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lunedì 20 aprile 2009

L'opposizione romana al Papa secondo l'abbé Barthe. Sesta parte

Benedetto XVI nomina coloro che egli ritiene possano diventare buoni servitori della Chiesa a capo delle Congregazioni romane. Piccolo sguardo generale
Eletto al papato sostenuto da un gran numero di cardinali pur ostili alla sue idee di rinnovamento, Benedetto XVI, dall'amicizia leale, ha dovuto mantenere ai posti più alti cardinali di tendenza "liberale". Alcune nomine fatte sulla base della simpatia o di buone impressioni hanno così potuto sorprendere.
E’ un dato di fatto: quando un governo di sinistra prende il potere in un paese, allontana immediatamente prefetti e alti funzionari che non siano del suo stesso colore. Al contrario, un governo di destra si mostra clemente e generoso, guardandosi bene dal mettere in atto tutto quanto possa sembrare una "caccia alle streghe". A maggior ragione, la generosità degli uomini che vogliono il bene della Chiesa è grande. Nel caso di Benedetto XVI (che d’altra parte non è succeduto ad un papa "di sinistra") si aggiunge il fatto che una gran parte di coloro che lo hanno portato al papato non condivide alcune di quelle opzioni a cui tiene di più. Da ciò si deduce che governare senza di loro sarebbe stato probabilmente più in contrasto con la prudenza rispetto al governare anche con loro. Al punto che, da uomo che coltiva l'amicizia leale, questo papa può passar sopra con magnanimità sugli eventuali inconvenienti "ideologici" di coloro con i quali egli ha, nel lungo percorso della sua vita, tessuto legami di simpatia, dal momento che ritiene possano essere buoni servitori della Chiesa.
Il Card. Hummes, alla Congregazione per il Clero
In questo contesto, per sostituire il cardinale Castrillón a capo della Congregazione per il Clero, Benedetto XVI ha scelto un prelato che gode della Sua stima, il cardinale Hummes, Arcivescovo di San Paolo, dal 2001 membro della Congregazione per la Dottrina della Fede (ogni organismo della Curia, e specialmente ogni Congregazione, è teoricamente governata da una riunione, una congregazione, di cardinali e prelati che possono vivere lontanissimo da Roma e che il primo tra di loro, il Prefetto, consulta e convoca di tanto in tanto in riunione generale, la plenaria della Congregazione). Religioso francescano, di origine tedesca, Claudio Hummes è un intellettuale (ha fatto una tesi su Maurice Blondel). Si era a suo tempo specializzato nell’ecumenismo e aveva dato tutte le apparenze di avere rapporti con una una teologia della liberazione molto pepata. Si è poi spostato al centro, almeno relativamente, ma non in tutti i settori. In Brasile, come in tutta l'America latina, la mancanza di sacerdoti è grande, ed ha portato ad una proliferazione delle ordinazioni di diaconi sposati, quale passo "intermedio" che i liberali considerano come un vivaio di futuri preti sposati. Qual è stata dunque la sorpresa per il Papa e il cardinale Bertone nel leggere l'intervista che il cardinale Hummes ha concesso, prima di prendere l'aereo per Roma, al quotidiano brasiliano Estado de São Paulo, nella quale l'appena nominato Prefetto della Congregazione per il Clero (il Clero!) considerava la possibilità di ordinazione di preti sposati! E come per combinazione, un vescovo tedesco (la Conferenza episcopale tedesca è molto legata alla Conferenza brasiliana che aiuta finanziariamente), Mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo in Brisgovia [e presidente della conf. episcopale tedesca], in un'intervista data a Der Spiegel, riprendeva alcuni giorni dopo lo stesso tema (il celibato sacerdotale è una "questione discussa"). Poi è stato il turno del cardinale Roger Etchegaray, vice decano del Sacro Collegio, in un'intervista a Le Parisien. Infine, il cardinale inglese Cormac Murphy O’Connor, arcivescovo di Westminster, riprese l'antifona nel Financial Times.
