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mercoledì 26 giugno 2024

Il documento vaticano che limita ulteriormente la Santa Messa tradizionale sarebbe esistente, con l’appoggio del card. Petro Parolin (ma papa Francesco lo firmerà?)

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo della vaticanista Diane Montagna pubblicato sul quindicinale The Remnant il 25 giugno.
Nostre considerazioni su quattro elementi molto importanti e chiari:
  1. il documento (una costituzione apostolica) che mira a limitare ulteriormente la Santa Messa tradizionale esiste, come MiL-Messainlatino.it aveva anticipato già tra i mesi di gennaio e febbraio 2023 ( QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) e poi nel mese di giugno 2024 (QUI, QUI e QUI);
  2. tale documento – nella sua versione originale – è pronto da almeno sedici mesi ed è stato presentato a papa Francesco, il quale non lo ha ancora firmato (e, anzi, ne ha chiesto una revisione);
  3. il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, è uno degli sponsor del documento;
  4. nostre fonti affermano che, almeno per i prossimi mesi, il documento non sarà pubblicato, in linea con quanto ha scritto in maniera tranchant il prof. Andrea Grillo il 24 giugno: «Scommetto che non ci sarà alcun documento del magistero nei prossimi mesi» (QUI su MiL) («prossimi mesi» non quantificati: possono essere due – e quindi fino a fine agosto – o più).
In conclusione, possiamo solo attendere le scelte di papa Francesco e non è detto che egli decida di firmare ed approvare a breve un documento che – pur esistente e letto dalle nostre fonti già a gennaio 2023 – ponga ulteriori limitazioni alla celebrazione della liturgia tradizionale.

L.V.


Avendo fatto diverse indagini in merito a recenti notizie, sono stata informata da fonti affidabili che un nuovo documento vaticano più restrittivo della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 esiste davvero, è sostenuto dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ed è stato presentato a papa Francesco.

Fonti ben informate hanno confermato che il nuovo documento, se pubblicato, proibirebbe a tutti i sacerdoti, ad eccezione di quelli appartenenti a istituti ex-Ecclesia Dei approvati, di offrire il Santo Sacrificio della Messa nel Vetus Ordo, o rito tradizionale come viene comunemente chiamato.

Inoltre, proibirebbe ai Vescovi di celebrare o autorizzare la celebrazione del Vetus Ordo nelle loro Diocesi e sospenderebbe i permessi esistenti concessi dal Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes.

Le fonti notano che le Parrocchie personali gestite da istituti ex-Ecclesia Dei (ad esempio, la Fraternità sacerdotale di San Pietro o l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote) sarebbero autorizzate a continuare. Tuttavia, non è chiaro se e in che misura i sacerdoti di questi istituti saranno autorizzati ad amministrare sacramenti come il battesimo, la cresima e il matrimonio ai fedeli nella forma tradizionale.

Pur sembrando «salvare e proteggere» gli istituti ex-Ecclesia Dei, non è chiaro se le ordinazioni diaconali e sacerdotali nel Vetus Ordo continueranno a essere permesse.

Genesi del nuovo documento

Nel febbraio 2023, poche settimane dopo la morte di Papa Benedetto XVI, è stato riferito che papa Francesco stava esaminando una bozza di documento che avrebbe ampliato e rafforzato la sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes del 2021. Il documento affermerebbe inoltre che l’unica liturgia ufficiale del Rito romano è il Novus Ordo e regolerebbe in modo rigoroso le comunità ex-Ecclesia Dei.

Fonti vaticane dissero all’epoca che il documento, una costituzione apostolica, era già stato presentato a papa Francesco alla fine di gennaio 2023 dai superiori del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, guidato dal card. Arthur Roche, Prefetto di tale Dicastero.

Il documento sarebbe stato scritto principalmente da mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., Segretario del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti.

Tuttavia, secondo quel rapporto, il card. Gianfranco Ghirlanda S.I., Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, che è ampiamente considerato a Roma come il canonista preferito da papa Francesco, stava cercando di persuadere papa Francesco a promulgare una costituzione apostolica alternativa che a prima vista poteva sembrare più mite, ma che alla fine si sarebbe rivelata peggiore, cercando di seppellire una volta per tutte la liturgia tradizionale.

Con il card. Arthur Roche ed il card. Gianfranco Ghirlanda S.I. in lizza per l’imprimatur di papa Francesco, il documento si è arenato e un anno dopo era ancora in fase di stallo. Papa Francesco ha quindi affidato a mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M. la supervisione del documento all’inizio di quest’anno.

Il sostegno del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede

Secondo le fonti, mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M. si è messo tranquillamente al lavoro su un nuovo documento, consultando, tra gli altri, il card. Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede.

