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mercoledì 2 luglio 2025

Il rapporto ufficiale del Vaticano rivela gravi crepe nelle fondamenta di Traditionis custodes. Il testo del "Giudizio Complessivo" della CDF

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo della giornalista vaticanista Diane Montagna, pubblicato l’1 luglio.
L’autrice, che ringraziamo, è entrata in possesso dei documenti non divulgati in precedenza, i quali sollevano seri interrogativi sulle motivazioni dichiarate per la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes di papa Francesco del 2021 che limita la Santa Messa tradizionale.

Sullo stesso argomento segnaliamo il libro La liturgia non è uno spettacolo (Il questionario ai Vescovi sul rito antico: arma di distruzione di Messa?) di don Nicola Bux e Saverio Gaeta (QUI).

In calce riportiamo il testo integrale del giudizio complessivo della Congregazione per la dottrina della fede ed un florilegio di citazioni (tradotte in lingua italiana) tratte dalle risposte pervenute dalle Diocesi.

L.V.


Sono emerse nuove prove che rivelano gravi crepe nelle fondamenta della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II, l’atto di papa Francesco del 2021 che ha limitato la liturgia romana tradizionale.

Questa giornalista ha ottenuto il giudizio complessivo del Vaticano sulla consultazione dei Vescovi che avrebbe «spinto» papa Francesco a revocare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario dell’antica forma del Rito Romano, la lettera apostolica di Papa Benedetto XVI del 2007 che liberalizzava il Vetus Ordo, più comunemente noto come «Santa Messa tradizionale» e i Sacramenti.

Il testo, finora inedito, che costituisce una parte cruciale della relazione ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede sulla consultazione dei Vescovi del 2020 riguardante a lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, rivela che

la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario afferma che toccare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici.

Il giudizio complessivo contraddice quindi direttamente la motivazione addotta per imporre la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes e solleva seri interrogativi sulla sua credibilità.

Quando, il 16 luglio 2021, papa Francesco ha promulgato la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, ha affermato, nella lettera ai Vescovi di tutto il mondo in occasione della presentazione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970 (QUI), che

Le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire. Purtroppo l’intento pastorale dei miei Predecessori […] è stato spesso gravemente disatteso. Una possibilità offerta da san Giovanni Paolo II e con magnanimità ancora maggiore da Benedetto XVI […] è stata usata per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni.

Ha detto ai Vescovi

che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori. […] Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti al presente motu proprio […].

Tuttavia, ciò che emerge dal giudizio complessivo del Vaticano è che le «distanze», le «differenze» e le «contrapposizioni» derivano più da un livello di ignoranza, pregiudizio e resistenza di una minoranza di Vescovi nei confronti della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum che da eventuali problemi originati dai fedeli della liturgia romana tradizionale.

Al contrario, il rapporto ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede afferma che

La maggioranza dei Vescovi coinvolti dal questionario, che hanno generosamente e intelligentemente applicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, si dichiara alle fine soddisfatto di essa […]. Nei luoghi dove il clero ha collaborato strettamente con il Vescovo la situazione è stata totalmente pacificata.

Il giudizio complessivo, che può essere consultato QUI e in calce, conferma anche quanto da me segnalato nell’ottobre 2021 (QUI): che la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes ha ingigantito e presentato come un problema grave ciò che era solo accessorio nel rapporto ufficiale della Congregazione per la dottrina della fede.

Inoltre, il testo mostra chiaramente che la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes ha ignorato e omesso ciò che il rapporto diceva sulla pace che la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum aveva ripristinato, e ha chiuso un occhio su

Una costante, che i Vescovi fanno notare, è quella secondo cui sono i giovani a scoprire e a scegliere questa liturgia antica.

Ovvero che i giovani venivano attratti dalla Chiesa cattolica attraverso questa forma più antica della liturgia.

Il giudizio complessivo prevedeva anche, sulla base delle risposte dei Vescovi, cosa sarebbe successo se la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum fosse stata soppressa – previsioni che si sono rivelate accurate.

