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sabato 5 luglio 2025

La Santa Sede imbrogliò sui documenti trapelati su Traditionis custodes

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo della giornalista vaticanista Hannah Brockhaus, pubblicato su Catholic News Agency il 3 luglio, in cui si commenta la posizione ufficiale della Santa Sede in merito alla diffusione da parte di Diane Montagna del rapporto del Dicastero per la dottrina per la fede in merito alla applicazione del motu proprio Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI, che dimostra la falsità delle motivazioni poste a fondamento del successivo Motu Proprio Traditionis custodes da parte di papa Francesco (QUI; QUI su MiL).
In particolare Hannah Brockhaus è la giornalista che è intervenuta con una domanda a mons. Vittorio Francesco Viola O.F.M., Segretario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, giovedì presso la Sala Stampa della Santa Sede, in occasione della conferenza stampa di presentazione del nuovo formulario della Missa “pro custodia creationis” (QUI).
La giornalista ha chiesto:
«Rivolgo la mia domanda a mons. Viola [competente per materia: N.d.R.]. Qualche giorno fa sono stati pubblicati alcuni testi da una giornalista, Diane Montagna, sul report: alcuni testi che sono contenuti dicono: dentro questo report, che è stato la fondazione poi di Traditionis custodes Servirebbe, mi pare, una chiarificazione ufficiale, perché poi ovviamente ci sono tante cose dette, non sappiamo poi se sono vere. Se possiamo avere una parola, una chiarificazione ufficiale anche da parte del Dicastero sarebbe utile, grazie».
In luogo del destinatario della domanda, ha preso subito la parola il dott. Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il quale ha impedito a mons. Viola di rispondere e ha così risposto:
«Hannah, prendo la parola io, perché non mi pare che sia una domanda pertinente con la conferenza stampa di oggi, che parliamo della Messa per la custodia della creazione: un po’ sono due argomenti vagamente diversi. Però comunque chiaramente, magari per informazione, può essere utile sapere cioè… [da qui inizia a leggere un testo precedentemente predisposto, prevedendo che sarebbe stata rivolta una domanda su questo scandalo: N.d.R.] io non confermo la autenticità dei testi che sono stati pubblicati: riguarda presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione e, come tale, alimenta una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale. Alla consultazione citata, tra l’altro, si è infatti unita successivamente altra documentazione, altri rapporti riservati anche frutto di ulteriori consultazioni che sono pervenute al Dicastero per la dottrina della fede. Va bene, però su questo non ho altro da…».

Nel corpo dell’articolo riportiamo l’estratto video della conferenza stampa con la domanda della giornalista Hannah Brockhaus e la risposta (già preparata per iscritto) del dott. Matteo Bruni.

Sullo stesso argomento: Antonino Cambria su Life Site News (QUI), The Catholic Thing (QUI) ed Edgar Beltrán su The Pillar (QUI).

L.V.


Un portavoce del Vaticano ha minimizzato l’importanza dei documenti trapelati di recente che sembrano mettere in dubbio le motivazioni di papa Francesco per limitare la Santa Messa tradizionale, definendo la ricostruzione «molto parziale e incompleta».


I documenti sembrano mostrare che i Vescovi avevano un’opinione più favorevole sulla Santa Messa tradizionale rispetto a quanto suggerito da papa Francesco quando ha emanato le controverse restrizioni sulla sua celebrazione nel 2021.

La giornalista vaticanista Diane Montagna ha pubblicato due estratti di un rapporto interno del Vaticano su una consultazione globale dei Vescovi in una newsletter Substack il 1º luglio [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]. La pubblicazione dei testi ha scatenato nuove polemiche sulla decisione di papa Francesco di limitare la celebrazione della Santa Messa tradizionale, in un momento in cui alcuni tradizionalisti liturgici stanno esprimendo la speranza che Papa Leone XIV revochi o moderi l’azione del suo predecessore.

Il dott. Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha dichiarato il 3 luglio che le informazioni trapelate «riguarda presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione [di limitare la Santa Messa tradizionale]».

