 Stiatico di San Giorgio di Piano BO
sarà celebrata la S. Messa cantata.





Frati F.I.: dal Papa solo il "partito" del Commissario Volpi



Il “partito” del Commissario Volpi in udienza dal Papa

di Fabio Cancelli, da Corrispondenza Romana, del 24.06.2014



  L’incontro del Papa con i giovani studenti (e altri meno giovani) dei Francescani dell’Immacolata è avvenuto nella mattina del 10 giugno scorso, presso la Cappella di S. Marta, ma la notizia esce solo il 23 giugno, con un articolo di Tornielli e con qualche foto postata su Facebook, ma nella totale ignoranza dei media vaticani. Come mai solo dopo 13 giorni viene data la notizia? Già questo inizia ad essere fonte di numerosi dubbi, che si infittiscono esaminando il tutto.
I partecipanti all’udienza privata con il S. Padre vengono scelti accuratamente, quasi uno ad uno, ma senza sapere, fino al giorno stesso designato, e fino a quando non si erano già messi in cammino per raggiungere S. Pietro, dove stessero andando. Chi diceva che andavano in pellegrinaggio a S. Pietro, chi sapeva che c’era un incontro speciale con il Commissario. Ma quasi nessuno dei frati convocati (i novizi, i seminaristi rimasti, e alcuni professi, guidati dai Padri contestatori,) sapeva dove veramente andavano quel mattino.
Sorpresa: dopo pochi minuti di attesa si è dinanzi al S. Padre. Poco prima, fuori, il maestro della cerimonia e vero artefice dell’incontro, P. Angelo M. Gaeta con il Commissario dava disposizioni su come comportarsi alla presenza del Papa. Niente domande spontanee, ma devoto ascolto, e alla fine un veloce baciamano, senza soffermarsi troppo. Il Papa era impegnato. Il giorno prima, infatti, aveva anche cancellato le udienze.

All’appello però mancano tanti frati. Mancano i Fondatori dei Francescani dell’Immacolata, e

Messa in latino (N.O.) e ufficio in gregoriano presso l'Abbazia Cistercense di Casamri (Fr)


nella stupenda Abbazia Cistercense di Casamari (Frosinone, anno 1152),
don Ildebrando O. cist. celebra
tutte le domeniche e feste di precetto, alle ore 11:00,
la S. MESSA N. O. in latino
I monaci cantano sempre l'ufficio in gragoriano
(si veda anche qui)
E' senz'altro importante e piacevole ricordare che i monaci curano
un coro gragoriano (Jucunda Laudatio) e 
tengono un corso di canto gregoriano.



mercoledì 25 giugno 2014

Chiesa. Aperta la caccia ai conservatori (Tosatti, La Stampa)

Ecco. Una bella batosta allo spirito. 
Non certo una novità, ma una conferma che destabilizza per la sua nitidezza e lucidità. 

Noi lo diciamo già da tempo, anzi, lo abbiamo detto da subito, dal 13 marzo 2013. E numerosi episodi ce ne hanno presto dato mesta conferma. E lo abbiamo sostenuto, ahinoi, con forza a fronte delle tristi vicende inflitte ai Francescani dell'Immacolata. Ormai era chiaro.
Adesso, se ne parlano anche i giornali, in una maniera così esplicita e diretta, vuol dire che avevamo visto bene, che la cosa è diventata di dimensioni macroscopiche, e/o che non è più una sensazione di alcuni ma una tendenza che nemmeno più si ha la delicatezza di celare.
Cari cattolici "conservatori": è il momento di essere compatti e resistere. Resistere non al Papa, ma ai bergoglisti (come dice bene Tosatti in coda al suo articolo). 
Resistere e reagire! 
Resistere ai rinvigoriti soprusi, e reagire perchè quello che ci ha donato Benedetto XVI non venga cancellato piano piano, tra l'indifferenza e la codardia di pretini impauriti da una parte (che significherebbe che fin ora non ci credevano del tutto, alla bontà della liturgia antica), e la sadica soddisfazione del pretume modernista dall'altra.
Non si risolvono i problemi facendo finta che non esistano, o cercandi di convincersi che non siano gravi come sembrano, o peggio, pensando che qualcuno ci penserà.
Dobbiamo pensarci noi. Preti e laici "tradizionali". Anzi più i laici, che sono liberi e svincolati dal controllo (e dai provvedimenti punitivi) dei Vescovi.
Ci sia di forza e incoraggiamento che formalmente il
Motu Proprio "Summorum Pontificum" e la relativa istruzione Universae Ecclesiae sono stati "approvati" da Papa Francesco  più volte. E che quindi noi siamo rafforzati e rinvigoriti! Almeno sul piano giuridico. Questo ci basti per procedere e avanzare. E per resistere e reagire! 

