lldebrando Pizzetti nel libretto dell'Opera “ Assassinio nella Cattedrale” , tratto dal dramma di T. S. Eliot “Murder in the Cathedral”, ha affidato al coro femminile e a due corifee ( le donne di Canterbury) la congiunzione di tutta la vicenda dall’inizio alla fine, come in una tragedia greca.
“Siamo noi trascinate dal pericolo, e dal senso che qui siamo al sicuro? Ma quale mai pericolo può esservi per noi, povere donne, noi, le povere donne di Canterbury?...Solo il presagio certo d’un evento che i nostri occhi dovran testimoniare forzato ha i nostri piedi”...
La Divina Provvidenza ha realmente consegnato alle Donne, in diverse occasioni, la “salvaguardia” dei sacri depositi.
Numerose testimonianze storiche narrano, ad esempio, che durante l’occupazione napoleonica in Italia, diversi oggetti di culto vennero salvati dalla distruzione da intrepide donne, mentre gli uomini se ne stavano nascostamente tremanti.
Nei nostri giorni purtroppo impera l’ indifferentismo religioso : per questo l’episodio narrato fa molto riflettere.
Da un lato ci fa molto piacere apprendere che il Vescovo di Sulmona e la Congregazione per le Cause dei Santi vogliono donare alla Parrocchia di Durazzo una piccola Reliquia di San Pelino, nativo di quella Città "dall'altra parte del Mare Adriatico", per promuoverne il culto; dall’altro suscita stupore che le donne di Corfinio, dove sono conservati alcuni resti del Santo Patrono, si oppongono con tanta determinazione fino al punto di volersi recare, se necessario, in Vaticano.
Il video, allegato, è eloquente : le donne di Corfinio ritengono, erroneamente, il prelievo della Reliquia del loro santo Patrono una "profanazione" ed una di esse grida al Vescovo : " Cattolicizzate anche noi ! ".
Peccato che il coraggio delle donne di Corfinio rimanga confinato in Abruzzo !
Quelle brave donne sarebbero state assai gradite a via Labicana a Roma, al Teatro Franco Parenti di Milano ma anche a Reggio Emilia, ad Albiano di Trento, a Civitanova Marche ecc.ecc. ( quanti "eccetera"...) in quei luoghi cioè dove Nostro Signore Cristo, la Santissima Vergine Maria e la Liturgia della Santa Chiesa vengono offesi.
Se le donne di Corfinio dovessero fare delle “trasferte”per difendere le tradizioni dei nostri padri, dovrebbero viaggiare assai spesso in Italia …
La notizia, con video.
SULMONA – Si è arreso il vescovo di Sulmona Valva che, di fronte a proteste e lacrime degli agguerriti corfiniesi, ha dovuto risistemare la statua al suo posto e i frammenti delle reliquie non sono stati portati via. "Dio ce lo ha dato guai chi lo tocca!" Si sono opposti con tutte le forze, urlando e protestando con quanto fiato avevano in gola per circa due ore i fedeli della parrocchia di San Pelino a Corfinio bloccando così il vescovo di Sulmona Valva, pronto a prelevare parte delle spoglie per inviarle in un santuario a Durazzo in Albania, patria natìa del santo confermata da studi storici. Si tratta di ossa custodite nel braccio d’argento e frammenti che furono prelevati nel 700 e inseriti nel medaglione che spilla il mantello della statua. Le intenzioni del vescovo hanno il nulla osta del della congregazione delle cause dei santi con tanto di marchio del Vaticano, fortemente contrastate dagli agguerriti corfiniesi, che hanno ostacolato in tutti i modi l’operazione, tra lacrime, urla e mani che nervosamente si agitavano in segno di protesta anche nel momento in cui il vescovo, dopo aver colloquiato con loro fuori l’antico duomo, si è raccolto in preghiera. Di fronte agli animi che si stavano scaldando sempre più, il vescovo non ha potuto fare altro che decidere di “sospendere per ora”, forse su suggerimento anche del prete avezzanese missionario in Albania, presente oggi. Si attenderanno, probabilmente, tempi migliori e più opportuni, quando le ire saranno placate.
Di poche parole monsignor Spina, non ha rilasciato tante e dettagliate spiegazioni, affermando solo “Visto il momento c’è bisogno anche di calma e serenità perché è bene forse per ora sospendere”. A chi chiedeva di un futuro confronto con i cittadini ha risposto con diplomazia “io vengo sempre in questa chiesa”.