Rispondendo a una domanda della Catholic News Agency durante una conferenza stampa su un altro argomento, il dott. Matteo Bruni ha definito i resoconti pubblicati «una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale». Allo stesso tempo, ha rifiutato di confermare l’autenticità dei documenti.

Il portavoce ha aggiunto che «altra documentazione, altri rapporti riservati, anche frutto di ulteriori consultazioni» sono stati presi in considerazione per quanto riguarda le restrizioni alla Santa Messa tradizionale.

Un funzionario del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il dicastero responsabile dell’applicazione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso dei libri liturgici anteriori alla riforma del Concilio Vaticano II, l’atto di papa Francesco del luglio 2021 che limita la Santa Messa tradizionale, ha detto alla Catholic News Agency il 3 luglio che il Dicastero «non ha nulla da aggiungere» alla risposta del dott. Matteo Bruni.

I testi trapelati, che riassumono i risultati delle consultazioni e alcune citazioni dei Vescovi, sono stati accolti dai critici della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes come prova che papa Francesco era stato fuorviante nell’esporre le ragioni delle severe restrizioni alla celebrazione della Santa Messa tradizionale.

La lettera apostolica in forma di motu proprio di papa Francesco ha revocato le autorizzazioni concesse da Papa Benedetto XVI nella sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum sull’uso straordinario dell’antica forma del Rito Romano del 2007.

L’affermazione secondo cui la maggioranza dei Vescovi di tutto il mondo voleva restrizioni alla Santa Messa tradizionale è sempre stata dubbia, ma questo documento dimostra a tutti che è completamente falsa

ha scritto il dott. Joseph Shaw, presidente della Foederatio Internationalis Una Voce, in una newsletter del 2 luglio.

Il dott. Joseph Shaw ha affermato che i documenti trapelati dimostrano che

sono state seguite solo le opinioni della minoranza dei Vescovi che davvero non gradivano la Santa Messa tradizionale. L’opinione della maggioranza è stata ignorata.

La lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes ha imposto restrizioni significative alla celebrazione della Santa Messa secondo il Missale Romanum precedente alle riforme liturgiche del Concilio Vaticano II. Nell’atto, papa Francesco ha affermato di aver «considerati gli auspici formulati dall’episcopato e ascoltato il parere della Congregazione per la dottrina della fede».

Papa Francesco ha spiegato, nella lettera ai Vescovi di tutto il mondo in occasione della presentazione della lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970, che nel 2020 aveva

incaricato la Congregazione per la dottrina della fede di inviarVi [ai Vescovi: N.d.R.] un questionario sull’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum. Le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire

ha scritto papa Francesco nella lettera. Ha aggiunto che l’intento dei suoi predecessori di promuovere l’unità tra i Cattolici con diverse sensibilità liturgiche «è stato spesso gravemente disatteso» e la possibilità offerta

è stata usata per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni.

Secondo uno dei documenti trapelati, un «giudizio complessivo» di cinque pagine che secondo Diane Montagna faceva parte di un rapporto mai pubblicato di oltre duecento pagine sui risultati del questionario del 2020, la consultazione ha rilevato che

la maggioranza dei Vescovi coinvolti dal questionario, che hanno generosamente e intelligentemente applicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, si dichiara alle fine soddisfatto di essa.

Tuttavia,

alcuni Vescovi affermano che la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum avrebbe fallito nel suo intento di riconciliazione e dunque ne chiederebbero la soppressione.

La valutazione trapelata afferma che

alcuni Vescovi vorrebbero il ritorno ad una situazione da indulto [quando la sua celebrazione richiedeva l’autorizzazione del vescovo locale: N.d.R.] al fine di avere un loro maggiore controllo e gestione della situazione.

Tuttavia, continua il testo,

la maggior parte dei Vescovi che ha risposto al questionario afferma che toccare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Summorum Pontificum, con cambiamenti legislativi, produrrebbe più danni che benefici.

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