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lunedì 4 maggio 2009

L'opposizione romana al Papa secondo l'abbé Barthe. Ultima parte



La partenza del Cardinale Re: la fine di un'epoca?


Una delle più importanti figure di opposizione al Romano Pontefice, il Cardinale Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi [nella foto], potrebbe lasciare presto.

L'opposizione a Benedetto XVI continuerà a sgretolarsi nomina dopo nomina? Molto emblematicamente, una delle figure più importanti di questa opposizione, dovrebbe in teoria lasciare presto la scena.

Giovanni Battista Re proviene, anche se alla lontana, dalla "scuderia" del cardinale Benelli, che è stato praticamente il Segretario di Stato sotto Papa Paolo VI (Giovanni Benelli era per la verità il Sostituto, ma svolgeva le funzioni di Segretario di Stato al posto del vecchio Cardinale Cicognani).

Il peso del Cardinale Re nell'ultimo terzo del pontificato di Giovanni Paolo II è stato considerevole, tanto da essere descritto come il "vice-papa".

Il Segretario di Stato Angelo Sodano, al quale faceva un po' d'ombra, finì per farlo nominare Prefetto della Congregazione per i Vescovi, da dove mantenne una notevole influenza. Il Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi, manovratore particolarmente abile, diplomatico fin nel profondo (diplomatico all'interno dei dispositivi curiali), dispone ancora di un impressionante controllo di tipo clientelare, steso in più cerchi concentrici. Non è, infatti, nel cuore dei meccanismi che portano alla nomina dei vescovi? Si citano spesso le nomine dei suoi più stretti collaboratori – i suoi chierici, come si suol dire in ambiente romano – che hanno raggiunto le più alte cariche.

Nomine mirate


Una di queste è quella di Daniel DiNardo, americano di origine italiana, addetto alla Congregazione per i Vescovi dal 1984 al 1990, fatto vescovo di Sioux City, poi arcivescovo di Houston e, a sorpresa di tutti, cardinale all'ultimo concistoro. Oppure Odilo Scherer, brasiliano di tendenza liberale (anche se moderata), membro della Congregazione per i Vescovi dal 1994 al 2001, quindi vescovo di Novi, arcivescovo di São Paulo e poi cardinale nell'ultimo Concistoro del 2007. Odilo Scherer, è stato a lungo segretario della Conferenza Episcopale brasiliana (detta Conferenza Episcopale è divisa in parti uguali a favore e contro la teologia della liberazione, nella sua versione "ricentrata"), tanto che la sua nomina a San Paolo nel 2002 ha avuto lo stesso sapore di quella del vescovo Niederhauer (ottenuta dal Cardinale Levada, titolare della posizione, come ho già detto) a San Francisco nel 2005, o quella di Mons. Lalanne, Segretario della Conferenza dei Vescovi di Francia, a Coutances nel 2007.

Il Cardinale Re ha compiuto 75 anni (età di dimissioni) il 30 gennaio. Potrebbe tuttavia rimanere al suo posto per un po' di tempo su decisione del Papa (lui stesso ha più di 80 anni) quale Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Anche se Papa Ratzinger aborrisce tutto ciò che può apparire come sleale, egli sa essere magnanimo: il mantenimento del Cardinale Danneels, Arcivescovo di Malines-Bruxelles, ne è la prova. A torto o a ragione, si è attribuita una mancanza di lealtà al Cardinale Re, così come al nunzio in Polonia Arcivescovo Kowalczyk, relativamente a una faccenda che ha messo Benedetto XVI in una situazione alquanto difficile. Dopo la nomina di Mons. Wielgus alla cattedra arcivescovile di Varsavia nel 2006, è emerso che il prelato aveva lavorato (molto poco, in verità), con i servizi di sicurezza comunisti. Egli lo aveva chiaramente spiegato al nunzio apostolico, che aveva inviato le sue dichiarazioni al Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

Se il Cardinale Re si ritirasse, una grossa potenza di opposizione, dal legame molto stretto con i prelati più "aperti" del Collegio Cardinalizio, sparirebbe dalla cabina di pilotaggio della Chiesa. Non è difficile indovinare che, per la Francia, la sua influenza, fin tanto che si eserciterà, tenderà a ostacolare la tendenza che si disegna nella ultimissime nomine episcopali, ossia le nomine di prelati "classici" (Mons. Scherrer a Laval, Mons. Delmas a Angers, Mons. Aillet a Bayonne, Mons. Batut come ausiliario di Lione) [sulle tendenze delle nomine episcopali in Francia vedi questo nostro post].

