Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1014 pubblicata da Paix Liturgique il 14 marzo, in cui si inizia l’analisi della disastrosa situazione morale della Chiesa cattolica in Belgio, in cui una posizione di rilievo è assunta da mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa.
«Ragionevolmente conservatore» durante il Pontificato di Papa Benedetto XVI, ha poi palesato le sue posizioni progressiste pro-LGBT: aperto oppositore della lettera enciclica Humanae Vitae, si è dichiarato favorevole al riconoscimento ecclesiastico delle relazioni omosessuali, proponendo fin dal 2016 un rito per la benedizione delle coppie omosessuali, dei divorziati risposati e dei conviventi more uxorio, in contrasto con la Congregazione per la Dottrina della fede e giustificandolo negli stessi termini che – otto anni dopo – saranno utilizzati nella dichiarazione Fiducia supplicans.
Un altro Vescovo pronto a fare carriera alla corte di papa Francesco…
L.V.
Se c’è un Vescovo che si compiace del testo della dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni – che introduce la possibilità di benedire le «coppie» invertite e irregolari – è mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, che dal 2014, quando era delegato del Belgio alla III assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi (sulla famiglia) e poi avvicinato per diventare Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, attacca la legge naturale e l’insegnamento della Chiesa sulla famiglia e la sessualità. Nel 2023 ha messo le ali e, in un’intervista sui problemi di abusi nelle Fiandre rivelati da un servizio della TV belga, si è dichiarato a favore dell’eutanasia e dell’ordinazione di uomini sposati.
Conservatore ecumenico sotto Papa Benedetto XVI
Mons. Johan Jozef Bonny è nato a Gistel (frazione Moere) nel 1955, primogenito di cinque figli il cui padre era un agricoltore delle Fiandre rurali. Entrato nel Grootseminarie di Bruges nel 1973, è stato ordinato sacerdote il 20 luglio 1980, in una Fiandra ancora praticante mentre la Vallonia (Belgio francofono) aveva già iniziato ad abbandonarla in massa. Ha contribuito a fondare la comunità L’Arche di Jean Vanier a Damme (frazione Moerkerke) e ha fornito una guida spirituale.
Nel 1982 ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Mons. Emiel-Jozef De Smedt, Vescovo di Bruges, lo nomina archivista e professore al Grootseminarie di Bruges, dove insegna storia della Chiesa, teologia dogmatica, ecumenismo e spiritualità. Uomo instancabile, collabora anche con padre Albert Deblaere S.I., specialista di mistica cristiana. La sua tesi di dottorato era sul mistico fiammingo beato Jan van Ruusbroec, intitolata Het ghemeyne leven in de werken van Jan van Ruusbroec [La vita ghemeyne nelle opere di Jan van Ruusbroec: N.d.T.]. Nel 1985, mons. Roger Joseph Vangheluwe, Vescovo di Bruges, lo ha nominato direttore del dipartimento di teologia e nel 1991 direttore spirituale del Grootseminarie di Bruges.
Nel 1997 mons. Johan Jozef Bonny è partito per Roma con due nuove responsabilità: il 5 giugno è stato nominato collaboratore del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani, responsabile delle relazioni ecumeniche tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, in particolare quelle del Medio Oriente. È impegnato nel dialogo teologico con le Chiese ortodosse, sia all’interno che all’esterno di Roma, tra cui copti, etiopi, siriaci, armeni, malankari e assiri. È anche in contatto con vari movimenti, come la Communauté de Taizé e, naturalmente, le Communautés de L’Arche. Il card. Godfried Maria Jules Danneels, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, e i Vescovi belgi lo hanno nominato rettore del Belgisch Pauselijk College a Roma, succedendo a mons. Werner Quintens.
Sebbene sia molto esperto di ecumenismo, appare ancora ragionevolmente conservatore e il 28 ottobre 2008 Papa Benedetto XVI lo ha nominato Vescovo di Anversa. Il motto di mons. Johan Jozef Bonny è «Agnus pascet illos».
