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lunedì 19 novembre 2012

Circolare della Segreteria di Stato: in Curia tutti vestiti come si deve!

A noi non può che fare piacere! Un esplicito richiamo alla serietà, e al dovere di indossare l'abito ecclesiastico, non tanto per vanità o amor del futile, ma perchè l'abito ecclesiastico (la talare in maniera preminente) è un segno distintivo del carisma del prete, e palesa la sua consacrazione a Dio e il suo  esserne ministro. E per noi cattolici il prete ha ricevuto un sigillo, un'unzione, un dono ontologico che lo rende  alter Christi e come tale diverso e distinto dai semplici fedeli.  E siccome un sacerdote è tale per sempre secondo l'ordine di Melchisedec, non è che abbandonando gli abiti ecclesiastici, egli diventi borghese. Quindi è opportuno e utile che il sacerdote non vesta "alla borghese", ma si renda sempre distinguibile, non per vantare privilegi o primati, ma per consolazione e utilità dei fedeli, e per monito a se stesso.
Lo stesso vale per i religiosi che con particolare dedizione e promesse solenni nel seguire i consigli evangelici, sono tutti di Cristo e della sua Chiesa. E' certamente doveroso anche per essi un dignitoso abito... perchè inutile negarlo, l'abito fa il monaco.

 Il tono della lettera è serio e le parole posate, e si può certo dire che la circolare del Segretario di Stato sia destinata a essere rispettata. Non si tratta di una nota esortativa di un dicastero, ma una direttiva che arriva dalla Segreteria di Stato, per ordine del Papa ("venerato incarico") rivolta a tutti i religiosi, sacerdoti, monsignori, vescovi e cardinali in servizio o in visita alla S. Sede e alla Città del Vaticano.
Forte è la citazione della Lettera di Giovanni Paolo II del 1982 al Vicario di Roma, Card. Poletti, in cui il papa intendeva chiedergli cge "d'intesa con le sacre congregazioni per il clero, per i religiosi, e gli istituti secolari e per l'educazione cattolica voglia studiare opportune iniziative destinate a favorire l'uso dell'abito ecclesiastico e religioso, emanando a tale riguardo le necessarie disposizioni e curandone l'applicazione".
E ancora: molto esplicite sono le seguenti espressioni del Card. Bertone: egli ricorda che 
"In un tempo in cui ciascuno è specialmente chiamato a rinnovare la coscienza e la coerenza della propria identità" i capi dicasteri/uffici/trtibunali sono chiamati a "voler cortesemente assicurare [e non solo curare, n.d.r.] l'osservanza di quanto sopra da parte tutti gli ecclesiastici e e religiosi in servizio presso codesto Dicastero/Tribunale/Ufficio/Vicariato, richiamandolo il dovere di indossare regolarmente e dignitosamente l'abito proprio, in qualsiasi stagione, [forse quindi si vogliono abolire deroghe consuetudinarie per la stagione estiva o per i caldi primaverili, in cui spesso i preti più disobbedienti indossano polo, t-shirt o slacciano il colletto, n.d.r.] , "anche per evitare incertezze ed assicurare la dovuta uniformità".
Notiamo inoltre con piacere che questa circolare che vuole essere "solo" di una disposizione per gli ecclesiastici dipendenti o visitatori (in realtà infatti già da tempo in Vaticano l'uso della talare o del clergyman era larghissimamente impiegato, salvo rari casi per monsignori "modesti" che ometevvano l'uso della -ora obbligatoria- talare filettata) ma è espressamente inviata (e sarà fatta eseguire) a titolo di esempio (nel testo è addirittura in corsivo!) per gli Episcopati: come dire: le CEI capiscano la tirata di orecchie indirette.
Si legge infatti che il monito all'abito proprio è "anche in ossequio al dovere di esemplarità che incombe soprattutto su quanti prestano servizio al Sucessore di Pietro", e tale dovere ricade anche in capo ai vescovi: "Lo stesso esempio, di quanti insigniti della dignità episcopale, sono fedeli all'uso quotidiano dell'abito talare loro proprio, durante gli orari di ufficio, diventa esplicito incoraggiamento per tutti,".
Rimandiamo ai commenti di Tornielli e di Magister.
Si veda anche l'articolo su Il Secolo XIX "basta preti casual" del 15.11.2012
Roberto 


SEGRETERIA DI STATO
Affari Generali

prot. n. 193.930/P


Dal Vaticano, 15 Ottobre 2012

Eminenza / Eccellenza Reverindissima,

con la presente desidero richiamare alla Vostra attenzione l'importanza della disciplina inerente l'uso quotidiano dell'abito ecclesiastico (talare o clergyman) e religioso, come determinato dalla normativa in materia e secondo le motivazioni a suo tempo illustrate ed esplicitate dal Beato Giovanni Paolo II nella Lettera al Cardinale Vicario di Roma, dell'8 settembre 1982.