Il colpo è stato così inaspettato - a Roma, non in Brasile - che alcuni sono andati ad immaginare per lui chissà quale calcolo machiavellico: data l'età del Papa, non starà già preparandosi ad un futuro conclave? Smentite, spiegazioni, chiarimenti, non impedirono di pensare che forse ci si era sbagliati sul profilo del personaggio promosso al posto-chiave per il futuro del sacerdozio latino. Tanto più che una lettera inviata da un gruppo di sacerdoti brasiliani arrivata poi sulla scrivania del Card. Hummes, e che chiedeva la revisione della disciplina ecclesiastica sul celibato per il clero secolare, era stata partorita da un gruppo di lavoro convocato nella Diocesi di São Paulo, del quale facevano parte Mons. Esmeraldo Barreto de Farias, vescovo di Santarém, Mons. Dimas Lara Barbosa, vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, Segretario della Conferenza Episcopale, e il Cardinale Hummes... lo stesso a cui era indirizzata la lettera. Quel che è peggio, in quanto membro della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Hummes ha anche il potere di nominare in Brasile dei vescovi che non saranno, come ci si può immaginare, dei restauratori. Si capisce perché è stato presto fiancheggiato da un Segretario di Congregazione che dava garanzie di retta opinione in materia di disciplina sacerdotale nel rito latino.
Il card. Levada alla Congregazione per la Dottrina della Fede
Il caso di William Levada non è senza qualche analogia. Cardinale dal 2006, fu chiamato nel maggio 2005 per sostituire il nuovo Papa a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede. Arcivescovo di Portland nel 1986, di San Francisco nel 1995, ha partecipato alla stesura di alcuni testi della Congregazione per la Dottrina della Fede, della quale è entrato a far parte nel 2000. E’ stato il sostenitore di Joseph Ratzinger negli Stati Uniti contro i teologi del "dissenso" morale (teologi che si oppongono all’Humanae vitae e a tutti i documenti susseguenti). Ma, prudente e misurato, William Levada è sempre stato un uomo di compromesso. Lo si accusa di qualche debolezza, impensabile nei suoi confratelli di stretta ortodossia, come la sua sorprendente tolleranza verso la parrocchia del Most Holy Redeemer Church di San Francisco, principalmente composta di fedeli omosessuali e lesbiche [su questo punto, vedi il nostro post qui]. In verità, la più grande delusione è venuta dal fatto che la gestione della Congregazione per la Dottrina della Fede con il suo nuovo Prefetto si è rivelata piuttosto grigia. Riguardo alle nomine negli Stati Uniti, ha comunque esercitato la sua influenza in favore della nomina di prelati molto moderati se non addirittura "aperti". Così egli ha sostenuto la nomina di mons. Niederauer, che non è esattamente un conservatore, come suo successore a San Francisco, e Collins a Vescovo della diocesi di Toronto. E’ in ogni caso chiaro che il vero fulcro della Congregazione per la Dottrina della Fede restava il suo Segretario, Angelo Amato, molto vicino a Joseph Ratzinger e a Tarcisio Bertone, figlio di Don Bosco come quest'ultimo, e che è stato ora sostituito dal gesuita Luis Ladaria Ferrer, segretario della Commissione Teologica Internazionale [Angelo Amato è stato promosso Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, incarico cardinalizio per quanto si tratti di Congregazione di minore importanza. Ricordiamo che Amato non appare affatto un amico della liturgia tradizionale, avendo dichiarato in un'intervista - leggibile qui - che il motu proprio è stato fatto per "accontentare alcuni gruppi di fedeli che da sempre nelle loro celebrazioni seguono il messale antico"; che quindi non crede che il Papa celebrerà mai col rito di San Pio V e che col suo documento il Papa non ha inteso fare "nessun passo indietro"].
segue
Collegamenti alle precedenti parti dello studio dell'abbé Barthe:

