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giovedì 21 marzo 2024

Corruptissima re publica plurimae leges #300denari


Cari amici del blog “300 denari”, 
il titolo del presente post, tratto dagli Annales (Libro III, 27) di Tacito, sintetizza efficacemente le riflessioni proposte in un recente articolo dallo studioso di economia John Horvath II* (dal titolo “Time to Get Rid of the Chevron Ruling that Is Suffocating Industry”, pubblicato qui) di cui, qui di seguito, proponiamo la traduzione di alcuni paragrafi. I comuni pensieri dei due Autori, che si collocano a distanza di quasi venti secoli, ci ricordano una costante dell’uomo fin dal giardino dell’Eden: più ambisce a essere come Dio, più sprofonda nella propria miseria individuale e sociale; la babele di leggi (che in Italia, secondo notizie di stampa, sono circa 160 mila, di cui poco più di 71 mila approvate a livello nazionale e 89 mila dalle Regioni e dagli Enti locali, a cui devono aggiungersi diverse decine di migliaia di atti normativi dell’Unione Europea direttamente o indirettamente applicabili) ne disvela la piccolezza e conferma che, senza l’unione dei tralci alla vite (Gv 15, 1-8), è incapace di portare alcun frutto e ripristinare un minimo d’ordine.

* * *

La vera natura della mania di regolamentazione della sinistra
I regolamenti hanno un ruolo limitato ma vitale nel mantenere l’ordine nella società. Tuttavia, la tendenza a ridurre tutto a norme, utilizzando strumenti come la sentenza Chevron**, è problematica.
La mania della sinistra per l’eccesso di regolamentazione è una questione più morale che legale. Essa deriva dalla visione materialistica del mondo della sinistra, che rifiuta di considerare qualsiasi dimensione spirituale o morale delle cose.
Tale incompleta prospettiva non corrisponde alla realtà. Così, la sinistra cerca di far funzionare il suo sistema imponendo la sua prospettiva distorta alla società attraverso la regolamentazione. In un regime di sinistra non c’è mai abbastanza regolamentazione.

La concezione socialista della vita
Secondo la concezione della vita della sinistra, esiste solo la materia e lo scopo primario della vita è evitare tutti i rischi e le sofferenze e massimizzare il piacere e le passioni nella misura più ampia possibile. Questo programma di vita deve svolgersi in un contesto di totale libertà e uguaglianza. Tutto deve essere regolamentato per fornire una piattaforma per questa utopia irrealistica.
I socialisti negano anche la nozione di peccato e di natura decaduta. Pertanto, ritengono che tutte le disgrazie e le sofferenze siano per natura ingiuste. La proliferazione di norme sostiene sistemi, strutture e diritti che presumibilmente superano o mitigano le sofferenze della vita.
Non funziona mai. Si finisce solo per chiedere sempre più regolamenti nella vana speranza di raggiungere questa utopia in cui nulla va male e tutto è libero.

Tre ruoli della iper-regolamentazione nella società socialista
La iper-regolamentazione ha quindi tre ruoli da svolgere in una società socialista.
In primo luogo, i regolamenti sostituiscono la morale nel mantenere un senso di orientamento in una società in cui ogni vizio è permesso. Il governo deve intervenire in tutto con regolamenti per evitare sofferenze o infelicità. Gli assistenti sociali e i burocrati abbondano per creare e attuare i regolamenti.
Uno pseudo-ordine freddo e sterile regna sovrano. In un mondo socialista, nessuno può essere incolpato di pigrizia o negligenza. La colpa è invece dei sistemi ingiusti, delle strutture sociali come la famiglia e, in ultima analisi, di Dio quando le cose vanno male. L’intervento del governo è necessario per ridurre queste minacce al benessere.