Oggetto del malcontento per i fedeli è la mancata concertazione da parte del vescovo con loro, i quali sostengono di sentirsi privati di beni che non solo appartengono al loro piccolo paese dalla grande e illustre storia, ma al loro patrono. Incontrerà domani i cittadini per discutere del caso il sindaco, Massimo Colangelo, presente questa mattina, preoccupato anche per il patrimonio culturale, convinto che certe operazioni andrebbero eseguite con delicatezza e non in tutta fretta. “ha vinto il buon senso” ha detto “Non approvo la mancanza di comunicazione e condivisione con una comunità che anche se con eccesso di sentimenti ha espresso dissenso e non credo che meriti frustrazione. Domani incontrerò la gente anche se queste azioni non competono ad un’autorità laica”. Oltre a un documento sottoscritto dai fedeli che attesta la loro contrarietà, è partita una petizione "Non ci fermiamo qua" hanno gridato alcune signore "siamo disposti ad andare anche in Vaticano se il vescovo dovesse tornare a prelevare le reliquie". g.s. http://centroabruzzonews.blogspot.com/2012/02/tra-lacrime-e-proteste-fedeli-bloccano.html
Abbiamo chiesto lumi della vicenda ad uno storico locale che ci ha voluto gentilmente spiegare il motivo del particolare attaccamento dei corfinesi per le rimanenti Reliquie del loro Santo :
“Per la verità delle cose bisogna precisare che il santo Vescovo di Brindisi di nome Pelino fu deportato dall'imperatore di Costantinopoli a Corfinio e vi trovò il martirio nella metà del sec. VII. Il Santo divenne patrono della Diocesi che aveva sede in Valva (l'antica Corfinium, che oggi ha ripreso l'antico nome).
Dal sec XIII la sede vescovile della cattedrale valvense fu unita "aeque principaliter" a quella di Sulmona, con sede del Vescovo a Sulmona. La rivalità tra le due città fu sempre ardua, fino a sfociare nel XVIII sec. all'atto esecrando dei sulmonesi che diedero fuoco alla cattedrale valvense e incenerirono il corpo del Martire san Pelino, così da dare priorità a San Panfilo Vescovo venerato nella loro città dove gli è dedicata la cattedrale.
A Corfinio rimase in possesso dei fedeli solo un piccolo osso di san Pelino, che era racchiuso nel reliquiario argenteo del braccio benedicente. Da quel reliquiario fu asportato un pezzetto di reliquia per collocarlo nel busto ligneo che si vede nel video. Da qui l'attuale Vescovo vorrebbe prelevare un ulteriore frammento, che andrebbe a scapito della già poca quantità di reliquie del Santo; reliquie che il popolo corfinese, a questo punto possiamo capire perchè, conserva e venera gelosissimamente".
A.C.
“Siamo noi trascinate dal pericolo, e dal senso che qui siamo al sicuro? Ma quale mai pericolo può esservi per noi, povere donne, noi, le povere donne di Canterbury?...Solo il presagio certo d’un evento che i nostri occhi dovran testimoniare forzato ha i nostri piedi”...
La Divina Provvidenza ha realmente consegnato alle Donne, in diverse occasioni, la “salvaguardia” dei sacri depositi.
Numerose testimonianze storiche narrano, ad esempio, che durante l’occupazione napoleonica in Italia, diversi oggetti di culto vennero salvati dalla distruzione da intrepide donne, mentre gli uomini se ne stavano nascostamente tremanti.
Nei nostri giorni purtroppo impera l’ indifferentismo religioso : per questo l’episodio narrato fa molto riflettere.
Da un lato ci fa molto piacere apprendere che il Vescovo di Sulmona e la Congregazione per le Cause dei Santi vogliono donare alla Parrocchia di Durazzo una piccola Reliquia di San Pelino, nativo di quella Città "dall'altra parte del Mare Adriatico", per promuoverne il culto; dall’altro suscita stupore che le donne di Corfinio, dove sono conservati alcuni resti del Santo Patrono, si oppongono con tanta determinazione fino al punto di volersi recare, se necessario, in Vaticano.
Il video, allegato, è eloquente : le donne di Corfinio ritengono, erroneamente, il prelievo della Reliquia del loro santo Patrono una "profanazione" ed una di esse grida al Vescovo : " Cattolicizzate anche noi ! ".
Peccato che il coraggio delle donne di Corfinio rimanga confinato in Abruzzo !
Quelle brave donne sarebbero state assai gradite a via Labicana a Roma, al Teatro Franco Parenti di Milano ma anche a Reggio Emilia, ad Albiano di Trento, a Civitanova Marche ecc.ecc. ( quanti "eccetera"...) in quei luoghi cioè dove Nostro Signore Cristo, la Santissima Vergine Maria e la Liturgia della Santa Chiesa vengono offesi.
Se le donne di Corfinio dovessero fare delle “trasferte”per difendere le tradizioni dei nostri padri, dovrebbero viaggiare assai spesso in Italia …
La notizia, con video.
