Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

giovedì 26 giugno 2014

Messa in latino (N.O.) e ufficio in gregoriano presso l'Abbazia Cistercense di Casamri (Fr)


nella stupenda Abbazia Cistercense di Casamari (Frosinone, anno 1152),
don Ildebrando O. cist. celebra
tutte le domeniche e feste di precetto, alle ore 11:00,
la S. MESSA N. O. in latino
I monaci cantano sempre l'ufficio in gragoriano
(si veda anche qui)
E' senz'altro importante e piacevole ricordare che i monaci curano
un coro gragoriano (Jucunda Laudatio) e 
tengono un corso di canto gregoriano.



23 commenti:

  1. E' un buon segno il ritorno del latino.
    I monasteri, maschili e femminili, che celebrano il NO in latino son diversi. A Firenze, basilica di S. Miniato (Olivetani), i Vespri e il NO serale son sempre in latino. Uno dei giovani monaci conosce perfettamene il VO, ed è venuto qualche volta, anni fa, quando il nostro sacerdote era assente, a celebrarlo a S. Francesco Poverino.

    RispondiElimina
  2. Coram Deo o Coram Populo?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nella cripta, data la posizione dell'altare, coram populo; nell'altare prospiciente la navata, coram Deo.

      Elimina
  3. E soprattutto, i pizzi sono di lino o di cotone?

    RispondiElimina
  4. Mi permetto di dubitare del valore del canto gregoriano eseguito e insegnato dai Cistercensi. Come la storia insegna, san Bernardo non amava la complessità di tale canto e, con l'intenzione di riportarlo ad una presunta versione primitiva più semplice, operò una mutilazione e una revisione devastante su tutto il repertorio, con criteri ideologici che offendono il senso musicale. I Cistercensi dunque non possono proporre alcunché di valido sul piano musicale. Se a volte le loro esecuzioni sortiscono un discreto effetto, è solo perché cantano con autentica devozione. Il loro repertorio, che differisce in modo assai consistente da quello romano e da quello benedettino, può interessare solo quegli specialisti che vogliono tentare di capire le ragioni che guidarono il processo di trasformazione del canto gregoriano, oppure quei pochi che, solamente per motivi religiosi, aderiscono alla vita spirituale dell'Ordine.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eccola qui, in Michele, l'autocaricatura del militante trad.
      Il gregoriano dei cistercensi non va bene, è un gregoriano spurio.
      E vai con i pizzi, le trine e i merletti, vai con le cappemagne e le pantofole rosse!

      Elimina
    2. Non esito a dichiarare come autentico imbecille l'Anonimo delle 13:18. Io non ho espresso opinioni personali sul canto cistercense, ho solo descritto un fatto storico arcinoto e incontestabile. Se ha delle rimostranze di tipo scientifico, presenti pure degli argomenti, li accoglierò volentieri, ma se crede di liquidare la santa Tradizione con pseudo accuse di conservatorismo, sappia che personalmente aborro pizzi, merletti e quant'altro. Tale modo di denigrare certifica l'inconsistenza culturale di certi Anonimi.

      Elimina
    3. Il card. e grande musicista Bartolucci sosteneva che Solesmes aveva rovinato il gregoriano. Da canto maschio l'avevan traformato in femineo. Altri sostengon che invece è il più perfetto. Libertà di pensiero dove non ci sian problemi per la fede.

      Elimina
  5. il mio coram deo o coran populo? non era sarcasmo. Considero la notizia una cosa positiva E' una domanda vera che per me è esiziale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

      Elimina
  6. purtroppo mancato controllo dei post sta segnando la fine di questo benemerito sito. Peccato

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Puoi sempre migrare su Chiesa e post concilio. Là se la cantano e se la suonano da soli, senza voci dissonanti, come vorreste tu e altri.

      Elimina
    2. Di grazie, caro Anonimo delle 12.32, dove starebbe il mancato controllo dei post? in cosa ravvede l'assenza di controllo?
      E' sicuro che stia finendo, il blgo? (grazie per il benemerito ma non è ancora "alla memoria") ;)

      Elimina
    3. Per esempio nel fatto che non siano state rimosse scemenze come quelle dell'anonimo delle 9.57 e delle 13.18.