Ringraziamo Tosatti per la sua "denuncia" diretta e per aver messo a nudo il nervo della questione, portando in risalto una situazione vessatoria che colpisce per quella parte di clero (Cardinali compresi) rei di essere filo tradizionalisti, conservatori, o anche solo "ratzingeriani".
Roberto
Sottolineato nostro

 Chiesa. Aperta la caccia ai "conservatori". 
di M. Tosatti, da La Stampa del 25.06.2014

Speriamo di sbagliarci, come spesso ci accade, per fortuna; ma l’impressione che abbiamo da tutta una serie di piccoli segnali è che in realtà nella Chiesa di papa Francesco si sia aperta la caccia ai “conservatori”; un termine che come sempre in questi casi è abbastanza generico da poter essere utilizzato contro un’ampia gamma di persone. Il caso più eclatante resta quello dei Francescani dell’Immacolata, un ordine commissariato d’autorità con modalità di estrema durezza e senza che siano mai stati fornite ragioni chiare, se non una generica accusa di deriva tradizionalistica.  

Ammetto che prima della decapitazione i Francescani dell’Immacolata non avevano un posto di qualche genere nella mia vita; buoni cattolici, persone – certamente non tradizionaliste – legate alla Chiesa ora me ne parlano bene; altri sottolineano alcune eccentricità, o personalismi eccessivi del fondatore (ma quanti fondatori di ordini, antichi e recenti, non hanno di questi eccessi?).  

Insomma, in assenza di motivi seri e pesanti devo pensare che si sia trattato di una guerra interna, combattuta in nome del Papa, con la crudeltà tipica e degli ambienti chiusi e di tutto ciò che attiene alla liturgia. Alla faccia della misericordia. Ma oltre al caso esemplare dei Francescani dell’Immacolata, c’è un proliferare di casi singoli, cose piccole e meno piccole, che fanno pensare a chi è pratico del mondo ecclesiastico, che si sia messo in moto un processo non dichiarato, ma non per questo meno efficace. Si pensa che il Papa non ami tutto ciò che è tradizionalismo, in particolare in liturgia; che anche se difende ufficialmente le decisioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI [si veda qui e da ultimo qui, in cui Francesco ha detto che il Motu Proprio non si tocca; n.d.r.] in questo campo, scelte certamente di apertura verso quel mondo, in fondo in fondo ha sensibilità diverse.  

Il vescovo ceco Jan Graubner parlando dell’udienza del 14 febbraio 2014 scorso ha dichiarato alla Radio Vaticana “Quando stavamo discutendo che coloro che amano l’antica liturgia desiderano tornare ad essa, era evidente che il Papa parlava con grande affetto, l'attenzione e la sensibilità di tutti per non fare del male a nessuno. Tuttavia, ha fatto una dichiarazione molto forte quando ha detto che comprende quando la vecchia generazione brama tornare a ciò che ha vissuto, ma che non riesce a capire le generazioni più giovani che desiderano volgersi da quella parte . 'Quando cerco più a fondo - ha detto il Papa - trovo che è piuttosto una sorta di moda (in lingua ceca: 'Mòda ' , italiana ' moda ' ). E se si tratta di una moda , non conviene darvi molto peso . E’ solo necessario mostrare un po' di pazienza e gentilezza alle persone che sono dipendenti da un certo modo di fare, ma ritengo molto importante andare in profondità nelle cose, perché se non approfondiamo queste tematiche, nessuna forma liturgica, questa o quella che sia, ci può salvare' ".  [si veda anche qui, un nostro post; n.d.r.]

