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lunedì 27 febbraio 2023

Roma… il Papa… Versailles… e Saint-Germain-en-Laye

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 922 pubblicata da Paix Liturgique il 24 febbraio 2023, in cui, in forma di intervista, il gruppo di fedeli di Saint-Germain-en-Laye, che da due anni partecipano alla Santa Messa tradizionale celebrata all’aperto davanti ad una chiesa – per loro – tenuta chiusa (ne abbiamo scritto molte volte, da ultimo QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) analizza le decisioni di papa Francesco in materia liturgica dal 16 luglio 2021 (il motu proprio Traditionis custodes) al 21 febbraio 2023 (il recente rescritto), passando per l’11 febbraio 2022 (il decreto relativo alla FSSP).
Ne emerge un quadro molto complesso e contraddittorio – in cui l’abuso di potere e lo scontro con i Vescovi è all’ordine del giorno – e soprattutto incerto, perché, in fondo «chi può sapere cosa pensa davvero un Argentino?».

L.V.


Paix Liturgique: Caro Germain, prima di tornare agli affari di Saint-Germain-en-Laye, può ricordarci il contesto in cui ci troviamo?

Germain de Paris: Il 16 luglio 2021 ha segnato un apparente cambio di paradigma, perché fino a quella data eravamo ancora nella dinamica del motu proprio Summorum Pontificum, cioè una dinamica di Pace e Riconciliazione. All’improvviso, con la pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes, tutto questo sarebbe stato rimesso in discussione e ci saremmo ritrovati magicamente più di cinquant’anni indietro nel tempo, alla fine degli anni Sessanta, quando la Chiesa conciliare trionfante – o almeno che si credeva trionfante – credeva di poter imporre i suoi gesti al popolo di Dio.

Paix Liturgique: Perché specifica «un cambiamento apparente»?

Germain de Paris: Perché, se credo sinceramente che il tentativo del motu proprio Traditionis custodes sia stato come l’ultimo, o almeno uno degli ultimi gridi della bestia morente, non è detto che tutti coloro che erano alla guida della Chiesa in quel momento condividessero la stessa analisi.

Paix Liturgique: Può essere più preciso?

Germain de Paris: Prendiamo il Papa come esempio… Osservare le sue dichiarazioni, e soprattutto le sue azioni, è particolarmente interessante per chi vuole sapere cosa succede veramente.

Paix Liturgique: Ma il Papa argentino ha più volte preso pubblicamente una posizione chiara a favore del motu proprio Traditionis custodes

Germain de Paris: Grazie per aver specificato il suo carattere argentino, che da solo ci dà molte informazioni. La prego di non vedere nel mio commento alcuna osservazione polemica, ma semplicemente la constatazione che per un Argentino, e per papa Francesco in particolare, il sì non significa sempre SÌ e il no allo stesso modo. Non sta a me spiegarne le ragioni, ma constatare la realtà.

Paix Liturgique: Può farci qualche esempio?

Germain de Paris: Prendiamo innanzitutto il decreto concesso alle cosiddette comunità Ecclesia Dei che, di fatto, le ha poste al di fuori delle decisioni più severe del motu proprio Traditionis custodes.

Paix Liturgique: Ma, aspetta, questo decreto senza una vera forma ufficiale dell’11 febbraio 2022 riguarda solo la Fraternità sacerdotale San Pietro

Germain de Paris: Non solo, e il Papa ha capito chiaramente che quello che diceva a due sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pietro valeva per tutte le comunità che prima erano Ecclesia Dei. Questo è quanto emerge dalle informazioni tratte dalle migliori fonti.

Paix Liturgique: Ha delle prove di questo?

Germain de Paris: Più che una prova… una constatazione: nonostante gli effetti degli annunci, NESSUNA delle altre comunità ex Ecclesia Dei è stata perseguitata come avrebbero voluto certi ambienti di romani furiosi.

Paix Liturgique: Ma comunque i termini del motu proprio Traditionis custodes erano chiari.

Germain de Paris: Così come erano molto chiare le parole pronunciate dal Papa, che in diverse occasioni hanno contraddetto i termini del motu proprio Traditionis custodes.

Paix Liturgique: Ha qualche esempio?

Germain de Paris: Prendiamo le risposte date da papa Francesco a mons. Michel Christian Alain Aupetit durante le visite ad limina dove, alla domanda dell’Arcivescovo di Parigi sulla questione delle celebrazioni tradizionali che non dovevano più aver luogo nelle chiese parrocchiali, ha detto: «Lei è il Vescovo, faccia quello che vuole». Ora, sappiamo che in diverse occasioni il Papa ha risposto in questo modo ai suoi interlocutori.

Paix Liturgique: Quindi lei pensa che il Papa si stia contraddicendo?

