Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1089 pubblicata da Paix Liturgique il 23 agosto, in cui si ritorna ad analizzare e commentare l’ideologia artista ed anti-cristiana che ha caratterizzato l’organizzazionei dei Giochi della XXXIII Olimpiade (QUI, QUI QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI su MiL).
In particolare, l’articolo pone l’attenzione sull’incredibile divieto di celebrare la Santa Messa cattolica (e solo la Santa Messa cattolica!) nel villaggio olimpico, addirittura definito come un segno di «unità ecumenica» dal delegato vaticano mons. Emmanuel Gobilliard.
L.V.
Un altro trucco dei «Holy Games»?
Con tutta la comunicazione messa in atto dagli architetti dei Holy Games [programma di sostegno al mondo dello sport lanciato dalla Chiesa in Francia; QUI: N.d.T.] – guidati da mons. Philippe Marsset, Vescovo ausiliare di Parigi, senza dubbio per far dimenticare il mancato successo dell’ospitalità della Chiesa francese ai Giochi della XXXIII Olimpiade e il crollo totale dell’influenza della Chiesa, al punto da avere una cerimonia di apertura che ha accumulato sacrilegio, riferimenti demoniaci e luoghi comuni LGBTQI+ in una vera e propria apoteosi dell’«arte ufficiale» woke, mentre altri elementi chiave sono stati nascosti al pubblico francese e ai Cattolici di tutto il mondo.
Fortunatamente gli atleti sono tornati a casa e anche i cappellani delle delegazioni si sono espressi sulla stampa, evidenziando l’estrema sudditanza di alcuni Vescovi francesi nei confronti del mondo e del potere politico… al punto da permettere che la croce della Cathédrale Saint-Louis-des-Invalides sul manifesto ufficiale venisse cancellata senza una parola… o la Messa cattolica nel villaggio olimpico.
Dall’altra parte della medaglia, i Vescovi dei Holy Games hanno comunicato fino alla saturazione l’incontro interreligioso sulla piazza della Cathédrale Notre-Dame il 4 agosto: è durato solo un’ora, ma è stato trasmesso sul canale televisivo pubblico France 2 nell’ambito del programma Le jour du Seigneur. Ma il settimanale La Vie ha fatto uscire il gatto dal sacco: l’idea era quella di foraggiare il Governo e gli organizzatori cercando di attenuare il clamore mondiale seguito alla cerimonia di apertura [QUI: N.d.T.]:
Questa cerimonia, che avrebbe dovuto svolgersi lontano dai riflettori, si è ritrovata sotto le telecamere, con una programmazione televisiva decisa 48 ore prima. La posta in gioco di questo evento è stata alzata dalle polemiche sulla cerimonia di apertura.
Molto simbolicamente, si è iniziato con un minuto di silenzio, un tardivo omaggio al buon senso, ai simboli religiosi cristiani e al rispetto che è stato lapidato, calpestato e seppellito dalla cerimonia di apertura.
La Chapelle Notre-Dame des sportifs, ovvero la benedizione degli atleti relegati in cantina
Gli organizzatori dei Holy Games hanno anche comunicato ampiamente la Chapelle Notre-Dame des sportifs sotto la Église Sainte-Marie-Madeleine, che sarebbe stata benedetta da mons. Philippe Marsset il 9 settembre 2023 – relegando la cappella, che avrebbe dovuto essere, secondo il quotidiano La Croix [QUI: N.d.T.], il «cuore spirituale dell’evento planetario» per la cappellania cattolica dei Giochi della XXXIII Olimpiade, in una cripta di una chiesa che sembra un tempio – e che era stata immaginata da Napoleone Bonaparte come tempio della gloria della Grande Armée, è un simbolo, ma quale?
Il settimanale Le Point descrive la cappella [QUI: N.d.T.]:
Concretamente, la cappella consiste in un altare sormontato da una statua della Vergine con due schermi che mostrano estratti della Bibbia, discorsi ed encicliche.Un touch screen permetterà anche di fare una richiesta di preghiera o di richiedere un cappellano sportivo, in modo da poter essere accompagnati personalmente o come parte di una squadra.