33 commenti:

  1. si, va bene ma Barthes vede sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto. Vogliamo ricordare gli uomini davvero affidabili del Papa? Bertone (segretario di stato), Amato (cause dei santi). Sarebbe stato impensabile avere due salesiani in altrettanti posti chiave come la segreteria di stato e la dottrina della fede. E poi: Canizares (culto divino), Dias (Propaganda fide), Burke (segnatura), Antonelli (famiglia) e da ultimo Zimoski (salute). E poi Barthes non venga a raccontarci barzellette: cosa ne sa di quello che passava nella testa dei cardinali in conclave? Ma quando mai si dà il voto a uno per eleggerlo Papa e si è distanti anni luci dalla visione teologica e in più sotto sotto non lo si stima? Codeste bufale Barthes vada a raccontarle a degli allocchi. Ratzinger è stato eletto Papa perchè si sapeva della sua retta dottrina, si sapeva che non aveva mai partecipato ai nefandi pettegolezzi della Curia romana, si sapeva che godeva in altissimo grado della illimitata fiducia di Giovanni Paolo II. Barthes dà quasi l'impressione che Ratzinger sia stato eletto Papa in attesa di tempi migliori. Basta con codeste analisi che sono prive di logica. Se poi il Papa ha nominato Levada, Hummes, Coccopalmerio, Ravasi etc. noi siamo nessuno per poter dire al Papa: hai fatto bene oppure hai fatto male. E' la Provvidenza che guida la storia e la Chiesa. Alessandro

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  2. Condivido il giudizio di Alessandro. Credo sia giusto amare e stimare i nostri pastori, senza mescolarci a quei "lupi" che il papa ha ricordato nella lettera ai vescovi riguardo alle vicende circa la remissione della scomunica. Un caro saluto e complimenti per il blog, che ho scoperto da poco e mi piace già molto.

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  3. Mi associo ad Alessandro qui sopra. Questi attacchi insensati teologicamente ai chierici sposati sono veramente disgustosi. Io conosco e concelebro con ottimi preti uxorati di chiese orientali, anche italiani (calabresi), che lavorano qui da noi e che non fanno rimpiangere certo preti che sono diventati tali "solo" perchè celibi, senza cultura, senza fede e putroppo a volte con altri vizi.
    Ma per carità, caro Abate, la smetta di prendersela con ciò che nemmeno il Concilio di Trento ha voluto censurare, cioè l'ordinazione di uomini maturi anche ammogliati purchè viventi in continenza.

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  4. Condivido appieno (tranne per quel cenno a mons. Collins di Toronto) l'analisi dell'abbè Barthe, che da anni è addentro alle vicende curiali. E' oggettivo il fatto che continui l'alternarsi di nomine vicine alla Tradizione con altre da essa distanti. L'attacco di Hummes al celibato dei sacerdoti di rito occidentale, avvenuto proprio nei termini descritti, è più che sospetto, senza discutere dell'approccio di Levada alle discussioni colla FSSPX, ben denunciato dal blog che stiamo commentando. Non c'è da giudicare, ma semplicemente da constatare che il Pontefice deve di necessità fare delle concessioni ad una corrente 'cattolica' molto forte nella chiesa, anche se non vicina alle sue posizioni.
    p.s. Ratzinger è stato eletto perchè non c'era nessuno che poteva reggere il confronto col suo predecessore, non per le sue idee che non trovavano consenso se non in una netta minoranza del collegio cardinalizio

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  5. nessuno poteva reggere il confronto col suo predecessore? Le sue idee non trovavano consenso se non in una netta minoranza? E Giovanni XXIII resse il confronto con Pio XII? E Pio X resse il confronto con Leone XIII? E Giovanni Paolo I perchè piaceva più che Paolo VI anche se il suo pontificato durò un istante? I cardinali sapevano o non che stavano eleggendo il successore di Pietro e non il successore del GIiovanni Paolo II? Allora se hanno eletto Ratzinger quale successore di Wojtyla si saranno tappati il naso? E' questo che vuole esprimere l'anonimo delle 13,20? E com'è che un collegio cardinalizio progressista non elegge uno dei suoi ma elegge l'avversario per antonomiasia del progressismo? Allora tutti i cardinali progressisti di quel conclave (i nove simpaticoni che votarono per Martini) sono dei mentecatti incapaci di fare l'interesse della propria lobby? Per favore, non raccontiamoci delle barzellette. Alessandro