Germain de Paris: Ripeto che il Papa è un Argentino e anche un uomo di oggi. Pertanto, non deve essere concepito con la precisione e il rigore dei maestri della scuola, o dei Papi formati secondo la cultura ecclesiastica del passato, come il venerabile Papa Pio XII o anche San Paolo VI. Ricordiamo che questo è l’uomo che in ogni momento critica il clericalismo, invoca le periferie, non esita a invitare i giovani a sfidare le istituzioni: «Fate casino!» [lungomare di Copacabana, giovedì 25 luglio 2013, saluto ai giovani durante il viaggio apostolico a Rio de Janeiro in occasione della XXVIII Giornata mondiale della Gioventù: N.d.T.].

Paix Liturgique: Non sta esagerando un po’?

Germain de Paris: Niente affatto. Pensiamo al fatto che ha concesso ai sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pio X la capacità di ascoltare le confessioni e di ricevere i consensi al matrimonio, senza che essa lo avesse chiesto. E questo nella forma tradizionale, naturalmente. Che d’ora in poi, almeno in teoria, è vietata dalle furie di Roma agli altri sacerdoti cattolici.

Paix Liturgique: Come lo spiega?

Germain de Paris: Non lo spiego, mi limito a constatarlo… Alcuni pensano di vedervi reminiscenze di una vecchia simpatia tra papa Francesco e alcuni membri della Fraternità sacerdotale San Pio X. Altri parlano di impegni presi dalla Fraternità sacerdotale San Pio X. Altri parlano di impegni presi durante il Conclave del 2013 per sedurre i cardinali conservatori. Questo è possibile, ma per me non è sufficiente.

Paix Liturgique: Infatti, perché uno dei leitmotiv del motu proprio Traditionis custodes è quello di agire per evitare uno scisma con coloro che criticherebbero il Concilio ecumenico Vaticano II.

Germain de Paris: Quindi non c’è bisogno di lasciarla continuare, perché se l’obiettivo del motu proprio Traditionis custodes fosse davvero quello di impedire lo sviluppo, nella Chiesa, di critici del Concilio ecumenico Vaticano II, la cosa migliore sarebbe combattere coloro che lo fanno in modo più evidente, cioè i membri della Fraternità sacerdotale San Pio X.

Paix Liturgique: Qual è la sua ipotesi?

Germain de Paris: In teoria, un Papa è onnipotente e in questa immaginazione papa Francesco vi si aggiunge… Ma, allo stesso tempo, il Papa vuole governare da solo, il che non è così facile quando è attualmente nel suo 87º anno… Deve quindi ingannare coloro che lo spingono, soprattutto quelli che io chiamo i furiosi di Roma, dando loro solo ciò che lui vuole dare loro.

Paix Liturgique: Ma chi sono questi furiosi di cui parla?

Germain de Paris: Si noti che non ci sono solo i furiosi. Molti Romani, anche molto Bergogliani, aspirano a un governo più flessibile. Ci sono diversi gruppi di quelli che io chiamo i furiosi. Ma concentriamoci qui su quelli che sono i più accaniti sostenitori del motu proprio Traditionis custodes, cioè la camarilla di Sant’Anselmo che agisce dietro il povero e patetico card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Paix Liturgique: Perché dice «povero card. Arthur Roche»?

Germain de Paris: Perché bisogna constatare che il card. Arthur Roche è una persona di secondo piano circondata da uno staff tratto dal corpo docente dell’università romana specializzata in liturgia, cioè il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, o in fase con questo corpo docente.
Senza voler offendere i Romani, è risaputo che nella Città Eterna tutti cercano di manipolare gli altri. È normale che si cerchi di «spingere al massimo», vista la grande età del Papa e la sua malattia. Ma egli rimane un grande politico, un uomo di potere, una sorta di seduttore che sa di non avere alcun interesse a trasformare la fine del suo pontificato in una guerra civile.

Paix Liturgique: Da qui il rescritto.

Germain de Paris: Sì, il patetico rescritto (si veda la traduzione del sito Benoît & Me dell’articolo del blog The Wanderer, che interpreta il rescritto di udienza del card. Arthur Roche come un’umiliazione di quest’ultimo: Nouveau coup du Pape contre la liturgie traditionnelle: much ado about nothing) [QUI la traduzione italiana su MiL: N.d.T].

Paix Liturgique: Perché parla di «rescritto patetico»?

Germain de Paris: Perché da settimane si sente parlare di una costituzione apostolica che farebbe meglio e di più di un semplice motu proprio o anche di due o tre nuovi motu proprio. Da tutto questo rumore nasce il modesto resoconto di un’udienza in cui il card. Arthur Roche ottiene una mezza conferma degli abusi di potere che ha intrapreso da quasi un anno. Il card. Arthur Roche è stato ai ferri corti con i prelati americani, ai quali non ha permesso di invocare alcuna indipendenza pastorale.

