Vi proponiamo l’articolo del giornalista vaticanista Nico Spuntoni pubblicato il 6 luglio sul quotidiano Il Giornale, in cui si ritorna sulla sorpresa per i risultati della consultazione nelle Diocesi sulla riforma liturgica voluta da Papa Benedetto XVI e su come nacque Traditionis custodes.
Ricordiamo che lo scandalo ha preso avvio dalla pubblicazione, da parte della giornalista Diane Montagna, dei documenti non divulgati in precedenza, i quali rendono evidente la menzogna delle motivazioni dichiarate da papa Francesco per Traditionis custodes, l’atto che limita la celebrazione della Santa Messa tradizionale (QUI; QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
Sullo stesso argomento, QUI Nicole Winfield su The Associated Press e QUI Penelope Corrado sul Secolo d’Italia.
L.V.
La lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II è uno dei provvedimenti più controversi del pontificato di papa Francesco. Entrato in vigore nel 2021, il motu proprio ha abrogato un precedente documento molto caro a Papa Benedetto XVI, la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario dell’antica forma del Rito Romano, che aveva liberalizzato la celebrazione della Santa Messa tradizionale anche nelle Parrocchie e per i Sacramenti. Papa Francesco aveva utilizzato il pugno di ferro coi fedeli amanti della liturgia antica, bloccando la nascita di nuovi gruppi, dicendo stop all’erezione di nuove Parrocchie personali, cacciando queste comunità dalle chiese parrocchiali. La necessità di quell’intervento era stata addebitata dall’allora Papa regnante all’esito di una consultazione sull’applicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum inviata ai Vescovi diocesani di tutto il mondo e sulla base della quale anche l’allora Congregazione per la dottrina della fede aveva prodotto un parere. «Le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire», aveva scritto papa Francesco. Ora, però, il retroscena pubblicato da una giornalista e un libro in uscita mettono in forte discussione quella ricostruzione.
Lo scoop sulla consultazione
Martedì scorso la vaticanista statunitense Diane Montagna ha pubblicato sulla sua newsletter Substack un clamoroso scoop: la documentazione relativa alla consultazione tra i Vescovi fatta dalla Congregazione per la dottrina della fede su indicazione di papa Francesco un anno prima dell’uscita della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes. Contrariamente alla situazione presentata nel motu proprio e nella lettera d’accompagnamento, dalle carte pubblicate da Diane Montagna emerge che la maggior parte dei Vescovi consultati aveva dato un’opinione favorevole sull’applicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum. Ma persino quelli che ne davano un giudizio negativo si erano dimostrati per lo più concordi nello sconsigliare un intervento restrittivo che avrebbe «fatto più male che bene». Alla luce di questo risultato, la Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede aveva preparato un parere contrario ad eventuali restrizioni e, utilizzando la citazione di un Vescovo asiatico consultato, aveva concluso scrivendo: «Lasciate la gente libera di scegliere». Nonostante ciò, però, papa Francesco ha optato per la linea dura ed ha scritto di averlo fatto «considerati gli auspici formulati dall’episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la dottrina della fede».
La reazione della Sala Stampa della Santa Sede
Dopo la pubblicazione dello scoop di Diane Montagna, la Sala Stampa della Santa Sede non ha replicato. La prima reazione è arrivata, obtorto collo, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo formulario della Missa “pro custodia creationis”, rispondendo ad una domanda della vaticanista Hannah Brokhaus della Catholic News Agency rivolta a mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., Segretario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, indicato da più fonti come uno dei più entusiasti per la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes e ispiratore dei successivi provvedimenti restrittivi in materia. Prendendo la parola al posto dell’Arcivescovo, il dott. Matteo Bruno, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha sostenuto che alla consultazione coi Vescovi e al parere della Congregazione per la dottrina della fede si sarebbe «unita successivamente altra documentazione, altri rapporti riservati anche frutto di ulteriori consultazioni che sono pervenute al Dicastero per la dottrina della fede». Con un certo imbarazzo, il dott. Bruni ha provato a ridimensionare il contenuto esplosivo dello scoop di Diane Montagna dicendo di non confermare «l’autenticità dei testi che sono stati pubblicati» che riguarderebbero «presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione e, come tale, alimenta una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale». Il direttore, nominato da papa Francesco, non ha però aggiunto altro e nulla si sa delle presunte «ulteriori consultazioni» da lui menzionate nella risposta.
Il libro e Papa Leone XIV
A togliere ogni dubbio sull'’utenticità dei documenti pubblicati da Diane Montagna, però, è spuntato un libro che contiene la documentazione ancora più completa del rapporto preparato dalla Congregazione per la dottrina della fede e la raccolta delle citazioni sull’applicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum ricevute dai Vescovi diocesani. La liturgia non è uno spettacolo, edito da Fede & Cultura e scritto dal giornalista dott. Saverio Gaeta con don Nicola Bux, ex collaboratore di Papa Benedetto XVI, uscirà ad ottobre [in realtà uscirà il 12 luglio: QUI: N.d.R.] ma già ha iniziato a far discutere. Dentro al volume c’è l’ulteriore conferma che sia i Vescovi diocesani che la Congregazione per la dottrina della fede avevano sconsigliato a papa Francesco di toccare la liberalizzazione della cosiddetta Santa Messa tradizionale concessa nel 2007 da Papa Benedetto XVI.

Traditionis custodes è stato un successone.Complimenti vivissimi agli ideatori .
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