      Elimina
  7. La notizia mi lascia abbastanza indifferente: a mio avviso, quello che conta non è il latino in sé e per sé, ma il Rito. Un Novus Ordo in latino è peggio che in italiano perché è la solita messa fatta passare per "quella dei nostri nonni" solo perché in latino. Al contrario, ciò che determina la essenza della celebrazione è il Rito Tridentino, fatto da Salmo 42, Kyrie, Gloria, Canone Romano e Vangelo di S.Giovanni. Se per assurdo il Concilio avesse tradotto (bene) questo Rito nelle lingue vernacolari, neanche Mons. Lefebvre avrebbe potuto obiettare niente dato che la sostanza della S.Messa non sarebbe cambiata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo sostanzialmente con la visione espressa da Fabio Sernesi. Tanto più che i Cistercensi, come i Domenicani e pochi altri avevano un loro rito proprio in latino con interessanti varianti rispetto a quello Tridentino. Questi monaci attuali sono responsabili davanti alla Chiesa e alla storia di avere liquidato il rito venerando e di volere gabellare i fedeli di oggi propinando loro, assieme ad un canto di valore assai modesto, una forma esteriore (latino come rivestimento) assai discutibile, che non si adatta al contenuto difforme e lo camuffa. Il Novus Ordo in latino è decisamente più imbroglione e dannoso di quello in volgare.

      Elimina
    2. Concordo in pieno...non è che se la messa nuova è in latino diventa automaticamente buona e giusta. Una ciofeca è in italiano e una ciofeca è in latino.
      Quanto ai ragli dell'anonimo esagitato dei pizzi...è talmente trito che non se lo fila più nessuno. Probabilmente dicendo scemenze si sente vivo.

      Elimina
    3. Proprio così indifferente la versione latina da quella in vernacolo non è, leggete il Canone e vedrete che nella versione latina permane il "pro-multis" mentre in italiano è tradotto con "per tutti". Non è una cosa di poco conto.....poi fate voi!

      Elimina
    4. Pro multis che viene tranquillamente annullato dal racconto dell'ultima cena ad alta voce (non a caso la preghiera eucaristica più usata è la seconda...nonché la più corta) e da quell'orrida frase "beati gli invitati alla cena del Signore"...alla faccia del sacrificio.
      Caro Hierro, se mi dici che il NO in latino non si presta a tutte le interpolazioni, saluti, balletti e telenovela che riempiono i servizi modernisti e che, di conseguenza, il clima è più raccolto e serio ti dò ragione, ma non adiamo oltre. Il NO è un rito protestante da cima a fondo, infatti molti protestanti non si fanno problema ad usarlo.

      Elimina
  8. Mi pare che nessuno abbia detto che la versione è in latino è indifferente da quella in vernacolo. Certamente le traduzioni aggiungono tradimenti a tradimenti, ma la vera differenza è già tra il Vetus Ordo in latino e il Novus Ordo sempre in latino. E' lì la base della sovversione tei testi e dei gesti.

    RispondiElimina
  9. D'accordissimo sul fatto che il NO in latino, pare un'ovvietà ma per molti non lo è, resta... NO. Sarei un po' meno drastico sul gregoriano. Non sarebbe cosa da poco se riproponessero la "recensione cistercense" del canto fermo, sarebbe una meritoria opera di riavvicinamento dei monaci alle forme in cui si è manifestata la spritualità propria dell'ordine. Criticare il gregoriano dei cistercensi (ma pure dei certosini) come semplificato mi pare, in un certo senso almeno, antistorico. Sarebbe come prendersela con S. Bernardo perché criticava le immagini. A monte vi è una coerenza tra la spritualità austera di Citeaux e le forme in cui essa si concretizza. Più "traditori" mi si passi il termine furono quegli abati del Cinque-Seicento che coprirono con affreschi (pregevoli, chi lo nega) le navate di Chiaravalle milanese perchè troppo spoglie.
    Antiquario

    RispondiElimina
  10. Proprio non capisco la censura di un mio commento all'ultimo di Hierro 1973.
    Capisco l'eliminazione delle bestemmie, delle eresie, delle imprecazioni e degli insulti, ma censurare anche le minime varianti del dissenso è come avere paura di un soffio. Resta solo l'orgoglio del censore che crede di possedere tutta la verità, nient'altro che la verità e la tristezza nostra per questo oscurantismo che infierisce come anti-farmaco ai già pesanti mali della Chiesa.

    RispondiElimina