In un tempo in cui ciascuno è specialmente chiamato a rinnovare la coscienza e la coerenza della propria identità, per venerato incarico, vengo a chiedere a Vostra Eminenza/Eccellenza di voler cortesemente assicurare l'osservanza di quanto sopra da parte tutti gli ecclesiastici e e religiosi in servizio presso codesto Dicastero/Tribunale/Ufficio/Vicariato, richiamandolo il dovere di indossare regolarmente e dignitosamente l'abito proprio, in qualsiasi stagione, anche in ossequio al dovere di esemplarità che incombe soprattutto su quanti prestano servizio al Sucessore di Pietro.

Lo stesso esempio, di quanti insigniti della dignità episcopale, sono fedeli all'uso quotidiano dell'abito talare loro proprio, durante gli orari di ufficio, diventa esplicito incoraggiamento per tutti, anche per gli Episcopati e per coloro che vengono in visita alla Curia Romana e alla Città del Vaticano.

Con l'occasione, inoltre, anche per evitare incertezze ed assicurare la dovuta uniformità, si ricorda che l'uso dell'abito piano è richiesto per la partecipazione a qualsiasi atto nel quale sia presente il Santo padre, come pure per le Assemblee Plenarie ed Ordinarie, le Riunioni Interdicasteriali, l'accoglienza delle Visite "ad limina" e le diverse convocazioni ufficiali della Santa Sede.

Grato della collaborazione, mi valgo volentieri della circostanza per confensarmi, con sensi di distinto e cordiale ossequio

dell'Eminenza/eccellenza Vostra Rev.ma

dev.mo nel Signore.

+ Tarcidio Card. Bertone
Segretario di Stato.

***    ***    ***

Qui il commento di A. TORNIELLI, L'abito fa il prete. da Vatican Insider del 18.11.2012
Ne riportiamo un estratto.
"L’abito deve fare il monaco, almeno in Vaticano. Lo scorso 15 ottobre il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, ha firmato una circolare inviata a tutti gli uffici della curia romana per ribadire che sacerdoti e religiosi devono presentarsi al lavoro con l’abito proprio, e cioè il clergyman o la talare nera. E nelle occasioni ufficiali, specie se in presenza del Papa, i monsignori non potranno più lasciare ad ammuffire nell’armadio la veste con i bottoni rossi e la fascia paonazza. Un richiamo alle norme canoniche che rappresenta un segnale preciso, di portata probabilmente maggiore rispetto ai confini d’Oltretevere: nei sacri palazzi, infatti, i preti che non vestono da preti sono piuttosto rari. Ed è probabile che il richiamo ad essere più ligi e impeccabili, anche formalmente, debba servire da esempio per chi viene da fuori, per i vescovi e i preti di passaggio a Roma. Insomma, un modo di parlare a nuora perché suocera intenda e magari faccia altrettanto.

 Il Codice di Diritto Canonico stabilisce che «i chierici portino un abito ecclesiastico decoroso» secondo le norme emanate dalle varie conferenze episcopali.
La Cei ha stabilito che «il clero in pubblico deve indossare l’abito talare o il clergyman», cioè il vestito nero o grigio con il colletto bianco. Il nome inglese rivela la sua origine nell’aerea protestante anglosassone: è entrato in uso anche per gli ecclesiastici cattolici, all’inizio come concessione per chi doveva viaggiare.
La Congregazione vaticana del clero, nel 1994, spiegava le motivazioni anche sociologiche dell’abito dei sacerdoti: «In una società secolarizzata e tendenzialmente materialista» è «particolarmente sentita la necessità che il presbitero – uomo di Dio, dispensatore dei suoi misteri – sia riconoscibile agli occhi della comunità». La circolare di Bertone chiede ai monsignori di indossare «l’abito piano», cioè la veste con i bottoni rossi, negli «atti dove sia presente il Santo Padre» come pure nelle altre occasioni ufficiali. Un invito rivolto anche ai vescovi ricevuti in udienza dal Papa, che d’ora in poi dovranno essere decisamente più attenti all’etichetta."

E qui quello di Magister, In Curia tutti vestiti bene. da Diario Vaticano. del 19.11.2012