Un progressista pro-LGBT sotto papa Francesco
Dal settembre 2014, quando è stato nominato delegato dei Vescovi belgi per la III assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi (sulla famiglia), si è distinto per aver pubblicato un testo sull’opposizione dei Vescovi belgi alla lettera enciclica Humanæ vitæ, che ha criticato per la sua logica escludente. «Nella vita», ha detto, «ognuno deve gestire le proprie relazioni, le proprie amicizie, la propria famiglia e l’educazione dei propri figli. Non dobbiamo negare che affrontare questi temi all’interno della Chiesa ha portato a ferite e traumi. Troppe persone sono state escluse per molto tempo».
Il testo è stato accolto con favore dalla stampa belga, in quanto «ricapitola la storica opposizione della Conférence épiscopale de Belgique alla lettera enciclica Humanæ vitæ e il conseguente declino della collegialità papale-episcopale – una “discordia”, si legge, che “non può continuare”».
Il lungo testo di mons. Johan Jozef Bonny, ricco di sensibilità pastorale e di esperienza umana oltre che di sobria consapevolezza storica, sostiene la necessità di un legame più stretto «tra teologia e realtà pastorale»; di restituire alla coscienza personale «il posto che le spetta nella sana riflessione morale e teologica»; di smantellare il pensiero «bipolare» che classifica le situazioni relazionali delle persone come «regolari» o «irregolari».
Non accolto da Roma, il 27 dicembre 2014 ha pubblicato un articolo sul quotidiano fiammingo De Morgen in cui chiedeva il riconoscimento ecclesiastico delle unioni omosessuali, in nome della «diversità delle forme di unione»:
Dovrebbe esserci un riconoscimento della diversità delle forme. All’interno della Chiesa dobbiamo cercare un riconoscimento formale del tipo di relazione interpersonale che è presente anche in molte coppie omosessuali. Così come esistono diversi quadri giuridici per i partner nella società civile, dobbiamo raggiungere una diversità di forme nella Chiesa. … I valori intrinseci sono più importanti per me della questione istituzionale. L’etica cristiana si basa su relazioni durature in cui l’esclusività, la lealtà e la cura sono al centro di ogni relazione.
Questa posizione ha suscitato reazioni sia all’interno che all’esterno del Belgio:
Il prof. Henri Maria Dymphna André Laurent Torfs, esperto di diritto canonico e rettore della Katholieke Universiteit Leuven, ha avvertito che l’approccio di mons. Johan Jozef Bonny non deve essere minimizzato.
«Non bisogna sottovalutare l’importanza di questo», ha detto. «Mons. Johan Jozef Bonny sostiene un cambiamento rispetto a principi considerati a lungo incrollabili, cosa che nessun Vescovo avrebbe potuto fare sotto i Pontificati dogmatici di San Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI».
Così, come ricorda costantemente la stampa belga, «la maggior parte degli osservatori lo vede diventare il prossimo Arcivescovo metropolita (e Cardinale) dell’Arcidiocesi di Malines-Bruxelles, quando mons. André-Joseph Léonard, l’Arcivescovo in carica, offrirà a papa Francesco la sua lettera di pensionamento, all’età di settantacinque anni, a maggio». E Roma non lo ha ancora ripreso. Era stato nominato padre sinodale alla XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (sulla famiglia), ma alla fine l’Arcivescovado gli è passato a favore di una persona meno divisiva, mons. Jozef De Kesel, Vescovo di Bruges, creato Cardinale nel 2016. Mons. Luc Terlinden, il suo Vicario generale (dal 2021), gli succederà nella stessa posizione nel 2023 – ma quest’anno mons. Johan Jozef Bonny otterrà una strana vittoria di Pirro, la dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni.
Mons. Johan Jozef Bonny e la preparazione della dichiarazione Fiducia supplicans
Nell’ottobre 2016, mons. Johan Jozef Bonny, nel suo libro Église et famille: ce qui pourrait changer [Chiesa e famiglia: cosa potrebbe cambiare: N.d.T.] aveva proposto la benedizione delle unioni omosessuali. La Porte latine, il sito web di notizie della Fraternità sacerdotale San Pio X in Francia, approfondisce:
Mons. Johan Bonny, vescovo di Anversa, propone una sorta di benedizione della Chiesa per le coppie omosessuali, i divorziati risposati e i conviventi more uxorio: scrive tutto questo nero su bianco in un libro pubblicato l’11 ottobre 2016, libro dal quale il settimanale cattolico delle Fiandre, Kerk & Leven, ha già pubblicato gli estratti considerati più «controversi», cioè, tradotti dal linguaggio della Chiesa, quelli esplicitamente contrari al Catechismo, al Magistero e alla Tradizione.
