Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1050 pubblicata da Paix Liturgique l’11 giugno, in cui si prosegue l’analisi della situazione della Chiesa cattolica nella regione delle Fiandre (Belgio settentrionale) (ne abbiamo già parlato QUI, QUI, QUI e QUI).
Dopo la Diocesi di Anversa e l’Arcidiocesi di Malines-Bruxelles, ora l’attenzione è posta sulla Diocesi di Bruges, dal 3016 retta da mons. Lodewijk Aerts, Vescovo ultra-progressista che rifiuta il proselitismo e la Chiesa del passato, ma si dichiara aperto ad una società moderna e pluralista.
Insomma, è l’ennesimo curatore fallimentare in una terra un tempo ricca di fede.
L.V.
La recente [11 marzo 2024: N.d.T.] dimissione dallo stato clericale di mons. Roger Joseph Vangheluwe, Vescovo emerito di Bruges, condannato per aver abusato del nipote, ha puntato i riflettori sulla sfortunata Diocesi di Bruges, che sta morendo sotto la guida di mons. Lodewijk Aerts.
È succeduto al card. Jozef De Kesel nel 2016. Molto meno conosciuto del card. Godfried Maria Jules Danneels [Arcivescovo metropolita emerito di Malines-Bruxelles, deceduto nel 2019: N.d.T.] e del card. Jozef De Kesel, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, o anche di mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa (si vedano le nostre Lettre del 14 marzo [QUI su MiL: N.d.T.] e del 19 marzo [QUI su MiL: N.d.T.]), è comunque la quintessenza del conciliarismo belga.
Mons. Lodewijk Aerts è nato il 2 ottobre 1959 a Grammont (Belgio). Ha insegnato al Bisschoppelijk Seminarie di Gand, dove è stato responsabile della pastorale giovanile, delle vocazioni, dell’educazione e della formazione (è anche autore di diversi libri pubblicati dalla casa editrice Halewijn: Nieuwkomers bij de bron als de Kerk naar jongeren luistert, 2003; Drinken aan de bron. De smaak van het christelijke geloof, 2012; Avec un nom et un visage. Dynamique de la foi biblique, 2016).
Un «Kesel boy»
Questo specialista della pastorale giovanile e dell’insegnamento ai seminaristi è responsabile di una Diocesi che, come il resto del Belgio, si sta scristianizzando e i giovani stanno perdendo interesse per la pratica religiosa. In una Diocesi delle Fiandre cattoliche, una delle più prolifiche in termini di sacerdoti e missionari prima del Concilio Vaticano II, sono rimasti solo pochi seminaristi, raggruppati nel Johannes XXIII-seminarie di Lovanio [seminario interdiocesano delle Diocesi fiamminghe: N.d.T.].
Quando assunse l’incarico, affermò di seguire le orme di mons. Jacques Gaillot [Vescovo emerito di Évreux, deceduto nel 2023, fu soprannominato «il chierico rosso»: N.d.T.] e di voler «svegliare la Chiesa borghese addormentata». Eppure ha licenziato don Luk Brutin, un sacerdote molto gaillotiano, che vendeva pizze nel bel mezzo della Messa o indossava una giacca di pelle per benedire i motociclisti.
Eppure questo Vescovo ha un grande futuro davanti a sé e potrebbe diventare cardinale di una Chiesa cattolica belga la cui regolare frequenza domenicale si terrà presto interamente nella Kathedraal van Sint-Michiel en Sint-Goedele di Bruxelles (114 metri di lunghezza, 54 metri di larghezza), con Fiamminghi e Valloni separati, ovviamente, ai lati della navata…
Sebbene fosse predestinato a essere messo a capo della Diocesi di Gand, fu a Bruges che venne nominato, poiché il card. Jozef De Kesel impose come suo successore colui che la stampa belga allora definiva il «Kesel boy». A sostenerlo fu anche il card. Godfried Maria Jules Danneels, il pilastro della «mafia di San Gallo».
Come scrisse il sito Cathobel al momento dell’insediamento [QUI: N.d.T.],
il nome di questo giovane pilastro della vicina Diocesi di Gand circolava da tempo, e ha tutte le qualità necessarie per assumere questo compito agli occhi del suo amico e mentore il card. Jozef De Kesel, Primate del Belgio. Ma è stata una sorpresa, perché mons. Lodewijk Aerts era stato nominato Decano della città di Gand lo scorso agosto, un ruolo chiave nella riforma dei Decanati che la Diocesi di Gand ha appena completato. Secondo quanto riferito, Roma ha esitato a lungo prima di inviare mons. Lodewijk Aerts a Bruges, quindi papa Francesco ha preso una decisione solo di recente.