Nella stesura del documento, mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M. avrebbe avuto anche il sostegno e l’approvazione di tre figure chiave della Chiesa: il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede ed architetto dell’accordo segreto Vaticano-Cina; il card. Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali; e mons. Celestino Migliore, Nunzio apostolico in Francia.

I lettori potrebbero ricordare che il card. Pietro Parolin, membro del Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e del Dicastero per la Dottrina della fede, avrebbe appoggiato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes. Infatti, in una riunione del gennaio 2020 presso l’allora Congregazione per la Dottrina della fede, il card. Pietro Parolin ha affermato che gli istituti sacerdotali tradizionali rifiutano di accettare il cambiamento e non sono disposti a concelebrare. Il card. Pietro Parolin ha anche detto di condividere la preoccupazione di altri prelati riuniti che questi gruppi sono popolari tra i giovani (all’inizio della riunione, il card. Giuseppe Versaldi, allora Prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, aveva insistito sulla necessità di capire perché la Santa Messa tradizionale attrae i giovani e aveva affermato che molti dei giovani che partecipano al Pèlerinage de Pentecôte da Parigi a Chartres hanno «ogni sorta di problemi psicologici e sociologici»). Il card. Pietro Parolin ha quindi raccomandato alla Congregazione (ora Dicastero) per la Dottrina della fede di richiedere ai gruppi sacerdotali tradizionali di fornire un segno concreto di comunione che riconosca la validità del Novus Ordo e dimostri chiaramente che sono «nella Chiesa».

Il card. Pietro Parolin, insieme al card. Claudio Gugerotti, è anche un protetto del defunto card. Achille Silvestrini (1923-2019), diplomatico vaticano e membro di spicco della «mafia di San Gallo» che ha fatto campagna per impedire l’elezione di Papa Benedetto XVI nel 2005.

Gli stretti legami del card. Pietro Parolin con il card. Achille Silvestrini risalgono al 1986, quando egli entrò nel corpo diplomatico vaticano all’età di trentun anni ed il card. Silvestrini era Segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa. Inoltre, appena un anno dopo la morte del card. Achille Silvestrini, il card. Pietro Parolin è stato nominato Presidente della Fondazione di culto e di religione Sacra Famiglia di Nazareth, un centro educativo che, grazie agli sforzi del card. Achille Silvestrini, è diventato un fulcro del potere ecclesiale progressista a Roma. la fondazione Villa Nazareth è stata anche considerata la sede italiana della «mafia di San Gallo» e ha legami discutibili con la Cina.

Il card. Claudio Gugerotti, da parte sua, è stato per cinque anni (1997-2001) Sottosegretario della Congregazione per le Chiese orientali durante i nove anni di Prefettura del card. Achille Silvestrini.

Ma nonostante il loro legame, si dice che i due Cardinali siano in competizione per un altro importante aspetto: entrambi mirano al Papato.

Mons. Celestino Migliore, 71 anni, alleato del card. Pietro Parolin e diplomatico esperto, ha ricoperto diversi ruoli di rilievo, tra cui quello di Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite e presso il Consiglio d’Europa, Sottosegretario per i rapporti con gli Stati e Nunzio apostolico in Russia. Papa Francesco lo ha nominato Nunzio apostolico in Francia nel gennaio 2020.

All’inizio di questo mese, il sito tradizionale francese Pax Liturgique ha riferito che mons. Celestino Migliore «sta facendo tutto il possibile per garantire la piena applicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes» e «sta alimentando le fiamme anti-tradizionali della liturgia dei Vescovi francesi, insistendo in particolare sul fatto che la Santa Messa tradizionale dovrebbe essere tollerata il meno possibile e che gli altri Sacramenti, in particolare battesimi, matrimoni e cresime, non dovrebbero mai essere impartiti nella forma tradizionale» [QUI su MiL: N.d.T.].

Se il documento sopra descritto dovesse essere pubblicato, sarebbe comunque coerente con le assicurazioni di papa Francesco agli istituti ex-Ecclesia Dei approvati. E sebbene ci sia stato detto che non è stata fissata una data di pubblicazione, il rischio di un nuovo documento, secondo le nostre fonti, è serio, reale e potenzialmente imminente.

4 commenti:

  1. IPSA CONTERET CAPUT TUUM. Non l'avranno vinta!

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  2. Se così fosse, anche io non darò più l'8 per mille!

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    1. Hai ragione. Saranno distrutti adesso che lo sanno.
      Stanno per fare marcia indietro.

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  3. Vabbè il documento non farebbe altro che recitare meglio le già recitate riserve indiane

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