Un pesante influenza sulla Chiesa Italiana


Ma è in Italia che l'influenza del Cardinale Re ha prodotto il maggior effetto. Il colpo di fulmine della nomina del vescovo Betori a Firenze, come ho detto, è opera sua. Avrà il tempo e la possibilità di completare il suo lavoro nella stessa direzione per altre due grandi sedi, Torino e Milano? [in entrambi i casi gli attuali titolari sono stati riconfermati per un ulteriore biennio dopo il compimento dei 75 anni]. In Italia, le nomine della Congregazione per i Vescovi, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, si sono fatte per molto tempo seguendo una "terza via". In un momento in cui gli episcopati europei sono stati spesso liberali, si è ritenuto che il fatto fosse dovuto all'influenza positiva della Santa Sede sulla Penisola. L'ex presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Ruini, vicario di Roma (ora sostituito nel Vicariato dal Cardinale Vallini, ed a capo della Conferenza episcopale italiana dal Cardinale Bagnasco), aveva impresso particolarmente questa tendenza nelle nomine, anche in collaborazione col Cardinale Re. Ma il Cardinale Re ha fatto sì che questo tipo di nomine non restauratrici, per restare fedele al mio vocabolario, continuasse nell’ambito del nuovo pontificato.

Tanto che la pubblicazione del Motu Proprio del 2007, che sotto molti aspetti gioca un ruolo rivelatore delle intenzioni di molti, ha fatto constatare non senza stupore che la grande maggioranza dei vescovi italiani erano assolutamente contrari a questo atto pontificio. L'episcopato è divenuto "gallicano" ("gallicano" in qualche sorta, perché in effetti non c'è una definizione equivalente in Italia, dove questo fenomeno era impensabile). Di qui questo scollamento senza precedenti tra il Papa e l'episcopato italiano, dominato, una volta, da grandi figure conservatrici e generalmente moderate nelle proprie scelte, specie quelle liturgiche. Così, parafrasando le parole di san Girolamo, che diceva che all'alba del quinto secolo il mondo di sorpresa si era risvegliato ariano, per merito del Cardinale Re, agli albori del XXI secolo, i Vescovi italiani sorprendentemente si sono risvegliati "gallicani".


fine


Collegamenti alle precedenti parti dello studio dell'abbé Barthe:

4 commenti:

  1. 3 precisazioni:
    a) Benelli lavorò con Cicognani per 2 anni solo fino al 1969, quando Paolo VI nominò segretario di stato il francese Villot.
    Effettivamente sia Benelli (per la politica interna) sia Casaroli (per quella estera) oscurarono Villot che rimase una figura di terzo ordine, uno dei segretari di stato più grigi, un po' come Sodano, senza una propria visione teologica ed ecclesiologica.
    b) caso Wielgus. Da informazioni in mio possesso (fonte: Gesuiti di Civiltà Cattolica) il nunzio (polacco) in Polonia era contrario alla nomina di Wielgus.
    c) Prossime nomine a Torino e a Milano. Avrà un peso decisivo Bertone, piemontese come Sodano. D'altra parte 10 anni fa la nomina di Poletto a Torino risultò essere molto sporca (il Papa era già molto malato) poichè Poletto era stato per quasi dieci anni vescovo di Asti (diocesi di Sodano: a volte le previsioni sono confermate dal caso). Poletto, come Tettamanzi, si dimostrò poi essere scialbo, lontano anni luce dai suoi immediati predecessori Ballestrero (carmelitano dalla formidabile spiritualità) e Saldarini (fine intellettuale, che Martini segnalò a Wojtyla perchè a Milano iniziava a fargli ombra).
    Alessandro

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  2. Sono convinto anch'io che il ritiro del cardinale Re, potrebbe essere un momento importante per il futuro della Chiesa. Effettivamente in questi anni, si è assistito a delle nomine episcopali abbastanza sconcertanti e, mi auguro che il suo successore faccia meglio di lui. Anch'io penso che le nomine di Milano e Torino saranno decisive per il futuro della Chiesa, anche perchè, penso che alla morte di papa Benedetto XVI, che mi auguro avvenga il più tardi possibile, il suo successore sarà un italiano e, a mio avviso potrebbe venire proprio da Milano, che è sempre stata tradizionalmente una diocesi che ha avuto molti pontefici.

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  3. Il cardinale Re è stato una iattura per la Chiesa.
    La sua ombra nefasta si è impressa in modo evidente sull'ultima parte del pontificato Wojtyliano, quando di fatto lui e Sodano tenevano le fila di tutta la curia romana.
    Penso anch'io che il prossimo pontefice -lunga vita al Santo Padre Benedetto XVI- sarà un italiano. Aggiungo poi che essendo milanese prego e spero in un grande arcivescovo, degno della memoria di San Carlo Borromeo, Schuster e anche Colombo. Ma purtroppo credo che abbia ragione ancora una volta il cardinale Biffi (milanese doc), quando disse che la grande tradizione dei pastori milanesi si è estinta con Colombo (e con lui, aggiungo io).
    M.

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  4. Spero che il prossimo Papa sia un Porporato di colore. E vediamo cosa succede. Di Italiani sarebbe ottimo il Card. Scola. Gli altri sono dei catto-comunisti terribili. Comunque ad majora per il nostro amatissimo Santo Padre.

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