L’accettazione della secolarizzazione come grazia da parte di mons. Lodewijk Aerts è identica a quella del suo mentore card. Jozef De Kesel, anch’egli specializzato nella predicazione ai giovani: come spiega il sito Cathobel [QUI: N.d.T.],
A soli 34 anni, mons. Lodewijk Aerts è stato nominato Vicario per la pastorale giovanile della Diocesi di Gand, dove il Vicario responsabile della formazione all'epoca era nientemeno che il card. Jozef De Kesel. «La loro concezione del posto della Chiesa nel mondo contemporaneo è molto parallela», confida un dipendente del servizio di formazione cristiana della Diocesi, di cui mons. Aerts è stato responsabile fino a poco tempo fa. «Il mondo occidentale non è più cristiano in quanto tale. Questi uomini non si lamentano di questo. Ci chiedono di non cercare di riconquistare le posizioni perdute, ma di essere risolutamente presenti come cristiani nella nuova realtà con approcci pastorali adatti a questa realtà».
L’uomo che è diventato can. Lodewijk Aerts nel 2002 ha accompagnato per molti anni la pastorale giovanile nelle Fiandre, un ministero il cui centro interdiocesano fiammingo – «Jongerenpastoraal Vlaanderen» – si trova a Gand.
L’ispirazione di mons. Lodewijk Aerts – e probabilmente del suo mentore – è infatti barthiana [QUI: N.d.T.]:
La base di questi nuovi approcci è l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, in tutta la sua singolarità. Per mons. Lodewijk Aerts e altri «cristocentristi», ispirati tra gli altri dal teologo protestante svizzero Karl Barth, la Chiesa non è dove crediamo che sia, ma dove Dio vuole che sia. «Questo significa che non dobbiamo cercare di ricostruire la Chiesa sulle rovine del cristianesimo di un tempo. L’unico atteggiamento veramente evangelico è quello di proclamare la vita, la morte e la risurrezione di Cristo, perché solo questa risurrezione ci offre – sempre! – nuove prospettive!».
Come ha ricordato il quotidiano La Libre Belgique nell’autunno 2016, il card. Jozef De Kesel ha detto che era «un buon teologo che comunica bene». Ha anche reso omaggio alle sue capacità pastorali, che ha esercitato a molti livelli nella Chiesa, e alla sua esperienza nella gestione di una Diocesi. Ma soprattutto, «è un uomo fondamentalmente buono, con un grande cuore e molto disponibile». Un profilo che assomiglia molto a quello che papa Francesco vuole per i suoi Vescovi. Più card. Godfried Maria Jules Danneels e card. Jozef De Kesel che mons. André-Joseph Leonard, Arcivescovo emerito di Malines-Bruxelles. Il povero mons. Léonard, rifugiato nella Diocesi di Gap-Embrun, di cui non si parla più.
«Sono felice di vivere in una società e in una cultura moderna e pluralista»
È proprio il tipo di Vescovo radicato che ha abbandonato qualsiasi idea, per quanto remota, di Cristianesimo. Quando fu insediato, il quotidiano La Libre Belgique annotò la sua risposta in merito alla sua posizione ideologica:
Alla domanda se appartenesse al campo progressista, mons. Lodewijk Aerts rispose: «È vero che non voglio identificarmi con la Chiesa del passato. Sono felice di vivere in una società e in una cultura moderna e pluralista. È anche un’epoca in cui si può vedere esattamente cosa può fare la fede». Mons. Aerts ritiene che la Chiesa possa fare ulteriori progressi «dando più responsabilità alle donne nell’istituzione ecclesiastica».
La Chiesa non ha il monopolio!
«Cosa significa vivere insieme oggi?», ha chiesto mons. Lodewijk Aerts. «Vivere insieme agli altri certamente non significa più esprimere la propria opinione o imporre la propria volontà agli altri. Non abbiamo il monopolio di una visione della società. Che cosa significa? Guardare il mondo con una mente aperta e dare agli altri un segno aperto, libero e invitante. L’ho imparato lavorando molto con i giovani».