Tutto questo rimarrà per i posteri, come ha detto, mons. Patrick Chauvet, Parroco della Église Sainte-Marie-Madeleine, al quotidiano La Croix – in modo che gli organizzatori delle edizioni future possano venire a vedere cosa non fare.
Mons. Philippe Marsset, sempre alla ricerca di microfoni per farsi notare, coglie l’occasione per esporre la sua sconclusionata teologia in un dispaccio dell’Agence France-Presse [QUI: N.d.T.]:
Un’esigenza espressa dagli stessi sportivi, assicura mons. Philippe Marsset, Vescovo ausiliare di Parigi, che ha incontrato alcuni di loro all’Institut national du sport, de l’expertise et de la performance.«Alcuni dei più grandi sportivi sono anche grandi cristiani; dicono chiaramente che lo sport occupa tutta la loro vita, diventa come un Dio! […]», dice.Con questa cappella, la Chiesa vuole «riunire la carne e lo spirito», afferma, con una strizzatina d’occhio: «Maria Maddalena ha ricevuto una medaglia d'oro perché ha corso più velocemente fino alla tomba (di Cristo). La faremo diventare la nostra patrona!».
Parigi ha più di cento chiese e cappelle, alcune delle quali, pur essendo centrali, sono sottoutilizzate, quindi era ovviamente troppo complicato assegnarne una alla cappellania dei Giochi della XXXIII Olimpiade… D’altra parte, dopo San Paolo allenatore sportivo, non c’era da stupirsi che mons. Philippe Marsset si rivolgesse a Santa Maria Maddalena…
Nessuna Messa nel villaggio olimpico, tranne che per i protestanti…
Allo stesso modo, gli organizzatori dei Holy Games, guidati da mons. Philippe Marsset, hanno valorizzato il centro multireligioso del villaggio olimpico, i 160 cappellani delle varie religioni e le varie sale di preghiera allestite dalle diverse fedi rappresentate in questo edificio prefabbricato di 400 metri quadrati, come descritto dal giornale (ex) democristiano Ouest-France [QUI: N.d.T.]:
Ogni religione ha riservato una sala per il proprio luogo di culto. I rappresentanti dell’Islam hanno optato per una moschea disadorna «per non offendere la sensibilità», spiega Najat Benali, presidente del coordinamento delle moschee parigine. Nello spazio di culto ebraico, sono disponibili rotoli della Torah e sono esposte immagini di dodici sinagoghe emblematiche di tutto il mondo… Nel tempio indù, statue provenienti dall’India adornano la stanza. «Volevamo creare un ambiente specifico per la religione; questo arredamento fa parte del culto», spiega Manan Bhavsar, cappellano indù. […]«L’obiettivo del centro è che possano praticare la loro religione in piena libertà», spiega Joël Thibault, cappellano sportivo protestante in loco.
Quindi è stato fatto tutto il possibile per garantire la celebrazione della Messa nel villaggio olimpico? Evidentemente no, e c’è voluto il ritorno a casa del sacerdote polacco padre Edward Pleń S.D.B., cappellano della delegazione sportiva polacca, per scoprirlo. Egli ha espresso la sua indignazione sulle colonne del giornale polacco Tysol [QUI: N.d.T.]:
«Con l’esperienza dei Giochi precedenti, volevo fissare in anticipo gli orari delle Messe. Si è scoperto, però, che non sarebbe stato possibile celebrare la Messa qui, perché “qui c’è solo la preghiera”» – ha riferito incredulo padre Edward Pleń S.D.B. […]«La Messa è la preghiera più bella, ma loro sono stati irremovibili. Non riuscivo e non riesco ancora a capirlo», ha sottolineato il religioso.«Ai Giochi precedenti era possibile celebrare la Messa nel villaggio olimpico, anche se ai Giochi estivi di Tokyo e a quelli invernali di Pechino la situazione era diversa, perché c’era una pandemia e quindi c’erano anche delle restrizioni. Allora il centro ecumenico era gestito online. Ora, invece, la possibilità di celebrare l’Eucaristia è stata bloccata. Non so chi abbia avuto un’idea così assurda», ha lamentato.