SULMONA – Si è arreso il vescovo di Sulmona Valva che, di fronte a proteste e lacrime degli agguerriti corfiniesi, ha dovuto risistemare la statua al suo posto e i frammenti delle reliquie non sono stati portati via. "Dio ce lo ha dato guai chi lo tocca!" Si sono opposti con tutte le forze, urlando e protestando con quanto fiato avevano in gola per circa due ore i fedeli della parrocchia di San Pelino a Corfinio bloccando così il vescovo di Sulmona Valva, pronto a prelevare parte delle spoglie per inviarle in un santuario a Durazzo in Albania, patria natìa del santo confermata da studi storici. Si tratta di ossa custodite nel braccio d’argento e frammenti che furono prelevati nel 700 e inseriti nel medaglione che spilla il mantello della statua. Le intenzioni del vescovo hanno il nulla osta del della congregazione delle cause dei santi con tanto di marchio del Vaticano, fortemente contrastate dagli agguerriti corfiniesi, che hanno ostacolato in tutti i modi l’operazione, tra lacrime, urla e mani che nervosamente si agitavano in segno di protesta anche nel momento in cui il vescovo, dopo aver colloquiato con loro fuori l’antico duomo, si è raccolto in preghiera. Di fronte agli animi che si stavano scaldando sempre più, il vescovo non ha potuto fare altro che decidere di “sospendere per ora”, forse su suggerimento anche del prete avezzanese missionario in Albania, presente oggi. Si attenderanno, probabilmente, tempi migliori e più opportuni, quando le ire saranno placate.
Di poche parole monsignor Spina, non ha rilasciato tante e dettagliate spiegazioni, affermando solo “Visto il momento c’è bisogno anche di calma e serenità perché è bene forse per ora sospendere”. A chi chiedeva di un futuro confronto con i cittadini ha risposto con diplomazia “io vengo sempre in questa chiesa”.
Oggetto del malcontento per i fedeli è la mancata concertazione da parte del vescovo con loro, i quali sostengono di sentirsi privati di beni che non solo appartengono al loro piccolo paese dalla grande e illustre storia, ma al loro patrono. Incontrerà domani i cittadini per discutere del caso il sindaco, Massimo Colangelo, presente questa mattina, preoccupato anche per il patrimonio culturale, convinto che certe operazioni andrebbero eseguite con delicatezza e non in tutta fretta. “ha vinto il buon senso” ha detto “Non approvo la mancanza di comunicazione e condivisione con una comunità che anche se con eccesso di sentimenti ha espresso dissenso e non credo che meriti frustrazione. Domani incontrerò la gente anche se queste azioni non competono ad un’autorità laica”. Oltre a un documento sottoscritto dai fedeli che attesta la loro contrarietà, è partita una petizione "Non ci fermiamo qua" hanno gridato alcune signore "siamo disposti ad andare anche in Vaticano se il vescovo dovesse tornare a prelevare le reliquie". g.s. http://centroabruzzonews.blogspot.com/2012/02/tra-lacrime-e-proteste-fedeli-bloccano.html
Abbiamo chiesto lumi della vicenda ad uno storico locale che ci ha voluto gentilmente spiegare il motivo del particolare attaccamento dei corfinesi per le rimanenti Reliquie del loro Santo :
“Per la verità delle cose bisogna precisare che il santo Vescovo di Brindisi di nome Pelino fu deportato dall'imperatore di Costantinopoli a Corfinio e vi trovò il martirio nella metà del sec. VII. Il Santo divenne patrono della Diocesi che aveva sede in Valva (l'antica Corfinium, che oggi ha ripreso l'antico nome).
Dal sec XIII la sede vescovile della cattedrale valvense fu unita "aeque principaliter" a quella di Sulmona, con sede del Vescovo a Sulmona. La rivalità tra le due città fu sempre ardua, fino a sfociare nel XVIII sec. all'atto esecrando dei sulmonesi che diedero fuoco alla cattedrale valvense e incenerirono il corpo del Martire san Pelino, così da dare priorità a San Panfilo Vescovo venerato nella loro città dove gli è dedicata la cattedrale.
A Corfinio rimase in possesso dei fedeli solo un piccolo osso di san Pelino, che era racchiuso nel reliquiario argenteo del braccio benedicente. Da quel reliquiario fu asportato un pezzetto di reliquia per collocarlo nel busto ligneo che si vede nel video. Da qui l'attuale Vescovo vorrebbe prelevare un ulteriore frammento, che andrebbe a scapito della già poca quantità di reliquie del Santo; reliquie che il popolo corfinese, a questo punto possiamo capire perchè, conserva e venera gelosissimamente".
A.C.
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