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giovedì 29 dicembre 2022

Return to Order – un manifesto di economia che compie 10 anni. Parte 4

In esclusiva per MiL, un'intervista a John Horvat, autore di "Return to Order" e vice-president USA della TFP. 
Come detto in precedenza, si tratta di un libro-manifesto che compie 10 anni, con cui si è proposto un nuovo ordine economico di impronta ed ispirazione cattolica. 
L'amico Gabriele in quattro uscite che si concludono oggi ci ha inizialmente introdotto il testo, a cui è seguito un estratto in pillole della prima sezione, della seconda sezione ed oggi conclude il ciclo con l'intervista all'autore. Buona lettura!
Luigi

INTERVISTA

La proposta della presentazione del libro e dell’intervista che segue è stata condivisa con John Horvath a distanza, durante una call Zoom. Persona estremamente affabile e disponibile, ha subito dato testimonianza di quante affinità culturali ci possano essere nonostante la distanza che separa l’Italia dal Maryland.

Di seguito lo scambio ricevuto in relazione ad alcune domande che mi sono posto in seguito alla lettura di Return to Order.


D. Da un certo punto di vista, pare che i nostri sistemi “liberali” stiano convergendo nella direzione dei sistemi socialisti visti nel passato: 1) controllo sulla popolazione, 2) tassazione sempre più pressante, 3) indottrinamento dei bambini, 4) restrizioni sui movimenti (ecologiche o sanitarie)…
Qual è il trait d’union che lega questi due (apparentemente opposti) sistemi? La lettura di Plinio Corrêa de Oliveira ci può aiutare nel rispondere a questa domanda?

R. In tanti riducono il liberalismo e il socialismo alle loro espressioni politiche ed economiche. Questo è un modo di analizzarli legittimo ma incompleto. Spesso si giudicano i sistemi dai loro effetti, come il grado di controllo sulla popolazione, la tassazione, l’istruzione o secondo altri criteri. Però l’essenza di questi due sistemi è molto più metafisica e filosofica che materiale. Possiamo dire che dopo la Rivoluzione Francese, la maggior parte dei sistemi politici tendono ad essere secolarizzati, egualitari, materialisti e lontani dalla legge naturale.
L’essenza del liberalismo è individuata nel diritto a pensare, sentirsi e fare qualsiasi cosa che sia desiderata dalle proprie passioni disordinate. A volte questo crea effettivamente libertà, ma molto più spesso il liberalismo, nelle sue forme più estreme, mortifica la virtù svilendola con l’accusa di essere oppressiva e favorisce i vizi che gratificano le passioni. Il liberalismo, in ultimo, promuove un regime di intemperanza frenetica.
L’aver dato totalmente sfogo ad ogni passione, guiderà prima o poi a una rivolta contro le autorità e la diseguaglianza. Pertanto, il liberalismo coltiva spontaneamente e naturalmente la fase socialista che scarifica la libertà in spregio alle diseguaglianze. Quindi il socialismo diventa il coronamento del liberalismo, non un sistema diverso o contrario. Il fine ultimo del progetto liberale è la società anarchica, auspicata da Marx, che consiste in un regime di completa uguaglianza e libertà.
Ciò a cui stiamo assistendo oggi è un ulteriore passo del liberalismo verso la fase socialista.
Come avvertì Pio XI nella Quadragesimo Anno (nr. 122), il liberalismo prepara la via al socialismo.
Il professor Plinio Corrêa de Oliveira sviluppa questo tema nel suo capolavoro: Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Ripercorre le tracce del processo di una Rivoluzione universale che parte dal Rinascimento ed arriva ai giorni nostri. La sua trattazione del liberalismo è di particolare rilevanza se si tiene conto dell’odierno sgretolamento del modello liberale e dell’emergere di una società post-liberale e postmoderna.


D. Gran parte del clero cattolico, in particolare in Europa e Sud America, invece di un’ “intemperanza frenetica” sembra vivere un sonnolento biodegradarsi. Le gerarchie cattoliche hanno ancora un ruolo da giocare nella ricostituzione di un nuovo ordine? Possono essere d’aiuto?