Evidentemente, i Vescovi dei Holy Games si sono dimenticati di comunicare sull’argomento. Tranne che in un dispaccio del portale d’informazione della Santa Sede Vatican News, dove questa volta è mons. Emmanuel Gobilliard, nominato delegato per la Chiesa ai Giochi Olimpici nell’autunno del 2022, anche se era solo Vescovo ausiliare di Lione, a fare chiarezza sulla questione [QUI: N.d.T.]:
Così, un momento di preghiera tra Cristiani si svolge due volte al giorno nel centro. Ma la Messa viene celebrata a 300 metri di distanza, fuori dal villaggio olimpico, nella Église de Saint-Ouen-le-Vieux. «È più tranquillo, più all’aperto e anche più intimo per gli atleti», continua mons. Emmanuel Gobilliard. Ogni giorno vengono celebrate due Messe in francese, e ci sono anche Messe in altre lingue, come il polacco e l’inglese.
Alla fine del suo articolo del 23 luglio sul centro multireligioso e la sua organizzazione [QUI: N.d.T.], il quotidiano La Croix afferma che «il culto protestante sarà offerto tra le mura del centro»… mentre i Cattolici vi hanno rinunciato. Un bel simbolo…
«Non celebrare la Messa è unità ecumenica»: la Chiesa di Francia si inginocchia davanti ai laicisti
Nel marzo 2024, il quotidiano La Croix ha raccontato la genesi del centro interreligioso ai Giochi della XXXIII Olimpiade, dove gli attivisti laici avevano chiaramente cercato di vietare ogni preghiera e messa fin dall’inizio [QUI: N.d.T.]:
«Inizialmente, doveva essere solo un’area informativa per reindirizzare gli atleti verso i luoghi di culto della regione di Parigi e un luogo dove parlare con i cappellani», ha confidato uno dei leader religiosi. Per paura di fare proselitismo, inizialmente erano esclusi i momenti di preghiera o di festa. «Insieme», continua, «abbiamo spiegato che un musulmano deve poter recitare le sue cinque preghiere, un indù i suoi riti di purificazione, e che a un atleta cristiano non può essere rifiutata la Comunione. Dovevamo far capire alla gente che tutta la guida spirituale avviene anche nella preghiera».
In breve, i laicisti sono stati rimandati ai loro 22… tranne i Cattolici che hanno preferito sciogliersi. Il quotidiano La Croix riporta una strana citazione:
Per mons. Emmanuel Gobilliard, delegato vaticano per i Giochi della XXXIII Olimpiade e al centro dell’organizzazione della Chiesa cattolica per l’evento denominato Holy Games, non celebrare la Messa significa proprio «scegliere l’unità ecumenica».
Non celebrare la Messa nel villaggio olimpico, vietare la celebrazione della Messa ai cappellani che vogliono comunque farlo in una sala allestita (in teoria) a questo scopo, o relegarla nella cripta di una chiesa a forma di tempio, in nome dell’ennesimo concetto inventato di «unità ecumenica», o per ottenere l’approvazione dei Figli della Vedova – che può sempre essere utile per ricevere un sonaglio repubblicano o addirittura per una nomina, è questo il programma mons. Philippe Marsset e di mons. Emmanuel Gobilliard?
Anche in questo caso, hanno un po’ dimenticato di comunicare sull’argomento.
Ma a Parigi c’è una chiesa ogni passo! Che senso ha avere una messa al villaggio olimpico? Se un atleta vuole andare a messa andrà a messa. C’era anche un gruppo di volontari chiamato “Holy games” per accompagnare spiritualmente gli atleti.
RispondiEliminaConcordo. Il cristiano vive la sua fede in quello che fa e in come si comporta, non ha necessariamente bisogno di un luogo di culto. Tenendo presente poi che a Parigi è pieno di Chiese, se uno vuole a Messa ci andava comunque magari la trovava anche in VO in qualche cantina clandestina..... :)
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