I regolamenti come grandi equalizzatori
In secondo luogo, i regolamenti sono il grande equalizzatore in una società socialista. Di fronte a queste regole rigide tutti sono numeri. Poiché la disuguaglianza è una fonte di sofferenza nell’ideologia di sinistra, i regolamenti assicurano che tutti siano trattati nello stesso modo meccanicistico, senza sfumature o pietà.
Questo regolamento impedisce la formazione di associazioni di autoregolamentazione basate sul principio di sussidiarietà, che consentono alle persone di sviluppare i propri mestieri in modo più libero e creativo.
Le norme promuovono l’uguaglianza anche portando avanti la narrazione della lotta di classe, secondo cui le norme proteggono le classi oppresse dalla negligenza e dai presunti abusi delle classi oppressori.

L’eccesso di regolamentazione facilita la decadenza
Infine, l’eccesso di regolamentazione contribuisce a facilitare la distruzione della società cristiana occidentale e delle strutture sociali, in linea con gli obiettivi della sinistra.
In una società in cui si praticano le virtù cristiane, soprattutto la carità, un semplice quadro di regole è sufficiente a far funzionare bene le cose. Dove regna il vizio, è vero il contrario.
Nella misura in cui le persone perdono la virtù, le norme proliferano per arginare gli abusi. Ogni trasgressione contro lo Stato genera un nuovo regolamento che dovrebbe prevenire ulteriori abusi. Ben presto i libri del governo sono pieni di regolamenti, e i burocrati si occupano delle cose più piccole. E ancora, il processo non finisce mai. Man mano che il caos cresce, richiede un numero esponenziale di regolamenti per situazioni o processi sempre più piccoli.
Il sistema socialista distrugge un quadro di virtù che richiede sforzo, sofferenza e altruismo. Lo sostituisce con un sistema di risentimento, invidia e controllo.

Una promessa mai mantenuta
Questa è la mentalità che sta alla base della deferenza della sentenza Chevron. L’annullamento di tale sentenza*** aiuterà in modo significativo coloro che si oppongono alla deriva del socialismo.
Tuttavia, non risolverà il problema dell’eccesso di regolamentazione. La vera soluzione, tuttavia, consiste nel rifiutare la proposta liberale secondo cui lo scopo della vita è minimizzare la sofferenza e massimizzare il piacere. Si tratta di rifiutare una vita ridotta a piaceri regolati e a una blanda mediocrità.
Una simile proposta non rispetta la realtà della natura umana decaduta che spiega la sofferenza della vita. Non include l’amorevole Provvidenza di Dio che fornisce gli elementi per superare questi ostacoli.
Contate sul fatto che il socialismo non darà mai la felicità che promette”.

* * *

* John Horvat II è studioso, ricercatore e conferenziere. I suoi articoli sono stati editi, tra gli altri, da FOX News, “The Wall Street Journal”, “American Thinker”, “The Christian Post” e “The Washington Times”. Vive a Spring Grove, in Pennsylvania, e ricopre vicepresidente dell’American Society for the Defense of Tradition, Family and Property (TFP). Il suo lavoro risente molto dell’influenza del filosofo brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, fondatore dell’associazione stessa. Già noto ai lettori del blog avendo proposto alcune delle sue riflessioni (qui) e nel 2022 presentammo su MiL il suo testo "Return to Order" (qui, qui, qui e qui), che Fede e Cultura ha tradotto pubblicandolo in Italia.

** L’Autore muove le proprie riflessioni richiamando la sentenza del 1984 “Chevron U.S.A. v. National Resources Defense Council” resa dalla Corte Suprema degli Statuti Uniti che ha stabilito che, di fronte a disposizioni ambigue della legge federale, i giudici devono dare la preferenza alle interpretazioni ragionevoli dei funzionari di un’agenzia federale rispetto a qualsiasi altra. Siffatto approccio al sindacato legislativo, che di fatto esclude un autonomo ed effettivo vaglio di ragionevolezza da parte di autorità terze, ha reso nel tempo difficile qualsiasi contestazione e ha dato ulteriore potere alle autorità amministrative regolamentari.

*** L’Autore segnala che avanti la Corte Suprema degli Stati Uniti pendono alcuni giudizi che potrebbero portare a una rimeditazione (c.d. overruling) del precedente “Chevron U.S.A. v. National Resources Defense Council”.


Filippo

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