Ieri 24 novembre sul Corriere (pag. 26-27) è stata pubblicata un'intervista di Aldo Cazzullo a Jovanotti ("al secolo" Lorenzo Cherubini) e ci è stata segnalata da un amico.
Chi scrive (che è cresciuto ascoltando, sin negli anni '90, le sue canzoni - migliorate nel corso dei decenni - che passavano e passano tutt'ora in radio o al mitico Festivalbar) si è subito incuriosito nel vedere finalmente un’intervista al cantante che da qualche tempo non si sentiva più. Curiosità ancor più giustificata nel leggere il titolo "La Chiesa è casa mia": certo un po' insolito, a prima vista, riferito a Jovanotti (che cantò "una grande Chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a madre Teresa - passando da Malcom X attraverso Gandhi e San Patrignano - arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano").
Scorrendo quindi il testo, in cui Cherubini parla di molte cose personali (in primis il suo nuovo singolo e dell'incidente occorsogli andando in bici a quando conobbe Cecchetto), si leggono molti fatti storici "vaticani" (dai suoi ricordi sui conclavi del 1978, al caso "Manuela Orlandi" - che era sua vicina di casa ed amica di sua sorella -, all'attentato a Giovanni Paolo II), e le sue opinioni su politica estera (su Musk e su Trump, non condividendo egli molte posizioni ideologiche di esponenti della sinistra) e su politica interna (su Schlein e Meloni).
Tre passaggi (riportai in calce al post) però sono particolarmente interessanti e hanno suscitato in chi l'ha letta una riflessione:
il primo: la scelta del nome della propria figlia;
il secondo: il suo punto di vista sul significato e sull'importanza della religione e della liturgia;
il terzo: sulla natura e sulla funzione della Chiesa.
Le risposte, indubbiamente semplici, non sono semplicistiche e dicono molto di più del loro significato immediato: sapendo leggere più a fondo, rivelano convincimenti molto profondi che confermano concetti universali (avversati ormai da tempo dagli stessi uomini di Chiesa):
- L'esempio dei genitori/educatori/sacerdoti ha un forte impatto (se pur spesso inconsapevole) sui figli e sui più piccoli. Se i giovani vedono i genitori pregare, gli adulti praticare le funzioni, i sacerdoti fare i sacerdoti, hanno più probabilità di sentire crescere in sé il seme della fede e della preghiera.
- I segni formali ed esteriori (della liturgia) sono intrinsecamente ed ontologicamente uniti con le verità trascendentali che aiutano a veicolare. Inutile negarlo!
- Il post concilio (e alcune visioni personali di Papa Francesco sulla Chiesa) hanno fallito miseramente.
Che Jovanotti, che si dice credente nell'Assoluto (ma non nella dottrina), confessi di essere attratto da paramenti e liturgia è l'ennesima riprova che l'uomo sente in sé lo slancio verso il trascendente e ha (inconsapevole) bisogno di segni e simboli trascendentali.
La sua spontanea testimonianza (certamente involontariamente ma genuinamente) contraddice così tutta la filiera di quei "liturgisti" che da anni propinano la precostituita e ideologizzata solfa della "nobile povertà", delle liturgie beat, delle Messe "semplici", con liturgie pretese accattivanti (magari con bandane o su materassini) che hanno causato solo deserto nelle chiese e desolazione spirituale...
Infine, la conseguente bordata finale: Jovanotti non condivide che la Chiesa si riduca ad una Onlus poiché essa "è trascendenza e presenza di Dio nella Storia". Sante parole (dette da uno che certo non può essere tacciato di tradizionalismo) che esprimono il sentimento di un ragazzo cresciuto in ambiente ecclesiale (sin da bambino) e che ha fatto esperienza della Chiesa di 50 anni fa, e che ora, nel vedere la Chiesa attuale (che nonostante tutto sente "casa sua") si dispiace nel vederla spoglia di ogni consapevolezza della propria natura divina e del ruolo messianico, ridotta ad una umana organizzazione "non lucrativa" come tante altre...
"La Chiesa è trascendenza è la presenza di Dio nella Storia": 11 parole di un "semplice" cantautore che esprimono il sentimento di tantissimi altri fedeli e che dimostrano (ancora una volta e da un testimone insospettabile e inatteso) il fallimento di molte derive ecclesiologiche del post Concilio, che ahinoi hanno trovato rapido e dannoso sviluppo nell'ultimo decennio.
La Chiesa deve fare la Chiesa. Deve indicare la via per il cielo (come diceva il santo curato d'Ars).
La Chiesa deve fare la Chiesa. Deve indicare la via per il cielo (come diceva il santo curato d'Ars).
Potremmo quindi ritenere che, a modo suo, Jovanotti sia un sostenitore del "lex orandi lex credenti"?
[...]
Cosa fa ora Teresa?
«L'aiuto regista di Guadagnino. E disegna fumetti»
Teresa è un nome di famiglia?
«No. E' il nome di madre Teresa di Calcutta, cui il babbo era devotissimo. Le faceva da autista quando veniva in Vaticano» [il padre di Lorenzo, Mario, era membro della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, n.d.r.].
[...]
Lei crede in Dio?
«La penso come Jung: conviene credere. Funziona. Se non credi in Dio, in cosa credi? Nel mercato? Nella tecnologia? È bello credere, è bello pensare di essere figli di qualcuno. Credo nell’assoluto più che nella dottrina. Ma fin da bambino mi affascinano la liturgia, i paramenti».
[...]
Come trova Papa Francesco
«Il Papa è un monarca. Un'istituzione. Umanamente, Francesco mi piace, mi diverte, mi emoziona. Gli si vuole bene. Ma l’idea che la Chiesa si debba trasformare in una onlus non mi pare del tutto condivisibile. La Chiesa è trascendenza. È la presenza di Dio nella storia».
[...]
Roberto
Jovanotti è quello che canta "c'è solo una grande Chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a madre Teresa.". Per cortesia non postate pure le cavolate di questi hippie pseudo guru solo perché vanno contro Bergoglio.
RispondiEliminaLo sappiamo e lo abbiamo già scritto.
EliminaForse non ha letto il nostro post...