R. La Temperanza è una virtù che permette all’uomo di governare i propri istinti e passioni naturali in accordo con le norme prescritte dalla ragione e dalla Fede.
Intemperanza non è un vizio caratterizzato unicamente da un eccesso di energia. Può manifestarsi anche sotto forma di atrofia delle passioni e portare alla morte di ogni impulso. Infatti l’attuale ordine materialistico ha portato alla condizione che San Tommaso d’Acquino chiamava “accidia”, definita come l’indebolimento delle cose spirituali e la conseguente tristezza nel vivere. Anche questa è una manifestazione dell’intemperanza frenetica che pone le gratificazioni al centro delle nostre vite e trascura la più importante sfera spirituale.
Questo rigetto volontario delle cose spirituali si trova ovunque, non solo nel clero. Tutti sono vittime di accidia. Molti membri del clero seguono la cultura piuttosto che la grazia, pertanto trascurano la dimensione spirituale che invece dovrebbero coltivare.
Nel caso si tornasse alla promozione della dimensione spirituale, credo assisteremmo a un vigoroso ritorno in campo della Chiesa. Dopo tanti anni di dominio materialistico, si potrebbero riaccendere desideri e bisogni repressi. Questo è particolarmente vero per i tempi postmoderni in cui si sono deliberatamente distrutti i concetti di “significato” e “fine”. Tanti giovani sono alla ricerca di significato.
La Chiesa potrebbe guidare questo vuoto. Lo vediamo benissimo con la promozione della Messa Tradizionale in Latino, che attrae tanti giovani e famiglie. Tutte le volte che la Chiesa propone qualcosa di tradizionale, riscontra gradimento e perfino entusiasmo. Per questo, la Chiesa, guidata da una gerarchia santa, può avere un immenso ruolo da giocare nella ricostruzione di un nuovo ordine.


D. A tale proposito, in quale misura i laici cattolici necessitano dell’aiuto del clero?

R. I laici cattolici necessitano assolutamente del clero in caso di ritorno all’ordine.
Una cultura così decadente non può cambiare in maniera spontanea. Ma dal punto di vista sovrannaturale, ci si può riuscire. Bisogna farlo. Sarà fatto. E può essere fatto velocemente.
Dal momento che siamo figli della modernità, tendiamo a inquadrare il dibattito in termini di premesse meramente naturalistiche e materialistiche. Pertanto, la gente tende a lasciare fuori Dio dall’equazione. Tutto è ridotto all’imbastire un sistema. Dio non si trova da nessuna parte. La Vergine e Fatima sono costantemente assenti.
Se verrà una nuova Cristianità, allora necessiterà di uno sforzo sovraumano per poter cambiare le anime e la società. L’unico modo per ottenere questa forza sovraumana è ricorrere alla grazia di Dio. Non possiamo fare nulla da soli dal momento che siamo totalmente sproporzionati rispetto alla missione da compiere.
La grazia, per definizione, è la partecipazione creata all’increata vita di Dio. Quando le persone ricevono grazie da Dio, questi si rafforzano a tal punto da riuscire a superare ostacoli sovraumani. La grazia spinge anime recidive a convertire delle moltitudini. Rende possibili dei compiti che consideriamo impossibili.
In Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, il dott. Plinio Corrêa de Oliveira definisce grazia la forza dinamica che sta dietro a un’anima cristiana. Scrive “Il ruolo della grazia consiste precisamente nell'illuminare l'intelligenza, fortificare la volontà, e temperare la sensibilità perché tendano verso il bene. L'uomo, quindi, lucra enormemente con la vita soprannaturale, che lo eleva al di sopra delle miserie della natura decaduta”.
Pertanto, qualsiasi sforzo volto al cambiamento della situazione corrente, si dovrebbe focalizzare sulla grazia necessaria a questa trasformazione e non solo sulle strutture tangibili da costruire sulle rovine della modernità.
Tale affermazione non significa che le misure pratiche non siano importanti. Per quanto possano essere utili, da sole non potranno spingere le anime nell’ingaggiarsi nello sforzo erculeo di praticare le virtù nei tempi moderni. Ponendo Dio e la sua Chiesa fuori da questo processo è come proporre una Cristianità senza Cristo o il regno di Fatima del suo Immacolato Cuore senza di Lei. Non può funzionare. La Cristianità senza la grazia è come un corpo senza un’anima.
Pertanto occorre che facciamo ricorso alla Chiesa e alla sua gerarchia che ci permette di accedere all’immensa grazia della vita sacramentale. La Chiesa ordinata gerarchicamente è essenziale per questo progetto. Per riuscire nell’impresa, occorre che imploriamo Dio affinché ci invii santi, come ha già fatto in passato.