La missione? Non vergognarsi di essere cristiani, tutto qui. Nella sua conferenza stampa di insediamento, ripresa dal portale Kerknet il 5 ottobre 2016, ha detto:
«Nessuno è obbligato a credere. Il rispetto per le convinzioni può andare di pari passo con la sfrontatezza. Non è bene che i cristiani si impongano. Ma non devono nemmeno vergognarsi. Per quanto mi riguarda, la fede è la cosa migliore che mi sia mai capitata. È l’esperienza che Dio mi accetta così come sono, che non devo fingere di essere migliore di quello che sono, che attraversa la vita con me e che la sua mano non mi abbandona mai».
Rifiutare il proselitismo e la Chiesa del passato è una cosa, ma cosa propone? La variazione del numero di sacerdoti nella Diocesi di Bruges, un tempo una delle più fiorenti della Chiesa belga e una di quelle al mondo che hanno dato il maggior numero di missionari in rapporto alla popolazione (come la Diocesi di Viviers, la Diocesi di Rodez e le Diocesi Bretagna [Quimper e Léon, Saint-Brieuc e Tréguier, Vannes, Rennes, Dol e Saint-Malo e Nantes: N.d.T.] in Francia), dimostra che il card. Jozef De Kesel, come mons. Lodewijk Aerts, può vivere con un vuoto.
Nelle Fiandre, il numero di sacerdoti si è più che dimezzato nell’ultimo quarto di secolo, dal 1990. Nel 1990 c’erano 4.689 sacerdoti diocesani nelle Diocesi fiamminghe; nel 2014 ce n’erano 2.211. La Diocesi di Bruges è passata da 1.028 sacerdoti nel 1990 a 661 nel 2010 e 561 nel 2014; avrà 414 sacerdoti nel 2019 e 378 nel 2022.
Sempre nel 2022, secondo l’annuario diocesano, «8 sacerdoti hanno meno di quarant’ anni, 16 sacerdoti hanno tra i quaranta e i quarantanove anni, 10 sacerdoti hanno cinquant’anni o più».
Entro il 2030, secondo le stime di del sito Church & Life, la Diocesi di Bruges sarà passata da 130 sacerdoti attivi (nel 2020) a 78, e anche questa è una stima ottimistica, secondo Wim Vandewiele, sociologo delle religioni alla Katholieke Universiteit di Lovanio: «Queste cifre non tengono conto dell’elevata età media del clero e del conseguente maggior rischio di malattia e morte. Mostrano chiaramente che la Chiesa delle Fiandre è in crisi sistemica».
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Un simbolo forte: mons. Lodewijk Aerts, che era stato responsabile della pastorale giovanile e vocazionale nella sua Diocesi di Gand e che era stato insegnante di teologia dogmatica nel seminario diocesano, ha visto il seminario chiudere nel 2006 e la formazione delle Diocesi fiamminghe, ad eccezione di Bruges (fino al 2017), raggrupparsi a Lovanio.
E a Bruges, come sotto il card. Jozef De Kesel, c’è stato un vuoto: «Tra il 1999 e il 2021, ci sono stati otto anni senza un’ordinazione», osserva un sacerdote diocesano di quarantasei anni nel 2022. «Attualmente ci sono tre seminaristi nei primi tre anni di formazione sacerdotale. Quindi non ci saranno ordinazioni sacerdotali nei prossimi quattro anni… Cerchiamo urgentemente operai che lavorino per Dio!»
Cercare operai è un intento lodevolissimo ,visti i numeri disastrosi.Poi però bisogna anche vedere chi sono questi operai.Danneels,De Kesel,Aerts ?
RispondiEliminaAccettare la croce, una pesante sconfitta e provare a ricostruire su Cristo e i Santi...
RispondiEliminao non solo accettate, ma teorizzare la secolarizzazione e benedire il nuchilismo imperante...
Sinceramente sono stanco di questa Chiesa melliflua verso il mondo, che gode nel vedere "bastioni" della fede che cadono... questi prelati che ridono, presenziato, stringono mani, sulla morte della Sposa mi fanno una grande tristezza...
RispondiEliminaquesto è il tempo di "ricostruire i bastioni", di rialzare il muro del chiostro... di rimetterci in ginocchio davanti alla croce...