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giovedì 4 luglio 2024

Cosa rimarrà del liberalismo? Nulla #300denari

Cari amici della rubrica “300 denari”,
nonostante molti riconoscano le numerose criticità cha caratterizzano il liberalismo, la maggior parte delle persone lo accetta ritenendo non esistano migliori sostituti. Ma se così è, in prospettiva futura, cosa rimarrà del liberalismo?

Ad avviso di John Horvath II*, studioso di economia, il liberalismo è destinato all’autodistruzione e non rimarrà “nulla”.

L’Autore, in un recente scritto (pubblicato per Tradizione Famiglia Proprietà e reperibili per esteso qui, in italiano, e qui, in inglese), evidenzia che il liberalismo si caratterizza per due componenti: (i) «la prima riguarda il governo limitato. È un modello che implementa sistemi di regole piuttosto che giudizi morali. Il liberalismo favorisce elementi come lo Stato di diritto, il controllo giudiziario, il governo rappresentativo e il libero mercato». Sistemi positivi che hanno contribuito alla prosperità ma che, a ben vedere, non hanno nulla di originale e che possono farsi «risalire all'ordine cristiano che esisteva in Occidente prima del liberalismo»; (ii) «la seconda componente della teoria liberale è più problematica. Consiste in una filosofia di vita che enfatizza l'autonomia individuale, l'auto sviluppo e l'immaginazione. Rifiuta di definire un significato o una finalità nella vita. Evita deliberatamente la domanda essenziale del perché e riduce tutto al semplice come. (…) In nome della liberazione dall'autorità, il liberalismo impone alle nazioni un modello amorale, secolare e non metafisico in cui Dio non ha alcun ruolo ufficiale».

Perché la società liberale ha prosperato? E come mai oggi è in crisi? Quanto al primo interrogativo, «se la società liberale ha prosperato a volte, è stato perché, oltre ai suoi sistemi specifici, l'infrastruttura morale di un ordine cristiano sopravviveva nel sistema liberale e lo sosteneva. Come osserva giustamente Patrick Deneen, il sistema liberale vive dei frutti della società che cerca distruggere». Invece, «la crisi interna del liberalismo odierno deriva anche dall'esaurimento e dallo sgretolamento delle virtù cristiane e delle istituzioni che ne hanno impedito il crollo. Le fasi passate del liberalismo hanno reciso i legami che collegavano l'anima umana a un ordine trascendente che parlava di uno scopo esistenziale trovato nella Fede, nella famiglia e nel luogo. Le sue passioni sregolate hanno richiesto la distruzione delle strutture esterne - tradizione, costume o comunità - che ostacolavano l'interesse personale».

In siffatto contesto, «che cosa rimarrà dopo il liberalismo? Niente». Invero, «quando il liberalismo distruggerà se stesso, come insinua la domanda, distruggerà anche il modello di ricerca di sistemi per eludere le questioni importanti della vita. Il modello amorale fallito che nutre le passioni sregolate non sarà più una scelta. La società avrà bisogno di tornare a quella struttura morale nascosta dell'ordine cristiano che ha sostenuto a lungo la società, anche sotto il liberalismo. La dimensione morale abbandonata si riaffermerà. Questo ritorno alla famiglia, alla comunità e alla fede è la posizione basilare sulla quale le società si sono sempre organizzate dopo i periodi di caos. In questi tempi difficili dopo il liberalismo, le persone possono rivolgersi a Dio, che attende con misericordia e amore».

In definitiva, «l'ordine cristiano, che tiene conto della legge naturale e della natura umana decaduta sarà la piattaforma più efficace per affrontare la tirannia delle passioni sregolate. La saggezza a esso intrinseca può orientare lo sviluppo materiale e spirituale degli individui e delle società. Quest'ordine offre un'incredibile quantità di libertà di agire in accordo con la natura umana e la Grazia divina. Fornisce le condizioni per il ritorno di Cristo come Re benevolo».



* John Horvat II è studioso, ricercatore e conferenziere. I suoi articoli sono stati editi, tra gli altri, da FOX News, “The Wall Street Journal”, “American Thinker”, “The Christian Post” e “The Washington Times”. Vive a Spring Grove, in Pennsylvania, e ricopre vicepresidente dell’American Society for the Defense of Tradition, Family and Property (TFP). Il suo lavoro risente molto dell’influenza del filosofo brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore dell’associazione stessa. Già noto ai lettori del blog avendo proposto alcune delle sue riflessioni (qui e qui) e nel 2022 presentammo su MiL il suo testo "Return to Order" (qui, qui, qui e qui), che Fede e Cultura ha tradotto pubblicandolo in Italia.



Filippo
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1 commento:

  1. Che vengano al più presto tempi nuovi e le menzogne su cui poggia questa società siano dissimulate

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