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  6. talvolta nei conclavi accaddero cose turpissime (1903) e turpi (il secondo del 1978) ma ciò non significa che i Papi che sono stati eletti da conclavi non molto puliti siano da relegare in una sorta di damnatio memoriae. Alessandro

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  7. il Papa ha ceduto (l'hanno scritto tutti i vaticanisti italiani) alle sollecitazioni del governo brasiliano che da tempo, dal 2000 anno delle dimissioni del card. Moreira Neves, chiedeva al Vaticano che un vescovo brasiliano fosse nominato capo dicastero. Dal settembre 2000 nessun vescovo brasiliano era capo dicastero. Perchè è stato scelto proprio Hummes? Questo chiedetelo al Papa, non all'abbè Barthes. Alessandro

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  8. in conclave si sa bene chi si va a eleggere. Le candidature di bandiera non esistono. Dal 1846 in poi non ci sono più le manfrine come nel nostro parlamento. Da allora i conclavi non sono mai durati più di 14 scrutini (1922). I voti certi per Ratzinger erano 35(furono i suoi elettori convinti che lo dissero ai vaticanisti ancor prima che iniziasse il conclave) ma già al 1° scrutinio furono verosimilmente a 42. I quali vaticanisti (vedasi Accattoli), avndo sempre fatto le pulci a Ratzinger, non vollero scrivere che il suo nome riscuoteva ampi consensi. Fra gli elettori fin dal 1° scrutinio mi sento d'indicare senza alcun dubbio Meisner, Biffi, Bertone, Scola. Alessandro

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  9. Caro sig. Alessandro, la vedo piuttosto accanito in questa sterile discussione. Crede che i cardinali si muovano in conclave solamente guidati dalle proprie idee oppure che entri in gioco lo Spirito Santo? E poi: si è mai chiesto come ha fatto a sbucare uno come Giovanni XXIII dal collegio eletto da Pio XII, composto per lo più non certo da teneri personaggi, tanto aperti alla sfera della pastorale?
    Lasciamo perdere poi i nomi da lei indicati, che moltissimi cattolici poco praticanti neppure avevano mai sentito. Si è interrogato poi sulle capacità mostrate da Ratzinger sede vacante? Le sue omelie e la sua gestione complessiva hanno dato chiaramente l'impressione ai cardinali, anche quelli meno allineati sulle sue posizioni, che lui fosse in grado (perchè c'è anche questo da valutare) di guidare la Chiesa Cattolica

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  10. concordo in toto con l'anonimo delle 15,20. Ho sempre creduto nell'azione dello Spirito Santo. Alessandro

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  11. All'anonimo dell 15,11: Giovanni XXIII fu eletto perchè Siri disse no alla candidatura. E' stato lo stesso Siri a rivelarlo nel libro "Il Papa non eletto" edito da Laterza nel 1993. E confessò anche d'aver provato il rimorso di non aver accettato per tre volte la candidatira (1958, 1963 e agosto 1978). Rimorso disse, perchè se avesse accettato nel 1958 e nel 1963 tanti errori sarebbero stati evitati. Alessandro

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  12. "si è mai chiesto come ha fatto a sbucare uno come Giovanni XXIII dal collegio eletto da Pio XII, composto per lo più non certo da teneri personaggi, tanto aperti alla sfera della pastorale?'....questo se lo chiedono in molti...

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  13. Giovanni XXIII fu eletto con un solo voto in più del quorum richiesto. Siri disse subito no, poi ci fu una lunga tiritera di scrutini fra Roncalli e Agagianian. Se fosse stato eletto allora un Papa che sapeva bene cosa succedeva oltre cortina ... Alessandro

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  14. Boni con le leggende sui conclavi... Sono appunto leggende, basate su chiacchiere e dicerie che nessuno dei partecipanti (cioè di chi effettivamente sa) può confermare o smentire ufficialmente. Che poi ci sia anche del vero è certo, ma da qui a prendere tutto per oro colato ce ne corre.