Ci sarebbe forse da obiettare, su questo punto. Anche osservando quali ordini religiosi godono di più favore presso i giovani, dal punto di vista delle vocazioni. Ma ci interessa solo osservare che forse non sbaglia chi attribuisce al Papa poca simpatia per quel mondo. E in Curia, che è pur sempre una corte, anche se il Sovrano invece di abitare nell’Appartamento vive nella caserma dei Moschettieri del Re, si è molto abili ad annusare queste atmosfere. E ad agire di conseguenza.  

Così ci sono notizie di sacerdoti giudicati troppo conservatori dai propri ordini a cui non verrebbe concesso di professare quei voti particolari tipici del proprio ordine; promozioni – e regressioni – nei dicasteri di Curia, giudicate in base al “progressismo” o al “conservatorismo” degli interessati. Fino a possibili decisioni a livello molto più alto, relative allo spostamento di cardinali giudicati “conservatori” in diocesi di medio livello, invece che ad maiora.  [si veda, qui qui,; si veda qui il caso del Card. Piacenza, di Mons. Di Noia, e di Mons. Sciacca, tutti e tre "retrocessi"...., n.d.r.]

Una delle ultime notizie viene da New York, dove un sacerdote sudafricano, attaché alla rappresentanza della Santa Sede presso le Nazioni Unite, appassionato della messa secondo il Rito antico (la Messa in forma straordinaria) ha pronunciato un sermone in cui sottolineava il bisogno di avere sacerdoti che avessero amore e sensibilità per il Rito antico. L’omelia è apparsa su internet. Dopo di che il sacerdote ha disdetto tutti i suoi impegni a celebrare la messa, e sembra che tornerà presto in Sud Africa.   

Piccole cose, ma cucite insieme formano un tessuto. L’impressione è che il lavoro compiuto da Benedetto XVI per ridare cittadinanza a varie sensibilità all’interno della Chiesa stia per essere cancellato. Peccato. Giustamente Vittorio Messori molto tempo fa ci insegnava che la Chiesa cattolica si basa sull’ et-et, sulla convivenza di cattolici diversi ma uniti, mentre le sette praticano l’aut-aut. Di sicuro papa Bergoglio non vuole una Chiesa dell’aut-aut; ma forse c’è un problema di “bergoglisti” per convinzione o per opportunità, che pensano di incrociare il suo favore. 

Card. Tagle sgrida i suoi preti: "Dire buongiorno a Messa è inutile e sbagliato. Il saluto del sacerdote sia solo 'il Signore sia con voi' ".


 L'ottimo cardinal Tagle, scelto nel 2011 dal prefetto della Congregazione dei Vescovi Card. Oullet in sintonia con i desiderata di Benedetto XVI, allora regnante e che lo creò poi cardinale (2012) parla chiaro e ammonisce i suoi preti in occasione della solennità  e della processione del Corpus Domini 2014. 
Parole di richiamo chiare, dirette ed esplicite. 
Ce ne fossero anche in Europa! 
Roberto
Ringraziamo il sacerdote barnabita per la segnalazione, dal sito CBCP, del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Cattolica delle Filippine.


Card. Tagle  "Il buongiorno nelle Messe non è necessario"
 da CBCP News del 23.06.2014

Nella sua omelia per la Messa solenne del Corpus Domini nella chiesa di Santa Cruz (Parrocchia di N. S. del Pilar) in Manila, la scorsa domenica 22 giugno, il Card. Luis Antonio G. Tagle  [si veda qui un commovente post sul Card. Tagle e Benedetto XVI; n.d.r.] ha criticato gli altri sacerdoti che salutano i fedeli durante la messa "buongiorno" "buon pomeriggio", o "buonasera", sottolineando che il gesto, anche se espresso con la più pura delle intenzioni, è superfluo.
"Con tutto il rispetto, miei cari confratelli sacerdoti, ma non vedo la necessità di dire 'buongiorno' e simili saluti quando la presenza reale di Dio nella sola Santa Eucaristia basta", ha detto il Cardinale al clero filippino presente alla celebrazione. Ha chiesto poi  "non è l'espressione 'Il Signore sia con voi' più che sufficiente?" 
Mons. Tagle lamenta che i sacerdoti sembrano dare più enfasi al "buongiorno" che al ben più importante "Il Signore sia con voi". 
Molti di loro, (è questo il rimpianto del Cardinale) istintivamente ripetono che desiderano che i loro parrocchiani rispondano "buongiorno" o "Buongiorno, Padre" in maniera veloce, ma  al contrario sono completamente ignari quando si dice "Il Signore sia con voi". 
Card. Tagle dice al clero di farla finita con questa abitudine. Secondo il Cardinale, chiunque può desiderare un buon mattino, ma "Il Signore sia con voi" si sente solo durante la Messa, il che spiega perché si deve sottolineare. 
(Raymond A. Sebastián)

