Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 905 pubblicata da Paix Liturgique il 16 dicembre 2022, in cui si commenta l’incontro, avvenuto venerdì 9 dicembre, tra due rappresentanti del coetus fidelium di Saint-Germain-en-Laye (Comune francese situato nel dipartimento delle Yvelines, nella regione dell’Île-de-France) e mons. Lucien Jacques Marie Joseph Crepy C.I.M., Vescovo di Versailles, a cui è seguito un comunicato congiunto pubblicato sul sito della Diocesi (QUI)
Ricondiamo che da due anni questi fedeli rendono la loro testimonianza partecipando alla Santa Messa tradizionale celebrata all’aperto davanti ad una chiesa (per loro) tenuta chiusa (per volontà del Vescovo e del Parroco) (ne abbiamo scritto molte volte, da ultimo QUI, QUI, QUI e QUI); e così sarà anche domenica prossima per la Santa Messa di mezzanotte.
L.V.
Per quasi due anni, i fedeli di Saint-Germain-en-Laye legati alla liturgia tradizionale, che partecipano alla Messa in piazza davanti a una chiesa vuota che è stata chiusa per quasi la centesima volta, sono stati sviati.
Certo, venerdì 9 dicembre c’è stata una svolta drammatica: mons. Lucien Jacques Marie Joseph Crepy C.I.M., Vescovo di Versailles, il LORO VESCOVO, ha finalmente accettato di ricevere coloro che fino ad allora aveva considerato una sorta di terroristi. Al termine di una riunione di un’ora e mezza, è stato firmato un comunicato comune, indulgente ma comune.
Abbiamo chiesto al nostro amico Germain, buon conoscitore della situazione locale, di illuminarci sulla realtà della situazione.
Paix Liturgique: Allora, caro Germain, la situazione sembra migliorare per i fedeli di Saint-Germain-Hors-les murs?
Germain de Paris: Certamente, per la prima volta, sono stati ricevuti dal loro vescovo e hanno anche scritto un comunicato congiunto che recita così.
Venerdì 9 dicembre si è tenuto un primo incontro nel palazzo vescovile tra mons. Luc Crepy, Vescovo di Versailles, assistito dai padri Marc Boulle, Vicario generale, e Bruno L’Hirondel, Parroco di Saint-Germain-en-Laye, e due rappresentanti dei fedeli che chiedono la celebrazione della Messa secondo il Messale di San Giovanni XXIII in questa città.
Gli scambi cordiali e fraterni di un’ora e mezza hanno permesso di conoscersi meglio e di scambiare idee. Si è deciso di ripetere l’incontro con il vescovo Luc Crepy in marzo o aprile, per approfittare di questo momento per attuare i reciproci segni di comunione. Questo comunicato congiunto è un primo segnale in tal senso. Insieme troveremo una soluzione a questa situazione, che è stata dolorosamente vissuta da entrambe le parti.
Guardiamo al Natale con fiducia.
Paix Liturgique: Non sembri convinto…
Germain de Paris: Si tratta di fedeli di buona fede che hanno incontrato il Vescovo, il LORO VESCOVO, e che quindi si fidano naturalmente del LORO Vescovo, che dovrebbe essere l’atteggiamento di ogni fedele cattolico. Ma per il Vescovo si tratta innanzitutto di una trovata «comunicativa».
Paix Liturgique: A chi?
Germain de Paris: Tutte le direzioni. Immaginate lo scandalo se un apostolo del dialogo fosse colto nell’atto di non intraprenderlo con i fedeli che glielo chiedono! Ma anche e soprattutto nei confronti del mondo dei media, che comincia a interessarsi allo scandalo dei fedeli che pregano al freddo a Saint-Germain e che, naturalmente, chiede al Vescovo la sua opinione in merito. Fino a venerdì scorso, la posizione del Vescovo era di non voler sentire parlare di queste persone. Ora il Vescovo può affermare, con un comunicato in mano, di essere in dialogo con i presunti sediziosi al punto di aver raggiunto una dichiarazione congiunta con loro. Ma è anche una trovata pubblicitaria per le autorità, che non amano le situazioni bloccate dai capi o dai vescovi.
Paix Liturgique: Ma allora, non va tutto bene?
Germain de Paris: Chi non conosce la famosa canzone «Paroles, paroles, paroles, …» di Dalida accompagnata da Alain Delon. Fa sorridere o ridere, ma in questo caso suona così bene.
Paix Liturgique: Perché dici questo?
Germain de Paris: È molto semplice, i fedeli chiedono di poter vivere la loro fede cattolica al ritmo della liturgia tradizionale da quasi trent’anni, e trent’anni dopo si sentono dire «Ne riparleremo ad aprile». Cioè tra sei mesi! Poiché in ogni caso padre l’Hirondelle, il Parroco di Saint-Germain, non ha alcun potere, nei prossimi sei mesi non accadrà nulla se non belle parole. Approfitteremo dell’attesa della primavera «per attuare segni reciproci di comunione». L’unica cosa che i fedeli si aspettano è di ricevere una Messa tradizionale in una chiesa. E così il segno di comunione per il Vescovo Crepy potrebbe essere stato quello di dare loro la chiave della chiesa per celebrare al caldo la Messa di mezzanotte di Natale. Il segno per i fedeli sarebbe stato quello di far celebrare questa messa per mons. Crepy.
