Post in evidenza

Sono sante le carmelitane scalze di Compiègne, ghigliottinate nel 1794 dai rivoluzionari

Mercoledì scorso, Papa Francesco ha esteso alla Chiesa universale il culto dei martiri di Compiègne: la Beata Teresa di Sant'Agostino e ...

giovedì 23 febbraio 2023

Il rescritto sulla liturgia tradizionale: l'opinione di The Wanderer

Ringraziamo Duc in Altum, il blog di Aldo Maria Valli, per la traduzione italiana di un nuovo articolo tratto da Caminante Wanderer, il noto blog argentino, che ci offre un punto di vista meritevole di particolare attenzione sul rescritto papale, pubblicato lo scorso 21 febbraio (ved. qui), con cui sono state convalidate le limitazioni alla liturgia tradizionale imposte dal Card. Roche sin dal dicembre 2021 (ved. qui).
Mentre si affastellano nuove (e incontrollate) voci su ciò che possiamo o non possiamo attenderci da qui ad aprile, The Wanderer propone un'interessante interpretazione dell'attualità, che ci piace rendere disponibile anche ai nostri lettori.

Il rescritto sulla liturgia tradizionale: una sconfitta di Roche?

Cari amici di Duc in altum, il rescritto di ieri circa l’implementazione di Traditionis custodescontinua a far discutere. Osservato che certamente, alla faccia della sinodalità e della collegialità, è un colpo contro i vescovi, ulteriormente privati della loro autorità, c’è chi ritiene che si tratti di un ulteriore giro di vite, forse un antipasto in vista di una costituzione apostolica che vorrà essere la “soluzione finale” contro la Santa Messa apostolica. Ma c’è anche chi pensa – ed è il caso dell’articolo qui sotto – che il rescriptum segni la sconfitta del cardinale Roche e che in questo modo Bergoglio abbia inteso mettere fine a una questione che gli sta solo creando problemi.

***

di The Wanderer

Ieri [Duc in altum ne ha parlato qui] è stato pubblicato un breve Rescriptum ex audiencia Sanctissimi. Questo tipo di documento è una decisione del Romano Pontefice comunicata oralmente a un ecclesiastico della Curia romana ricevuto in udienza, il quale poi ne fa un resoconto scritto (il cosiddetto oraculum vivae vocis), in modo tale che il testo sia considerato valido ai fini probatori e abbia efficacia anche di fronte a terzi. In poche parole, si tratta del tipo di documento di minore importanza nel complesso arsenale a disposizione del Romano Pontefice, e può essere modificato, un domani, da lui stesso o dal suo successore.

In questo caso, la comunicazione orale indirizzata al cardinale Arthur Roche, prefetto del Dicastero per il culto divino, da un lato ripete quanto già detto nel testo di Traditionis custodes, dall’altro limita ulteriormente il potere dei vescovi riguardo ai luoghi e al clero che può celebrare la liturgia tradizionale. Come abbiamo detto a suo tempo, e come è stato commentato negli ambienti tradizionali e curiali, si sapeva che da parte di Roche, dell’arcivescovo Viola e di qualche consigliere dell’ateneo Sant’Anselmo (Andrea Grillo?) era in preparazione un documento il quale, sotto forma di costituzione apostolica, cercava di limitare brutalmente la celebrazione tradizionale, soprattutto nei confronti dei cosiddetti “istituti Ecclesia Dei”. Abbiamo anche detto che questo documento poteva essere già pronto e finito, ma che era da vedere se Francesco lo avrebbe firmato. E ciò che posso ipotizzare è che non l’abbia firmato.

La mia ricostruzione è la seguente. Come riportato dalla stessa Santa Sede, in data 20 febbraio il cardinale Roche ha avuto un’udienza con Francesco. Il porporato voleva ottenere una costituzione apostolica ma ne è uscito solo con un rescriptum. Il Santo Padre gli ha detto che non firmerà alcun nuovo documento che limiti la liturgia tradizionale. Quindi gli ha concesso solo un piccolo ulteriore aggiustamento alle disposizioni di Traditionis custodes, che cambierà poco o nulla quanto già legiferato.