Genesi e struttura del rapporto ufficiale

Il compito di redigere il rapporto ufficiale è stato affidato alla Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede. Fino alla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes, questo ente, precedentemente noto come Pontificia Commissione Ecclesia Dei, era responsabile della supervisione dell’osservanza e dell’applicazione delle disposizioni stabilite nella lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum (QUI). Di conseguenza, la Quarta Sezione possedeva un’ampia esperienza e competenza con cui esaminare e analizzare i risultati dell’indagine.

Nella primavera del 2020, il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer S.I., allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha inviato un questionario ai Presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, affinché lo distribuissero ai Vescovi diocesani (QUI); le risposte sono pervenute alla Congregazione per la dottrina della fede fino al gennaio 2021. Il materiale, presentato in diverse lingue, è stato elaborato, analizzato e incorporato dalla Quarta Sezione nelle sue conclusioni.

Sebbene non abbia visto il rapporto nella sua interezza, mi è stato riferito da fonti attendibili che il rapporto finale di 224 pagine, datato febbraio 2021, è composto da due parti principali. La prima parte offre un’analisi dettagliata dei risultati e delle conclusioni dell’indagine per continente e per paese e include tabelle e grafici che illustrano i dati e le tendenze.

La seconda parte, intitolata «Sintesi», è più breve e comprende un’introduzione, una sintesi per ogni continente, un giudizio complessivo dei risultati dell’indagine e una raccolta di citazioni tratte dalle risposte ricevute dalle Diocesi e ordinate per temi. Questa raccolta aveva lo scopo di fornire a papa Francesco un campione rappresentativo delle risposte dei Vescovi.

Il  giudizio complessivo si apre osservando che

la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum svolge oggi un ruolo significativo, seppur relativamente esiguo, nella vita della Chiesa. […]
La diffusione del rito romano antico dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum si attesta intorno al 20 per cento circa delle Diocesi latine nel mondo, e la sua applicazione oggi è certamente più serena e pacificata, anche se non dappertutto […].

Papa Francesco ha dichiarato nella lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes di aver

considerati gli auspici formulati dall’episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la dottrina della fede […].

Il giudizio complessivo è proprio la parte della relazione che sintetizza e interpreta i risultati dell’indagine, offrendo una conclusione valutativa tratta dalle prove.

In altre parole, riflette il giudizio informato o l’opinione della Congregazione per la dottrina della fede.

Papa Francesco non solo era in possesso del rapporto, ma secondo fonti attendibili, durante un’udienza avrebbe letteralmente strappato una copia di lavoro dalle mani del card. Luis Francisco Ladaria Ferrer S.I., dicendogli che lo voleva immediatamente perché era curioso di leggerlo.

Sebbene il Vaticano non abbia mai reso pubblico il contenuto del rapporto ufficiale, nell’ottobre 2021 ho ottenuto e pubblicato la raccolta di citazioni incluse nella Parte II, indicando però solo il Paese o la regione da cui provengono le citazioni (QUI). La raccolta può essere consultata integralmente QUI e in calce.

Il giudizio complessivo: sette punti chiave

1. La mancanza di pace liturgica e di unità è dovuta più alla minoranza dei Vescovi che ai seguaci della liturgia romana tradizionale

Laddove manca la pace liturgica, il rapporto mostra che essa deriva più da un livello di ignoranza, pregiudizio e resistenza di una minoranza di Vescovi nei confronti della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum che da problemi originati da coloro che sono attratti dalla liturgia romana tradizionale.

Il rapporto della Congregazione per la dottrina della fede ricorda il desiderio di Papa Benedetto XVI, attraverso l’attuazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum,

di giungere ad una riconciliazione interna nel seno della Chiesa.

e il suo riconoscimento della necessità di applicare [QUI: N.d.T.]

costantemente l’ermeneutica del rinnovamento nella continuità e non lasciandosi sedurre da vie interpretative che implicano una rottura con la tradizione della Chiesa.

Il rapporto osserva che

Questa dimensione ecclesiologica dell’ermeneutica della continuità con la tradizione e con un coerente rinnovamento e sviluppo, non è ancora ben recepita da alcuni Vescovi, ma dove è stata già recepita e applicata sta portando frutti; i più visibili sono nella liturgia.

Inoltre, il rapporto lamenta che

Purtroppo, in talune Diocesi, non è stata considerata la forma extraordinaria come una ricchezza per la vita della Chiesa, ma come un elemento inappropriato, disturbante, inutile per la vita pastorale ordinaria e anche «pericoloso» da non soddisfare, o da sopprimere o almeno da controllare strettamente così che non si diffonda, nell’attesa della sua eventuale sparizione o abrogazione.

