Qualche giorno fa mi permettevo di commentare un'intervista con un laconico "siamo alla frutta...".
Ma non avevo ancora visto l' Instrumentum Laboris del prossimo Sinodo.
Letto e riletto, con respirazione lenta, senza pregiudizio.
E mi pare che il pre-giudizio si trovi, e pure con abbondanza, tra i suoi paragrafi.
E' indubbio che i problemi pastorali ci siano e che il mutamento culturale richieda una disamina schietta ed evangelica.
Si direbbe, tuttavia, che il compromesso sia il motivo ispiratore di alcune opzioni pastorali, così' come vengono prospettate.
Per mesi e mesi ci hanno fatto credere che il problema fosse quello dei divorziati risposati.
Ma, tra una nota di misericordia ed un richiamo al Magistero, hanno trovato il modo di mettere in bella evidenza le questioni connesse alle unioni omosessuali e alla dottrina dell' Humanae vitae.
Con buona pace di quel grande Papa che sarà beatificato proprio in chiusura del Sinodo, e che in Paradiso avrà di che discutere con quel suo successore fissato con i grandi temi della vita.
Con logica coerenza si riconosce che i bambini delle coppie omosessuali possono avere vita da tecniche di fecondazione.
Mi chiedo a cosa serva il richiamo alla complementarietà dell'uomo e della donna quando, di fatto, due maschi possono capitarmi davanti con un bambino nato in laboratorio.
E' chiaro che non posso negargli il battesimo ed un percorso normale di fede.
Ma come giudico l'egoismo di quelle persone?
E se accolgo con tenerezza una nuova vita, chi mi toglie dal cuore e dalla mente il dubbio assillante che siano stati sacrificati embrioni o che una poveraccia, da qualche parte, abbia dato in affitto l'utero?
E che fine fa il diritto del bambino di avere quella mamma naturale?
Quindi il riconoscimento di una situazione richiede che si accetti di passare dai principi non negoziabili ai principi calpestabili.
Insomma, il diritto al sacramento, innegabile certamente, non può renderci conniventi con un pensiero radicalmente antiumano e anticristiano.
E questa sarebbe pastorale?
Cosa più grave se questa connivenza riflettesse davvero il pensiero del popolo di Dio, tirato in ballo per il principio della rappresentatività.
Ma di chi?
Pensavo che fossimo alla frutta. In realtà ci stanno presentando il conto.
Ed anche se la fede ci garantisce che c'è un'ultima istanza, vigile e granitica, dobbiamo ammettere che si tratta di un conto salato.
( Un Sacerdote - Teologo )