Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo della giornalista vaticanista Diane Montagna, pubblicato il 10 luglio, in cui risponde alla dichiarazione del Vaticano del 3 luglio sulla documentazione appena pubblicata riguardante Traditionis custodes (QUI; QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
In particolare nell’articolo Diane Montagna, che ringraziamo per il grande e fondamentale lavoro che sta svolgendo, riporta nuove prove appena ricevute, le quali non solo confermano l’autenticità dei documenti pubblicati in esclusiva il 1º luglio, ma gettano ulteriori e ben più cupe ombre sulle menzogne sulle motivazioni dichiarate da papa Francesco per Traditionis custodes, che limita la celebrazione della Santa Messa tradizionale.
L.V.
Sono emerse ulteriori prove che confermano l’autenticità delle sezioni che ho pubblicato la scorsa settimana dal rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede sulla sua indagine del 2020 ai Vescovi riguardante l’attuazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario dell’antica forma del Rito Romano, l’atto di Papa Benedetto XVI del 2007 che liberalizza la liturgia romana tradizionale (QUI; QUI su MiL).
Le sezioni che ho pubblicato il 1º luglio comprendevano il giudizio complessivo dei risultati dell’indagine contenuta nel rapporto della Congregazione per la dottrina della fede e un florilegio di citazioni dei Vescovi che aveva lo scopo di fornire a papa Francesco una rappresentazione complessiva delle loro risposte.
Dopo la pubblicazione di quell’articolo, ho ottenuto il numero di protocollo vaticano del rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede. Inoltre, ho ottenuto l’introduzione alla seconda parte, che conferma che il giudizio complessivo costituisce «il parere della Congregazione per la dottrina della fede» a cui fa riferimento papa Francesco nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II.
Ciò fa seguito alle dichiarazioni del dott. Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, della scorsa settimana, in cui ha minimizzato le sezioni del rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede che ho pubblicato il 1º luglio. Egli ha affermato che non avrebbe confermato l’autenticità di tali sezioni, che erano «presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione e, come tale, alimenta una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale» che ha portato papa Francesco a emanare la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, e che «altra documentazione, altri rapporti riservati» hanno influito sulla decisione di papa Francesco, cosa che il Vaticano non aveva rivelato fino ad ora.
Ma i commenti del dott. Matteo Bruni sollevano più domande che risposte. Nella sua lettera per presentare la lettera apostolica in forma di motu proprio «Traditionis custodes» sull’uso della Liturgia Romana anteriore al 1970, papa Francesco ha chiarito che sono state le risposte al sondaggio della Congregazione per la dottrina della fede del 2020 a confermarlo «nella necessità di intervenire», anche se – come è ormai emerso – la valutazione complessiva della Congregazione per la dottrina della fede concludeva che
la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario afferma che toccare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici.
Quindi, se ci fossero stati, come afferma il dott. Matteo Bruni, documenti aggiuntivi e relazioni riservate che sono confluiti nel processo decisionale che ha portato alla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, cosa che il Vaticano ha affermato solo dopo che i dettagli dei risultati del sondaggio sono stati resi noti il 1º luglio, tali documenti dovrebbero logicamente dimostrare che la relazione finale della Congregazione per la dottrina della fede ha rappresentato in modo inesatto ciò che ha detto la maggioranza dei Vescovi che hanno risposto, e quindi che papa Francesco aveva il sostegno della maggior parte dell’Episcopato quando ha imposto le restrizioni di Traditionis custodes alla liturgia romana tradizionale.
Ciò solleva la domanda: se ciò che dice il dott. Matteo Bruni è vero, perché papa Francesco non ha fatto riferimento a quella «altra documentazione» nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, dato che presumibilmente gli ha fornito la base per la sua decisione di «abrogare» la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum?
Rivelato il numero di protocollo
La fotografia qui sotto conferma l’autenticità del rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede contenente la valutazione complessiva e la raccolta di citazioni che ho pubblicato una settimana fa.
Il numero di protocollo vaticano, indicato nella parte superiore della pagina, è: N. 03/2020-ED.
La fotografia recita:
Congregatio pro Doctrina FideiProt. N. 03/2020-EDConsultazione dei Vescovi circa l’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificumaprile 2020Relazionefebbraio 2021
La consultazione è stata probabilmente datata aprile 2020 perché le risposte al questionario hanno cominciato ad arrivare alla Congregazione per la dottrina della fede per posta o per e-mail in quel mese.