Diamo uno sguardo più da vicino. 
  1. Il rescriptum toglie ancora più potere ai vescovi. La questione è come tale documento verrà accolto dai vescovi stessi, qualunque sia il loro orientamento, dal momento che la Curia romana si intromette palesemente nel governo delle loro diocesi. Ritengo che li renderà ancora più infuriati di quanto non lo siano già e che non tutti obbediranno. E a quale punto di quale potere di polizia disporrà il Dicastero per il culto per far rispettare questa nuova disposizione? Cosa faranno a un vescovo che, ad esempio, designa senza il permesso di Roma una chiesa parrocchiale per celebrare la Messa tradizionale? Gli tireranno le orecchie? I vescovi non vogliono problemi con i loro fedeli, quindi non obbediranno facilmente ai capricci di un cardinale meno che mediocre. Accadrà la stessa cosa che succedeva quando un vescovo creava problemi ai sacerdoti che celebravano la Messa in latino: le lamentele andavano alla commissione Ecclesia Dei, la commissione chiamava il vescovo e poi il vescovo continuava a fare quello che gli pareva, e nessuno intendeva o poteva fargli niente.
  2. Sarebbe molto strano se, come qualcuno ipotizza, entro un paio di settimane – si parla del 3 aprile – comparisse finalmente un feroce documento in forma di costituzione apostolica e il rescriptumnon fosse altro che un aperitivo. Bergoglio potrà essere molto progressista, ma è anche un buon politico, e proprio per questo è impensabile, a mio avviso, che emetta continuamente documenti restrittivi sullo stesso argomento. Sarebbe un chiaro segno di debolezza che egli non si concederà mai, tanto meno su un argomento che non lo interessa affatto, e ancor meno se a proporglielo è Roche, cardinale che, a detta di tutti, è disprezzato da Bergoglio e non sarebbe strano se da un momento all’altro diventasse il primo arcivescovo finito sull’isola di Sant’Elena.
  3. A Roma, e nel mondo tradizionale, tutti aspettavano una sanguinaria costituzione apostolica (pochi giorni fa ne erano state diffuse le linee portanti, come Duc in altum ha scritto qui) e sicuramente, se fosse uscita. gli ideologi del Dicastero del culto avrebbero esultato per l’ormai imminente morte del mondo tradizionalista. Quello che è successo è invece che abbiamo avuto, in termini curiali, una tremenda sconfitta e umiliazione di Roche. Si è visto lo scarso potere del cardinale e la totale mancanza di fiducia del pontefice nei suoi confronti. Roche è un uomo debole, quasi un lebbroso a cui pochi rivolgeranno lo sguardo anche solo per salutarlo. Pertanto, non potrà mai più, finché Francesco regnerà nella Chiesa cattolica, limitare la liturgia tradizionale. Perché il pontefice non vuole avere a che fare con problemi inutili, che suscitino antipatia nei suoi confronti, suscitati da un gruppo di squinternati, come è successo con Traditionis custodes.
  4. Si sostiene, ed è probabile che sia così, che questo rescriptum sarebbe volto a limitare il clero diocesano, ma che il prossimo documento sarebbe destinato agli istituti Ecclesia Dei. Tutto è possibile, ma sarebbe molto strano che lo stesso Papa che poco più di un anno fa ha concesso tutte le libertà al più emblematico di questi istituti, la FSSP, ora cambiasse completamente posizione. Non ho dubbi che un tale documento sia stato scritto, corretto e incorniciato d’oro. Ma sospetto che rimarrà in un cassetto da qualche parte nel dicastero del Culto. Nessun politico che si rispetti solleverebbe ogni mese una causa sgradita a tutti, tranne che a pochi modernisti vecchio stile. Come dice Machiavelli, che è il maestro di Bergoglio, le leggi cattive e sgradevoli si applicano tutte insieme e non a rate.
Staremo a vedere se questa rapida analisi preliminare sarà confermata. Con Papa Francesco non si sa mai cosa può accadere, ma il fiuto mi dice che le cose stanno come le ho esposte.


Titolo originale: El rescripto del papa Francisco sobre la liturgia tradicional

Traduzione di Valentina Lazzari