Più specificamente, il rapporto ha riscontrato che

I Vescovi delle aree ispanofone, in generale, sembrano non manifestare molto interesse alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum – anche se non mancano i fedeli che richiedono la liturgia antica nel loro territorio. Anche dalle risposte dei Vescovi italiani, in generale, pare essi non abbiano in grande considerazione la forma extraordinaria e i provvedimenti presi al riguardo, tranne alcune eccezione.

Riguardo a un malinteso o all’ignoranza di una minoranza dell’Episcopato, il rapporto osserva:

Alcuni Vescovi affermano che la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum avrebbe fallito nel suo intento di riconciliazione e dunque ne chiederebbero la soppressione, sia perché la riconciliazione interna alla Chiesa non è completamente avvenuta, sia perché la Fraternità sacerdotale San Pio X non è rientrata nella Chiesa. […] Alla prima obiezione si fa notare che questi processi di riconciliazione sono lunghi e lenti nella Chiesa […]. Circa la seconda obiezione va ricordato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum non è stata fatta per la Fraternità sacerdotale San Pio X […].

Inoltre, il rapporto rileva che

non si corre il rischio delle due chiese, come temono alcuni presuli, i quali a loro volta fanno notare che ciò che distingue alcuni gruppi di fedeli della Forma extraordinaria è il rifiuto del Concilio Vaticano II. Questo in parte è vero ma non lo si può generalizzare. Anche per questi casi si nota che la cura pastorale del Vescovo è stata determinante per calmare gli animi esagitati e per chiarire le idee di taluni membri dei gruppi stabili.

Infine, il rapporto rileva che

Alcuni Vescovi vorrebbero il ritorno ad una situazione da indulto al fine di avere un loro maggiore controllo e gestione della situazione.

2. La maggioranza dei Vescovi che hanno applicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum si è dichiarata soddisfatta

Al contrario, il rapporto ha riscontrato che

La maggioranza dei Vescovi coinvolti dal questionario, che hanno generosamente e intelligentemente applicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, si dichiara alle fine soddisfatto di essa […]. Nei luoghi dove il clero ha collaborato strettamente con il Vescovo la situazione è stata totalmente pacificata.

Inoltre, il rapporto ha rilevato che

I Vescovi più sensibili all’argomento fanno notare che la liturgia antica è un tesoro per la Chiesa da salvaguardare e custodire: è un bene trovare unità col passato, ma anche saper andare avanti in un cammino di sviluppo coerente e di progresso e di venire incontro, nella misura del possibile, a codesti fedeli.

Secondo il rapporto

la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario afferma che toccare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici. Un cambiamento danneggerebbe gravemente la vita della Chiesa, sia sopprimendo o indebolendo il MP Summorum Pontificum perché ricreerebbe le situazioni di contrapposizione da esso pacificate. […]
Altri pensano che con un eventuale cambiamento, la Santa Sede, tra l’altro, favorirebbe la fuoriuscita di fedeli dalla Chiesa, di fedeli delusi, verso la Fraternità sacerdotale San Pio X o in altri gruppi scismatici e questo darebbe forza a chi sostiene l’idea che non si deve mai avere fiducia in «una Roma che dà da una mano e riprende dall’altra». Cambiare la normativa provocherebbe dunque una ripresa delle guerre liturgiche. Potrebbe anche favorire la nascita di un nuovo scisma. Inoltre delegittimerebbe due Pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che si erano impegnati per non abbondonare questi fedeli […].

3. I Vescovi sono grati per la competenza della Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede (la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ora sciolta)

Il rapporto sottolinea l’importanza che

È necessario avere una realtà istituzionale [cioè presso la Santa Sede: N.d.R.] e un interlocutore competente che segue il cammino di questi gruppi e degli istituti clericali da essa dipendenti, e sia di ausilio al ministero dei Vescovi, al fine di evitare forme arbitrarie di autogestione e di anarchia dei gruppi e anche l’abuso di potere di alcuni Vescovi locali.