In linea con alcuni numeri di protocollo vaticani, «03/2020» sembra indicare che la relazione è il terzo documento («03») di un processo iniziato nel 2020. Il primo documento del processo sarebbe stato probabilmente la richiesta di papa Francesco alla Congregazione per la dottrina della fede di effettuare la consultazione dei Vescovi sull’attuazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum.
Il secondo documento del processo, a cui sarebbe stato assegnato il numero di protocollo «02/2020-ED», era il questionario in nove punti che la Congregazione per la dottrina della fede ha inviato nella primavera del 2020 ai Presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo per la distribuzione ai Vescovi locali.
Ulteriori prove
Oltre al numero di protocollo vaticano, una seconda coppia di immagini tratte dal rapporto della Congregazione per la dottrina della fede mostra la prima e l’ultima pagina del «Giudizio complessivo» in originale italiano. È datata 22 febbraio 2021, festa della Cattedra di san Pietro.
Una terza immagine del rapporto della Congregazione per la dottrina della fede mostra la prima pagina del «Florilegio di citazioni tratte dalle risposte ricevute dalle Diocesi», in originale italiano, che ho pubblicato anche il 1º luglio.
Il ruolo centrale del rapporto della Congregazione per la dottrina della fede secondo la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes
Sia nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes che nella lettera che presenta l’atto, papa Francesco ha chiarito che i risultati dell’indagine condotta dalla Congregazione per la dottrina della fede tra i Vescovi hanno avuto un ruolo centrale nel spingerlo a imporre restrizioni alla liturgia romana tradizionale.
Egli scrive nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes:
Nel solco dell’iniziativa del mio Venerato Predecessore Benedetto XVI di invitare i vescovi a una verifica dell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, a tre anni dalla sua pubblicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha svolto una capillare consultazione dei vescovi nel 2020, i cui risultati sono stati ponderatamente considerati alla luce dell’esperienza maturata in questi anni.Ora, considerati gli auspici formulati dall’episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede, desidero, con questa Lettera Apostolica, proseguire ancor più nella costante ricerca della comunione ecclesiale.
E rivolgendosi ai Vescovi di tutto il mondo nella lettera per presentare la lettera apostolica in forma di motu proprio «Traditionis custodes», dice:
A distanza di tredici anni ho incaricato la Congregazione per la Dottrina della Fede di inviarVi un questionario sull’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum. Le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire.
Dopo la pubblicazione del mio articolo del 1º luglio, ho ottenuto un’ulteriore sezione della relazione della Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede che mostra chiaramente che essa costituiva il parere ufficiale della Congregazione sul sondaggio. La nuova sezione che ho ottenuto costituisce l’introduzione alla seconda parte della relazione (intitolata «Sintesi»), che comprende l’introduzione, una sintesi per ciascun continente e la valutazione complessiva. La seconda parte è seguita dal florilegio di citazioni e da un indice.
L’introduzione alla seconda parte del rapporto della Congregazione per la dottrina della fede afferma:
In ottemperanza alla volontà del Santo Padre, la Congregazione per la dottrina della fede ha promosso una indagine circa l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum nel mondo, tredici anni dopo la sua promulgazione (2007-2020). La Quarta Sezione (già Pontificia Commissione Ecclesia Dei) si è occupata di studiare le risposte, elaborare i dati e farne una sintesi con un giudizio complessivo sulle risposte al questionario pervenute al Dicastero. […]Il presente lavoro intende dare le conclusioni più rilevanti della suddetta indagine, includendo l’analisi con dati statistici dell’indagine effettuata (cfr. Parte Prima, pagine 11-170), il rapporto delle risposte dei diversi Presuli secondo le aree geografiche e un giudizio complessivo sull’indagine svolta (cfr. Parte Seconda, pagine 171-184). Infine in Appendice si troverà un Florilegio di citazioni (pagina 185) tratte dalle relazioni dei Vescovi, insieme con un Indice dei nomi di luoghi (pagina 194).
È chiaro, quindi, che l’ampia relazione preparata dalla Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede afferma (Prot. N. 03/2020-ED), che sarebbe stata approvata dal card. Luis Francisco Ladaria Ferrer S.I., allora Prefetto della Congregazione, conteneva i risultati della «capillare consultazione dei vescovi nel 2020» a cui fa riferimento papa Francesco nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes.
La risposta del Vaticano
Questa ulteriore prova viene alla luce pochi giorni dopo che il dott. Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha cercato di minimizzare l’importanza di due sezioni della relazione che ho pubblicato il 1º luglio.
Durante la conferenza stampa del 3 luglio in Vaticano sul nuovo formulario della Missa “pro custodia creationis”, la giornalista vaticanista Hannah Brockhaus ha colto l’occasione per chiedere a uno dei relatori, mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., Segretario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, una dichiarazione o un chiarimento sulle sezioni del rapporto della Congregazione per la dottrina della fede che ho pubblicato il 1º luglio.