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  15. Il Papa, per grazia di Dio, è infallibile solo raramente. Questo non autorizza a star sempre a criticarlo, però sulle sue scelte, che riguardano la Chiesa, e pertanto anche noi che siamo membri d'essa, possiamo esprimere un giudizio argomentato, specie quando si tratti di persone elette a cariche importanti e che non abbian dato buona prova come vescovi.
    L'abbé Barthe - abbé non significa abate, ma semplicemente "don" - porta degli argomenti e dei fatti.
    Questi fatti son reali o sono invenzione? Lasciano adito a dubbi e perplessità? La vicinanza alla teologia della liberazione, ad es., è proprio da premiare?
    Purtroppo certe scelte obbediscono a criteri diplomatici e "politici".
    Ed a a me questi criteri non piacciono per niente. Questo non significa che io voglia imporre al Papa le mie preferenze. Nessuno, però, può negarmi la speranza che in futuro le nomine rispecchino meriti effettivi.
    Il Papa sceglie e lui è responsabile dell'operato degli eletti, davanti a Dio ed alla Chiesa.
    Certo fa impressione che vengano posti a ruoli essenziali personaggi che prestano il fianco a serie critiche. Ma anche questo non significa che le persone non possano cambiare.

    I conclavi poi, sono argomento a sé.
    E' vero che lo Spirito Santo opera, ma si serve degli uomini che in conclave portano le proprie convinzioni e le esigenze dei gruppi che rappresentano. E' inevitabile. Altrimenti non si capisce come mai già prima del comclave ci siano riunione tra gli elettori. E come in conclave si formino "fazioni" contrastanti e come spesso la designazione sia frutto di compromessi.

    Non capisco perché si risenta tanto l'anonimo (sempre anonimi!) prete che concelebra con apprezzabili confratelli orientali uxorati. La loro fedeltà alla Chiesa non dipende certo dal matrimonio.

    Nella Chiesa Latina il celibato è obbligatorio.
    Che vescovi e cardinali lo rimettano continuamente in discussione contro il parere anche di tutti gli ultimi Papi non può che generar confusione.
    Ricordo che Paolo VI proibì che se ne parlasse in concilio, e poi ne trattò, esplicitamente contrario, nella Sacerdotalis Coelibatus.
    Quindi fa bene l'abbé Barthe a difendere questa legge che tanti santi ha dato alla Chiesa e che alla Chiesa continua a dare ministri ad essa soltanto consacrati e dedicati.
    Nessuno è obbligato a farsi prete.
    L'inflazione di diaconi permanenti non è un rimedio per la crisi delle vocazioni: le vocazioni fioriscono lì dove è rimasto intatto il senso del sacro e della totale dedizione alla sequela di Cristo.

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  16. ..."fa bene l'abbé Barthe a difendere questa legge che tanti santi ha dato alla Chiesa e che alla Chiesa continua a dare ministri ad essa soltanto consacrati e dedicati.
    Nessuno è obbligato a farsi prete.
    L'inflazione di diaconi permanenti non è un rimedio per la crisi delle vocazioni: le vocazioni fioriscono lì dove è rimasto intatto il senso del sacro e della totale dedizione alla sequela di Cristo".
    ECCO, QUESTO E' IL CUORE DEL PROBLEMA!
    DIO LA BENEDICA, PROF. PASTORELLI

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  17. se Martini non fosse stato malato sarebbe stato lui il papa.

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  18. se mia nonna aveva le ruote era una carriola...

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  19. Ha ragione Alessandro. L'incessante chiacchiericcio di Barthe ha il principale effetto di fanatizzare gli animi, soprattutto quelli che ne avrebbero meno bisogno, e di offrire un quadro non solo fosco ma soprattutto ridotto ai tatticismi gestionali e ideologici. La Chiesa è molto più e molto meglio di questo, nonostante l'infelice stato in cui versa attualmente.