D. Nell’ultimo secolo ci sono stati economisti a cui si sente affine? Ci sono letture di economia che raccomanderebbe?

R. Il problema di tanti economisti di oggi è che hanno trasformato questa disciplina nell’esercizio della manipolazione dei dati e delle formule o lo hanno sminuito con livelli di specializzazione eccessivi. Ha perso il suo tocco umano. Abbiamo perso l’idea di un’economia politica che consideri l’impatto della cultura, della società e della filosofia sull’economia. Il modo pre-moderno di fare economia riconosceva il ruolo delle scienze normative quali l’etica, la logica e l’estetica che si focalizzano sull’intera lunghezza e larghezza di tutta l’attività umana. Occorre che tali scienze normative orientino tutte le scienze sociali ed empiriche come l’economia.
Gli economisti liberali più vecchi, da poco prima della Rivoluzione Francese in avanti, soffrono di una visione materialistica e secolarizzata. Personaggi come Adam Smith erano estremamente anti-cattolici e si opponevano al lavoro di carità della Chiesa. Tale visione sarà sempre deficitaria visto che considera solo una parte della realtà.
Tuttavia, un aspetto interessante di molte moderne scuole economiche è il fatto che rintraccino le loro origini in figure medievali come San Bernardino, Sant’Antonio, San Tommaso d’Acquino ed altri scolastici delle origini. La prima trattazione sistematica di economia non fu fatta da Adam Smith ma dalla tarda Scuola scolastica di Salamanca (1500-1650). Quindi, leggere figure come Luis de Molina, Juan de Mariana e Juan de Lugo può aiutarci nel capire l’economia del tempo e nel fornire alcune indicazioni su dove potremmo andare.
Molti autori classici descrivono bene l’economia e io li trovo utili. Includerei alcune figure conosciute come Joseph Schumpeter, Karl Polanyi e Fr. Bernard Dempsey, S.J.
Tutta la produzione postmoderna è da evitare, specialmente le considerazioni economiche “cattoliche” di epoca bergogliana che non sono altro che lavori di eco-propaganda che distruggono l’economia e promuovono filosofie panteiste.


D. Il Suo blog è aggiornato regolarmente con nuovi articoli. Mi chiedevo se ci può raccontare cosa è successo dopo la pubblicazione del libro e se ci sono piani per ulteriori sviluppi futuri.

R. Dal momento che Return to Order era il mio primo libro, non sapevo cosa aspettarmi dopo la sua pubblicazione. Inoltre, la pubblicazione di qualsiasi libro richiede necessariamente parecchi sforzi da parte dell’autore.
Per dar seguito al piano promozionale di raggiungere l’obiettivo delle 380.000 copie attualmente in circolazione, iniziai a rilasciare interviste radio e a scrivere editoriali. Questi articoli sono stati pubblicati dai maggiori siti cattolici e conservatori. Gli articoli sono stati in seguito tradotti ed ho iniziato ad avere un seguito anche fuori dall’America, inclusa l’Italia.
Return to Order tratta ciò che definisco una società organica e cristiana e spiega come le migliori cose nella vita si sviluppino naturalmente e in maniera organica senza pianificazioni rigide e meccanicistiche. Mi sono sorpreso nel vedere come questi articoli si sviluppassero nel tempo. Nel 2018, ho scritto assieme al ricercatore e membro della TFP Norman Fulkerson un libro, Lighting the Way, utilizzando questi e altri articoli che mostravano come un ritorno all’ordine fosse possibile.
Il libro stesso ci ha portato a tali conclusioni dato che tratta un vasto ventaglio di materie che vanno dall’economia alla cultura, dalla storia fino alla religione. È per questo che posso ricollegare agevolmente i principi del libro agli eventi attuali. Inoltre la possibilità di continuare a scrivere mi dà la possibilità di tenermi aggiornato sugli eventi globali ricollegandoli a Return to Order. Sebbene non stia attualmente lavorando su un libro successivo, sto però lavorando sulle idee che potrebbero dar luce a un nuovo testo.