Va inoltre ricordato che l’eterodossia di mons. Johan Jozef Bonny si estende anche ai testi più «conservatori» dello sciagurato Concilio Vaticano II [in realtà, il tema della lettera enciclica Humanæ vitæ non fu trattato dal Concilio: N.d.R.]. Durante la seconda sessione del Sinodo sulla famiglia, ad esempio, attaccò la lettera enciclica Humanæ vitæ, denunciando con forza il concetto stesso di legge naturale.
A suo avviso, la lettera enciclica Humanæ vitæ non ha incontrato il «consenso» dei Vescovi, motivo per cui è stata fonte di «tensioni, conflitti e divisioni» fin dalla sua pubblicazione. Di fatto, essa rifiuta la «legge naturale» come base della morale, perché considera buoni o cattivi certi atti, indipendentemente dalla storia e dalla biografia personale degli individui.
Qualche anno dopo, nel marzo 2021, si oppose con forza al richiamo della Congregazione per la Dottrina della fede sul fatto che l’omosessualità è un peccato e si scusò a nome della Chiesa sulle colonne del quotidiano fiammingo Standaard.
Il quotidiano La Croix riporta le sue argomentazioni nella serie Documenti:
Il 18 marzo 2021, il mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, ha pubblicato una riflessione che si oppone alla posizione assunta dalla Congregazione per la Dottrina della fede sulla benedizione delle coppie omosessuali il 15 marzo. Dopo aver ricordato di aver partecipato alla XIV assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (sul matrimonio e la famiglia) del 2015, ha affermato che «la Congregazione per la Dottrina della fede ha dato una risposta negativa alla domanda se le unioni omosessuali possano essere benedette». Il Vescovo belga ha aggiunto: «Come mi sento dopo questo responsum? Male».
Ha poi aggiunto che il documento «manca della preoccupazione pastorale, del fondamento scientifico, della sfumatura teologica e della precauzione etica che erano presenti nei padri sinodali che hanno approvato le conclusioni finali del Sinodo». Ha fatto riferimento al paragrafo in cui si afferma che «nel piano di Dio non c’è la minima possibilità di somiglianza o anche solo di analogia tra il matrimonio eterosessuale e quello omosessuale», osservando: «Io stesso conosco coppie omosessuali, sposate civilmente, con figli, che formano una famiglia calda e stabile, e che partecipano attivamente alla vita parrocchiale».
Mons. Johan Jozef Bonny ha poi osservato che gli ultimi paragrafi del responsum «tirano fuori l’artiglieria morale più pesante», aggiungendo: «La logica è chiara: Dio non può approvare il peccato; le coppie omosessuali vivono nel peccato; di conseguenza, la Chiesa non può benedire la loro relazione». Per il Vescovo di Anversa, il «peccato» è una delle categorie teologiche e morali più difficili da definire, e quindi una delle ultime da applicare alle persone e al modo in cui le loro vite sono condivise.
Sebbene Roma lo abbia disconosciuto, la stampa belga lo ha osannato – nessuno ha pensato di chiedere il parere dei fedeli:
La rabbia infuocata della comunità LGBTQ era prevedibile. Ma la reazione di mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, è stata sorprendente e ha dimostrato grande coraggio. «Provo un vero senso di vergogna nei confronti della mia Chiesa», spiega. «Chiedo perdono a tutti coloro per i quali questo responsum ha causato dolore e incomprensione. Oggi condivido il loro sgomento». La delusione di mons. Johan Jozef Bonny, che ha perso il titolo di Arcivescovo, non cambia nulla: ha assolutamente ragione. La sua rabbia è la nostra rabbia. Ma facciamo in modo, come il coraggioso Vescovo, di prendercela con la Santa Sede.
