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lunedì 23 dicembre 2024

Orrori architettonici… e dove trovarli #220 ad Olbia (SS)

Chiesa parrocchiale di Sant’Ignazio da Laconi dell’arch. Francesca Leto (anno 2022).

Dopo aver guardato con raccapriccio i risultati degli investimenti economici anche della Diocesi di Tempio-Ampurias (circa 4.600.000 euro), ribadiamo la domanda: se lo meritano l’otto per mille?

Lorenzo

Descrizione del progetto: La chiesa, orientata a est, si staglia in altezza con un volume perfettamente delineato, bianco, privo d’interruzioni tra copertura e pareti, dando ordine all’intorno. Gli edifici parrocchiali rimarcano la loro emersione per corrugamento della roccia sottostante e, mentre i fronti paralleli al lotto risultano rettilinei, il loro margine interno è irregolare, così come il profilo dei volumi che compongono le parti inferiori della chiesa. Immediata la comprensione delle forme, che possono appartenere solo a una chiesa. L’endonartece si allunga e si piega verso sud fino ad aprirsi in un portale strombato prospicente il sagrato. L’insieme liturgia, iconografia e spazio non sono stati pensati secondo una fruizione statica, ma dinamica: quella di corpi in movimento reale e che immaginano movimenti simbolici. La percezione dello spazio, come susseguirsi di soglie, avviene seguendo una sorta di promenade. Gli angeli e il Pantocratore nel cielo del portale sono soglia potente in cui la figurazione partecipa e accresce le facoltà percettive operando a livello emotivo. Vi è uno sviluppo sull’asse verticale, dalla terra al cielo, dal granito ruvido del pavimento, che risale sulle pareti, su cui il marmo intarsiato caratterizza il piano d’appoggio dei luoghi liturgici. A livello dell’orizzonte, santo, via Crucis, Vergine e croce astile. Il livello più alto è quello delle pareti che scandiscono con ritmo ortogonale l’aula con una esplicita reinterpretazione di affreschi catacombali e pagine miniate con elementi naturalistici, simboli, decorazioni e iscrizioni. Alle pareti non vi sono “persone”, ma elementi della natura e oggetti. L’utilizzo di elementi ornamentali poiché contengono un certo ritmo e quindi strettamente connesso al rito. Lo sguardo infine si raccoglie nel grande taglio luminoso che definisce l’abside, recide il volume permettendo al cielo di entrare nell’edificio e all’abside di tentare di raggiungerlo.

Descrizione e fotografie tratte dalle pagine francescaleto.it e internationalprize.fondazionefratesole.org.

Fotografie degli esterni:








Fotografie degli interni:











7 commenti:

  1. Bella, già pronta per diventare una moschea…

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    1. In effetti l'Architetto progettista ha tratto ispirazione dalle Moschee... non essendoci più nell'ambito cattolico delle chiese che potessero essere punti di riferimento per la contemporanietà.

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  2. Non riuscirò mai a comprendere il motivo per cui, nelle chiese moderne, i fonti battesimali assomiglino ai bidet

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  3. L'arch. Francesca Leto :"Finisce il tempo delle cattedrali, recupero le chiese e insegno la modernità ai preti". 🤔 E dall'angolo che assomiglia a un bagno, cosa dovrebbe 'imparare il prete'?

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  4. Costruzione disarmonica, complesso di pezzi sciolti, mi è venuto subito in mente le costruzioni in lego dei bimbi.
    Le 'pitture' all'interno con 'oggetti' e non 'persone' è raccapricciante! La storia la fa Dio con l'uomo, non con gli oggetti! Forse l'architetto non sa che le raffigurazioni sacre aiutano l'uomo ad elevare l'anima a Dio? così come la presenza delle 'persone' nelle statue dei Santi? Cosa dovrebbero imparare i preti da 'questa modernità'?
    Piuttosto, è il contrario!

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  5. Con tutto il rispetto, ma il battistero mi ricorda un gabinetto pubblico.

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