I «Vescovi manifestano compiacimento e gratitudine» alla Quarta Sezione della Congregazione per la dottrina della fede (e all’ex Pontificia Commissione Ecclesia Dei) per il lavoro svolto.

4. Il rapporto ha confermato l’attrazione dei giovani per la forma più antica della liturgia

Il rapporto della Congregazione per la dottrina della fede ha confermato l’intuizione di Papa Benedetto XVI, espressa nella lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, secondo cui

giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia.

Si legge:

Una costante, che i Vescovi fanno notare, è quella secondo cui sono i giovani a scoprire e a scegliere questa liturgia antica. La maggior parte dei gruppi stabili presenti nell’orbe cattolico è composta di giovani e di giovani convertiti alle fede cattolica o che vi ritornano dopo un tempo di lontananza dalla Chiesa e dai sacramenti. Essi sono ammirati della sacralità, serietà, solennità della liturgia. Quello che più notano, anche a causa di una società eccessivamente rumorosa e parolaia, è la riscoperta del silenzio nella azione sacra, le parole contenute ed essenziali, una predicazione fedele alla dottrina della Chiesa, la bellezza del canto liturgico, la dignità celebrativa: un tutt’uno che attrae non poco.

5. Il rapporto ha evidenziato la crescita delle vocazioni nelle comunità ex Ecclesia Dei dopo la promulgazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum

Il rapporto della Congregazione per la dottrina della fede ha sottolineato la crescita delle vocazioni nelle comunità ex Ecclesia Dei dopo la promulgazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, ma ha osservato che alcuni Vescovi diocesani non ne sono del tutto soddisfatti. Si legge nel rapporto che

Molti giovani scelgono di andare negli istituti Ecclesia Dei per la loro formazione sacerdotale o religiosa, rispetto piuttosto che andare in Diocesi, con manifesto dispiacere di taluni Vescovi…

6. Il rapporto raccomanda di studiare entrambe le forme del rito romano come parte della formazione seminariale

Il rapporto suggerisce quindi

Un’idea che viene ogni tanto nelle risposte […]: […] converrebbe sviluppare nei seminari e nelle diverse facoltà ecclesiastiche delle sessioni concernenti lo studio delle due forme dell’unico Rito Romano al fine di […] creare situazioni pacificanti per la celebrazione di questa liturgia nelle Chiese locali, con sacerdoti idonei alla celebrazione.

7. Il rapporto raccomandava: «Lasciamo la gente libera di scegliere»

Sulla base dei risultati dell’indagine condotta tra i Vescovi e

Concludendo, un Vescovo delle Filippine ha affermato, nella risposta finale al questionario: «Lasciamo la gente libera di scegliere».

E ricordando il ruolo e il dovere insostituibile, anche se a volte impegnativo, di un Vescovo davanti a Dio di pascere il gregge, il rapporto si conclude con le parole di

Papa Benedetto XVI in visita apostolica in Francia nel 2008 alla Conferenza dei Vescovi sulla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum ha affermato [QUI: N.d.T.]: «Misuro le difficoltà che voi incontrate, ma non dubito che potrete giungere, in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente. Nessuno è di troppo nella Chiesa. Ciascuno, senza eccezioni, in essa deve potersi sentire “a casa sua”, e mai rifiutato. Dio, che ama tutti gli uomini e non vuole che alcuno perisca, ci affida questa missione facendo di noi i Pastori delle sue pecore. Non possiamo che rendergli grazie per l’onore e la fiducia che Egli ci riserva. Sforziamoci pertanto di essere sempre servitori dell’unità!».

Custodi della Tradizione?

Il bilancio complessivo emerge dopo che l’Arcidiocesi di Detroit (USA) è stata l’ultima a subire un giro di vite da parte del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, incaricato di applicare la lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes.

Ad aprile, mons. Edward Joseph Weisenburger, il suo nuovo Arcivescovo metropolita, ha annunciato che la Santa Messa tradizionale non sarà più consentita nelle chiese parrocchiali a partire dal 1º luglio 2025 [QUI: N.d.T]. Citando un rescritto del 2023 del card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (QUI), l’Arcivescovo ha informato i suoi sacerdoti che i Vescovi locali non hanno più la facoltà di consentire la forma antica della liturgia nelle chiese parrocchiali.