Ma dire che il dialogo è aperto… continuare il dialogo, io le chiamo belle parole. E torno a Paroles, paroles, paroles di Dalida.
Paix Liturgique: Ma forse il motu proprio Traditionis custodes rende difficili le soluzioni…
Germain de Paris: Stai scherzando! Le soluzioni sembravano altrettanto difficili da trovare quando il buon Papa Benedetto XVI aveva pubblicato Summorum Pontificum e quasi tutti i gesti di pace erano consentiti. Ma a Saint-Germain, e in molti altri luoghi, i nostri pastori ritengono che NOI NON ESISTIAMO! Un motu proprio dopo l’altro, l’esclusione persiste.
Paix Liturgique: Ma il Vescovo può fare meglio del Papa?
Germain de Paris: Il Papa lo ripete in ogni occasione, come ha fatto recentemente all’Abate di Solesmes o in precedenza a mons. Michel Christian Alain Aupetit quando era ancora Arcivescovo di Parigi: «Spetta a voi fare nelle vostre diocesi e abbazie ciò che ritenete di dover fare».
Paix Liturgique: Ne è proprio sicuro?
Germain de Paris: Assolutamente sì, perché quando il Papa agisce in prima persona, è quello che fa. Prendiamo l’esempio dell’ultimo pellegrinaggio Summorum Pontificum a Roma nell’ottobre 2022: è stato infatti il Papa a concedere ai pellegrini il diritto di celebrare la Messa nella forma tradizionale all’altare della Cattedra nell’Arcibasilica di San Pietro in Vaticano, nella misura in cui nessuno dei celebranti lo ha fatto senza aver chiesto il permesso al Papa stesso.
Paix Liturgique: Ma forse il pellegrinaggio a Roma ha uno status speciale in qualche modo?
Germain de Paris: Parliamo allora del decreto che Papa Francesco ha emanato a favore dei sacerdoti della Fraternità sacerdotale San Pietro e attraverso di loro a quelli di tutte le comunità ex Ecclesia Dei, che di fatto ribalta le brutali decisioni espresse da Traditionis custodes. Parliamo della lettera che il card. Pietro Parolin ha inviato ai Vescovi di Francia e poi delle indicazioni pacificatrici inviate ai Vescovi d’Italia. Parliamo di tutte le agevolazioni concesse alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Immagino che se mons. Crepy chiedesse al Papa cosa dovrebbe fare, il Papa gli direbbe: «Lascia questa cappella aperta e poi potrai discutere una soluzione più ufficiale». Il Papa vuole abbattere i muri. Qui, la prima cosa da fare è aprire una cappella. Non c’è altro da aggiungere.
Paix Liturgique: Cosa vi aspettate oggi?
Germain de Paris: Un po’ di carità. Per porre fine a ciò che è, dovete convenire, scandaloso. Ma un po’ di beneficenza subito, da domenica 18 dicembre, se non altro per le condizioni meteorologiche.
Paix Liturgique: Ma il Vescovo vuole riflettere.
Germain de Paris: Le autorità ecclesiastiche di Versailles stanno riflettendo da trent’anni. Vi rimando alle parole dell’Ecclesiaste: «C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere». C’è un tempo per riflettere e un tempo per dare la chiave alla chiesa.
E poi, naturalmente, deve esserci un dialogo concreto, non un bla-bla-bla, in modo che domani, o almeno abbastanza presto, la situazione possa essere normalizzata dal punto di vista amministrativo. Dico amministrativamente, perché dal punto di vista della comunione ecclesiale non c’è alcun problema: questi fedeli sono cattolici a tutti gli effetti, che non chiedono un favore, ma giustizia.
Paix Liturgique: Ma non è mons. Luc Crepy il responsabile di questa situazione scandalosa da trent’anni.
Germain de Paris: Lei ha ragione, ma in quanto successore dei suoi predecessori che hanno lasciato che si incancrenisse una situazione che poteva essere facilmente risolta, lui stesso ha procrastinato per due anni. Inoltre, anche padre Boulle, che conosce molti di noi, avrebbe potuto svolgere un ruolo di pace; ma lui, come molti altri, ha preferito continuare a comportarsi come un autista.
Paix Liturgique: Un’ultima domanda… sembra che i nostri pastori non agiscano perché non piacciono ad altri fedeli…
Germain de Paris: A chi non piacciamo perché non siamo come loro? Si tratta di sapere se la Chiesa è la comunità dei fedeli di Cristo nella loro diversità o una setta esclusivista che impone i suoi tic e i suoi toc. Per me non c’è discussione: la Chiesa cattolica a cui apparteniamo indiscutibilmente è la Chiesa di tutti i fedeli, senza alcuna segregazione, e il Vescovo, che è il pastore, cioè il padre, deve amarli tutti e cercare di capirli. Tutti sanno che un padre che ha figli non ha figli simili, ma il suo dovere è di amarli tutti così come sono: Questo è ciò che chiediamo al nostro Vescovo. Ricordiamo la risposta del card. André Vingt-Trois a chi si stupiva che fosse venuto a presiedere il saluto al Santissimo Sacramento per i pellegrini di Chartres: «Non si scelgono i membri della propria famiglia».
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