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  20. In genere l'abbé Barthe è tutto fuor che un vacuo chiacchierone.
    E' un attento osservatore delle vicende della Chiesa: si può o non esser d'accordo con lui, ma tacciarlo di chiacchiericcio, caro Franco, è francamente inaccettabile, anche perché mancano le argomentazioni, serie, in contrario.
    I tatticismi gestionali ed ideologici (ed anche personali e di famiglia, di poteri e contro-poteri) fan parte della storia della Chiesa, e non capisco perché non dovrebbero esser applicabili alla Chiesa d'oggi.
    Se la Chiesa odierna versa in lacrimevole situazione, motivi seri ci sarn pure: e non son motivi che vengon dall'Alto, ma dal Basso, ivi compresi uomini e fazioni, che dall'Alto son ben lontani.
    La Chiesa è altro e ben altro: son d'accordo. Nella sua essenza. Non nei suoi uomini.
    Santa e Peccatrice. CASTA MERETRIX.
    Anche se nella definizione il significato è diverso da quel che comunemente s'intende e con cui lo intendo io in questo momento.

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  22. si, dovremmo astenerci perchè noi non abbiamo la visione d'insieme che ha il Papa (questo e i predecessori). Alessandro

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  23. Mi spiace, ma anch'io trovo l'abbé Barthe relativamente poco interessante. Può essere utile, questo sì, per comprendere dinamiche attuali o sviluppi a brevissimo termine, ma se si pensa che una fotografia per quanto dettagliata e smaliziata della situazione della curia romana possa darci informazioni su quello che accadrà nella Chiesa a medio e lungo termine, penso che siamo fuori strada. Per il semplice fatto che la realtà è imprevedibile, troppi essendo a ogni momento i colpi di scena e le possibilità di cambiamento. Che avrebbe detto un abbé Barthe degli anni Cinquanta sul cardinale Angelo Roncalli? Un vecchio e bonario parrocone fuori da tutti i giochi... Se pure lo avrebbe considerato minimamente degno di interesse. E nel 1977 avrebbe degnato di uno sguardo lo sconosciuto cardinale Karol Wojtila?

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  24. Io sono invece d'accordo con Alessandro.

    E' vero, peraltro, che nessuno ci impone di leggere appassionatamente (e nemmeno di leggere e basta) le sortite di questo o quell'osservatore.

    Probabilmente la nostra crescente intolleranza alle continue critiche indirizzate anche qui alle scelte di Benedetto XVI è un'idiosincrasia soggettiva e indica solo che è arrivato il momento di prendere congedo. Non, comunque, prima di avere salutato e ringraziato tutti coloro che in queste belle settimane hanno voluto condividere anche con me in questo spazio un aperto e sincero confronto.

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  25. Prima Sedes a nemine iudicatur

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  26. Va bene, facciamo ammenda. Anzi, più ancora, cancelliamo l'improvvido commento redazionale precedente.

    Una preghiera pressante, a F. Pernice, i cui commenti abbiamo tutti letto con particolare interesse e piacere intellettuale, di non farci mancare per il futuro il suo contributo e, in particolare, il suo raffinato umorismo.

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  27. Prima sedes a nemine iudicatur.

    E' il can. 1404. cfr. CIC, I Processi, tit. II. Ha un preciso significato giuridico non estensibile ad altri comportamenti del Papa. In caso contrario nessuno potrebbe mai esprimere il suo dissenso su comportamenti pontifici anche ignobili (simonia, assassini, immoralitùà ecc.) che la storia, purtroppo, ci presenta.
    Proprio perché, come ho detto, la Chiesa è santa, in quando fondata da Cristo e su Cristo, e detiene, essa sola, i mezzi di santificazione, ma è peccatrice nei suoi uomini, nessuno escluso ad alcun livello.
    Insomma quel canone indica che non vi è tribunale che possa incriminare il papa.