Nella sua risposta all’ultima domanda del sondaggio vaticano in nove punti, di cui sono entrato in possesso, mons. Allen Henry Vigneron, ex Arcivescovo metropolita di Detroit, ha riassunto ciò che, secondo il rapporto ufficiale, la maggioranza dei Vescovi aveva effettivamente richiesto.

Il sondaggio chiedeva: «A tredici anni dalla lettera apostolica in forma di “motu proprioSummorum Pontificum, qual è il suo parere sulla forma straordinaria del rito romano?». Mons. Allen Henry Vigneron ha risposto:

Il mio consiglio è di mantenere la disciplina e le norme stabilite nella lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum e di affrontare eventuali problemi che dovessero sorgere invitando i sacerdoti e i fedeli a osservarle. Il motu proprio ci ha fornito un approccio di notevole successo per risolvere la controversia che esisteva nella Chiesa sullo status della forma straordinaria. La disciplina che ha introdotto sta dando molti buoni frutti, specialmente nella vita dei fedeli e nel ripristino della pace ecclesiale. Non ho alcun dubbio sulla legittimità della Forma straordinaria in quanto straordinaria. Queste celebrazioni offrono esperienze valide della sacra liturgia della Chiesa, ma sono complementari alla Forma ordinaria. Tali celebrazioni non costituiscono in alcun modo una minaccia alla Forma ordinaria istituita dopo il Concilio Vaticano IIe, nella Chiesa, la arricchiscono nella sua diversità. A mio avviso, Summorum Pontificum è stato un successo notevole.

La giustificazione morale della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes è sempre stata debole, dati i frutti positivi che sono derivati dal rito romano tradizionale, la sua crescente popolarità, soprattutto tra i giovani, la sua influenza sulla famiglia come «chiesa domestica» e la sua capacità di attrarre vocazioni. Questa nuova scoperta del giudizio complessivo della Congregazione per la dottrina della fede sulla consultazione dei vescovi riguardo alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum serve a gettare ulteriori dubbi sulla fondatezza e la credibilità di Traditionis Custodes.













18 commenti:

  1. Così fa il Signore! In un'attimo sistema ingiustizie e assurdità!
    Ne verrà alla luce quali e quanti pastori sono stati buoni, bravi e lungimiranti, e chi no. Chissà il mio tra quale delle liste si troverà?...
    Così come la FSSPX, fuori di cosa?... Dal momento che l' ho conosciuta, sono sempre trovata "a casa"!
    Questo 'strano documento' di Francesco, è già sistemato! Passiamo al prossimo, e andiamo avanti!

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    1. Mancava il lefebvriano!
      Anch’io li ho conosciuti, purtroppo.

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    2. Mons Lefebvre era cristiano cattolico, non 'lefebvriano'! E anch'io lo sono cristiano cattolico, e magari avesse avuto un vescovo come lui, magari!!!!!

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    3. Cos'ha contro i "lefebrviani" scusi? Non vorrà mica rispolverare ancora la mitica etichetta di scismatici?

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    4. Guarda tutti i lefebvriani inferociti! Qualcuno ha toccato il loro idolo.
      Quando vi accorgerete dove vi siete infilati sarà troppo tardi.

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    5. Guardi, io non sono 'infilata' da nessuna parte! Ho fatto la mia esperienza, durata nel tempo, in particolari (e altre volte non tanto) momenti della vita e per questo posso parlare non solo bene, ma molto bene.