Paix Liturgique: Abuso di potere?

Germain de Paris: È un’altra contraddizione dei nostri tempi e di questo Pontificato vedere predicare la sinodalità da un lato e ridurre il potere dei Vescovi dall’altro, di fatto aver escluso la Legge dalla vita della Chiesa.

Paix Liturgique: Ma quali saranno le conseguenze?

Germain de Paris: Come al solito, i Vescovi buoni e generosi lasceranno passare la tempesta e i nemici della pace ne approfitteranno per combattere un po’ di più i fedeli attaccati alla Fede e alla liturgia cattolica tradizionale.

Paix Liturgique: Perché «come al solito»?

Germain de Paris: Intendo dire come per il motu proprio Summorum Pontificum. Quando il buon Papa Benedetto XVI ha pubblicato il suo motu proprio il 7 luglio 2007, la grande maggioranza dei nemici della pace non ha agito in questo senso e ha ignorato con disprezzo questo invito alla pace. Gli stessi, inoltre, avranno l’audacia di cercare di applicare le restrizioni «in loco» quando verrà pubblicato il motu proprio Traditionis custodes… Ricordiamo l’articolo del quotidiano La Croix del 7 luglio 2007, che aveva l’audacia di dichiarare che questo motu proprio Summorum Pontificum «non riguardava la Francia per la semplice ragione che nel nostro Paese le richieste erano già soddisfatte». Da parte nostra, all’epoca, avevamo individuato più di settecento richieste non soddisfatte nelle Parrocchie francesi.

Paix Liturgique: E come lo sperimentate a Saint-Germain-en-Laye, nella Diocesi di Versailles?

Germain de Paris: Con grande interesse, naturalmente, per vedere come reagiranno le autorità della Diocesi… Saranno un po’ troppo sensibili e faranno una crociata più veloce del Papa contro i Tradizionalisti della Diocesi, o vedremo il nostro pastore agire con coraggio e intelligenza? Questa è la vera domanda.

Paix Liturgique: Ma non ci sono trattative in corso?

Germain de Paris: A dire il vero, non ci siamo ancora! I primi colloqui hanno praticamente concesso solo una celebrazione tradizionale ogni due domeniche e nessuna celebrazione durante le vacanze estive… Un grosso spago per far morire l’esperimento.

Paix Liturgique: E il calendario?

Germain de Paris: La prima proposta era ridicola… una celebrazione familiare proposta alle ore 9. Oggi propongono le ore 11:30, che è troppo tardi per le famiglie, e tutto questo perché hanno cercato di creare una Santa Messa gregoriana che non soddisfa le richieste di nessuno… o quasi… ma che blocca la metà mattinata della chiesa francescana dove si celebrerebbero queste Sante Messe. Ma per fortuna c’è ancora la cappella del vecchio ospedale davanti alla quale preghiamo ogni domenica da quasi tre anni!

Paix Liturgique: Ma pensa che in questi tempi burrascosi la Diocesi possa concedervi questa nuova celebrazione?

Germain de Paris: No, non credo sia possibile, soprattutto se la Diocesi arriva a chiedere il permesso ai furiosi di Roma. D’altra parte (il permesso per un sacerdote diocesano di celebrare la Santa Messa tradizionale, se non ne aveva il diritto in precedenza, è espressamente riservato alla Santa Sede…) cosa potrebbe impedire a mons. Lucien Jacques Marie Joseph Crepy C.I.M., Vescovo di Versailles, di lasciare la porta della Cappella Saint-Louis aperta ogni domenica (e nei giorni di festa)? Non deve chiedere il permesso per questo! È un Vescovo, dopotutto, e questo sarebbe un buon inizio per preparare il momento in cui si stabilirà la vera pace.

Paix Liturgique: E se non lo facesse?

Germain de Paris: Continueremo a far celebrare la Santa Messa tradizionale, come il Mercoledì delle Ceneri, davanti alle porte chiuse di una chiesa vuota. Questo non gioverà molto al Vescovo in un momento in cui la Fraternità sacerdotale San Pio X, favorita dal Santo Padre, è in procinto di creare un gigantesco Priorato a Villepreux, non lontano da Versailles. Ma si tratta probabilmente di un’incoerenza solo apparente, se la volontà del Santo Padre è quella di riservare il rito tradizionale alle comunità riconosciute o non riconosciute e di escludere i diocesani. Chi può sapere cosa pensa davvero un Argentino?

1 commento:

  1. “Ultimi gridi della bestia morente”.
    Parole disgustose, vergognose.
    E chi le pronuncia , parla di “pace”.
    Allucinanti, ormai i buoi sono scappati.

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