    Ma qui, almeno per quel che mi riguarda, non si sta giudicando il Papa neppure per la sua funzione magisteriale.
    Io ho semplicementre avanzato delle riserva, del tutto personali, su alcune scelte che non mi paiono adeguate al momento, ma ho anche specificato, non so se qui o altrove, che sarei felice d'esser smentito perché le persone possono cambiare.

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  28. JACOPO, non credo che l'abbé Barthe, almeno se non ho ho letto male, voglia inchiodare il futuro della Chiesa ad alcune recenti nomine che peraltro sono temporanee e soggette, quindi, a modifiche magari con il promoveatur ut amoveatur ove non dovessero corispondere alle aspettative pontificie, o a certe correnti che possono incontrarsi, fondersi o divergere sempre più o addirittura scomparire.
    Egli parla, a mio avviso, della situazione attuale e dal suo angolo
    visuale. Certi fatti sono innegabili, le conclusioni possono esser diverse.

    Quanto a Roncalli non era proprio né un ingenuo parroco di campagna né uno sconosciuto. Diplomatico noto e con molte entrature politiche, patriarca di Venezia, cardinale, molti già prima del conclave pensavano a lui nell'eventualità di una candidatura di "transizione" dopo un pontificato lungo. Ricordo le "previsioni" della stampa del tempo. Si dice che la giovane età e la prospettiva di un ancor più lungo pontificato abbia impedito l'elezione di Siri nel '58.
    Ovviamente si tratta di affermazioni che si basano su presunti calcoli umani: poi Altri provvede ad indirizzare incontri e scontri.
    Anche il card. Woityla, sebbene non noto all'estero come il suo maestro Wyszynski per le ragioni che tutti conosciamo, era però figura di rilievo nell'Est europeo ed anche molto apprezzato fra gli addetti ai lavori, perché era stato un padre conciliare assiduo ed operoso.
    Fu proprio, a quel che dicono certi vaticanisti, il suo maestro a caldeggiare la sua candidatura, che alla propria avrebbe rinunciato.
    Ma, ripeto, la storia dei conclavi, spesso, ove non ci sia qualche rivelazione di cardinali chiacchieroni, si ricostruisce dall'esterno e spesso con argomenti opposti.

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  29. Mi devo esser perso qualche passaggio perché leggo di un commento ritirato.

    Mi unisco alla redazione nell'invito fraterno a Franco Pernice a continuare a scrivere. I suoi commenti son sempre spunti di riflessione per tutti. Anche se talora può affiorare qualche divergenza.

    Non mi sembra che nel blog ci siano stati attacchi al Pontefice, solo perplessità su alcune nomine. E questa non è erosione dell'autorità del Pontefice, che sappiamo bene come incontri difficoltà nel condurre ad unità spinte centrifughe.
    E, almeno per quel che mi riguarda, proprio perché possa compiere appieno la sua opera, avrei preferito altri personaggi in posti chiave.
    Nei momenti in cui è necessario levare la voce a sua difesa (e da quattro anni quasi sempre) mai mi son tirato indietro.

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  30. Ricorderà, caro Pastorelli, che al conclave del '58 il gran favorito era Aloisi Masella. Poi si parlava di Lercaro, Siri e Agagianian come di candidature molto quotate. Roncalli non era certo in cima al mazzo, né quando fu eletto si pronosticò un papato carico di novità. Quanto al futuro Giovanni Paolo II, quando fu eletto ricordo benissimo che nessuno sapeva chi fosse, non c'erano sue foto né un suo curriculum disponibile (ai tempi non esisteva internet!). Fu veramente un'elezione inaspettata, dovuta anche del resto alla prematura scomparsa di Giovanni Paolo I. Di fronte a questi fatti, diventa molto relativa l'importanza di sapere quali sono le posizioni e le prospettive del tal monsignore o del tal cardinale, specie se non si è interessati a una carriera nella curia vaticana...

    Anch'io invito Franco Pernice a restare fra noi, senza i suoi interventi questo sito non sarebbe più lo stesso!