Nel settembre 2022, ha portato tutti i Vescovi fiamminghi – e il card. Jozef De Kesel, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles – a proporre una liturgia per benedire le relazioni omosessuali. La sede di Malines-Bruxelles gli sarà anche passata accanto, ma lui è diventato il vero capobanda dei Vescovi fiamminghi, spingendoli sempre più lontano dall’ortodossia. Il sito La Porte latine spiega che [QUI: N.d.T.]:
Il card. Jozef De Kesel, insieme agli altri Vescovi fiamminghi del Belgio, ha pubblicato un testo liturgico destinato alla benedizione delle coppie omosessuali. Un comunicato stampa del 20 settembre 2022 ha presentato questa liturgia. L’intero Episcopato belga non è quindi interessato da questo annuncio, che è limitato alla parte fiamminga del Paese. Oltre al card. Jozef De Kesel, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles, hanno firmato: mons. Johan Jozef Bonny, Vescovo di Anversa, noto per le sue posizioni progressiste; mons. Lode Van Hecke O.C.S.O., Vescovo di Gand; mons. Patrick Hoogmarten, Vescovo di Hasselt; e mons. Lodewijk Aerts, Vescovo di Bruges. Si tratta della metà delle Diocesi belghe.
Il comunicato stampa ha coinciso con la creazione di un «punto di contatto» intitolato «Omosessualità e fede» all’interno del servizio interdiocesano di pastorale familiare. Questo «punto di contatto» è stato posto sotto la responsabilità di Willy Bombeek, portavoce dell’educazione cattolica nelle Fiandre dal 1999 al 2017, che ha coordinato la creazione di un gruppo di lavoro sul tema.
Willy Bombeek afferma che «l’esperienza sessuale è un diritto anche per le persone LGBT nella misura in cui avviene all’interno di una relazione fedele e duratura»: un’affermazione che ha presentato al card. Jozef De Kesel nel febbraio 2020. Bombeek non ne fa mistero. Ha descritto l’iniziativa come «rivoluzionaria». Ha dichiarato: «Io stesso sono credente e omosessuale. Per questo i Vescovi mi hanno chiesto di assumere questa missione. Penso che sia importante che la Chiesa abbia voluto nominare specificamente un credente LGBT a questa posizione».
La benedizione include una lettura delle Scritture: «Il documento chiarisce che la benedizione non deve essere confusa con un matrimonio». Ma Willy Bombeek spiega: «Nella tradizione della Chiesa, la parola “matrimonio” è limitata alla relazione tra marito e moglie. La benedizione è del tutto equivalente, ma secondo la tradizione della Chiesa non può essere chiamata matrimonio. Ma è qualcosa di molto innovativo il fatto che, all’interno della Chiesa, possiamo avere un servizio di preghiera e una benedizione per le relazioni LGBT». La liturgia prevede una lettura della Sacra Scrittura, che precede «l’impegno delle due persone coinvolte». Per questo impegno viene proposto un testo che afferma il desiderio di «esserci l’uno per l’altro», di «lavorare per la felicità dell’altro» e che chiede la forza di essere «fedeli l’uno all’altro». E conclude: «Vogliamo vivere, donati l’uno all’altro per sempre».
Il sito La Porte Latine critica i fumosi tentativi di giustificazione dei Vescovi fiamminghi, dopo l’indignazione suscitata dalla pubblicazione di questa benedizione:
In questo testo non si tratta di una «benedizione nuziale», ma di una benedizione alla fine di una preghiera. Queste spiegazioni sono tutt’altro che risolutive. Questa «liturgia» riguarda in realtà l’accoglienza di una coppia omosessuale in quanto tale nella comunità ecclesiale. Certo, non è un matrimonio, ma è esattamente ciò che è già stato condannato dalla risposta a un dubium della Congregazione per la Dottrina della fede, datato 15 marzo 2021.
Il dubium chiedeva: «La Chiesa ha il potere di benedire le unioni tra persone dello stesso sesso?» La risposta è stata «no». I Vescovi possono credere alla loro fumosa spiegazione, ma non possono evitare che il loro testo sia formalmente contro la decisione della Congregazione per la Dottrina della fede e, incidentalmente, contro la legge divina… Questa pseudo-liturgia è chiaramente un tentativo di introdurre una benedizione per una coppia, per di più omosessuale.
Ma presto, come il Reno, anche la Schelda confluirà nel Tevere.
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