martedì 24 giugno 2014

Su Avvenire un articolo contro gli applausi durante le Messe.

Un lettore ci ha usato la cortesia di segnalarci questo articolo, pubblicato su Avvenire lo scorso 19 giugno 2014 a pag. 25. Seppure non strettamente legato alla questione c.d. "messa in latino", riguarda un tema a noi caro (il rispetto per una più seria e sacra liturgia), tramite la recensione di un libro di padre Serafino Tognetti, primo successore di don Divo Barsotti.
Che sul quotidiano dei Vescovi appaia un articolo del genere, dai toni apertamente critici contro il brutto vizio di applaudire durante le celebrazioni liturgiche, è notevole e  sorprendente. Certo, l'hanno messo a pagina 25 però è significativo. 
Roberto


Durante la  Messa meglio niente applausi
di A. Giuliano, da Avvenire, del 19.06.2014, pag. 25

La Messa è finita. Nel sen­so che ormai pare stia an­dando a farsi benedire l’osservanza delle più ele­mentari norme liturgiche. Che non ci sia più religione in alcu­ne celebrazioni eucaristiche è una questione seria. E padre Se­rafino Tognetti, monaco e pri­mo successore di don Divo Bar­sotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo pro­vocatorio volumetto. In appen­dice a un testo denso di stupo­re per il paradosso del cristia­nesimo la cui forza si sprigiona nella debolezza («Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica e moderna, stu­diate tutte le religioni del mon­do e ditemi se trovate un re­agnello o una divinità che si fac­cia mite, vittima») ecco alcune osservazioni appassionate sul­la realtà sconfortante di certe Messe odierne. Sotto la sua len­te finisce quindi l’uso «ultima­mente in voga» di applaudire in chiesa.
Il tema non è nuovo. Già Joseph Ratzinger nell’Introduzione al­lo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe l’ap­plauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un se­gno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo reli­gioso ». Sulla stessa scia padre Tognetti: «Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Con l’applauso si sposta l’attenzio­ne: si celebra l’uomo al posto di Dio». Non siamo di fronte a un cantante, a un calciatore o a un funambolo del circo, rimarca con ironia l’autore. «Nessuno applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o nel­l’osservare ammirato il volo de­gli uccelli nel cielo. L’applauso è sempre in relazione agli uo­mini, quando fanno qualcosa di bello, qualcosa che ci piace». Ma il protagonista per eccel­lenza della celebrazione è Ge­sù: "Probabilmente sotto la cro­ce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel momento del­la Resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era dormiva (le guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa: morte e Resurrezione? La Messa è il Sa­crificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore, nella preghiera, nell’adorazio­ne,nella lode…». La verità è che si smarrisce quell’atteggiamento di meravi­glia e composta gratitudine che dovrebbe avere il fedele e tra­sformiamo la chiesa in un tea­trino molto umano» annota a­maramente Tognetti. Per non parlare di ciò che accade dopo la benedizione: «Ci rimango sempre male quando dopo aver detto 'La Messa è finita, anda­te in pace', l’assemblea si tra­sforma in un mercato…». O quel che avviene nelle Messe nuziali: «Sono ancora matri­moni o sedute fotografiche?».
 Il pensiero di padre Tognetti corre al mistico toscano: «Tuttaltra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso visto piangere, mai ap­plaudire. Il suo atteggiamento nella Messa ci richiamava ad u­na partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed esserne coinvolti. Vi era un’attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva spes­so quel desiderio di Dio che porta a conversione».

lunedì 23 giugno 2014

Il Papa ha incontrato i Francescani dell'Immacolata: su ermeneutica della continuità del CVII seguire Benedetto XVI; e il Motu Proprio non si tocca

Una buona notizia, riportata da uno che è ben informato e che ha contatti... altolocati. Visto l'argomento e il senso positivo della notizia, che andrà di traverso a molti, questa volta non vi è motivo di dubitare della genuinità di quanto riportato nè di temere fraintendimenti o adeguamenti giornalistici ad usum delphini.
Il sottolineato è nostro.

