Nei due post precedenti, sono stati presentati tre casi di successo imprenditoriale cristiano (Imprese di fede 1/3) a cui è seguita una riflessione di carattere più spirituale sul tema del possesso e del cuore indiviso, tramite alcuni stralci dell'ultimo libro di Don Ugo Borghello (Imprese di fede 2/3). Oggi cerchiamo di tirare le somme con tre brevi considerazioni conclusive sul tema della santificazione del lavoro:
- L’ECCELLENZA COME OFFERTA A DIO. L’anelito alla perfezione e alla bellezza insito nel Cristianesimo ha ispirato — e spesso ancora ispira — la nascita di imprese d’eccellenza. È importante quindi che il cristiano laico serva il prossimo anche attraverso la creazione di valore (l'economista americano Hastings, per noi qui e qui), idealmente in una dimensione di trasporto e intimo legame con il proprio lavoro (l'economista Ferlito, qui). Scriveva san Josemaría Escrivá: “Non possiamo offrire al Signore cose che, pur con le povere limitazioni umane, non siano perfette, senza macchia, compiute con attenzione anche nei minimi particolari: Dio non accetta le raffazzonature. Non offrirete nulla con qualche difetto, ammonisce la Sacra Scrittura, perché non sarebbe gradito [Lv 22, 20]. Pertanto, il lavoro di ciascuno, il lavoro che impiega le nostre giornate e le nostre energie, dev'essere un'offerta degna per il Creatore, operatio Dei, lavoro di Dio e per Dio: in una parola, dov'essere un'opera completa, impeccabile” (Amici di Dio n.55). Infatti non è un caso che, nella storia dell’arte cristiana, si curassero con meticolosa attenzione anche le parti nascoste — come i tetti delle chiese o il retro delle pale d’altare: anche ciò che l’occhio umano non vedeva veniva reso bello, semplicemente ad maiorem Dei gloriam.
- RICCHEZZA E LIBERTÀ INTERIORE. La ricchezza, nel caso, non preclude necessariamente la possibilità di essere cristiani. Tuttavia, comporta rischi spirituali significativi: già prima di Cristo, Senofonte (430 – 355 a.C. circa) notava “io credo […] che sia più difficile trovare un uomo che sappia sopportare la felicità che non le disgrazie, perché mentre l’una ispira nella maggior parte degli uomini la tracotanza, le altre ispirano in tutti la moderazione” (Ciropedia, Libro XIII, 4, 13). Monaghan (Domino’s Pizza), infatti, concluse: “ho fatto un 'voto di povertà da milionario’. Ho rinunciato a tutti i lussi ostentati. È stata una svolta radicale nella mia vita. Ho provato un senso di libertà. Non dovevo più possedere lo yacht più grande del mondo e cose del genere”. Anche il bellissimo messaggio di Papa Leone XIV alla Giornata Mondiale dei Poveri, sottolinea come il problema della ricchezza non sia tanto la diseguaglianza (da far sistemare immancabilmente dall’ONU o dall’Agenzia delle Entrate di turno), quanto il rischio che i “tesori sulla terra” offuschino i "tesori del cielo". Un messaggio che finalmente si allontana dalle retoriche marxiste e terzomondiste (alle quali avevamo fatto il callo) per tornare a parlare al cuore dell’uomo.
- LAVORO E APOSTOLATO NEL MONDO. Anche se i cristiani vengono spesso tenuti ai margini dal “mondo” (basti pensare a Davos o ad Hollywood), resta possibile incidere nella società e fare apostolato attraverso la creazione di valore e di qualità. Sempre citando san Josemaría Escrivá (lettera nr 6): “per noi lavorare non è solo la strada normale per guadagnare ciò di cui abbiamo bisogno e una maniera logica e semplice di vivere in società con gli altri uomini, ma anche e soprattutto il modo per santificarci esattamente come Dio nostro Padre ci ha indicato, e il grande strumento apostolico per la santificazione degli altri che Dio ci ha affidato, affinché nell’intera creazione risplenda l’ordine da Lui voluto”.
Gabriele




Nessun commento:
Posta un commento