Mons. Vittorio Francesco Viola, che si ritiene abbia avuto un ruolo fondamentale nel processo che ha portato alla pubblicazione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, si è immediatamente rivolto al dott. Matteo Bruni, il quale, dopo aver rimproverato la giornalista per aver posto una domanda non attinente alla Missa “pro custodia creationis”, ha preso un foglio di carta e ha letto questa risposta preparata (QUI da 18:52; QUI su MiL: N.d.T.):
Io non confermo la autenticità dei testi che sono stati pubblicati: riguarda presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione e, come tale, alimenta una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale. Alla consultazione citata, tra l’altro, si è infatti unita successivamente altra documentazione, altri rapporti riservati anche frutto di ulteriori consultazioni che sono pervenute al Dicastero per la dottrina della fede. Va bene, però su questo non ho altro da…
Vale la pena notare che anche il card. Víctor Manuel Fernández, attuale Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, era presente alla conferenza stampa mentre il dott. Matteo Bruni leggeva la dichiarazione.
Avendo fornito prove piuttosto definitive dell’autenticità dei testi che ho pubblicato una settimana fa, vorrei fare le seguenti osservazioni in risposta alla dichiarazione preparata e letta dal Direttore della Sala Stampa della Santa Sede:
- nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes e nella lettera che presenta l’atto, papa Francesco afferma chiaramente di aver deciso di intervenire sulla base dei risultati dell’indagine dettagliata condotta nel 2020 dalla Congregazione per la dottrina della fede tra i Vescovi. Egli non ha fatto alcun riferimento, nemmeno indiretto, ad «altra documentazione, altri rapporti riservati anche frutto di ulteriori consultazioni», ora menzionati dal dott. Matteo Bruni;
- a quattro anni dalla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, è ora emerso che il rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede rivela che «la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario afferma che toccare la lettera apostolica in forma di “motu proprio” Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici». Ciò contraddice direttamente la motivazione addotta per l’emanazione di Traditionis custodes;
- le sezioni del rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede che ho pubblicato erano «parziali e incomplete», nel senso che non costituivano il rapporto completo. Tuttavia, ciò non significa che il rapporto della Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede fosse di per sé un resoconto «parziale e incompleto» di quanto affermato dai Vescovi;
- la rilevanza di qualsiasi «altra documentazione, altri rapporti riservati» che sono confluiti nel «processo decisionale» dipende dal fatto che tali documenti dimostrino in modo definitivo che il rapporto finale della Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede era errato e non rifletteva la posizione della maggioranza dei Vescovi che hanno risposto al sondaggio. Se non lo dimostrano, il rapporto finale della Congregazione per la dottrina della fede rimane un resoconto accurato della consultazione dei Vescovi del 2020 riguardante la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum;
- data la gravità della situazione in questione e il suo impatto sulla vita e sull’unità della Chiesa, spetta quindi al Direttore della Sala Stampa della Santa Sede dimostrare che l’«altra documentazione, altri rapporti riservati anche frutto di ulteriori consultazioni» contraddicono totalmente, o almeno compromettono seriamente, quanto scritto nel giudizio complessivo della relazione della Congregazione per la dottrina della fede. In altre parole, spetta al Direttore della Sala Stampa della Santa Sede dimostrare che questi altri documenti provano che il rapporto della Congregazione per la dottrina della fede ha rappresentato in modo inesatto le risposte dei Vescovi di tutto il mondo al questionario e che papa Francesco ha effettivamente avuto il sostegno della maggior parte dei Vescovi che hanno risposto nel pubblicare Traditionis custodes e revocare Summorum Pontificum.
In assenza di tale prova, possiamo concludere che «la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario» ha effettivamente affermato che «toccare la lettera apostolica in forma di “motu proprio” Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici».





Continuiamo con la macchina del fango?! Non crederò mai a questa vostra posizione.
RispondiEliminaViva Papa Francesco!
Papa Francesco avrebbe potuto fare quello che voleva riguardo alla Messa apostolica, ma non mentire! Tutto il suo pontificato è stato costellato da azioni di questo genere. Preghiamo per la sua anima.
RispondiEliminaMessa apostolica?! Ma che si sta inventando?
EliminaRicordate come furono trattati i Francescani dell'Immacolata? Cosa c'è di sorprendente in questo ,come in tanti altri ,atti di feroce prepotenza?
RispondiEliminaL’imbroglio tradizionalista quando?
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