Roberto 

 L'incontro, durato un'ora e mezza,
è avvenuto martedì 10 giugno [2014] nella cappella di Santa Marta.
Sul Concilio Francesco ha detto che la giusta ermeneutica
è quella proposta da Benedetto XVI

di A. Tornielli, da Vatican Insider, del 23.06.2014

L'incontro si è svolto la mattina di martedì 10 giugno nella cappella della Casa Santa Marta in Vaticano, nonostante l'indisposizione del Papa che aveva provocato la cancellazione di alcuni appuntamenti il giorno precedente. Francesco si è intrattenuto per un'ora e mezza con una sessantina di frati Francescani dell'Immacolata, l'ordine fondato da padre Stefano Manelli che la Santa Sede l'anno scorso ha commissariato per risolvere dissidi interni legati al governo, all'amministrazione, al rapporto con il ramo femminile e all'uso divenuto ormai quasi esclusivo del messale antico e all'interpretazione dell'ultimo Concilio. Erano presenti circa una quarantina di seminaristi, novizi o studenti di teologia e filosofia, insieme ai loro formatori e al commissario pontificio, padre Fidenzio Volpi.

I Francescani hanno cantato l'Ave Maria di Fatima e hanno rinnovato nella mani del Papa i

domenica 22 giugno 2014

" Pie Pellicane, Jesu Domine "

[…] Per capire come debba essere vissuta un’esistenza eucaristica ci viene incontro il simbolo del pellicano, un uccello che vive in Europa orientale, in Asia sud-occidentale e in Africa, e al quale si attribuisce un importante significato allegorico. S. Tommaso utilizzò l’allegoria del pellicano per descrivere l’efficacia del sacrificio di Cristo: “Pie pellicane, Jesu Domine” (o Pio pellicano, Nostro Signore); Dante la cita in riferimento all’episodio dell’ultima cena in cui l’apostolo Giovanni reclinò il capo sul petto di Gesù: “Questi è colui che giacque sopra ‘l petto del nostro Pellicano, e Questi fue di su la croce al grande officio eletto” (Paradiso, XXV, 112-114). 
Il fatto che i pellicani adulti curvino il becco verso il petto per dare da mangiare ai loro piccoli i pesci che trasportano nella sacca ha indotto alla credenza che i genitori si lacerino il torace per nutrire i pulcini col proprio sangue, fino a diventare “emblema di carità”. 
Pertanto, il pellicano è assurto a simbolo dell’abnegazione con cui si amano i figli. 
Per questa ragione l’iconografia cristiana ne ha fatto l’allegoria del supremo sacrificio di Cristo, salito sulla Croce e trafitto al costato da cui sgorgarono il sangue e l’acqua, fonte di vita per gli uomini. 
Il pellicano, dunque, nutre i suoi figli con il proprio corpo. 
Questa allegoria, allora, sta ad indicare che la vera esistenza eucaristica, nell’esercizio dell’amore di Dio e del prossimo, consiste nel dare se stessi, la propria esperienza, il proprio corpo. 
Si può certamente dare qualcosa di noi, delle nostre sostanze, dei nostri beni, del nostro superfluo, e questa generosità è una grande manifestazione di amore. 
Si può, però, dare tutto se stessi, secondo la logica evangelica dell’obolo della vedova (cf. Mc 12,44), e questa forma di generosità è la manifestazione suprema dell’amore […] 

Fonte: Sua Ecc. Mons. Ignazio Sanna, Celebriamo la vita. Lettera pastorale della Chiesa di Dio che è in Oristano
Edizioni l’Arborense, Oristano 2010, pp. 49-51. Ignazio Sanna