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  2. Mi spiace dirlo, ma dall'articolo di Montagne emerge ancora una volta la doppiezza del defunto Papa, che si mostrava accogliente con alcuni (es. con Papa Ratzinger), mentre agiva contro di essi (vedi Traditonis Custodes).
    Ma perché Papa Francesco ha svolto una tale ignobile azione pastorale? Verosimilmente lo faceva anche per continuare ad esercitare un potere che gli era stato conferito con l'elezione: con questo comportamento egli accontentava alcune eminenze grigie che avevano contribuito a portarlo sul soglio pontificio.
    Per comportarsi così il papa precedente ha dovuto negare certe evidenze, come questa della consultazione dei vescovi prima del Motu proprio 'Traditionis Custodes' , o l'altra del carattere laicale dell'Opus Dei, o ancora il messaggio di Cristo, che si pone come unica salvezza, o la intrinseca malignità dei rapporti contro natura.
    Francamente non mi meraviglia che Il 'buon' Francesco abbia commesso tali efferatezze (perché tali esse sono), se solo considero i numerosi Pontefici che si sono macchiali di colpe, anzi aggiungo che l'azione pastorale di tale Papa presenta un vantaggio: l'aver fatto emergere in gran parte tutto il marciume - che era accuratamente nascosto - presente nella santa Chiesa di Dio.
    Come scrive oggi il vescovo ausiliare olandese nel Blog di Aldo M. Valli, la Chiesa cattolica è un organismo umano-divino che sa rialzarsi dopo cadute anche gravi, e perciò si prega affinché dopo la strada in discesa degli ultimi dodici anni, la Chiesa riprenda un cammino buono, che rappresenta una speranza per noi umani: insomma esiste una vita eterna, dopo la morte fisica, o no? Grazie dei vostri riscontri.

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    1. È incredibile come Mons Mutsaerts dall'Olanda...dall'Olanda!! , nazione praticamente non più cristiana, ci arrivi il suo "confidare in Cristo" sempre,in ogni tempo. Vescovo con cuore di Dio!

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  3. Cosa farà Leone XIV con questa informazione? Io spero che sappia essere un padre giusto e misericordioso con i fedeli, prego per lui.

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    1. Stai tranquilla, senz'altro lo sarà! È un papa cosciente della responsabilità dell'alto carico che Dio gli ha affidato. Sosteniamo lui sempre con la preghiera, perché non solo questo è chiamato a fare, anzi forse questa sarà per lui la più facile.

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  4. Secondo me ha pubblicato Traditionis Custodes proprio perchè il risultato della consultazione era stato positivo. Se positivo allora S. P. funziona
    , se funziona occorre farsi delle domande, se i giovani ne sono attirati allora anche l'utilitarismo pastorale tanto di moda implode, molto più facile tacciare di mancanza di sensus ecclesiæ e dire che chi ama il v.o. è uno squilibrato.

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  5. Purtroppo non fa che confermare ex post quanto già tutti rimproveravano di Francesco. Soltanto che adesso nessuno ha più paura a dirlo, e per ovvi motivi. Mi spiace solo per lui che apparentemente non ha rinnegato queste azioni malvage nemmeno prossimo alla sua fine: spero non le stia pagando ora

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    1. Il mio rimprovero a Francesco io l'ho fatto, perché non avevo nulla da perdere, anzi così speravo di recuperare la sua anima e non perderne moltissime altre, che si ritraevano dalla fede, scandalizzate.
      Leggi la mia lettera al Papa, pubblicata in questo blog, sulla presunta equivalenza di tutte le religioni per la salvezza delle anime (discorso a braccio di Francesco a Singapore, QUI cercando "Professore del Gemelli scrive al Papa").
      Che si ritrovano i vescovi codardi che non hanno protestato col Pontefice (Ambongo lo ha fatto, grazie a Dio, ottenendo una parziale retromarcia del Papa, ma non la revoca, sul decreto circa la benedizione delle coppie irregolari)?
      Ed io godo che la verità venga sempre a galla, e che il Deus semper providens abbia pensato e scelto un Papa che preghiamo possa togliere queste stupidaggini dall'orizzonte della Chiesa cattolica.
      Angelo

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    2. “Il mio rimprovero a Papa Francesco io l’ho fatto”!
      Cosa tocca leggere!

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  6. Non c'è da sorprendersi ,era già tutto sotto gli occhi di chi voleva vedere.Quello che in questi anni,gli anni di Francesco papa ,succedeva era noto anche ai vaticanisti ma non potevano raccontarlo.Alcuni per motivi politici perchè loro ed i loro giornali di sinistra , mentre altri per non essere messi alla porta dall'oggi al domani e perdere il lavoro.Proprio un bell'ambientino a Santa Marta.....

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  7. Il purgatorio di un papa sarà senza dubbio tremendo considerando l'alta responsabilità.
    Ci sarà qualche papa all'inferno?
    Dante ne ha messi, per ben meno ....

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  8. VIVA LA MESSA TRADIZIONALE!

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    1. Viva la Messa della Chiesa come ci viene offerta dai legittimi pastori.

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