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  31. Aloisi Masella la candidatura se la giocò, stando a fonti informate, prima ancora che iniziasse il conclave, perché, come Camarlengo, andava sempre in giro per i corridoi ed uffici vaticani con le insegne del suo potere e gran codazzo e trattava tutti con molto distacco. Non era superbia, era un po' il suo stile vecchia nobiltà e senso dell'autorità.
    Secondo le ricostruzioni che a suo tempo ho letto, Roncalli era nel novero dei papabili, anche se altri sembravano aver più possibilità, tra cui Lercaro e Agagianian appunto. Una grossa fetta di voti andarono ad Ottaviani, che poi li spostò su Roncalli avendo capito che non avrebbe mai raggiunto la maggioranza. Le altre candidature non erano condivise, dai cardinali "conservatori" e, per motivi anagrafici, dai "progressisti".

    Vojtyla è un caso un po' diverso: fu soprattutto la rinuncia del Primate di Polonia ( candidatura per un pontificato relativamente breve) a spianargli la strada.

    Le posizioni delle correnti sono importanti per studiare il clima che porta a certe elezioni o a certe esclusioni.
    Poi il tutto prosegue per vie a noi note.

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  32. caro Dante, Wojtyla nel conclave d'agosto ottenne solo nei primi due scrutini 4 o 5 voti. Fu l'interessato a rivelarlo 10 anni dopo. Koenig in quel conclave propose la candidatura di Woytjla a Wyszynski ma questi disse no perchè "Wojtyla è troppo giovane e poi è poco conosciuto". A ottobre la candidatura di Siri era così forte che Wyszynski andò dal segretario di Siri, mons. Grone, e gli disse: "Lei sarà il segretario del futuro Papa". Dopo che nei primi 4 scrutini Benelli e Siri si elisero a vicenda, Koenig ripropose la candidatura di Wojtyla a Wyszinski e a Krol (americano d'origine polacca) e s'iniziò a votarlo solo dal 5° scrutinio: ottenne 11 voti. Al sesto i voti furono 46. A pranzo Wyszynski disse a Wojtyla: "Se ti eleggono, ti prego di non rifiutare". Al 7° scrutinio i voti furono fra 47 e 70, all'8° furono 99 su 111. Le mie fonti sono Andreotti, Weigel (cfr. testimone della speranza, Mondadori) e Siri (cfr. Il Papa non eletto, Laterza). Alessandro

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  33. A suo tempo - una vita fa: il libro dev'esser del '92-93 - ho letto il libro di Lai su Siri, come altre fonti, molti articoli. Non è che mi appassioni molto il gioco delle illazioni.
    La candidatura di Siri cadde anche per eventi esterni o, com'è stato detto, per astute trappole.
    In ambienti curiali si parlò di una candidatura del Primate polacco discussa tra gruppi di conclavisti già prima delle votazioni ma anche quando si vide che la coppia Benelli-Siri creava ristagno: un pontificato di decantazione, insomma. Già nel conclave precedente Karol aveva avuto dei voti: egli era noto tra i cardinali che contavano non solo per l'attività in Concilio, ma anche per via dei suoi continui viaggi tra le comunità polacche sparse per il mondo. E, se non erro, ora non ho voglia di andar a controllare, proprio nel libro di Lai si accenna ad una preferenza della Candidatura Wojtyla a quella del suo Primate e Maestro per motivi di età: segno che anche sul secondo s'era discusso e poggiata l'attenzione: e secondo alcune voci c'era stata una sua netta rinuncia alla candidatura. I
    pochi voti presi da Wojtyla ai primi scrutini erano un ballon d'essai per segnalare la necessitùà di una candidatura straniera nel primo e secondo conclave del 78?
    Come siano andate effettivamente le cose chi lo sa? Si va per confidenze quanto veritiere non lo so. E quando cardinali parlan di quanto accaduto in conclave io resto molto perplesso.
    Di notevole per le sue implicazioni è l'affermazione di Siri, che sol che l'avesse voluto sarebbe stato il Papa. Sconcertante.

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