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sabato 24 giugno 2023

L’inutile «sinodo arcobaleno»: la Chiesa parli poco (e chiaro)

Continuiamo a proporvi importanti e qualificati contributi sull’«Instrumentum laboris» per la Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, reso noto martedì pomeriggio (su MiL QUIQUIQUIQUIQUIQUIQUIQUI, QUI e QUI).
Di seguito riportiamo l’articolo di Rino Cammilleri, pubblicato giovedì 22 giugno sul blog di Nicola Porro.
L’autore si sofferma su quello che chiama «l’Instrumentum laboris su gay, donne e sacerdoti sposati»,  cioè l’atto che prepara l’assemblea di ottobre.

L.V.


Se si vanno a vedere tutti i grandi convertiti della storia (san Paolo, sant’Agostino…) ci si accorge che si tratta di personaggi che stavano bene dov’erano ma che poi hanno dovuto arrendersi a qualcosa di più forte di loro e dei loro costrutti: l’evidenza. O la Verità, come la chiamavano loro. E da quel momento hanno preferito farsi ammazzare pur di proclamarla. Anch’io sono un convertito. Non grande, certo, ma anch’io stavo bene dov’ero prima di dover affrontare torme di trolls, di detrattori, di haters e di insultatori (alcuni dei quali li troverete qui sotto, tra i commenti).

Andavo appresso a Pannella prima di incespicare sulla Via di Damasco. E, come san Paolo e come sant’Agostino, nulla sapendo di quel che mi aveva folgorato avevo bisogno di qualcuno che mi spiegasse, che mi dicesse che cosa fare adesso, come comportarmi, come vivere (il perché ormai lo sapevo). A questo, scopersi, serviva la Chiesa. Cristo, se vogliamo metterlo tra i grandi fondatori di religioni, non aveva lasciato scritto niente. Aveva solo formato un suo staff che aveva istruito per tre anni prima di andarsene. Cioè, aveva creato una Chiesa. A cui aveva affidato ogni compito. Con l’assistenza dello Spirito. Infatti, nell’istruzione triennale molte cose erano state tralasciate. E subito gli Apostoli si ritrovarono a decidere su qualcosa su cui Cristo non aveva lasciato direttive: i pagani che diventavano cristiani, occorreva circonciderli o no? Gli Apostoli, consultato lo Spirito, decisero di no. E noi maschietti siamo loro grati.

Ebbene, io ho avuto la fortuna di diventare un convertito quando la Chiesa era ancora quella del Concilio di Trento, il quale aveva il dono del parlar poco e chiaro: «Si quis dixerit… anathema sit». «Se qualcuno dirà così e cosà, sia anatema». La vita del cristiano che voglia comportarsi da tale, infatti, è già difficile di suo senza che gliela si complichi con la vaghezza e l’indefinito. Sì, no, boh, fate voi: pare questo lo stile attuale. L’importante è non fare proselitismo (ecchevvordi’?) e andare d’accordo con tutti. L’ultimo Concilio era solo «pastorale», cercando di venire incontro all’uomo moderno di settant’anni fa. E dal linguaggio stringato si passò ai Catechismi di ottocento pagine, laddove quello precedente ne aveva dieci. Si passò anche alla messa che tutti possono capire, così che se uno attraversa, che so, la Spagna, la sente in catalano, in castigliano, in basco. Io la sento in italiano e, siccome quel che sento è sempre uguale, penso alla canzoni dei Beatles, che proprio il non conoscere l’inglese riempiva di fascino (sennò erano testi insulsi). Ma sia.

Eccoci al famoso Sinodo, che durerà – pensate – due anni. Aprirà alle nozze gay? Aprirà alle donne il sacerdozio? Aprirà a pincopallino purché ecologico? E non è che con tutte queste aperture i padri – e le madri – sinodali si buscheranno un accidente? Bah, l’importante è sinodare. Anche il famoso Instrumentum laboris (e chissà perché qui hanno usato il latino anziché le tonnellate di lingue nazionali; si vuol discriminare?) par concepito apposta perché se lo leggano solo loro. Ce lo vedete un fedele comune seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del metrò intento a compulsarne una copia? E ammesso che lo faccia, che cosa potrebbe rispondere alla domanda: e ? Linguaggio clericale, sfumato, smussato, l’importante è volersi bene, avviare processi, due passi avanti e uno indietro, e poi si vedrà, male che vada tra tre anni ne facciamo un altro di Sinodo. Ma poi, che vuol dire «sinodalità»?

Che dovranno estenuarsi in convegni più o meno permanenti? Sarà, questo, il Sinodo arcobaleno (si chiedono i giornalisti)? Personalmente non credo, lasceranno al solito tutte le vie aperte. Già perché se fai entrare gli uni è sicuro che se ne vanno gli altri. Rimane, in Bertoldo, la domanda: perché i gay ci tengono tanto a sposarsi? Perché i preti pure? Perché le donne non vedono l’ora di fare i preti? Oh, ce ne fosse uno contento di stare al suo posto.

Concludo. Ho tenuto per trent’anni la rubrica del «Santo del Giorno» sul Giornale e so che i grandi riformatori degli ordini religiosi hanno fatto fiorire piante secche potandole e riportandole all’austerità iniziale. Quelli che seguivano san Francesco e il suo rigore estremo erano attratti dagli animali e dall’ambiente? Padre Pio attirava folle per il suo approccio sinodale? Mah.

5 commenti:

  1. La sinodalità (teoricamente) "ri.deciderà" su base democratica, cioè a maggioranza (ri.teoricamente), ciò che è bene e ciò che è male. Maggioranza costituita da "esseri umani", come quelli che hanno mangiato la famosa mela. Chi è quel matto che ha fatto questa invenzione? Davvero fa ancora parte della Chiesa Cattolica? Boh, non capisco. Per fortuna.

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  2. Alla fine codesto “sinodo” non approderà a nulla.

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  3. E per fortuna che il carnevale era finito.Scoprimmo ben presto che erano cominciate le carnevalate.....

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  4. quando la Chiesa era ancora quella del Concilio di Trento, il quale aveva il dono del parlar poco e chiaro

    sfido l'autore a leggere il Decreto Tridentino sul Santo Sacrificio (DS 170-41) e dirmi che è un testo immediatamente comprensibile

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    1. Si vabbè L'Isola di Patmos ce li sta mandando tutti qui

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